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martedì 29 luglio 2014

Fare Memoria: Rocco Chinnici, Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta, Stefano Li Sacchi,

Quando la mafia uccideva d'estate: 29 luglio 1983. Un auto imbottita di esplosivo viene piazzata in via Pipitone Federico a Palermo, dinanzi all'abitazione del giudice Rocco Chinnici.  
da sinistra: Rocco Chinnici, Giovanni falcone, Ninni Cassara
il detonatore dell'esplosivo viene azionato quando  il giudice Chinnici compare sull'ingresso del portone.
Nella strage, oltre al giudice  vengono uccisi   il maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi,  il portiere dello stabile nel quale il giudice abitava,
Col giudice Rocco Chinnici, Procuratore Capo della Procura di Palermo, cambia l'atteggiamento tenuto sino ad allora da larga parte dalla magistratura siciliana nei confronti di "cosa nostra": sembrano lontane le dichiarazioni ufficiali nei quali si affermava che la mafia non esiste. Accanto a Chinnici alla Procura di palermo lavoravano due giovani, promettenti collaboratori. Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
L'efficacia del lavoro svolto attraverso la sua direzione è testimoniata da una dichiarazione dell'epoca dello stesso Rocco Chinnici: "Un mio orgoglio particolare è la dichiarazione degli americani secondo cui l'Ufficio Istruzione di Palermo è diventato il centro pilota della lotta antimafia, un  esempio per le altre magistrature".
Ma la risposta violenta di cosa nostra aveva già provocato le prime cosiddette "vittime eccellenti". 
A tale proposito così ebbe a dire Rocco Chinnici: "(...) anche se cammino con la scorta, so che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. per un magistrato come me è normale consdiderarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non mpedisce, nè a me nè ad altri giudici, d continuare a lavorare". 

"Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai"

Rocco Chinnici
la strage

lunedì 21 luglio 2014

Muoiono nel sonno delle coscienze dell'Occidente

Una frase del Talmud recita "Chi salva una vita, salva il mondo intero". 

Cosa accade quando, come in questi giorni, la coscienza dell'intero mondo occidentale, i padroni (predoni) del mondo non hanno parole per salvare le vite degli indifesi? Le stragi di Gaza, del Medio Oriente, dell'Afghanistan, del Mediterraneo. E quante altre!

 Gli Indifesi muoiono nel sonno delle coscienze dell'Occidente

Una vergogna

immagini dei bombardamenti condotti dall'esercito israeliano a Gaza nella giornata di ieri

fonte: Huffington Post

Gaza, Israele intensifica l'offensiva terrestre, sale ancora il bilancio delle vittime e degli sfollati


L'esercito israeliano, nell'ambito della sua offensiva militare nella Striscia di Gaza, ha raso al suolo il Centro per l'infanzia di Um al Nasser "La Terra dei Bambini", struttura finanziata dalla Cooperazione italiana. Lo conferma la ong Vento di Terra che gestisce il progetto nella Striscia di Gaza. Il centro per l'infanzia ospitava un asilo con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico. Oltre al Centro, prosegue la nota dell'Ong, è stata demolita la nuova mensa comunitaria, inaugurata solo due mesi fa, che forniva pasti ai bambini e alle famiglie povere del villaggio.
Vento di Terra comunica la distruzione del centro “La Terra dei Bambini”, definito "un’oasi di pace a difesa dei diritti dell’infanzia nel villaggio beduino di Um al Nasser, Striscia di Gaza". Nella comunicazione della ong si legge che "la fanteria e i blindati israeliani hanno occupato il villaggio di Um Al Nasser nella notte del 17 luglio, obbligando l’intera comunità a lasciare le case. Una lunga fila di civili, in prevalenza a piedi, si è diretta sotto un intenso bombardamento verso il campo profughi di Jabalia. Sono ora ospitati principalmente nelle scuole dell’UNRWA: mancano medicinali, cibo, generi di prima necessità e acqua potabile. Questa mattina ci è stata confermata la notizia che l’esercito israeliano ha raso al suolo “La Terra dei Bambini”, struttura finanziata dalla Cooperazione italiana e visitata lo scorso 17 gennaio dalla Presidente della Camera Laura Boldrini. Il centro per l’infanzia ospitava un asilo con 130 bambini e un ambulatorio pediatrico. Oltre al Centro per l’infanzia, che rappresentava un modello di eccellenza in termini di architettura bio climatica e di metodologia educativa, è stata demolita la nuova mensa comunitaria, inaugurata solo due mesi fa, che forniva pasti ai bambini e alle famiglie povere del villaggio".
"Oggi arriva la notizia che la scuola di Um Al Nasser, nella Striscia di Gaza - dove ero stata a gennaio, durante la visita ufficiale in Israele e nei Territori Palestinesi - non c'è più, distrutta dai bombardamenti israeliani" scrive la presidente della Camera, Laura Boldrini, su Facebook. "Era una bella struttura per 100-130 bambini della comunità beduina, realizzata dalla Ong Vento di Terra e da altre sigle della cooperazione italiana. In quelle aule avevo incontrato le insegnanti, che mi avevano parlato dell'importanza del loro lavoro per dare una prospettiva di sviluppo all'infanzia, in una situazione in cui erano precarie persino le forniture di acqua potabile, gas, energia elettrica. E giovani imprenditrici palestinesi mi avevano raccontato della difficoltà di realizzare i loro progetti, soffocate come erano nell'assedio dell'embargo. È doloroso pensare - aggiunge la Boldrini - che tutto sia andato in fumo. E mi viene da chiedermi se, nell'elenco sempre più lungo delle vittime civili, sia entrato anche qualcuno di quei bambini, o di quelle donne con il velo in testa che lavoravano per dare istruzione e speranza. Persino nei momenti in cui solo le armi parlano, le scuole dovrebbero essere lasciate in pace".
Vento di Terra ONG "gestisce il progetto dal suo avvio nel 2011, ed è testimone del fatto non sia mai stata utilizzata per scopi militari e non sia avvenuto alcun contatto tra lo staff e le milizie armate islamiste. La “Terra dei bambini” rappresentava un’oasi a difesa dei diritti dell’infanzia, che l’esercito israeliano, messo al corrente di tutte le fasi del progetto, ha deciso senza alcuna giustificazione di demolire. Un’esperienza unica, in un panorama caratterizzato da decenni di conflitto, occupazione e devastazione è stata messa cinicamente a tacere".
Vento di Terra Ong richiede al Ministero degli Esteri Italiano e alla Unione Europea, alla Conferenza Episcopale Italiana, principali finanziatori del progetto, di "realizzare gli opportuni passi verso il Governo Israeliano perché renda conto di un’azione gravissima che coinvolge, oltre la comunità locale, direttamente il Ministero stesso, l’Unione Europea e la Cooperazione Italiana, che il progetto hanno finanziato e sostenuto in questi anni".

