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mercoledì 24 dicembre 2014

IL NOSTRO AUGURIO

CHE CI CREDIATE NO AL NATALE,  L'AUGURIO E' SEMPRE LO STESSO:
L’augurio è di godere di buona salute,
di coltivare amichevoli rapporti,
di saper resistere con mitezza alle contrarietà,

di ricevere nelle difficoltà qualche incoraggiante consolazione ,
di continuare a trovare ragioni promettenti 
per vivere con onestà e decoro"


giovedì 18 settembre 2014

Pensieri e Osservazioni alla Variante "Portici Blu"

Ancora una volta ci pare necessario ricordarlo: "Sentinelle del territorio, ci interessiamo dell'urbanistica del nostro territorio perchè  proprio l’urbanistica - intesa come la gestione del territorio e definizione dei gradi di tutela che a questo si riservano- può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina il carattere di una amministrazione locale". 
Pinerolo - area dei "Portici blu "  
Come abbiamo anticipato a inizio settimana, sono state presentate le Osservazioni alla deliberazione del Consiglio Comunale di Pinerolo n. 33 del 29 luglio 2014 ( qui il testo integrale), riguardante la "valorizzazione" ( che significa "vendita"!) dell'area dei cosiddetti " Portici blu" di Pinerolo.
Vogliamo ritornare sul tema invitando a riflettere su considerazioni  che vanno al di là delle pur necessarie questioni tecniche, giuridiche e legislative della materia urbanistica,  ma che muovono invece da quanto abbiamo imparato da due nostri concittadini: il sen. Elvio Fassone e il sostituto procuratore dott. Ciro Santoriello. 



Il sen. Elvio Fassone, già valente magistrato, in occasione un incontro-riflessione dello scorso dicembre 2013 con gli studenti del Liceo "M. Curie" di Pinerolo, ci ha ricordato come il cammino della democrazia altro non è stato se non il lungo, faticoso, drammatico, ancora in parte incompiuto, tentativo di cambiare il detentore del Potere: dal "re", dal potente di turno, al Popolo!
Non solo ma "regola prima" di uno stato democratico è che "jus" deve coincidere con "justium": quel che "è comandato" (la regola che si vuol far diventare "legge") deve tendere a coincidere -necessariamente - con ciò che è "giusto" per il bene della comunità

Nell'ambito di quegli incontri il sostituto procuratore della repubblica dott. Ciro Santoriello continuava la riflessione sul tema della "Legalità", tema e aspetto fondamentale per la storia e il futuro del nostro Paese, offrendoci una sintesi rappresentativa del ragionamento iniziato dal sen. Fassone: la Legalità, la Legge, da sola non bastaOccorre che le regole-leggi emanate siano ispirate a principi di Giustizia, perchè il Principio ha una "eccedenza deontologica" rispetto alla regola: "il Principio contiene doveri ( regole) morali assolute!  la Regola è un Sogno!...quando, e "se", si ispira ad un Principio.  

Elvio Fassone e Ciro Santoriello sottolinearono in quegli incontri il richiamo obbligatorio ai principi fondamentali della Costituzione Italiana: la "regola delle regole", la bilancia "ideale" su cui pesare il grado di Giustizia contenuto in una "regola" che  diviene "legge".  
E allora, quanti di quei Principi (Sogni!) contenuti nella Costituzione siamo riusciti a trasformare in realtà, nonostante la mole di leggi che quotidianamente vengono emanate ? Quanta Giustizia vi è in quello che diviene "Legalità"?
Dov'è il Sogno? Dov'è, qual'è, il Progetto offerto al nostro Paese, alle nostre comunità? 
Abbiamo reso concreto il "sogno-aspirazione" del Lavoro ( vero" onesto e dignitoso!) come fondamento della dignità degli individui e delle comunità? Abbiamo costruito una Legge uguale per tutti? Abbiamo  riconosciuto "il premio" ai più capaci e ai più meritevoli,? Abbiamo saputo difendere il Paesaggio?
Oggi sentiamo parlare di decreti che dovrebbero rilanciare l'economia del paese puntando sul "rilancio dell'edilizia", sulla "valorizzazione" dei beni comuni. Salvatore Settis, fra gli altri, sottolinea da tempo la  continuità di intenti inquietante che, sul tema, pare guidare "governi e governanti" degli ultimi decenni: "Questa cieca, suicida devastazione dello spazio in cui viviamo, la «progressiva trasformazione delle pianure e delle coste italiane in un'unica immensa periferia», non avverrebbe impunemente se vi fosse fra i cittadini «una chiara percezione del valore della risorsa e dell'irreversibilità del suo consumo».Salvatore Settis, Paesaggio Costituzione cemento
Sulla scorta dei  pensieri dai quali siamo partiti, pensieri "fuori luogo, invitiamo a riflettere su alcune questioni "politiche" poste nel documento Osservazioni e di cui anticipiamo la conclusione: "(...) Il territorio, le città e le risorse naturali che consentono la vita associata sono beni comuni non negoziabiliLe istituzioni pubbliche, attraverso le forme della partecipazione attiva della popolazione, ne sono i custodi e i garanti nel quadro delle specifiche competenze".  
Abbiamo imparato che è necessario provare a rispondere ad un quesito fondamentale: quanto di ciò che è reso "legale" è in realtà "giusto"?


