Sabato
12 novembre 2011 è stato costituito a Pinerolo il Presidio di Libera
intitolato alla memoria di RITA ATRIA, la giovane testimone di giustizia
siciliana morta il 26 luglio 1992.
Nata in una famiglia
mafiosa, dopo l’uccisione del padre e del fratello avvenuta per mano
degli stessi uomini del clan mafioso a cui appartenevano, seguendo
l’esempio della cognata Piera Aiello, Rita Atria decide di
denunciare alla magistratura quanto è di sua conoscenza. Rita Atria
diventa così “un caso" di competenza giuridica della Procura di Marsala.
Da quel momento entra nel programma di protezione riservato ai
collaboratori di giustizia, iniziando un particolare rapporto di fiducia
con la dottoressa Alessandra Camassa e con il suo capo, l’allora
Procuratore della Repubblica di Marsala Paolo Borsellino. Nell’intento
di proteggere l’incolumità personale della ragazza, Paolo Borsellino
decide di far trasferire la giovane a Roma, sotto falsa identità.
Dopo la strage di Via D’Amelio del 19 luglio 1992 nella quale muoiono il giudice Paolo Borsellino insieme ai ragazzi della sua scorta - Emanuela Loi, Claudio Traina, Agostino Catalano, Vincenzo Fabio Li Muli, Eddie Walter Cosina - ucciso così l’uomo al quale Rita aveva affidato le sue denunce e la sua speranza di cambiamento, sentendosi abbandonata dalle Istituzioni, Rita Atria sceglie di porre fine alla sua vita nel pomeriggio del 26 luglio 1992.
Le parole che Rita Atria scrisse sul suo diario dopo la morte di Paolo Borsellino costituiscono, a parere del gruppo pinerolese, un testamento spirituale imprescindibile e contengono una verità disvelata con semplicità e limpidezza, un pensiero che dovrebbe essere presente nella coscienza di ognuno:
“(…) Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci.(…)”.
Lo scopo del presidio è quello di voler dare continuità ed efficacia all’azione di conoscenza e contrasto culturale alle mafie proprio sul territorio nel quale si vive, di custodire e vivificare il ricordo delle vittime delle mafie.
I referenti del Presidio di Pinerolo RITA ATRIA sono: Arturo Francesco Incurato e Valentino Cecca.
e.mail: liberapinerolo@gmail.com
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Dopo la strage di Via D’Amelio del 19 luglio 1992 nella quale muoiono il giudice Paolo Borsellino insieme ai ragazzi della sua scorta - Emanuela Loi, Claudio Traina, Agostino Catalano, Vincenzo Fabio Li Muli, Eddie Walter Cosina - ucciso così l’uomo al quale Rita aveva affidato le sue denunce e la sua speranza di cambiamento, sentendosi abbandonata dalle Istituzioni, Rita Atria sceglie di porre fine alla sua vita nel pomeriggio del 26 luglio 1992.
Le parole che Rita Atria scrisse sul suo diario dopo la morte di Paolo Borsellino costituiscono, a parere del gruppo pinerolese, un testamento spirituale imprescindibile e contengono una verità disvelata con semplicità e limpidezza, un pensiero che dovrebbe essere presente nella coscienza di ognuno:
“(…) Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci.(…)”.
Lo scopo del presidio è quello di voler dare continuità ed efficacia all’azione di conoscenza e contrasto culturale alle mafie proprio sul territorio nel quale si vive, di custodire e vivificare il ricordo delle vittime delle mafie.
I referenti del Presidio di Pinerolo RITA ATRIA sono: Arturo Francesco Incurato e Valentino Cecca.
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