lunedì 14 gennaio 2013

Il sen. Giulio Andreotti compie 94 anni . Noi lo ricordiamo così


Oggi il sen. Giulio Andreotti compie 94 anni. Per non dimenticare cosa è stato, noi oggi ricordiamo l'assassinio di Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980) e la Sentenza Corte della Corte di Appello di Palermo, 2 maggio 2003, con le parole del Procuratore di Torino Gian Carlo Caselli,  



Gli incontri tra Giulio Andreotti e i boss mafiosi al fine di discutere il delitto Mattarella, e di cui parla Gian carlo Caselli, sono trattati nella Sentenza Corte di Appello di Palermo 2 maggio 2003, Parte III cap. 2 pp. 1093-1185 Presidente Scaduti, Relatore Fontana. 
In particolare, nelle conclusioni si legge (pp. 1514-1515): 
Piesanti Mattarella
insieme al Presidente Sandro Pertini
«(...) Del resto, ad ultimativo conforto dell’assunto, basta considerare proprio la vicenda, assolutamente indicativa,  che ruota attorno all’assassinio dell'on. Pier Santi Mattarella. 
Anche ammettendo la prospettata possibilità che l’imputato sia personalmente intervenuto allo scopo di evitare una soluzione cruenta della questione Mattarella, alla quale era certamente e nettamente contrario, appare alla Corte evidente che egli ( Giulio Andreotti . n.d.r.) nell’occasione non si è mosso secondo logiche istituzionali, che potevano suggerirgli di respingere la minaccia alla incolumità del Presidente della Regione facendo in modo che intervenissero per tutelarlo gli organi a ciò preposti e, per altro verso, allontanandosi definitivamente dai mafiosi, anche denunciando a chi di dovere le loro identità ed i loro disegni: il predetto, invece, ha, sì, agito per assumere il controllo della situazione critica e preservare la incolumità dell’on. Mattarella, che non era certo un suo sodale, ma lo ha fatto dialogando con i mafiosi e palesando, pertanto, la volontà di conservare le amichevoli, pregresse e fruttuose relazioni con costoro, che, in quel contesto, non possono interpretarsi come meramente fittizie e strumentali. A seguito del tragico epilogo della vicenda, poi, Andreotti non si è limitato a prendere atto, sgomento, che le sue autorevoli indicazioni erano state inaspettatamente disattese dai mafiosi ed a allontanarsi senz’altro dagli stessi, ma è "sceso" in Sicilia  per chiedere al boss Stefano Bontade conto della scelta di sopprimere il Presidente della Regione: anche tale atteggiamento deve considerarsi incompatibile con una pregressa disponibilità soltanto strumentale e fittizia e, come già si è evidenziato, non può che leggersi come espressione dell’intento (fallito per le ragioni già esposte in altra parte della sentenza) di verificare, sia pure attraverso un duro chiarimento, la possibilità di recuperare il controllo sull'azione dei mafiosi riportandola entro i tradizionali canali di rispetto per la istituzione pubblica e di salvaguardare le buone relazioni con gli stessi, nel quadro della aspirazione alla continuità delle stesse

martedì 3 luglio 2012

LA DENUNCIA DEL GIUDICE ANTONIO INGROIA


Ingroia sull'inchiesta trattativa:
"Dalle istituzioni nessun sostegno"

Secondo il magistrato: non tocca alla magistratura appurare la verità storica. La politica dovrebbe anche individuare responsabilità storiche e responsabilità politiche, non certo le responsabilità penali, e invece questo in Italia non è avvenuto
Fonte: La Repubblica

Le istituzioni non hanno sostenuto, "almeno finora", l'azione della magistratura volta ad accertare la verità giudiziaria sulla trattativa tra Stato e mafia. Lo afferma, in un videointervento sul blog di Beppe Grillo, il procuratore aggiunto alla procura distrettuale antimafia di Palermo, Antonio Ingroia.

"In un Paese normale - afferma Ingroia - di fronte a questa azione della magistratura, il paese delle istituzioni e la società si stringerebbero attorno ai magistrati, li si sosterrebbe in questo compito difficile, anzi ciascuno cercherebbe di fare la propria parte. La politica dovrebbe occuparsene, accertando quello che alla politica tocca accertare rispetto al passato, la verità politica, la verità storica. Non tocca alla magistratura appurare la verità storica. La politica dovrebbe anche individuare responsabilità storiche e responsabilità politiche, non certo le responsabilità penali, e invece questo in Italia non è avvenuto".

