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giovedì 27 luglio 2023

RITA ATRIA , testimone di giustizia: "La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci".

RITA  ATRIA  testimone di giustizia: "(...) Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, perché la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. (...)".

"(...) Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse, ce la faremo".


Il contributo di Rita Atria alla lotta culturale contro le mafie
Il contributo di Rita Atria alla lotta culturale contro le mafie è essenziale perché Rita Atria aiuta a comprende "la verità" su uno dei drammi che segnano ancora oggi la storia del nostro paese. Quando ci chiediamo cosa sono le mafie la risposta più semplice, essenziale, la troviamo “facendo memoria” delle parole scritte da Paolo Borsellino la mattina del 19 luglio 1992, rispondendo alla lettera che gli era giunta da parte di una preside, poche ore prima di essere ucciso insieme agli agenti della sua scorta: “(…) La mafia è essenzialmente ingiustizia.(...)”
Ma provando a rispondere a quella domanda (cos'è la mafia?) dobbiamo “fare memoria” di un altro “pezzo di verità” che emerge proprio dalla storia di questa ragazzina siciliana, divenuta testimone di giustizia grazie all'esempio della cognata Piera Aiello e dal loro incontro col giudice Paolo Borsellino. Nelle ore che seguirono la strage di Via D'Amelio, la morte dello “zio Paolo”, Rita Atria scrive nel suo diario il “pezzo di verità” dinanzi alla quale tutti siamo chiamati a confrontarci: “(...) Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, perché la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
L'insegnamento di Rita Atria è strettamente legato alla “presa di coscienza” e alla volontà di cambiamento che la sua stessa vita esprimono. Lo avevamo scritto all'inizio della nostra esperienza, quando avevamo scelto di dedicare il nostro impegno alla sua figura: pur essendo nata in una famiglia mafiosa,  Rita Atria scelse di denunciare per tentare di “cambiare” il mondo nel quale era nata e che la soffocava (….) Il valore del messaggio contenuto nelle parole di Rita Atria, la sua figura di “giovane donna”, ci paiono anche rispecchiare la speranza di cambiamento che spesso leghiamo all'immagine della componente femminile della nostra società, della donna."
Volendo sostenere la prova di maturità nel luglio del 1992, poche settimane dopo la strage di Capaci, Rita Atria dimostra di essere una ragazza-donna forte, presente e partecipe del momento storico che vive,nonostante i drammi della sua vita personale. Le sue riflessioni sulle conseguenze immediate che l'uccisione di Giovanni Falcone potrà produrre nella lotta alle mafie sono analisi lucide e profonde: le ritrattazioni, le misure necessarie per sostenere coloro che vorrebbero denunciare i mafiosi; la debolezza organizzativa e di mezzi che palesa lo stato italiano nella lotta alle mafie. E poi, sempre nel suo tema di maturità, l'appello, le parole rivolte ai ragazzi e alle ragazze che, come lei, vivevano in “famiglie mafiose”(...) L'unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c'è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo".
Piera Aiello
Rita vive la sua vita con coraggio e forza, rivolgendo sempre lo sguardo fuori da sé; vive sino all'ultima speranza, la speranza riposta nella vita stessa dell'uomo in cui Lei stessa e l'Italia onesta si riconoscevano: Paolo Borsellino. Ma Rita Atria continua a vivere accanto alle tante vite di tanti, primi fra tutto lo “zio Paolo”, Paolo Borsellino, e Giovani Falcone.
Piera Aiello è stata eletta deputata nelle ultime elezioni politiche e siede ora nel Parlamento Italiano: dopo lunghi anni di anonimato, vissuti sotto protezione in una località segreta, sotto,  ha potuto riavere il suo vero nome, mostrare il suo volto.



(...) la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi":
il pericolo di essere, o diventare, la  "docile antimafia"
Il nostro modo sbagliato di comportarci, l'ottenere quello che non ci meritiamo, costituisce quello che noi dell'Associazione“Rita Atria” Pinerolo abbiamo definito come “pensiero mafioso”: l'ingiustizia piccola o grande commessa ai danni di qualcun altro per per trarne qualche beneficio immeritato. Si tratta di un meccanismo semplice, primitivo ma efficacissimo in un “sistema malato” quale quello italiano, soggiogato da mafie e corruzione. Talmente efficace, quel “pensiero”, che da tempo viene utilizzato anche da coloro che “mafiosi” in senso stretto non sono e non possono essere definiti.
Fare memoria di Rita Atria per noi non significa quindi commemorare la morte della ragazzina siciliana quanto provare a rendere concreto l'insegnamento della sua vita, agendo per liberarci, noi per primi, dal "pensiero mafioso", cercando poi di riconoscerlo e contrastarlo negli atti della vita quotidiana. Perché, come diciamo spesso, se è vero che pochi di noi avranno la ventura di trovarsi dinanzi ad un mafioso propriamente detto, tutti noi -quotidianamente- ci scontriamo col “pensiero mafioso”.

La domanda essenziale, la traccia che lega i momenti e gli atti del nostro impegno diviene pertanto la seguente: "Come provare ad essere “sentinelle”, contro mafie e pensiero mafioso, nella nostra comunità? Cosa cambia per una comunità se ad usare il “pensiero mafioso” è un mafioso propriamente detto oppure uno (o un gruppo!) che persegue gli stessi obiettivi per ottenere ciò che non si merita?