Condiderazione iniziale
In un’economia di mercato gli edifici vengono costruiti per essere venduti! 
(...) ignorando totalmente i più elementari fondamenti della pianificazione urbanistica, la delibera sui “portici Blu” non fa certo riferimento a una “domanda abitativa da soddisfare” ma definisce -a priori- una ulteriore “offerta edilizia” rappresentata dai molti nuovi vani previsti. Nella realtà, a Pinerolo come altrove, non esiste affatto una richiesta di ulteriori costruzioni, stante la sovrapproduzione edilizia degli anni passati e il grande numero di alloggi vuoti posti in vendita o in affitto, spesso vanamente, dai proprietari. Non solo: a ulteriore conferma di quanto detto, numerose sono concessioni edilizie già approvate ma non ritirate dai proponenti. 
Soltanto un segmento della domanda di abitazione non trova soddisfazione, un segmento di mercato che la crisi che attraversiamo rende piuttosto consistente e in continua crescita: la richiesta di edilizia economico-popolare, abitazioni di costo contenuto o con affitti calmierati, categoria di abitazioni che tuttavia non sembra rientrare nelle intenzioni dell’Amministrazione a riguardo dell’area in questione.
Anche il procedimento seguito per arrivare a quantificare il presunto valore dell’area dei cosiddetti “Portici Blu” è del tutto inverso a quanto avviene nell’ordinaria gestione del territorio. (...) capovolgendo il procedimento, si fissano “a priori” le caratteristiche degli edifici dai quali “poi” scaturirà la tabella. Il motivo di questo strano modo di operare è del tutto evidente: si vuole arrivare a una cifra notevole da porre in Bilancio e, in conseguenza di quella, sono ipotizzate le caratteristiche dei “nuovi grattacieli”. Scriviamo “grattacieli” -sia pure commisurati “al metro pinerolese”- perché solo con edifici di elevata altezza si può raggiungere la prefissata rendita fondiaria. Un “modus operandi” capace di suscitare l’invidia di qualsiasi immobiliarista! …
La scelta (per altro obbligata dall’elevato costo di ciascun vano) di destinare una consistente parte degli edifici a uffici e servizi sembra poi andare in direzione contraria a quella consolidatasi negli ultimi anni: l’attuale tendenza, assai evidente in Pinerolo, è infatti quella di trasferire servizi e uffici in periferia, laddove minori sono i costi di gestione e più facile risulta anche trovare-offrire parcheggio agli utenti-clienti.
Da quanto sopra esposto, appare improbabile il coinvolgimento di uno o più operatori capaci di impegnare nell’impresa le risorse economiche necessarie. La crisi di liquidità di cui soffre il mercato (almeno per quel che riguarda il denaro “pulito”) è tale da scoraggiare qualsiasi imprenditore capace di valutare il rapporto costi-benefici: benefici incerti, costi sicuramente assai elevati e aleatori, almeno in parte, anche in virtù delle diverse problematicità che l’area presenta. Allora perché affrontare gli oneri di una variante ( oneri rilevanti a carico della comunità anche a causa dell’affidamento del progetto ad un professionista esterno) se questa difficilmente potrà trovare attuazione?
Perchè compromettere per sempre il carattere di "bene comune" di una piazza (rendendola edificabile) pur sapendo che il progetto ipotizzato difficilmente verrà attuato?
Infine, ci preme una considerazione di carattere “macroeconomico”. Le cosiddette “politiche della casa” prevalenti (da sempre) in Italia, hanno prodotto in verità effetti deleteri. Esaurito il loro ruolo storico nella fase di ricostruzione del dopo-guerra e nella loro funzione anticiclica durante il “miracolo economico”, hanno finito con l’ingenerare processi di sovrapproduzione del patrimonio edilizio. Si è costruito tanto, troppo rispetto ai bisogni reali. Bisogni che spesso sono stati quantificati neppure correttamente: si vedano, ad esempio, le previsioni del tutto errate del Piano Regolatore della Città di Pinerolo. Rendita fondiaria, tassi di profitti altissimi per i costruttori e rimunerazione di un capitale finanziario che difficilmente trovava altre forme d’impiego, per molti anni l’hanno fatta da padroni senza che le Istituzioni riuscissero a frenare “la colata di cemento” che si è conseguentemente abbattuta sul nostro Paese. Ma le istituzioni hanno mai voluto frenare quella colata di cemento, causa di tanti dissesti idrogeologici e della devastazione di tanta parte del territorio italiano? La domanda è  evidentemente retorica.
Gli effetti di quella politica sono stati anche altri. Alla devastazione del territorio si è aggiunto un massiccio trasferimento di risorse: dal reddito “da lavoro” e dal “risparmio” delle famiglie verso la rendita speculativa. Spinti all’acquisto della casa, all’investimento nel “mattone”, in molti –e soprattutto i proprietari delle abitazioni di minor pregio- oggi si ritrovano con un bene-casa il cui valore è assai inferiore di quanto era stato pagato (o che continua a essere pagato tramite i ratei dei mutui). (...) Promuovere nuove costruzioni, tutt’altro che necessarie in un mercato stagnante e con una offerta nettamente prevalente sulla domanda, a nostro parere significa perpetuare una politica irresponsabile e che, proprio alla luce di quanto esposto, appare cinica e affatto rispondente ai bisogni delle fasce più deboli della comunità, coloro che -più degli altri- avrebbero invece necessità di una politica accorta e lungimirante.