"Almeno fino a oggi non è avvenuto - prosegue Ingroia - perché per esempio tante e tante commissioni parlamentari antimafia si sono avvicendate in questi vent'anni, ma nessuna di queste ha messo al centro della propria attenzione, al centro della propria indagine, l'accertamento della verità su quel terribile biennio 92/93, che è poi il biennio sul quale è nata questa Repubblica. Perché questa Seconda Repubblica affonda letteralmente i suoi pilastri nel sangue di quelle stragi, in quella trattativa"

E, prosegue il pm, "non solo la politica non ha fatto questo, ma nè dalla politica, nè dal mondo dei mass media, è venuto un sostegno nei confronti della magistratura, anzi queste iniziative di verità, di realtà giudiziaria, sono state accolte con freddezza, fastidio, a volte con ostilità come se questo Paese la verità non la volesse, come se ci fosse una grande parte del Paese che preferisce vivere in quell'eterno presente immobile senza conoscere le proprie origini, forse per la paura di scoprire qualcosa di cui vergognarsi nella propria vita".

sabato 9 giugno 2012

Trattativa tra Stato e mafia: indagato l'ex ministro Mancino


Dopo la deposizione in aula al processo Mori, la sua posizione è cambiata. Il pm aveva lasciato chiaramente intendere di ritenere falsa la testimonianza dell'ex titolare del Viminale. Che ancora una volta nega il suo coinvolgimento


L'ipotesi di reato è quella di falsa testimonianza. Con questa accusa è stato indagato dalla procura di Palermo l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta "trattativa" tra Stato e mafia. Ma lui, ancora una volta, nega ogni suo coinvolgimento. L'indagine dovrebbe essere chiusa nel giro di pochi giorni.     La posizione di Mancino, è cambiata nelle ultime settimane, dopo la sua deposizione al processo al generale Mario Mori il 24 febbraio scorso. In tribunale quel giorno i pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo avevano detto che "qualche uomo delle istituzioni mente".


I pm ritengono che Mancino, insediatosi al Viminale il primo luglio 1992, sapesse della trattativa che prevedeva di cedere al ricatto dei boss in cambio della rinuncia all'aggressione terroristica e ai progetti di uccisione di altri uomini politici. E che ora l'ex presidente del Senato ed ex vicepresidente del Csm neghi l'evidenza per coprire "responsabilità proprie e di altri". 
L'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli ha più volte sostenuto di essersi lamentato con lui per il comportamento dei Ros. Nel giugno '92, secondo i magistrati, Mori e il capitano Giuseppe De Donno avrebbero infatti comunicato all'allora direttore degli affari penali del Ministero di via Arenula, Liliana Ferraro l'avvio dell'interlocuzione con Vito Ciancimino "per ottenere una copertura politica - sostengono i pm - dall'ex sindaco mafioso sulla trattativa". 



Mancino ha sempre negato. Il 24 febbraio aveva però detto che Martelli gli avrebbe accennato di "attività non autorizzate del Ros" e che lui gli avrebbe risposto di parlarne alla procura di Palermo. Mancino inoltre ha sempre negato di avere incontrato il giudice Paolo Borsellino il giorno del suo insediamento al Viminale.
La decisione di iscrivere Mancino è stata adottata dai magistrati del pool coordinato dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, alla vigilia della chiusura dell'indagine sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Tutte le posizioni dei nove personaggi sotto indagine sono ancora al vaglio dei pm: da stabilire infatti, spiega la procura quale sarà, per ciascuno dei coinvolti, l'imputazione finale.
Si va da un ventaglio di ipotesi di reato che, oltre alla falsa testimonianza, abbracciano il favoreggiamento aggravato, il concorso nella violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario o - ipotesi estrema - il concorso in associazione mafiosa.
Nell'indagine sono coinvolti i generali Mario Mori e Antonio Subranni, l'ex tenente colonnello Giuseppe De Donno, l'ex ministro dc Calogero Mannino, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano e Nino Cinà. E ora anche Mancino.



Proprio ieri, poi, è stato riascoltato come teste, dai pm del pool, un altro ex ministro dell'Interno, Vincenzo Scotti, a proposito di alcuni fatti da lui raccontati nel recente libro "Pax mafiosa o guerra?", e per altre circostanze raccolte dai magistrati negli ultimi giorni. Obiettivo dell'accusa, chiarire le ragioni del siluramento del "duro" Scotti, sostituito al Viminale, nei giorni caldi del '92, tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio, proprio da Mancino. 

venerdì 8 giugno 2012

L'Anpi ricorda le vittime del nazifascismo con una festa che guarda all'attualità


Dal 14 al 17 giugno a Marzabotto la terza festa nazionale 

dell'Anpi. Lo slogan: "La memoria batte nel cuore del 

futuro". Ma nel programma c'è ampio spazio alla contemporaneità

Fonte : LA REPUBBLICA 






L'Anpi ricorda le vittime del nazifascismo  con una festa che guarda all'attualità






"LA MEMORIA batte nel cuore del futuro". Non è solo lo slogan che accompagna la terza festa nazionale dell'Anpi 1, organizza dall'Associazione nazionale partigiani dal 14 al 17 giugno a Marzabotto, dove i tedeschi il 5 ottobre del 1944 uccisero 770 civili. Ma anche un modo per raccogliere sempre più giovani - e non è un caso che siano migliaia i ragazzi e le ragazze iscritti negli ultimi anni a sempre nuove sezioni territoriali - intorno ai valori dell'antifascismo, della Resistenza e della Costituzione. "Cioè i veri capisaldi della democrazia e del suo futuro", come ha sottolineato a Roma, presentando il programma, il presidente nazionale Anpi Carlo Smuraglia