Aveva ragione Rita Atria: (...) la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi":

Rita Atria
Il giorno dopo la strage di via D'Amelio, Rita scrive nel suo diario nel diario le parole che costituiscono il suo testamento spirituale, parole che da allora -come abbiamo spesso detto- si impongono alla riflessione di ognuno: "(…)Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita …Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta. " 
Nonostante l'affetto e la vicinanza di Piera Aiello, con Paolo Borsellino muore anche “la speranza" del cambiamento possibile che Rita Atria aveva riposto nel giudice. "Un'altra delle mie stelle è volata via., me l'hanno strappata dal cuore". Queste sono le parole che Rita confiderà singhiozzando a Piera, dopo aver appreso della morte del giudice e degli agenti della sua scorta, le parole riportate dal Piera Aiello nel suo libro "Maledetta mafia"
Sabato 25 luglio 1992. Rita aveva deciso di restare a Roma e non seguire Piera Aiello che ha bisogno di andare in Sicilia: tornare per rivedere la madre e cercare di attenuare in qualche modo l'angoscia della morte dello "zio paolo". All'aeroporto, improvvisamente, Rita dice a Piera:  "Io non parto".  E ritorna nella casa di Via Amelia, nel quartiere Tuscolano.
Domenica 26 luglio 1992, la domenica successiva alla strage di via D'AmelioIn quel pomeriggio Rita si lascia cadere, lascia cadere l'ultima speranza, dal balcone dell'appartamento di Via Amelia regalando per sempre la sua vita a noi.


Tema di maturità di Rita Atria
Titolo
"La morte del giudice Falcone ripropone in termini drammatici il problema della mafia. Il candidato esprima le sue idee sul fenomeno e sui possibili rimedi per eliminare tale piaga".
Svolgimento
"La morte di una qualsiasi altra persona sarebbe apparsa scontata davanti ai nostri occhi, saremmo rimasti quasi impassibili davanti a quel fenomeno naturale che è la morte del giudice Falcone, per chi aveva riposto in lui fiducia, speranza, la speranza di un mondo nuovo, pulito, onesto, era un esempio di grandissimo coraggio, un esempio da seguire. Con lui è morta l'immagine dell'uomo che combatteva con armi lecite contro chi ti colpisce alle spalle, ti pugnala e ne è fiero. 
Mi chiedo per quanto tempo ancora si parlerà della sua morte, forse un mese, un anno, ma in tutto questo tempo solo pochi avranno la forza di continuare a lottare. Giudici, magistrati, collaboratori della giustizia, pentiti di mafia, oggi più che mai hanno paura, perché sentono dentro di essi che nessuno potrà proteggerli, nessuno se parlano troppo potrà salvarli da qualcosa che chiamano mafia.
 Ma in verità dovranno proteggersi unicamente dai loro amici: onorevoli, avvocati, magistrati, uomini e donne che agli occhi altrui hanno un'immagine di alto prestigio sociale e che mai nessuno riuscirà a smascherare. Ascoltiamo, vediamo, facciamo ciò che ci comandano, alcuni per soldi, altri per paura, magari perché tuo padre volgarmente parlando è un boss e tu come lui sarai il capo di una grande organizzazione, il capo di uomini che basterà che tu schiocchi un dito e faranno ciò che vorrai.
Ti serviranno, ti aiuteranno a fare soldi senza tener conto di nulla e di niente, non esiste in loro cuore, e tanto meno anima. La loro vera madre è la mafia, un modo di essere comprensibile a pochi. Ecco, con la morte di Falcone quegli uomini ci hanno voluto dire che loro vinceranno sempre, che sono i più forti, che hanno il potere di uccidere chiunque. Un segnale che è arrivato frastornante e pauroso. 
I primi effetti si stanno facendo vedere immediatamente, i primi pentiti ritireranno le loro dichiarazioni, c'e chi ha paura come Contorno, che accusa la giustizia di dargli poca protezione. Ma cosa possono fare ministri, polizia, carabinieri? Se domandi protezione, te la danno, ma ti accorgi che non hanno mezzi per rassicurare la tua incolumità, manca personale, mancano macchine blindate, mancano le leggi che ti assicurino che nessuno scoprirà dove sei. Non possono darti un'altra identità, scappi dalla mafia che ha tutto ciò che vuole, per rifugiarti nella giustizia che non ha le armi per lottare.
L'unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L'unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c'è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore.
Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo.
Rita Atria
Erice 5 giugno 1992

lunedì 24 aprile 2023

"80° DELLA RESISTENZA PER UN MONDO DI PACE"

 LIBERAZIONE è FRUTTO della RESISTENZA 

"PER DIGNITA' NON PER ODIO"

Piero Calamandrei: "(...) Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza. Aver riscoperto la dignità dell’uomo, e la universale indivisibilità di essa: questa scoperta della indivisibilità della libertà e della pace, per cui la lotta di un popolo per la sua liberazione è insieme lotta per la liberazione di tutti i popoli dalla schiavitù del denaro e del terrore, questo sentimento della uguaglianza morale di ogni creatura umana, qualunque sia la sua nazione o la sua religione o il colore della sua pelle, questo è l’apporto più prezioso e più fecondo di cui ci ha arricchito la Resistenza."  
(Il brano è tratto da Passato e avvenire della Resistenza, discorso tenuto da Piero Calamandrei il 28 febbraio 1954 al Teatro Lirico di Milano, alla presenza di Ferruccio Parri.)







domenica 26 febbraio 2023

Area TURCK: PINEROLO HA BISOGNO DI UN NUOVO QUARTIERE? NOI DICIAMO DI NO!