 Infine, un estratto della parte  conclusiva del documento Osservazioni:
Conclusioni
"(...) La variante dei «Portici blu» non risponde in alcun modo al problema che si è evidenziato, l’emergenza abitativa, e che riguarda sostanzialmente il diritto dei cittadini ad avere condizioni di vita dignitose e la conseguente possibilità  di accedere al bene-casa.
"(...) La “trasformazione” della piazzetta dei Portici Blu in edifici residenziali e commerciali contraddice il diritto ai servizi collettivi sempre affermato come centrale nella politica amministrativa della città. I cittadini verrebbero infatti (de)privati di uno di quei beni comuni che costituiscono elementi di qualità della vita associata. 
" (...) Il territorio, le città e le risorse naturali che consentono la vita associata sono beni comuni non negoziabili. Le istituzioni pubbliche, attraverso le forme della partecipazione attiva della popolazione, ne sono i custodi e i garanti nel quadro delle specifiche competenze".  

martedì 31 dicembre 2013

L'AUGURIO: L'ANNO 2014 PORTI PIU' GIUSTIZIA , PIU' DIGNITA' , PIU' LIBERTA' PER L'AUMANITA' DOLENTE

L'AUGURIO. 
L'ANNO 2014 PORTI ALL'UMANITA' DOLENTE
PIU' GIUSTIZIA , 
PIU' DIGNITA' , PIU' LIBERTA' 




Brano tratto dal tema di maturità di Rita Atria
"(...) Forse un mondo onesto non esisterà mai... ma chi ci impedisce di sognare...forse se ognuno di noi proverà 
a cambiare...forse ce la faremo".
Rita Atria 
Erice 5 giugno 1992


martedì 24 dicembre 2013

'Augurio del presidio Libera "Rita Atria " Pinerolo

CHE CI CREDIATE NO, L'AUGURIO E' SEMPRE LO STESSO 

L’ augurio è di godere di buona salute,
di coltivare amichevoli rapporti,

di saper resistere con mitezza alle contrarietà,
di ricevere nelle difficoltà qualche incoraggiante consolazione ,
di continuare a trovare ragioni promettenti 
per vivere con onestà e decoro"

Giustizia , Dignità e Libertà per tutta l'Umanità
Questo è l'Augurio del presidio Libera "Rita Atria " Pinerolo 





lunedì 31 dicembre 2012

Auguri!...Ovunque Tu sia, "guarda in alto"!


Con le parole e il discorso all’Umanità pronunciato e scritto da “un comico”, il presidio "Rita Atria" porge Auguri sinceri per un Anno Nuovo, per una vita che sia migliore per tutti. 
Auguri per tutti coloro che, con fatica, cercano di conservare "nelle scarpe e nella mente" quei sassolini fastidiosi che impediscono "facili corse": sassolini come la legalità , la giustizia, la sincerità, l'onestà. 
Auguri per un Anno Nuovo, per una vita migliore, a tutti coloro che - per conservare,quei sassolini-  hanno subito ingiustizie, violenze, sopraffazioni.
E’ l’augurio che ingenuamente ci ripetiamo ogni anno, lo sappiamo. Ma “augurio” è “desiderio”!... è il tentativo, l’invito, di “guardare in alto”! 
Ascoltiamo le parole che solo un comico (... o "un profeta")  potrebbe indirizzare all'Umanità senza "far ridere" chi le ascolta: 


Auguri !
Arrivederci nel Nuovo Anno

“discorso all’Umanità”:
«Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore non è il mio mestiere.
Non voglio governare né conquistare nessuno.
Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi.
Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro.
In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi.
La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato.
L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi.
Pensiamo troppo e sentiamo poco.
Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto.L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale. L’unione dell’umanità.
Persino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo. Milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente.
A coloro che mi odono io dico: non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchine con macchine al posto del cervello e del cuore. Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro che odiano sono solo quelli che non hanno l’amore altrui.
Soldati, non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno di Dio è nel cuore dell’Uomo». Non di un solo uomo o di un gruppo di uomini ma di tutti gli uomini.
Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e liberaDi fare di questa vita una splendida avventura.
Quindi in nome della democrazia, usiamo questa forza. Uniamoci tutti!
Combattiamo per un mondo nuovo, che sia migliore che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza.
Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere. Mentivano!
Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse.
Combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranzaCombattiamo per un mondo ragionevole. Un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere.
Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti.
Anna, Puoi sentirmi? Dovunque Tu  sia abbi fede! Guarda in alto…!(…)»

lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale! L’augurio del presidio "RITA ATRIA"


“Che ci crediate o no…”, 
l’augurio del presidio LIBERA - "RITA ATRIA" - Pinerolo 
è sempre lo stesso. 