Mentre il programma prevede quattro giorni di dibattiti, lezioni, spettacoli - tra cui un concerto dei Modena City Ramblers - il segnale forte vuole essere anche quello della solidarietà, visto che ci si trova in territorio emiliano: tra gli invitati, anche i sindaci di Novi e di Cento, devastati dal terremoto 2, a cui l'Anpi donerà parte dei fondi raccolti durante la festa. 
Più che testimonianza e ricordo, politica vera: quella che i partiti sembrano fare poco o nulla, e che spiega la grande attenzione - da parte dei giovani e non solo dei vecchi partigiani - verso l'Anpi. I temi su cui si concentreranno i dibattiti sono la richiesta di verità e giustizia per le stragi naziste, il diffondersi dei neofascismi in Europa, il destino delle donne islamiche dopo la primavera araba (non così positivo come ci si augurava durante le rivolte, come ha sottolineato  Smuraglia presentando il dibattito che include giornaliste, studiose, blogger e attiviste, da Farian Sabahi a Francesca Caferri, da Leena Ben Mhenni a Aya Homsi) e, infine, la cultura della legalità contro la mafia (tra gli altri parteciperanno Armando Spataro, Nando dalla Chiesa, Benedetta Tobagi).                                          
"Il tema della giustizia alle vittime - spiega il presidente dell'Anpi - resta la nostra principale preoccupazione. Basti pensare che il prossimo 15 giugno si svolgerà a Roma l'udienza preliminare per la strage di Cefalonia. Un ritardo inaccettabile che l'Anpi farà presente al governo italiano".
Ci sarà spazio anche per parlare di legge elettorale e "voglie" di presidenzialismo - che Smuraglia boccia, come ogni altra suggestione dirigistica che tolga peso alla figura attuale del presidente della Repubblica - nonché di respingere ancora una volta ogni proposta di accorpare in un'unica ricorrenza le date del 25 aprile e 2 giugno, come vorrebbe il Pdl. 
Ma è vero che la crisi economica è uno dei grandi temi e dei rischi da non sottovalutare: e rafforzare la memoria è necessario. Perché "fu la crisi economica e sociale a portare alle grandi dittature dei primi del Novecento. I rigurgiti neonazisti in Grecia, e quello che sta accadendo in Ungheria in questi anni, sono un campanello d'allarme da non sottovalutare".
Anche se la festa è dedicata a tutte le vittime delle stragi nazifasciste (inaugurazione alle 16.30 di giovedì 14 nella sala consiliare del comune di Marzabotto), si parlerà quindi più di attualità che di storia. A partire dalla "normalità" della Resistenza. Quella da cui - insistono i promotori - far ripartire il futuro. 
DONATELLA ALFONSO

lunedì 28 maggio 2012

il dovere della memoria: Strage di Piazza della Loggia a Brescia - 28 maggio 1974

 Strage di Piazza della Loggia a Brescia . 28 maggio 1974





Lo abbiamo scritto solo pochi giorni orsono, commemorando Melissa Bassi, la studentessa uccisa nell'attentato di Brindisi:
"(...) Morti innocenti, delitti oscuri perpetrati da mani a cui abbiamo dato il nome di mafie, bande, terroristi, servizi segreti deviati, golpisti. E’successo e potrebbe succedere ancora: delitti commessi pensando che, in Italia, potesse servire “a qualcosa e a qualcuno” spargere sangue innocente, seminare paure e insicurezza per annientare persone, idee, valori.(...)"
Quel giorno , il 28 maggio 1974, in Piazza della Loggia era in corso una manifestazione indetta dai sindacati e dal  Comitato Antifascista come atto di protesta contro gli episodi di terrorismo neofascista che si erano manifestati nei mesi precedenti. Una bomba nascosta in un cestino porta-rifiuti fu fatta esplodere mentre la folla era accalcata sotto il palco ascoltando il comizio.
Il 14 aprile 2012 la Corte d'Appello conferma l'assoluzione per tutti gli imputati appartenenti all'area della estrema destra, condannando le parti civili al rimborso delle spese processuali. 
L'ennesima strage italiana, l'ennesima strage "senza colpevoli". 
Quel giorno, il 28 maggio 1974,  oltre ad un centinaio di feriti, morirono 8 innocenti. .

Giulietta Banzi Bazoli, anni 34, insegnante
Livia Bottardi Milani, anni 32, insegnante
Euplo Natali, anni 69, pensionato
Luigi Pinto, anni 25, insegnante
Bartolomeo Talenti, anni 56, operaio
Alberto Trebeschi, anni 37, insegnante
Clementina Calzari Trebeschi, anni 31, insegnante
Vittorio Zambarda, anni 60, operaio

domenica 27 maggio 2012

La lettera che Giovanna Maggiani Chelli scrisse nel 2009 all’”Egregio Signor Salvatore Riina”:”Desidero informarla che mia figlia si è laureata”!