Associazioni e cittadini pinerolesi continuano ad impegnarsi nella difesa di luoghi che amministrazioni comunali vorrebbero distruggere, cementificare, cancellando con essi elementi identitari della comunità, il "patrimonio-bene comune" su cui deve fondarsi la cultura stessa della comunità. Dietro l'aridità dei documenti urbanistici, infarciti di sigle, commi e articoli di leggi, sono "celati" i luoghi che hanno accompagnato la storia  di una cittadina quale Pinerolo. Fra questi, e fra i più importanti, l'area TURK.

Come abbiamo già scritto: "(...)il progetto relativo all'area Turk era stato definito "a guida pubblica", motivo per il quale dovrebbe essere scontato-obbligatorio aspettarsi e riscontrare in quel progetto conclamate utilità a favore della comunità. Tuttavia, esaminando la  documentazione progettuale a disposizione, l'impressione che ne abbiamo ricavato è stato quella di essere di fronte all'ultimo atto di una serie di azioni tese anzitutto ad agevolare quanto più possibile quella che molti considerano la più grande speculazione edilizia privata mai avvenuta in Pinerolo"(...). Voci autorevoli (nel campo accademico italiano, e sinanco il TICCIH, Comitato Internazionale per la Conservazione del Patrimonio Industriale) si  sono levate pure a difesa dello storico opificio presente nell'area, l'ex merlettificio Turk, vero e proprio monumento-archetipo dell'architettura industriale.  Eppure, sinora nulla è valso a fermare quella prevista demolizione, necessaria  a consentire la realizzazione del "nuovo quartiere" : uno “scempio culturale", l'ennesimo, compiuto a danno di Pinerolo, cittadina che celebra proprio in questi tempi il millenario della sua fondazione.

Il C.A.P. Coordinamento Associazioni Pinerolesi  così si esprime, attraverso un comunicato stampa indirizzato alla comunità, agli organi di informazione, agli amministratori locali:

Area TURCK: PINEROLO HA BISOGNO DI UN NUOVO QUARTIERE?

NOI DICIAMO DI NO!

volantino del COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI PINEROLESI

Riportiamo il testo del volantino: 

Nelle scorse settimane le proprietà della grande area compresa tra il Lemina ed il Moirano (su quest’ultimo si affaccia, lungo il corso Piave, l’edificio dello stabilimento Turck) hanno provveduto ad una pulizia complessiva delle superfici non occupate dagli ex edifici industriali.
Da più parti quest’azione è stata interpretata come propedeutica alla firma della Convenzione tra l’Amministrazione Comunale e le proprietà private, al fine di dare attuazione alle previsioni urbanistiche previste nel Piano Esecutivo Convenzionato (PEC).
La condizione posta da tempo, da parte della città di Pinerolo, per la firma della convenzione è la definizione formale di un atto di coordinamento tra le proprietà stesse, consorzio od altra forma giuridica, al fine di avere un unico interlocutore privato con il quale confrontarsi.

Se cosi è assisteremo, forse già entro quest’anno, all’apertura di un grande cantiere, il più grande negli ultimi decenni di storia recente di Pinerolo, che consegnerà alla città un nuovo quartiere,che prevede la costruzione di più di 900 nuovi vani, con alcune “case alte” di nove piani fuori terra.

Questo intervento si inserisce in una situazione tuttora di crisi del mercato immobiliare pinerolese, caratterizzato da svariate centinaia di alloggi vuoti (invenduti e non utilizzati) e rischia di portare ad un ulteriore svalutazione dei valori immobiliari del patrimonio edilizio residenziale esistente, che costituisce il risultato concreto dei risparmi di una vita di migliaia di famiglie pinerolesi.

Chi ci guadagnerà da questa grande operazione immobiliare? Alcuni, pochi, tra i soliti e più noti costruttori di Pinerolo.

Chi ci perderà da questa iniziativa? La Comunità di Pinerolo nel suo insieme.

Per quali motivi?

  • oltre al rischio, già richiamato, di svalutazione dei valori immobiliari del patrimonio edilizio residenziale esistent
  • sarà sostanzialmente distrutta la testimonianza più significativa di archeologia industriale del pinerolese, con l’abbattimento di gran parte dell’ex stabilimento Turck. E’ prevista infatti la sola conservazione della percezione volumetrica e dei caratteri identificativi del tipo edilizio originario del cosiddetto Follone ovvero della parte arsa dal fuoco dieci anni or sono nel 2013.
  • sarà deteriorato lo sky line della città di Pinerolo, già fortemente compromesso con la costruzione del “grattacielo”di diciassette piani, con la costruzione di case “alte” nove piani, quando gli edifici residenziali di Pinerolo non superano in alcun caso i cinque piani;
  • sarà fortemente compromessa la viabilità dell’intero asse di corso Piave e vie limitrofe, dove andranno inevitabilmente a concentrarsi i flussi di traffico aggiuntivi correlati ai nuovi residenti dei più di 900 nuovi vani. Questo in quanto l’apertura di un ponte sul torrente Lemina, con il collegamento della viabilità interna del nuovo quartiere con la via Toscanini, rimane al momento un’ipotesi progettuale, senza alcuna certezza di una sua realizzazione;
  • si correrà il rischio del determinarsi di un “cono d’ombra”, stante l’altezza di parte dei nuovi edifici e della vicinanza degli stessi, a discapito della qualità della vita dei frequentatori, in orario scolastico, dei plessi posti lungo la via Serafino.