L’ augurio è di godere di buona salute,
di coltivare amichevoli rapporti,
di saper resistere con mitezza alle contrarietà,
di ricevere nelle difficoltà qualche incoraggiante consolazione ,
di continuare a trovare ragioni promettenti per vivere con onestà e decoro


lunedì 12 novembre 2012

AUGURI DI BUON COMPLEANNO!... CI REGALIAMO "L'ANTIMAFIA DELLA FELICITA''"

Il presidio "Rita Atria" Libera Pinerolo compie un anno! 

i rappresentanti del  del presidio Rita Atria nel momento del "battesimo del presidio .
(Torino , Fabbrica delle E, 12- 11-2011) 

Vogliamo festeggiare il nostro primo anno di vita regalandoci la riflessione che ha voluto offrirci il dott. Ciro Santoriello, Procuratore della Repubblica di Pinerolo: 
"L'ANTIMAFIA DELLA FELICITA'

L’Antimafia della felicità

"Quando una persona è invitata a parlare, per di più di un tema così delicato come il contrasto alla criminalità organizzata, dovrebbe essere lieta e ringraziare gli organizzatori. Eppure, io, come magistrato, mi sento a disagio in occasioni come queste perché credo che la lotta alla mafia debba prescindere - o comunque non debba iniziare con l'esame della stessa- dalla risposta che dà la legge penale.
Immaginate, uno che fuma 100 sigarette al giorno e va dal medico perché - siccome sa che potrebbe svilupparsi un cancro ai polmoni - vuole sapere quale sarà la cura per il tumore. Secondo voi la prima cosa che gli direbbe il medico non sarebbe quella di cambiare le abitudini di vita?
La stessa cosa si fa quando si discute di mafia, camorra, 'ndrangheta e ci si rivolge al magistrato penale: si prende atto che il fenomeno esiste, il problema è grave ed allora si cerca una risposta nella repressione, nella sanzione di chi delinque, senza però riflettere su perché quel fenomeno si è sviluppato ed ha preso possesso di tanta parte dell'Italia - non solo quella a Sud e questo lo sappiamo.
Immagino già l'obiezione: ma la mafia è un fenomeno criminale, il mafioso spara, ammazza, minaccia; chi o cosa può rispondere a queste cose se non lo Stato con il suo apparato repressivo. Certo, la mafia spara, rapina, estorce con violenza e quando ciò accade l'intervento del legislatore e della giustizia deve essere immediato, diretto.
Ma, da tempo ormai, la criminalità organizzata non conta più solo sulla paura, ma anche sul consenso di tanti. In realtà, è stato sempre così: storicamente, il mafioso nasce (anche) per reagire all'ingiustizie che il singolo subiva da altri ed a volte dallo stesso Stato centrale; il mafioso, il camorrista si sostituiva allo Stato, suppliva alle sue carenze. Il funzionario tardava nell'espletamento della pratica edilizia: il mafioso sapeva come sollecitarlo; il primario negava al povero cristo malato il ricovero immediato: il camorrista lo convinceva ad affrettare i tempi; un vicino prepotente molestava uno più debole: ed allora quest'ultimo si rivolgeva a qualcuno più forte che facesse giustizia.
E così la mafia, la camorra acquisiva consenso. Un consenso pagato a caro prezzo ovvio - l'intervento minaccioso del mafioso non migliorava certo la funzionalità della pubblica amministrazione o la situazione ospedaliera -, venivano risolte situazioni di singoli ma a scapito di altri - io avevo il mio posto in ospedale ma veniva buttato fuori un altro malato che, diversamente da me, aveva scelto la via "regolare". Però il consenso c'era: la cosiddetta povera gente vedeva nel mafioso uno che comunque aggiustava le cose, uno che portava una qualche forma di giustizia.
Così è stato per tanto tempo, presso la "povera gente". Ma adesso di quale consenso gode la mafia presso la gente che povera non è, che ha gli strumenti per chiedere il rispetto dei propri diritti, che conosce le forme istituzionali per tutelarsi e protestare?
E' qui che la criminalità organizzata ha realizzato il suo capolavoro. Ha capito che presso tanti di noi cittadini non era necessario - per essere rispettata - ricorrere alla violenza, ma era più opportuno blandire, accarezzare, avvicinare... Con la sua strategia criminale la mafia, la camorra hanno acquistato denaro, potere, prestigio ed il denaro ed il potere sono stati un fattore di legittimazione forte.
A tutti  repelle il mafioso in coppola e lupara con le mani sporche di sangue, ma quanti di noi saprebbero vedere il mafioso in un imprenditore ricco, elegante, che sta sui giornali, protagonista di una storia di successo ma che ha costruito questa storia grazie a chi ha sparato, ha minacciato, estorto al posto su posto suo?
Davvero siamo certi che la mafia ci fa ribrezzo? Davvero pensiamo di poterla sempre riconoscere? Ripeto, chi ammazza è un assassino, chi ruba un ladro; ma chi gode i benefici di quell'omicidio cos'è? 
L'imprenditore che accetta, senza domande, che alcuni investano somme enormi nella sua azienda senza chiedersi la provenienza di quel denaro, cos'è? Chi si rivolge alla mafia perché lo liberi da un concorrente scomodo cos'è?
Ecco perché rivolgersi ad un magistrato per capire cosa è la mafia e come la si combatte può essere pericoloso. Perché così si svela solo un aspetto del fenomeno, quello della violenza, e non si coglie l'altro, quello del consenso di cui la mafia gode dopo essersi ripulita dal marcio in cui è cresciuta.
La mafia non è un fenomeno criminale, è una scelta di vita. Il mafioso è colui che vuole il denaro, il potere, che vuole più di quello che gli spetta per quanto ha lavorato, ha studiato, ha sofferto. Ci sono alcuni che questo denaro, questo potere lo prendono con la forza, con la violenza, altri che non avendo questa possibilità ma volendo lo stesso godere di beni che non merita si rivolge ad altri che minaccino, che uccidano per lui. Sono diversi, ma anche uguali, perché per entrambi l'importante è possedere, comandare, imporre, essere potente, apprezzato, invidiato.
Ma se questi sono i caratteri del mafioso, come si può essere sicuri che non è vicini a costoro, che il nostro stile di vita è quanto di più antitetico ci possa essere?
Ecco, appunto, il problema è lo stile di vita che vogliamo. Combattere la mafia significa rinunciare ai suoi valori, ai suoi schemi che però non sono solo la violenza, la minaccia, ma
anche il denaro, il potere, l'arrivismo, la voglia di comandare.
Vogliamo combattere la mafia, la criminalità organizzata?
Impariamo a vivere delle nostre forze, del nostro lavoro, di quanto effettivamente produciamo. Impariamo che ogni beneficio di cui godiamo e che non ci siamo meritati con il nostro lavoro è qualcosa che ci può legare ad un criminale. Impariamo che ciò che ci viene concesso bonariamente perché non sappiamo chiederlo come nostro diritto ci pone in una condizione di sudditanza verso qualcuno.
E  questo non vale solo come singoli, ma anche come appartenenti ad un territorio. Se vogliamo capire se dove abitiamo sta avanzando qualche forma di colonizzazione  criminale chiediamoci se il benessere che vediamo è giustificato con la produttività dei nostri concittadini, se le banche che ci sono hanno ragion d'essere rispetto al denaro che circola, se sono maturate improvvise fortune di difficile spiegazione.
La battaglia per la legalità è difficile perché non richiede solo coraggio davanti ad una minaccia, davanti ad una estorsione: forse tutti nella vita sapremmo fare almeno una volta gli eroi e dire no anche davanti ad una pistola; ma il bel gesto non basta, lo scatto di orgoglio isolato è insufficiente.
Quello che ci occorre è la costanza e l'orgoglio. L'orgoglio per la vita che facciamo, una vita libera, priva di compromessi, senza ricchezze e privilegi immeritati e la costanza di mantenere questa scelta sempre, di fronte alle suadenti proposte di chi vuol convincerci che si può vivere senza fatica, umiliando gli altri, ergendosi al di sopra di tutti con la forza e l'ingiustizia.
Se sarà così, non avremo solo sconfitto la mafia, ma avremo vinto un'altra battaglia, quella per la costruzione della nostra felicità. Ho conosciuto diversi camorristi di un certo peso, per esempio Iovine, un grosso camorrista poi pentitosi. Ho conosciuto, visto di sfuggita, “Sandokan” che è stato arrestato proprio mentre io ero a Napoli. Io non ho mai visto, anche nell’apice della loro potenza, una di queste persone felici! Felici, sorridenti! Li ho visti sempre un po’…avete presente i serpenti che vanno sempre con la testa di qua e di là?
L’antimafia si fa con la felicità! Perché non essere mafiosi, essere liberi, significa essere felici!
Noi questo dobbiamo far capire alla gente:dobbiamo far capire che non abbiamo paura e che siamo felici di non aver paura! Questo è fondamentale. E’ questo che dobbiamo comunicare, soprattutto ai nostri figli: la felicità della libertà! …non delle cose che abbiamo. La felicità di dire: non ho mai dovuto chiedere un favore a nessuno. Sono debitore solo delle cose di cui ho voluto essere debitore.
Ecco, questo dobbiamo dire: noi non abbiamo paura perché siamo uomini sereni, siamo uomini liberi. Quando è così non ci sarà nessuna criminalità organizzata.