 All’”Egregio Signor Salvatore Riina”: "Desidero informarla che mia figlia si è laureata”!
Fonte:  Bruna Italia Massara on lug 13th, 2009 archiviato in Cronaca, Lazio, Palermo, Regionale, Roma, Sicilia.
Roma, 13 luglio 2009.
Giovanna Maggiani Chelli
«Desidero informarla che mia figlia, colei alla quale i suoi uomini hanno rovinato la vita in via dei Georgofili il 27 Maggio 1993, si è questa mattina a Firenze presso la Facoltà di Architettura , con 110 e Lode». Così Giovanna Maggiani Chelli, mamma di Francesca,  la fidanzata di Dario Capolicchio, lo studente ucciso in Via dei Georgofili. Giovanna Maggiani Chelli è  presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Via dei Georgofili, scrive pubblicamente in una drammatica lettera all’«Egregio Signor Salvatore Riina». 
Si tratta, come ricorda la stessa Giovanna Maggiani Chelli, della «terza volta che le scrivo pubblicamente nel corso di questi 16 anni». «Naturalmente -continua- tutte le mie lettere sono cadute nel vuoto: Lei non si pentirà mai. Questo ho sempre chiesto nelle mie lettere: il suo ‘pentimentò, ma lei mai e poi mai collaborerà con la giustizia perchè, ne sono certa, ritiene di non essere ‘un infamè. È una questione di punti di vista. Lei i collaboratori li chiama ‘infamì, io non li amo, ma li ritengo persone che hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà, che hanno preso coscienza del fatto di aver ucciso tante persone e, con le loro azioni, di aver pesantemente condizionato la vita democratica del nostro Paese». 
Nella lettera, la Maggiani Chelli, che rivolgendosi a Riina scrive inoltre, «lei una coscienza non ce l’ha. Ma, se può consolarla, fra i politici, nelle Istituzioni, fra i dirigenti di aziende importanti e di finanziarie ancora più importanti, fra i direttori di banca come tra gli alti prelati, sono in tanti a non avere una coscienza, come lei», spiega di voler informare l’ex ‘capo dei capì della laurea della figlia, perchè «suo cognato Leoluca Bagarella brindò quando esplosero le bombe nel 1993. Oggi sappiamo che tutti brindaste perchè sapevate che vi avrebbero abolito il ’41 bis’, quel famigerato ’41 bis’ che tanto fa dannare la mafia perchè teme che chi non sopporta il carcere duro si faccia ‘sbirrò. Come Gaspare Spatuzza ultimamente o come Giovanni Brusca che, sia pure con difficoltà, ogni tanto qualcosa di buono dice. Io brinderò pubblicamente quando moriranno coloro che nel 1993 ci hanno messo nelle mani della mafia, ogni volta che ne morirà uno solleverò un calice e urlerò come fece Bagarella quando morirono i nostri figli». 
In un altro passaggio, dedicato alla laurea della figlia, che nell’attentato di via dei Georgofili rimase gravemente ferita, riportando in seguito alcune gravi malattie degenerative, la Maggiani Chelli scrive che, «pur fra mille difficoltà, con uno Stato spesso disattento, mia figlia ce l’ha fatta a raggiungere quell’obiettivo che si era prefissata. Posso oggi ben dirlo: quella mattina del 27 Maggio 1993, mia figlia doveva affrontare un importante esame di architettura. Il sistema marcio, colluso con ‘cosa nostra’, colluso con lei , ha cercato di fermarla, ma non ce l’avete fatta. (...) Non è una laurea in architettura che restituirà la vita rubata alla mia grandissima figlia ma lo sforzo compiuto per ottenere questa laurea in Architettura, per non darla vinta a Lei e ai suoi arroganti mafiosetti, per non darla vinta a quei politici che hanno fatto e fanno affari con lei comprandosi barche da mille metri e ville faraoniche in mezzo al verde, a quei banchieri che i soldi li hanno messi sul tavolo di trafficanti di armi che hanno le case piene di quadri preziosi, e ancora per non darla vinta a quei capi militari che giocano a chi compra il diamante più grosso alla propria moglie e a quegli uomini di Chiesa che si sono venduti per avere più oro sulle mitre e infine a quegli uomini delle Istituzioni che si sono venduti anche solo per risultare più importanti, ebbene quello sforzo compiuto è riuscitoQuesta laurea di mia figlia è la rivincita su quei 300 chili di tritolo usato sulla pelle di innocenti per nascondere ancora una volta le miserie di chi ha dato alla mafia la possibilità di andare in Parlamento. Ne approfitto mentre ho la penna in mano -conclude- dica a sua figlia di trovarlo lei il coraggio di raccontare tutto quello che sa, di dirci con chi il padre andava a braccetto e anche sua figlia ce l’avrà fatta, ce l’avrà fatta alla faccia di chi, ogni giorno, dice fra sè e sè ‘tanto i Riina non parlano, perchè sono mafiosi con la coppola e loro non tradiscono, noi invece con i colletti bianchi li sappiamo tradire eccome’. I politici ci hanno traditi, diceva spesso Leoluca Bagarella in aula a Firenze, durante i processi per le stragi del 1993. Io c’ero»  (Adnkronos)

Strage di Via dei Georgofili: Caterina Nencioni (50 giorni di vita), Nadia Nencioni (9 anni), Dario Capolicchio (22 anni), Angela Fiume (36 anni), Fabrizio Nencioni (39 anni);


Il dovere della memoria:

nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, a Firenze, viene fatta esplodere una Fiat Fiorino imbottita di esplosivo nei pressi della storica Torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l'Arno, sede dell'Accademia dei Georgofili.
Nell'esplosione, perde la vita Caterina Nencioni (50 giorni di vita), Nadia Nencioni (9 anni), Angela Fiume (36 anni), Fabrizio Nencioni (39 anni), Dario Capolicchio (22 anni). Rimangono ferite 48 persone 



Fonte : LA Repubblica

LAURA MONTANARI
" Ricordare non è un esercizio di ripetizione perché nessun anniversario è uguale al precedente.(...) Stanotte ha un senso restare svegli, mescolarsi al corteo che partirà all’una da piazza della Signoria per arrivare sotto la torre de’ Pulci. Ha un senso ricordare l’esplosione, le sirene, il fuoco, il tappeto di vetri e calcinacci sulla strada. Ha senso tornare alla notte in cui abbiamo creduto che fosse «soltanto» una fuga di gas e ricordare invece la mattina dopo quando ci hanno detto che invece era una bomba. 
Morirono Angela e Fabrizio Nencioni, le loro figlie Nadia e Caterina e lo studente in architettura Dario Capolicchio. Quarantuno persone rimasero ferite. Furono danneggiati gli Uffizi, Palazzo Vecchio, la chiesa di Santo Stefano al Ponte Vecchio e tutte le abitazioni intorno. 
(...) "Le istituzioni dovrebbero cercare quello sviluppo e quella crescita che permettano ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro, senza dover ricorrere alla mafia." Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, parlando con gli studenti nell'incontro a Firenze. Grasso ha ricordato di quando un boss gli raccontò di un padre di famiglia che, per sfamare la figlia, gli chiese un lavoro, finendo poi per prestarsi alle richieste della malavita. "Quel boss mi disse - ha ricordato Grasso - che la mafia sarà sconfitta quando, in quelle condizioni di difficoltà, ci si rivolgerà allo Stato e non alla criminalita".
"Come posso parlare di legalità - ha poi aggiunto - a chi non sa come sfamare la figlia? Poter avere un lavoro rende liberi". "La mafia è un fenomeno criminale - ha spiegato Grasso - ma c'è anche chi va chiedere un lavoro alla mafia, anche perchè a volte non ci sono alternative".
Sabato 26 maggio,(...)  i saluti delle Istituzioni con Giovanna Maggiani Chelli dell’Associazione dei familiari delle vittime, il procuratore antimafia Pietro Grasso e Alessio Mantellassi rappresentante delle Consulta provinciale studentesca di Firenze. A conclusione un concerto della Fanfara della scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri di Firenze. All’una quindi, da Palazzo Vecchio partirà il corteo silenzioso che arriverà alle 1.04 sul luogo dell'attentato, in via dei Georgofili appunto, dove verrà deposta una corona di alloro. 
Questa mattina mattina,, alle ore 8.00,  al Cimitero della Romola, verrà portato un cuscino di rose sulla tomba della famiglia Nencioni e un’ora dopo, al Cimitero Sarzanello di Sarzana, identica cerimonia sulla tomba di Dario Capolicchio. Alle 11, nella Chiesa di San Carlo in via Calzaiuoli, Santa Messa in suffragio delle vittime. Altre iniziative sono previste in Palazzo Vecchio e all’Accademia dei Georgofili.