Tutto questo per quali ragioni?

Perchè l’Amministrazione Comunale, pur approvando una Variante Generale al Piano Regolatore cittadino, ad oggi di destino incerto, non ha avuto il coraggio di ridurre le capacità edificatorie abnormi riconosciute a quest’area di trasformazione.

Cosa proponiamo?

Di fermare il procedimento in corso dello Strumento Urbanistico Esecutivo (S.U.E) e di ripensare le caratteristiche dell’intervento, nel rispetto dell’iniziativa privata:

  •  conservando l’intera struttura dell’ex merlettificio Turk
  •  riducendo le capacità edificatorie
  • riducendo l’altezza degli edifici, rendendola cosi coerente con le altezze medie degli edifici residenziali esistenti
  • allontanando le nuove costruzioni dai plessi scolastici di via Serafino
  • prevedendo l’inserimento di una quota di edilizia residenziale pubblica, per le fasce di popolazione altrimenti in difficoltà economica nell’accesso alla casa

SOGGETTI ADERENTI AL COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI PINEROLESI:

Associazioni e gruppi:

- Italia Nostra Sezione del Pinerolese "Ettore Serafino"

- LIPU delegazione di Torino

- Legambiente circolo di Pinerolo

- LAC Lega Abolizione caccia Sezione di Pinerolo

- Osservatorio 0121 - Salviamo il paesaggio

- Comunità "Laudato Sì" Pinerolo

- Associazione Provinciale FederTerziario Torino

- APP - Ambientalisti per Pinerolo

- Gruppo “Ass. Rita Atria Pinerolo”

l'antico opificio ex merlettificio TURK

l'area TURK




martedì 6 dicembre 2022

La storia di Pino Masciari, imprenditore calabrese, testimone di Giustizia , cittadino onorario anche di Pinerolo, torna ad interrogare le nostre coscienze e le Istituzioni preposte alla tutela sua e della sua famiglia

Pino Masciari, imprenditore calabrese, testimone di Giustizia , cittadino onorario anche di Pinerolo, lo scorso 15 ottobre 2022 ha ricevuto dalla Prefettura di Torino la comunicazione che la sua scorta sarebbe stata revocata. Una notizia del tutto inaspettata e che -di fatto- fa precipitare la vita di Pino Masciari e della sua famiglia in una grave incertezza perché, senza scorta, quelle  vite vengono esposte nuovamente al pericolo di una possibile ritorsione mafiosa.
Ad oggi, numerose le prese di posizione a favore dell'imprenditore calabrese, testimone di Giustizia: appelli sono stati presentati da amministrazioni locali ed esponenti politici di vari schieramenti; interrogazioni sulla vicenda sono state presentate sia alla Camera che al Senato. Ma, alle tante manifestazioni di solidarietà e vicinanza, sinora ha fatto da contraltare il silenzio delle Istituzioni che dovrebbero pronunciarsi su quanto accaduto.

Una promessa di impegno da parte della comunità
Come gruppo "Associazione Rita Atria Pinerolo" abbiamo atteso una presa di posizione anche da parte dell'amministrazione pinerolese a sostegno della vita di un nostro concittadino e della sua famiglia; nostro concittadino che, fra i pochi in Italia, ha denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni sinanco col mondo delle istituzioni e della politica. 
Abbiamo sempre pensato che il conferimento della cittadinanza onoraria ad un testimone di Giustizia quale Pino Masciari costituisse anzitutto un impegno assunto da parte delle  stesse comunità: rendere riconoscibili, e riconosciuti dalle comunità, i principi incarnati dalla storia di Pino Masciari; ovvero, la necessità di mettere in atto  pratiche e politiche concrete volte a impedire  le condizioni che favoriscono l'infiltrazione e la presenza delle organizzazioni mafiose nel tessuto sociale, economico e produttivo, di una comunità. Ricordiamo che il primo baluardo contro le mafie è considerato la nostra stessa Carta Costituzionale. A nostro parere, proprio nei suoi Principi Fondamentali si ritrovano gli stimoli e le indicazioni a cui debbono fare riferimento comunità e amministrazioni che vogliano impegnarsi responsabilmente contro le mafie ( e contro il pensiero mafioso): la difesa della dignità dell’uomo, il diritto al lavoro, allo studio, alla salute; la difesa del territorio-paesaggio, della sua memoria e della sua cultura; la trasparenza amministrativa e la partecipazione della comunità all'elaborazione di politiche  lungimiranti, eque e sostenibili; i diritti riconosciuti a coloro che sono in difficoltà, agli stranieri, ai migranti. 
Facile comprendere quanto sia lungo il cammino ancora da compiere per costruire “anticorpi” efficaci che pongano le comunità al riparo dalle lusinghe devastanti delle mafie.
A questo ci richiama la storia di Pino Masciari, imprenditore calabrese, testimone di Giustizia, anche cittadino di Pinerolo.