Ciro Santoriello




giovedì 26 luglio 2012

La memoria di Rita Atria, fra Partanna e Roma

26 luglio 1992- 26 luglio 2012. 
Vent'anni dalla morte di RITA ATRIA, testimone di giustizia.



Le parole scritte da Rita Atria nel suo diario il giorno dopo la strage di Via D'Amelio:
"(...)Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita (…)  Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci"

Il brano brano è tratto dal tema di maturità di Rita

L'unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L'unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c'è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore.
Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo2.
Rita Atria
Erice 5 giugno 1992




La memoria di Rita Atria, fra Partanna e Roma




lunedì 2 luglio 2012

Lamezia Terme città antimafia? Ma di cosa stiamo parlando…




Mercoledì 20 giugno ritornava a Lametia Terme ''Trame", il festival della letteratura sulle mafie ospitato per il secondo anno dalla cittadina calabrese. ''È un'azione corale contro le mafie - spiegava il direttore Lirio Abbate - perché le azioni pratiche di magistrati, scrittori e giornalisti possa essere da esempio per la gente, affinché si rompa il muro dell'omertà''. 
L'idea è quella di portare i protagonisti in mezzo alla gente. Infatti gli incontri che si susseguiranno fino a domenica prossima si terranno all'aperto nelle strade di Lamezia Terme.
Il programma di ''Trame'' di quest'anno ruotava attorno alla figura della donna e al loro coraggio. ''Parleremo delle vittime innocenti della mafia, delle testimoni di giustizia che hanno avuto l'ardire di liberarsi dai clan e altre tratte nei tranelli e sciolte nell'acido'', spiega il direttore del festival Lirio Abbate.
A pochi giorni dalla fine del festival letterario Trame Roberto Gallullo scrive un articolo apparentemente dissonante. L'intento ci pare essere piuttosto l'ennesimo avvertimento: il rischio che iniziative e momenti -culturalmente anche importanti e lodevoli- possono servire da alibi e paravento al potere mafioso ( Gallullo scrive di una cupola massonica deviata-mafiosa-politica) per continuare a condurre le pratiche abituali.