Gli ultimi dieci minuti prima della bomba
fonte: Corriere della Sera

FIRENZE - Dario alza lo sguardo verso le lancette dell’orologio in cucina. Segna l’una meno cinque di notte. «Francesca, smettiamo un po’?». Lei accarezza le pagine del libro che sta studiando, sorride e lo guarda: «Dai, ancora una mezzora e poi ce ne andiamo a dormire». Hanno vent’anni, vengono da Sarzana, erano al liceo insieme e insieme si sono iscritti ad Architettura, a Firenze. Vivono in affitto in via dei Georgofili, all’ombra dei grandi finestroni degli Uffizi. Un piccolo appartamento al terzo piano, condiviso con un altro studente che stasera non c’è: il treno da Carrara è stato soppresso e lui non è riuscito a tornare a Firenze. Dario e Francesca non sono proprio partiti, la settimana prossima hanno un esame importante e hanno deciso di non perdere neanche un giorno. Quella casa è il loro sogno: le travi di legno, i quadri da appendere alle pareti, la vita quotidiana passata tra una colazione veloce, i quaderni degli appunti, l’armadio troppo piccolo per due, le cene con gli amici dell’università. «Va bene Frà, facciamo un altro quarto d’ora, dai».
La signora Giovannella ha 84 anni. È la direttrice della pensione «Quisisana», a due passi da Ponte Vecchio. Quella che ha ispirato lo scrittore Edward Morgan Foster per il romanzo «Camera con vista» e poi il celebre film di James Ivory. Ormai tutti i turisti vogliono passare almeno una notte nella «camera 22», proprio davanti al Corridoio Vasariano. Stasera ci dorme una coppia di americani, la ragazza è incinta di sei mesi. Per prendere la stanza ripetevano insistentemente «Ivory, Ivory». Giovannella non ha sonno. Apre una finestra e guarda San Miniato al Monte, respira l’aria di primavera che sembra ancora più bella a Firenze. Passeggia nel corridoio, butta un occhio sulle camere. Stanotte ci sono sessanta ospiti. Il latte, ci sarà il latte? Scappa in cucina, apre il frigo. Sì, c’è latte per tutti. Giovannella ha già apparecchiato la stanza delle colazioni. Poi si siede ad uno dei tavoli. Apre una rivista di enigmistica e comincia a fare due parole crociate. Così, per ingannare il tempo, che stanotte non la fa dormire.
Nadia invece a letto c’è da un po’. È la figlia di Angela, la custode dell’Accademia dei Georgofili. Vive nella Torre dei Pulci, ha nove anni. Suo papà Fabrizio è un vigile. L’ha sentito che si svegliava perchè Caterina piangeva. I bimbi così piccoli, pensa Nadia nel dormiveglia, piangono sempre e che urla che tirano. Oggi la mamma le ha detto che è stata brava: oltre a guardare la sorellina nata da due mesi, ha scritto anche una poesia. La recita al suo orsacchiotto: «Il pomeriggio se ne va/ il tramonto si avvicina/un momento stupendo/il sole sta andando via (a letto)/è già sera/tutto è finito».
All’Accademia regna un gran silenzio. È quello dei libri, più di 70mila volumi e dodicimila manoscritti dal 1700 ad oggi. Stanno lì e aspettano gli studiosi che domani verranno. Il Corridoio Vasariano invece, aspetta i suoi turisti. Pochi, scelti, perché lì si va solo per appuntamento. Da lì i granduchi si muovevano liberamente tra un palazzo e l’altro.
L’orologio della notte si ferma alle 1.04. Marco, da piazzale Michelangelo vede due lampi bianchi e una fiamma. Poi, Firenze muore.
Alessandra Bravi

mercoledì 23 maggio 2012

CAPACI: 23 MAGGIO 1992 - ore 17.58


"Gli uomini passano, le idee restano. 
Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini". GIOVANNI FALCONE