Il comunicato diramato dalla Amministrazione della Città di Pinerolo in data 05.12.2022 

l’amministrazione del comune di pinerolo chiede il mantenimento della scorta a Giuseppe (detto Pino) Masciari

Premesso che:

        Pino Masciari è un imprenditore calabrese che, a seguito di pressioni, estorsioni e minacce subiti, dal 1994 iniziò a denunciare i fatti di mafia di cui era stato testimone

        A seguito di tali denunce, dopo essere stato oggetto di attentati e concrete minacce di morte, nel 1997 fu sottoposto al programma di protezione per i testimoni

        Nel 2004 è stato revocato il programma speciale di protezione

        Pino Masciari è cittadino onorario di moltissime Città e comuni italiani

Tenuto conto che:

        Avverso la revoca del programma di protezione Pino Masciari fece ricorso al TAR del Lazio il quale, nel 2009, gli diede ragione sancendo l’inalienabilità del diritto alla sicurezza, l’impossibilità di sistemi di protezione o programmi a scadenza temporale predeterminata e ordinando al Ministero di attuare le delibere su sicurezza, reinserimento sociale, lavorativo, risarcimento dei danni

        Successivamente a tale sentenza continuò ad essere oggetto di intimidazioni da parte della 'ndrangheta, nonostante il programma di protezione

        Nel 2010 ha concordato col Ministero dell'Interno l'interruzione del programma di protezione speciale, pur continuando a vivere sotto scorta

Considerato che:

        Il 15 ottobre 2022 (con comunicazione n. 353/4/OPS), il Ministero dell'Interno ha dato avvio al procedimento finalizzato alla revoca del dispositivo tutorio per sé e per la sua famiglia

        Pino Masciari attualmente vive in Piemonte, territorio in cui, oramai, la 'ndrangheta è radicata da tempo (come dimostrano le sentenze Albachiara, Minotauro, Platinum, ecc.) e quindi vive in costante pericolo di vita proprio per le denunce da lui avanzate del sistema mafioso calabrese

        La scorta rappresenta quindi un elemento fondamentale per l’incolumità sua e della sua famiglia, rappresenta inoltre un elemento concreto dello Stato nel contrastare le attività mafiose e un segnale forte e tangibile di protezione nei confronti di coloro che si ribellano alle mafie

Valutato che:

        Il Ministero dell’Interno ha riconosciuto, e da sempre riconosce, la valenza della testimonianza del Masciari e la sua peculiarità quale imprenditore in attività al momento della testimonianza, in difformità dalla quasi totalità degli imprenditori che decidono di testimoniare solo in seguito alla rovina economica delle loro attività (Memorie Ministero dell’Interno n. 434/2005 1^ Sez. Ter. TAR del Lazio)  

Visti, quindi, l'enorme importanza che riveste Pino Masciari nella lotta contro i fenomeni mafiosi - il Comune di Pinerolo ha dato la cittadinanza onoraria a Pino Masciari con la Delibera del Consiglio Comunale n. 9 del 26 marzo 2009 - e la sua situazione tangibile di rischio di morte a seguito delle sua attività di denuncia, l’amministrazione di Pinerolo è fortemente contraria alla richiesta di privazione di ogni programma di protezione visto che pongono la vita di Pino Masciari e della sua famiglia in grave rischio.

Firmatari

Amministrazione Comune di Pinerolo


Chi è Pino Masciari

“Il mio nome è Giuseppe (Pino) Masciari, imprenditore edile, calabrese, nato a Catanzaro nel 1959. Sono stato sottoposto a programma speciale di protezione dal 18 ottobre 1997, insieme a mia moglie (medico odontoiatra) e ai miei due bambini. Dal 2010, fuoriuscito dal Programma Speciale di Protezione, vivo sotto scorta. Ho denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica. La criminalità organizzata ha distrutto le mie imprese di costruzioni edili, bloccandone le attività sia nelle opere racket della ‘ndrangheta. Il sei per cento ai politici e il tre per cento ai mafiosi, ma anche angherie, assunzioni pilotate, forniture di materiali pubbliche che nel settore privato, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove essa è infiltrata, intralciando i rapporti con le banche con cui operavo. Non ho accettato le pressioni mafiose dei politici e del racket della ‘ndrangheta. Fummo allontanati dalla nostra terra per l’imminente pericolo di vita in cui ci siamo trovati esposti, insieme alla mia famiglia”.

La scorta revocata 

Lo scorso 17 novembre Pino Masciari è stato audito dalla Commissione Legalità del  Comune di Torino. In quella occasione, oltre a chiedere conto delle motivazioni che hanno portato alla revoca della tutela di cui sinora ha avuto dirittto, Pino Masciari ha consegnato simbolicamente il suo testamento: 
"Queste mie parole hanno valore di testamento nel caso in cui dovessi morire. Se qualche sentenza dello Stato rimane inapplicata, quelle della criminalità organizzata prima o poi vengono eseguite e la decisione della revoca è incauta e irragionevole e assume il significato di condanna a morte di un uomo e un padre che ha creduto nello Stato. La nostra vita non può essere trattata come una pratica amministrativa. (...) Ho già consegnato la mia vita allo Stato ma se oggi sono diventato un peso per lo Stato, e devo vivere pensando che possa sempre essere l'ultimo giorno, questa non è vita. Se devo essere l'agnello sacrificale per aver fatto quello che dovremmo fare tutti, allora significa che ho sbagliato e mi auguro che lo Stato ci ripensi". 