Fonte: Guardie o ladri di Roberto Galullo Sole 24 Ore

“Via del Regresso”, Lamezia Terme/1 La (vera) capitale calabrese dove la mafia da piovra diventa Medusa
Lamezia Terme, Padova, Vicenza, Montebello Vicentino, Vigonza: tutti questi comuni hanno una strada che si chiama “Via del Progresso”.
Solo una dovrebbe cambiare la toponomastica: Lamezia Terme, che quella strada dovrebbe chiamare “Via del Regresso”.
Debbo essere sincero: non ho mai capito e l’ho sempre scritto, perché questo comune calabrese che capoluogo non è ma capoluogo è, sia diventato negli ultimi anni il simbolo di un’antimafia che non c’è e non ci sarà mai. Misteri della fede oltre che di una pubblicistica – come spesso accade – sciatta, disattenta, credulona, ingannevole e ingannata, poco preparata, influenzabile, inventata. Più passa il tempo – debbo ammetterlo – e più mi rendo conto che la nostra categoria ha prodotto e sta producendo danni inenarrabili nella regressione culturale della lotta alla mafia. Quasi peggio di una certa magistratura manipolatrice e massonica che da Milano a Reggio Calabria approda inevitabilmente a Roma.
Lamezia Terme è tra le capitali mondiali dei traffici di ogni tipo: a partire da quello di armi e droga.
Lamezia Terme è la capitale degli intrecci tra affarismo, malapolitica e malamministrazione, come testimonia la sciagurata indagine “Why Not” dalla quale uno sciagurato “Giginiello ‘o sciantoso” è riuscito a trarre un millesimo del suo potenziale carico devastante.
Lamezia Terme è la capitale di investimenti milionari da 488/92, una legge che ha permesso a centinaia di truffatori di arricchirsi alle spalle dei calabresi onesti.
Lamezia Terme è la capitale dell’abusivismo edilizio alimentato dalle cosche, da un’intera città e da un nugolo di amministratori, consiglieri e politici che hanno chiuso gli occhi fottendosene di tutto e magari sfilando nelle marce antimafia.
Lamezia Terme è la città in cui ci sono stati una sessantina di omicidi (quanti risolti?) in pochissimi anni e dove un giorno si e l’altro pure commercianti, imprenditori e professionisti sono minacciati e pagano.
(Cos’è Lametia Terme?)
Lamezia Terme è una città che ha subito lo scioglimento per mafia per ben due volte.
Lamezia Terme è la città in cui vivono felici parecchie famiglie di ‘ndrangheta.
Lamezia Terme è la città dove la massoneria coperta detta legge dentro e fuori.
Lamezia Terme è la città in cui – parole e musica dell’ex capo della Procura Salvatore Vitello – un residente su 5 è in qualche modo legato, mischiato o coinvolto con le cosche.
Lamezia Terme è la città in cui un Governo (questo come tutti) al quale nulla interessa della vera lotta alle mafie, ha deciso di cancellare il Tribunale, forse l’unico vero presidio dello Stato.
Lamezia Terme è la città in cui persino il Papa tedesco non ha mai nominato la parola ‘ndrangheta e vadano a farsi…il bagno coloro i quali si beano del fatto che non c’era bisogno di nominarla. Ma fatemi il piacere analisti da 4 soldi: le parole sono macigni e colpiscono nel segno molto più delle pallottole. Per Dio – e lo dico onorando Nostro Signore – la ‘ndrangheta, le cosche Torcasio, Cerra, Giampà, Iannazzo e via elencando vanno nominate, strillate, esposte al pubblico ludibrio ogni volta che questo è possibile. Sono loro che uccidono le anime, caro Benedetto XVI!
Don Giacomo Panizza 
Lamezia Terme è la città in cui per i cittadini la Chiesa è soprattutto un prete: don Giacomo Panizza. Mah!
Con queste premesse che – attenzione – non sono cambiate negli anni in cui l’antimafia di facciata camminava e marciava senza produrre – a mio giudizio – “un-solo-atto-uno” degno di questo nome, nessuno può sorprendersi di quanto è emerso dall’Operazione Medusa, con la quale la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha piegato ancora una volta la cosca Giampà. C’è da giurare che sarà l’ennesima ferita, che per quanto profonda, non infetterà il corpo della ‘ndrangheta perché gli anticorpi – quelli che dovrebbe produrre la società civile - sono falsi e finti come una scenografia cinematografica.
Dedicherò a questa operazione una serie di articoli perché – insisto ancora una volta – Lamezia è una delle capitali mondiali della "cupola massonica deviata-mafiosa-politica” che erode giorno dopo giorno la società. Calabrese e no.
Se leggeste – come ho fatto io – le 717 pagine dell’ordinanza firmata il 21 giugno dal Gip Assunta Maiore, vi trovereste uno scenario che – bando alle ciance – è così riassumibile: una città addormentata dove le cosche dettano legge. Punto. Non ci sarebbe null’altro da aggiungere se non complimentarsi - attenzione – oltre che con le Forze dell’ordine (quelle vere) e con la magistratura (quella vera), con quei pochissimi che davvero credono nella legalità, forse anche perché sono passati attraverso la mortificazione della dignità umana.
E mi riferisco – in particolar modo – al buon Rocco Mangiardi, che inconsapevolmente, era intercettato dai Carabinieri di Lamezia all’interno della sede dell’Ala (Associazione antiracket del centro lametino), luogo ove si riuniscono i commercianti dell'hinterland aderenti. Dalla viva voce di questi ultimi, ovviamente ignari del servizio di intercettazione, si legge nell’ordinanza, “è stato possibile ascoltare le diverse vicende e le storie personali che, nel corso degli anni, li hanno visti costretti a sottostare alle angherie dei maggiori esponenti del gruppo criminale in questione e, in definitiva, al pagamento dell'estorsione imposta dalla cosca, certamente egemone su tutta via del Progresso di Nicastro-Lamezia Terme”.
Tutta Via del Progresso. Tutta. Lo scrive la Polizia giudiziaria. Non lo scrivo io. Anche se lo penso da sempre per qualunque paese del Sud dove ci sia da spremere anche un solo centesimo.
L’ASSICURAZIONE
Ma quanto sia grave la situazione non lo si capisce da questo passaggio. No, no, no…
Leggete qui cosa scrivono – verosimilmente con il morale distrutto – i pm della Dda di Catanzaro: “E' sorprendete come l'affermazione che normalmente viene effettuata da qualsiasi cittadino calabrese circa il fatto che tutti pagano il pizzo, abbia tutt'altra valenza quando proviene da chi appartiene alla categoria che è vessata dalla criminalità, cioè commercianti e imprenditori: sentire dal capo dell'associazione antiracket o da uno dei suoi membri che alle riunioni tutti "hanno il problema " (del pizzo da pagare) e ne parlano, ma che poi nessuno fuori abbia il coraggio di denunciare, fornisce la prova piena dell'assoggettamento”.Quando, poi, i due interlocutori intercettati commentano come per alcuni dei loro colleghi pagare sia una sorta di assicurazione, emerge anche il vincolo di omertà indotto dalla forza intimidatoria del vincolo associativo. “Per taluni imprenditori il pagamento dell'estorsione viene accettato e sdoganato - si legge ancora nell’ordinanza - come se fosse il pagamento di una forma di assicurazione. Si tratta di un concetto di non trascurabile importanza, in quanto in esso è racchiusa, a ben vedere, anche la spiegazione più semplice e immediata del perché il fenomeno sia ormai così radicato nella zona di Lamezia e nulla riescono a sortire le periodiche (ma, comunque, nel complesso sporadiche) operazioni di Polizia giudiziaria”.
La conclusione, vergata probabilmente con la disperazione di chi sa che poco o nulla cambia o può cambiare, è devastante. “Il capitale simbolico della cosca – si legge - è e rimarrà elevato sino a quando ci sarà anche un solo imprenditore che percepirà il proprio pagamento dell'estorsione come una forma di assicurazione. Così facendo, la `ndrangheta trova terreno fertile per bloccare lo sviluppo economico effettivo di un territorio”.
Lamezia Terme città antimafia? Ma di cosa stiamo parlando