FRANCESCA MORVILLO -  GIOVANNI FALCONE  
ANTONIO MONTINARO - ROCCO DICILLO - VITO SCHIFANI


martedì 22 maggio 2012

Manifestazione in memoria di Melissa Bassi - Pinerolo 21 maggio 2012


In memoria di Melissa Bassi 


Nel pomeriggio di sabato 19 maggio il Coordinamento Regionale di Libera, aveva diramato un comunicato nel quale si diceva: “(…) Qualunque sia la matrice del gesto inaudito che è costato la vita a Melissa Bassi non possiamo che fermarci a riflettere su ciò che è avvenuto e far sentire la nostra vicinanza alle vittime dell'attentato e alle loro famiglie, tenendo alta l'attenzione sulle indagini e in attesa di capire chi possa avere interesse a seminare terrore e a mietere vittime innocenti.(...)
Siamo qui questa sera perché, in nome di quei giovani, vogliamo ribadire la nostra volontà a voler difendere i principi della Legalità e della Giustizia: principi fondamentali e su cui regge la stessa Costituzione Italiana, una carta a cui tante volte viene recata offesa. Quanto avvenuto a Brindisi mina addirittura le regole etiche basilari di convivenza di una comunità che voglia dirsi civile e democratica: si distrugge la vita di una giovane innocente e proprio dinanzi ad una scuola, luogo-simbolo della apprendimento, della conoscenza, del sapere da cui si deve attingere per poter costruire un futuro possibile, migliore. “Nessuno tocchi la scuola”, abbiamo detto. 
Allora, siamo qui anche per ricordarci che le parole pronunciate da Piero Calamandrei il 26 gennaio 1955 a Milano, a difesa dei principi della costituzione, costituiscono un monito valido oggi più che mai. Diceva Calamandrei: “(…) la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la propria responsabilità, la volontà di mantenere queste promesse, …”.  E le promesse a cui faceva riferimento Calamandrei sono che l’Italia è fondata sul lavoro; che lo stato tutela la salute e la sicurezza dei cittadini; che premia il merito; che  rimuove gli ostacoli economici che i capaci e i meritevoli possono incontrare…
Quante promesse sono state mantenute? Anche per questo che siamo qui stasera.
Ancora non conosciamo gli autori e le motivazioni di quel gesto. Ma siamo qui anche perchè dobbiamo avere il coraggio di dire che occorre un cambiamento profondo: va ricostruita “l’innocenza” e “la speranza” di questo paese. Dobbiamo avere il coraggio di dire ai giovani che sono presenti questa sera, e a noi stessi, che sabato mattina , quando abbiamo appreso quanto era avvenuto a Brindisi, abbiamo avuto tutti lo stesso pensiero: che potesse essere l’ultimo atto della lunga catena di morti innocenti che hanno travagliato la storia dell’Italia negli ultimi decenni. Morti innocenti, delitti oscuri perpetrati da mani a cui abbiamo dato il nome di mafie, bande, terroristi, servizi segreti deviati, golpisti. E’successo e potrebbe succedere ancora: delitti commessi pensando che, in Italia, potesse servire “a qualcosa e a qualcuno” spargere sangue innocente, seminare paure e insicurezza per annientare persone, idee, valori. 
Erano innocenti i contadini che festeggiavano il primo maggio del 1947 a Portella delle Ginestre; erano innocenti le persone che il 13 dicembre del 1969 erano nella sala della Banca dell’Agricoltura a Milano; erano innocenti coloro che, il 1 agosto del 1980 erano alla Stazione di Bologna; erano innocenti, solo per citarne alcuni, uomini come Massimo D’Antona; Vittorio Bachelet, Giorgio Ambrosoli; erano innocenti i due degli eroi italiani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui ci apprestiamo a celebrare il ventennale della morte e di cui ripeteremo: "Non li avete uccisi. Le loro idee camminano sulle nostre gambe” 
Siamo qui  questa sera perché vogliamo dire che morti come quelle non devono più ripetersi; Come ha detto don Luigi Ciotti, noi siamo qui perché «È ora di trasformare le paure in speranza.”  Certezze di  lavoro e  sostegno alle famiglie; certezza di futuro per i giovani affinché possano realizzare i loro progetti e costruire a loro volta famiglie che diano futuro a questo paese; alla convivenza civile di questo paese,  futuro alla stessa democrazia  .
E allora noi siamo qui perché, nel ricordo di Melissa Bassi e dei tanti morti innocenti di questa Italia, dovremmo anche riconquistare l’etica di essere comunità: dovremmo riconquistare il pensiero di sentirci, tutti quanti e tutti insieme, responsabili in piccola parte del destino e della vita di chi ci sta accanto. Dovremmo imparare di nuovo ad avere cura e interesse per chi vive intorno a noi. L’innocenza che abbiamo perduto in questi anni ha portato egoismi, solitudini, insicurezze, paure. Invece dobbiamo fare come questa sera: tornare a riempire le piazze per esprimere le nostre opinioni; tornare ad affollare le assemblee pubbliche, i dibattiti, i circoli nei quali discutere e confrontare idee. E tanto meglio se queste idee sono differenti perché proprio da un confronto onesto di idee oneste e differenti che possono scaturire visioni nuove e di progresso.  
 Aveva ragione Peppino Impastato quando diceva dell’importanza di saper riconoscere e difendere la Bellezza. Perché difendere la Legalità e la Giustizia significa anche imparare a riconoscere e a difendere la Bellezza: la bellezza di vivere in una comunità fondata su principi della nostra costituzione; la bellezza di avere rapporti sinceri e onesti; la bellezza di vivere in luoghi sicuri e sani; la bellezza di vivere in luoghi nei quali siano difesi i valori inestimabili del paesaggio che la natura ci ha offerto; la bellezza di saper riconoscere e difendere i valori  che ci vengono dalla storia e dalla cultura, costruita e tramandata dagli italiani che ci hanno preceduto. 
Noi siamo qui questa sera per ribadire tutte queste cose, in memoria della bellezza negata a Melissa Bassi e addolorati per l'offesa arrecata alla Bellezza degli studenti di Brindisi: che non abbiamo paura; che non ci sentiamo soli; che vogliamo difendere la Legalità e la Giustizia della nostra Italia; che vogliamo riconquistare la Bellezza della nostra vita.  
Arturo Francesco Incurato
Presidio Libera “Rita Atria “ Pinerolo

domenica 20 maggio 2012

In ricordo di Melissa e contro l'assurda violenza perpetrata verso gli studenti della scuola Francesca Morvillo di Brindisi.


Pinerolo, lunedì 21 maggio, ore 21.00 PIAZZA FACTA: manifestazione in ricordo di  MELISSA BASSI e contro l'assurda violenza perpetrata verso gli studenti della scuola Francesca Morvillo Falcone di Brindisi.


Estratto dal Comunicato della rete regionale di Libera: "Il Coordinamento Regionale di Libera Piemonte si è unito alla manifestazione tenutasi alle 18.30 in piazza San Carlo a Torino e  in tante altre piazze del Piemonte. Qualunque sia la matrice di questo inaudito gesto, non possiamo che fermarci a riflettere su ciò che è avvenuto e far sentire la nostra vicinanza alle vittime dell'attentato e alle loro famiglie, tenendo alta l'attenzione sulle indagini e in attesa di capire chi possa avere interesse a seminare terrore e a mietere vittime innocenti.(...)".
Pertanto, il presidio di Libera "Rita Atria"- Pinerolo invita i cittadini pinerolesi, gli studenti, le associazioni di volontariato, le rappresentanze sindacali, le forze politiche, a partecipare - tutti insieme e per la difesa dei principi di Legalità e Giustizia- alla manifestazione indetta per domani, lunedì 21 maggio 2012 ore 21.00, con ritrovo in Piazza Facta: una candela accesa, un segno di vicinanza e di impegno in memoria di chi è stato ucciso, vittima innocente della barbarie criminale.