COMUNICATO STAMPA - AMICI DI PINO MASCIARI - 1 DICEMBRE 2022
La lunga attesa
Gli “Amici di Pino Masciari” chiedono: “È tutto fermo da quarantacinque giorni, dal 15 ottobre, giorno della notifica dell’atto con il quale si comunicava alla famiglia Masciari l’avvio del procedimento volto alla revoca del servizio di scorta. Ci sono stati numerosi appelli delle amministrazioni locali e di politici, in modo del tutto trasversale. Sono state presentate interrogazioni alla Camera e al Senato, sia a risposta scritta che a risposta orale. Eppure il silenzio da chi dovrebbe pronunciarsi si prolunga. Pino Masciari e la sua famiglia hanno diritto ad avere risposte, ad avere il rispetto che è loro dovuto. Crediamo che questo tempo di inutile attesa non sia più umanamente accettabile! Per quanto tempo ancora la famiglia Masciari deve sostare in un limbo di incertezze, tra la vita e la "non vita", dopo già venticinque anni di esilio? Perché tutto questo silenzio?

Pino Masciari è cittadino onorario di Pinerolo dal 2009 

Il 27 Novembre 2008  il Consiglio Comunale di Pinerolo, allora sindaco Paolo Covato  e presidente di quel Consiglio il compianto Alberto Barbero, pubblicava le dichiarazioni che si possono leggere di seguito e che avrebbero accompagnato le procedure per conferimento della cittadinanza onoraria a Pino Masciari, imprenditore calabrese, testimone di Giustizia. Ci piace riportare una frase di quel comunicato: “(…)riconoscendo l’elevato valore morale della sua azione (di Pino Masciari, ndr), del suo sacrificio e dell’esempio civico a cui non si può essere indifferenti”. Ma già in quel momento Pino Masciari doveva far fronte a provvedimenti che suscitavano perplessità, come evidenziato dalla richiesta che lo stesso ConsiglioComunale di Pinerolo rivolgeva alle autorità competenti:”(…)Il Consiglio Comunale RIVOLGE appello alla commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata Mafiosa affinché riesamini la posizione del signor Masciari in relazione ad un corretto programma di protezione nei confronti della sua persona e dei suoi familiari(…):

IL CONSIGLIO COMUNALE DI PINEROLO
ESPRIME grande apprezzamento per il coraggio e la determinazione del signor Pino Masciari nel denunciare la criminalità organizzata, le infiltrazioni nelle istituzioni e le collusioni politiche.
RIVOLGE appello alla commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata Mafiosa affinchè riesamini la posizione del signor Masciari in relazione ad un corretto programma di protezione nei confronti della sua persona e dei suoi familiari e si garantisca un corrente indennizzo per i danni da lui subiti in relazione alla libera scelta testimoniale.
RICONOSCENDO l’elevato valore morale della sua azione, del suo sacrificio e dell’esempio civico a cui non si può essere indifferenti.
SI IMPEGNA ad avviare le procedure per il conferimento della cittadinanza onoraria al signor Pino Masciari.

Riunito in seduta straordinaria il Consiglio Comunale di Pinerolo, il 26 marzo 2009 il sindaco di Pinerolo Paolo Covato conferiva la Cittadinanza Onoraria a Pino Masciari, ribadendo le dichiarazioni che avevano accompagnato le procedure per conferimento della stessa onoreficenza.

#pinomasciari

https://www.pinomasciari.com/diritti-ancora-negati/

lunedì 12 settembre 2022

Ex setificio Vagnone: il C.A.P. segnala aspetti di dubbia legittimità degli atti amministrativi; l'Associazione Commercianti boccia l'ipotesi di un ennesimo supermercato.

Continua la battaglia culturale che vede il Coordinamento Associazioni Pinerolesi (C.A.P.) impegnato  a difesa delle cicogne, della ciminiera, dello storico opificio Vagnone, della storia architettonica-urbanistica di Pinerolo: la tutela del patrimonio storico, architettonico e urbanistico della nostra città è salvaguardia della identità stessa della nostra comunità.


la ciminiera dell'ex Setificio Vagnone

Lettera del C.A.P. ad esprimere dubbi di legittimità degli atti amministrativi 

Martedì 23 agosto il C.A.P. ha inviato una lettera al Sindaco della città di Pinerolo, agli assessori all'Urbanistica e patrimonio e all'Ambiente e mobilità sostenibile, agli Enti regionali e della città metropolitana di Torino coinvolti o interessati al procedimento urbanistico in corso afferente il sito dell'ex setificio Vagnone, per segnalare alcuni aspetti di dubbia legittimità gravanti sugli atti amministrativi adottati dall'amministrazione e di prossima, prevedibile, adozione.