domenica 20 maggio 2012

In ricordo di Melissa e contro l'assurda violenza perpetrata verso gli studenti della scuola Francesca Morvillo di Brindisi.


Pinerolo, lunedì 21 maggio, ore 21.00 PIAZZA FACTA: manifestazione in ricordo di  MELISSA BASSI e contro l'assurda violenza perpetrata verso gli studenti della scuola Francesca Morvillo Falcone di Brindisi.


Estratto dal Comunicato della rete regionale di Libera: "Il Coordinamento Regionale di Libera Piemonte si è unito alla manifestazione tenutasi alle 18.30 in piazza San Carlo a Torino e  in tante altre piazze del Piemonte. Qualunque sia la matrice di questo inaudito gesto, non possiamo che fermarci a riflettere su ciò che è avvenuto e far sentire la nostra vicinanza alle vittime dell'attentato e alle loro famiglie, tenendo alta l'attenzione sulle indagini e in attesa di capire chi possa avere interesse a seminare terrore e a mietere vittime innocenti.(...)".
Pertanto, il presidio di Libera "Rita Atria"- Pinerolo invita i cittadini pinerolesi, gli studenti, le associazioni di volontariato, le rappresentanze sindacali, le forze politiche, a partecipare - tutti insieme e per la difesa dei principi di Legalità e Giustizia- alla manifestazione indetta per domani, lunedì 21 maggio 2012 ore 21.00, con ritrovo in Piazza Facta: una candela accesa, un segno di vicinanza e di impegno in memoria di chi è stato ucciso, vittima innocente della barbarie criminale.

presidio Libera "Rita Atria" Pinerolo

mercoledì 25 aprile 2012

25 APRILE 1945- 2012. FESTA DELLA LIBERAZIONE


BELLA CIAO!

Una mattina mi sono svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi sono svegliato,
e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna,
sotto l'ombra di un bel fior.