presidio Libera "Rita Atria" Pinerolo

sabato 19 maggio 2012

ORE 8.00 - A BRINDISI: MUORE UNA RAGAZZA PER ESPLOSIONI DAVANTI ALLA SCUOLA


ORE 8.00 - ESPLOSIONI DAVANTI ALLA SCUOLA
Fonte : La Repubblica

Questa mattina , due esplosioni di fronte all’istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi. Una studentessa è morta e altri sette ragazzi sono rimasti feriti - un altro sarebbe in pericolo di vita -, immediatamente trasferiti nell’ospedale Perrino. L'attentato si è scatenato poco prima delle otto. Il nome della ragazza uccisa dall'esplosione è Melissa Bassi di 16 anni. L'edificio, a trenta metri dal tribunale, è stato immediatamente sgomberato, e il Palazzo di giustizia è circondato da forze dell’ordine e artificieri di carabinieri e polizia. Le schegge prodotte dalle esplosioni hanno raggiunto negozi a duecento metri di distanza, scardinando addirittura una saracinesca, al di là del vialone, a trenta metri dal tribunale. A quanto pare gli ordigni - sarebbero tre - sono stati collocati su un muretto vicino a una scuola. I ragazzi sarebbero rimasti feriti mentre passavano di lì e stavano entrando per le lezioni. Dopo le deflagrazioni, in rapida successione, scene di panico e disperazione di fronte all’edificio, rimasto intatto. Non si capisce ancora a chi possa essere addebitato l’incredibile gesto. Ma colpisce una coincidenza: oggi a Brindisi farà tappa la Carovana della legalità. "Le ipotesi sono tutte aperte e occorre vagliare tutti gli elementi per verificare se si tratta del gesto di un folle.... Ma quella scuola ha un nome importante...". E' il commento a caldo del fondatore di Libera Don Ciotti, dai microfoni di SkyTg24, al sanguinoso attentato all'Istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi.



(19 maggio 2012)

mercoledì 16 maggio 2012

il presidio di Libera "Rita Atria" incontra gli studenti del Liceo Scientifico Marie Curie di Pinerolo


Lunedì 14 maggio 2012: il presidio Libera "Rita Atria" Pinerolo incontra alcuni studenti del Liceo Scientifico Marie Curie di Pinerolo. 
In questo primo appuntamento, il tema dell'incontro è stato l'origine della mafia per arrivare alla rievocazione delle stragi siciliane del 1992. 
Lo ricordiamo. Il 23 maggio 1992,  a Capaci, la mafia siciliana uccide il giudice Giovanni Falconela moglie del giudice Falcone  Francesco Morvillo, e tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo.
Il 19 luglio 1992, in via d'Amelio a Palermo, la mafia siciliana uccide il giudice Paolo Borsellino e quattro agenti della scorta: Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. 
Abbiano provato a spiegare ai ragazzi che, come ci ha insegnato Peppino Impastato, bisogna saper riconoscere e difendere la Bellezza nelle nostre vite ai ragazzi.  
Perchè  le mafie sono la Bellezza negata.
Le mafie sono la Bellezza negata ai territori italiani, stuprati dalla devastazione  del paesaggio; un devastazione cieca, quotidiana, che non sembra vedere fine.
Le mafie sono la Bellezza negata ad intere comunità del nostro paese, laddove territori e mari sono stati usati e ridotti a pattumiera di rifiuti tossici.
Le mafie sono la Bellezza negata ai cittadini costretti a pensare di dover ottenere come "favore" quello che invece è deve essere "diritto" acquisito dopo che si è compiuto il proprio dovere.
Le mafie sono la Bellezza negata a coloro ai quali è negata la libertà di sceglier liberamente i propri rappresentati e le guide delle comunità.
Le mafie sono la Bellezza negata all'Italia, uccidendo uomini e donne che, come Giovani Falcone e Paolo Borsellino,  era servitori fedeli dello Stato, cittadini onesti.
Laddove viene negata la Bellezza, là spesso si viola il principio della Legalità e della Giustizia.
presidio Libera "Rita Atria"  Pinerolo



martedì 15 maggio 2012

STRAGE DI VIA D'AMELIO. Nuova inchiesta



Sì alla deposizione di 4 pentiti
Fonte : La Repubblica

Il Gip del Tribunale di Caltanissetta, Alessandra Giunta, ha ammesso l'incidente probatorio per sentire quattro collaboratori di giustizia, tra cui Gaspare Spatuzza, nell'ambito del nuovo filone d'inchiesta sulla strage mafiosa di via D'Amelio. La richiesta era stata avanzata lo scorso aprile dall'avvocato Flavio Sinatra, legale del boss palermitano Salvuccio Madonia e di Vittorio Tutino, che il mese scorso hanno ricevuto un ordine di custodia per l'attentato contro il giudice Paolo Borsellino. 
Alla richiesta si era opposta la Procura di Caltanissetta. 

L'incidente probatorio si terrà a Roma dal 5 al 9 giugno. Saranno sentiti in quelle date i pentiti Giovanni Brusca, Antonio Giuffrè, Tullio Cannella e Gaspare Spatuzza. Lo scorso marzo erano state emesse quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti del capomafia palermitano Salvatore Madonia, 51 anni , di Vittorio Tutino, 41 anni, ei Salvatore Vitale, 61 anni e dell'ex pentito di Sommatino (Caltanissetta), Calogero Pulci, 52 anni che risponde solo di calunnia aggravata.
Salvatore Madonia, detto Salvuccio, è considerato uno dei mandanti, mentre Tutino è accusato di aver rubato, assieme a Spatuzza, la Fiat 126 usata poi come autobomba nella strage.
Salvatore Vitale, già condannato per il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, avrebbe procurato l' esplosivo i congegni elettronici per l'autobomba, e sarebbe stato la "talpa" degli attentatori in via D'Amelio