In sintesi, la segnalazione del C.A.P. riguarda due aspetti:
  • Il primo aspetto è in relazione all'apparente contrasto fra il Progetto preliminare di variante generale al PRGC, adottato con Deliberazione del Consiglio comunale n.38 del 30 giugno 2021, ed il permesso di abbattere la ciminiera rilasciato a marzo 2022. Il progetto preliminare di variante infatti pone sotto tutela il sito e lo indica di "interesse storico", anche in risposta ad una richiesta da parte della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Città metropolitana di Torino e dalla Regione Piemonte, Direzione ambiente, governo e tutela del territorio.
  • Il secondo aspetto riguarda la destinazione d'uso dell'area oggetto dell'intervento di sostituzione edilizia con previsione, per quanto noto, di costruzione di un nuovo supermercato. All'area ex Vagnone risulterebbe infatti attribuita destinazione d'uso residenziale, in conseguenza della quale sarebbe compatibile prevedere solo esercizi commerciali cosiddetti "di vicinato", cioè aventi estensione fino a 250 metri quadrati di superficie, quindi incompatibile con la costruzione di una piattaforma commerciale di medie dimensioni.
Il Coordinamento ha voluto quindi segnalare gli aspetti dubbi sopra esposti affinché l'Amministrazione Comunale possa sospendere in autotutela l'efficacia degli atti emessi, revocandoli (leggasi "permesso di abbattere la ciminiera"), consentendo a tutti i soggetti interessati di ciascun Ente di verificare e chiarire quanto appare in contrasto con il regime urbanistico attualmente operante nel Comune di Pinerolo.

L'Associazione Commercianti boccia l'ipotesi dell'ennesimo supermercato a Pinerolo
I commercianti del centro storico chiedono più amore e rispetto per il loro lavoro

Negli ultimi giorni si è registrato anche il netto pronunciamento dell'Associazione Commercianti del Pinerolese la quale, tramite la sua presidente Manuela Anzalone, ha bocciato l'ipotesi dell'ennesimo supermercato a Pinerolo, ritenendo che il numero delle strutture già presenti sul territorio sia più che sufficiente a soddisfare la domanda degli abitanti. 
Del resto la presenza oramai invadente dei "supermercati" non è elemento che involgarisce e snatura solo il carattere dei luoghi. Evidenti  ed estremamente critiche appaiono anche le ripercussioni sociali ed economiche che il numero abnorme di supermercati impone al tessuto del commercio cittadino, schiacciando e impoverendo sempre più il cosiddetto "commercio di vicinato" che contribuisce invece a rende vivo e vitale anche il centro storico di Pinerolo. 
Negli ultimi ultimi anni il commercio di vicinato ha dovuto sopportare e contrastare eventi epocali -a partire proprio dall'arrivo dei "supermercati", all'avvento delle vendite "on-line", alla pandemia. Contro tutto questo hanno lottato, e continuano a lottare quotidianamente, nostri concittadini i quali hanno investito denaro e passione per costruire e sostenere attività da cui deriva il sostegno economico delle loro stesse esistenze. "Le cicogne Pina e Raul" hanno potuto ascoltare tante storie di commercianti presenti nel centro storico di Pinerolo, i primi ad essere colpiti da un ennesimo supermercato: nostri concittadini i quali, anche loro,  chiedono  "più amore e rispetto" per il lavoro che svolgono ed il contributo quotidiano che la presenza delle loro attività offre al decoro e al mantenimento del centro storico cittadino.
La politica amministrativa locale è quindi chiamata a riflettere sulle ripercussioni sociali e culturali derivanti dalla gestione del territorio. Poiché, a nostro parere, proprio la gestione urbanistica di un territorio può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi, il “progetto generale” che guida e determina non solo il carattere di una amministrazione locale ma anche della sua comunità, ribadiamola domanda: "Quale cultura esprime una amministrazione, una comunità, che permette la distruzione di un nido di cicogne, di una ciminiera, di uno storico opificio, per costruire il 17° supermercato pinerolese?"

alcuni dei negozianti pinerolesi che hanno accolto l'appello in difesa delle "cicogne"






martedì 23 agosto 2022

Una riflessione di Marco Calliero sulla storia dei luoghi di Pinerolo. "Pinerolo merita più amore e più conoscenza"

Come gruppo "Associazione Rita Atria Pinerolo" continuiamo ad occuparci di gestione del territorio poiché, a nostro parere, questo può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina non solo il carattere di una amministrazione locale ma anche della sua comunità. Non solo: avere cura e amore per i territori è un primo fondamentale strumento per opporsi a "mafie e pensiero mafioso".

Marco Calliero “(…) Non si può più tollerare l'arroganza di coloro che, giustificandosi con la necessità di applicare una normativa, oppure di rispettare bilanci economici, oppure ancora sventolando false urgenze igieniche, hanno deciso e decidono che un luogo giunto a noi dopo secoli non valga più nulla. Questo è un autentico crimine legalizzato ai danni dell'identità del territorio, poiché l'identità è la più preziosa delle eredità tramandate da chi ci ha preceduto(…)”.

Guido Piovene ( "VIAGGIO IN ITALIA"): "(...) Si avverte frequentemente in Italia una rottura fra le tradizioni, lo sfondo e la vita di oggi, che appare perciò come vuota. La civiltà diviene quindi endemica, senza giungere più all'intelligenza e all'amore: gli abitanti assomigliano ad ospiti occasionali, senza storia, su un fondale storico. Si devono a questo,ritengo, le brutture edilizie perpetrate per speculazione,ma soprattutto per mancanza di affetto (...)".