Tutte le genti che passeranno,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Tutte le genti che passeranno,
Mi diranno «Che bel fior!»
«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano, morto per la libertà!»

sabato 21 aprile 2012

La rivolta antimafie: le parole di Margherita Asta


Fonte www.corleonedialogos.it - E' stato il riconoscimento di don Luigi Ciotti ad una delle ragazzine di questa terra che a 10 anni subì la violenza mafiosa stragista che le strappò la mamma ed i suoi due fratellini. Testimone dei familiari delle vittime d'Italia, testimone dimenticata come tutti gli altri da uno Stato che ancora oggi non riesce a dire a lei e ai migliaia di altre persone perchè le mafie hanno compiuto gli orrendi delitti dei loro congiunti.
Uno Stato che abdica, continuamente. I familiari delle vittime hanno conosciuto il sostegno di Libera: "Grazie Libera – ha detto Margherita Asta parlando lo scorso 17 marzo dal palco della manifestazione di Genova contro tutte le mafie - in questi 17 anni (da quando Libera è nata ndr) molti di noi sono diventati adulti, padri, madri, nonne e nonni. Libera ci ha accompagnati e ci accompagna in questo cammino. Per molti di noi rappresenta una grande famiglia, quella che le mafie ci hanno tolto. Grazie per l'abbraccio che ci arriva da Genova. Grazie per l'abbraccio che ci arriva oggi da tutti voi arrivati da molte città italiane. Siamo più di 500 familiari qui oggi per continuare insieme a voi percorsi di giustizia".
Uno Stato distante ancora oggi. Cittadini distanti perché è da "noi" – cittadini – che lo Stato è costituito: "La morte di Barbara, Giuseppe, Salvatore, Renata, Vincenzo, Giovanbattista, Domenico, Rita, Emanuela, Giacomo e di tutti gli altri – ha proseguito Margherita Asta - non deve essere vana. Dobbiamo sentire tutti la responsabilità della memoria. Questo paese ha bisogno di cambiare! Ciascuno di noi deve fare la propria parte! Non possiamo delegare tutto alla politica". Continuando poi un preciso appello al Parlamento: "Con coraggio deve approvare leggi che impediscano agli indagati e imputati di reati di mafia e corruzione l'accesso a ruoli di rappresentanza. Deve altresì tutelare e garantire i magistrati che indagano sui rapporti tra mafia e parti corrotte delle istituzioni. Chiediamo che venga approvata una legge che possa colpire con più efficacia il reato di corruzione, sempre più diffuso nella nostra società!".
E' stato certamente un caso che a parlare sia stata Margherita a Genova. O forse no? Certo è che Margherita è figlia di una terra, quella di Trapani, che per decenni ha negato l'esistenza della mafia, anche davanti ai morti straziati da quel tritolo mafioso di Pizzolungo destinato al pm Carlo Palermo che è rimasto illeso e che però dallo Stato è stato poi moralmente ucciso, e che oggi ci dice che la mafia è stata sconfitta, come dire che è inutile ancora tenere alta la guardia. E allora oggi in questa terra trapanese sta accadendo di tutto per dire che è inutile parlare contro le mafie, considerato anche che corrotti, prescritti, favoreggiatori, indagati e personaggi sotto processo possano presentarsi tranquillamente agli elettori. Che possono candidarsi soggetti che continuano a stringere le mani dei mafiosi e dei loro complici, di truffaldini, senza che però a questi può essere detto nulla, perché se si obietta qualcosa si passa per strumentalizza tori oppure ti tirano in ballo le indipendenti scelte magari dei tuoi figli. Succede questo a Trapani. Succede che l'accorato appello di Margherita Asta non è arrivato in città, nessuno lo ha raccolto, ma state sicuri tanti lo hanno conosciuto.
Ma il lavoro di Margherita Asta e di Libera non si ferma. Caparbia lei, Margherita, insiste a nome dei tanti familiari: "Chiediamo che venga approvata una legge che equipari in via definitiva le vittime della criminalità organizzata, del dovere e del terrorismo. La Costituzione non fa differenza, la legislazione ancora oggi si. hiediamo che il 21 marzo venga riconosciuto come giornata nazionale della memoria e dell'impegno. Giorno della memoria che vuole e deve farsi impegno. Le vite delle nostre mamme, dei nostri papà, dei nostri fratelli, delle nostre sorelle hanno uguale dignità, e per noi famigliari il 21 marzo rappresenta tutti i nostri cari".
A Pizzolungo c'è una stele, presto nascerà un parco della memoria sul luogo della strage: "Sulla stele che ricorda mia madre e i miei fratelli c'è scritto "rassegnati alla morte e non all'ingiustizia le vittime del 2 aprile attendono il riscatto dei siciliani dal servaggio della mafia" Non facciamoli attendere ancora. Tutti insieme possiamo riscattare il nostro paese, conoscere la verità e affermare giustizia. Insieme possiamo segnare il nostro presente e scrivere pagine diverse di storia illuminate dal sole di un'eterna primavera. Spero che non siano più lacrime a bagnare la nostra terra, spero che tanto dolore abbia fatto e faccia germogliare il seme del coraggio e della responsabilità. Coltiviamolo con passione e amore perché nella vostra vita e nella mia risplenda il sole ogni volta che un bimbo sorride". Vogliamo vederti sorridere presto, Margherita.



sabato 7 aprile 2012

Auguri per una Pasqua serena e di pace


Proviamo  a immaginare la Bellezza di una Resurrezione
Auguri per una Pasqua serena e di pace 




Erice 5 giugno 1992
"(...) L'unica speranza è non arrendersi mai. (...) Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo".
Rita Atria