Coordinamento Associaizoni  Pinerolesi: "Comunità significa conoscere, tutelare e valorizzare la memoria collettiva anche nelle sue espressioni materiali, ad esempio gli edifici in cui persone hanno vissuto, lavorato, hanno passato il loro tempo. Non tutto deve rimanere così come è ma nulla deve (più) andare perduto.Per questo motivo iniziamo la pubblicazione di contributi che raccontano la storia delle testimonianze, silenti, accanto alle quali passiamo senza porvi attenzione, affinché domani quel "passaggio" ci racconti di un tempo passato". 

Paolo Pileri ( : "(...) Chi si occupa di spiegare che consumare suolo è un guaio, deve fare i conti con una politica abituata a farlo consumare e a usare quel consumo per varie ragioni: consuetudine, potere, consenso elettorale, riproduzione di se stessa, compiacere altri poteri, far arrivare a fine mese il proprio Comune, buona fede, ignoranza delle conoscenze, etc.(...)"

Ringraziamo l'Eco del Chisone per il significativo rilievo che ha voluto offrire alla riflessione di Marco Calliero, archivista e autore pinerolese, pubblicata la prima settimana di agosto. Auspichiamo che l'attenzione manifestata da alcuni giornali locali (Eco del Chisone, Vita Diocesana, Voce Pinerolese, Piazza Pinerolese) nei confronti del tema proposto da Marco Calliero -la tutela del patrimonio storico, architettonico e urbanistico della nostra città a salvaguardia della identità di una comunità- possa costituire un contributo importante alla "battaglia culturale" condotta anche dalle associazioni pinerolesi riunite nel "COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI PINEROLESI". Lo stesso Marco Calliero ha infatti espresso profonda preoccupazione e rincrescimento per le azioni che si  stanno prospettando a danno del patrimonio storico-urbanistico di Pinerolo, in questo caso si tratta dell'ex setificio Vagnone, storico opificio che si vuole abbattere per edificare il 17° supermercato cittadino: «Il setificio Vagnone di Abbadia, un altro opificio storico di Pinerolo in pericolo. Oramai sono a rischio estinzione. Più ancora delle cicogne. L’accanimento del Piano regolatore comunale su questi luoghi è scientifico. Un autentico crimine verso l’identità del territorio». 

Quanto accade a Pinerolo, la rozzezza culturale di comunità e amministrazioni che ancora permettono la distruzione dei luoghi di memoria e di identità della comunità stessa, sembra l'ennesimo ed ultimo esempio, in ordine di tempo, di quanto denunciava lo scrittore Guido Piovene, "speculazione e mancanza di affetto", o della "ignoranza delle conoscenze" rilevata da Paolo Pileri, urbanista. Il contributo offerto da Marco Calliero colma la "scusante dell'ignoranza" sul valore e sul significato di uno dei luoghi sui quali si fonda la storia e l'identità della comunità di Pinerolo. Pinerolo merita più amore e più conoscenza!

STORIA DEL SETIFICIO VAGNONE - Parte 1 -

Autore: Marco Calliero, archivista, autore letterario

Ci apprestiamo a raccontare la storia di un luogo che, a causa del fatto di essere stato dimenticato dai pinerolesi, per mano di essi sarà a breve cancellato. Esiste un legame tra valori, credenze, tradizioni di una comunità e le tracce evolutive di essa stessa disseminate sul territorio. In altre parole si tratta del nesso esistente tra i propri abitanti e i luoghi dove si à fatta la storia. Una "comunità patrimoniale" è quella che ha coscienza del proprio ruolo di riconoscere i luoghi significativi che la rappresentano e di impegnarsi a trasmetterli alle generazioni future valorizzandoli, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà. Un ruolo complementare e distinto da quello delle soprintendenze, e che espande la sensibilità oltre i limiti del valore meramente artistico e strutturale dei manufatti. Qui sta la differenza fra una comunità consapevole e un'altra inconsapevole della propria identità.

Nei secoli scorsi il paesaggio attorno all'abitato di Pinerolo era costituito da terreni coltivati, piccoli corsi d'acqua e filari di alberi. Cascinali sparsi facevano da contrappunto a questo stato di fatto. La distanza tra la città e il paese di Abbadia era rappresentata dalla strada che li congiungeva e che attraversava quella distesa di natura verdeggiante. Il tragitto era quello ricordato fin dal 1294 quando i cavalieri pinerolesi lo coprirono con la famosa cavalcata per raggiungere e salvare l'abate dalla minaccia dei perosini coalizzati col conte di Savoia. A interrompere la continuità dei campi, lungo il tragitto, già nel XVI secolo erano i forni di Abbadia, opificio non lontano dall'antichissimo monastero benedettino. La presenza di fornaci per la cottura dei laterizi è tipica e consolidata qui come genericamente in pianura, dove al contrario dei luoghi montuosi e collinari la disponibilità di pietra è minore.

Verso l'inizio del XIX secolo, in direzione di Pinerolo si aggiunse un secondo complesso edilizio. In effetti, a partire dal 1837 i fratelli Pietro e Luigi Vagnone installarono un battitore da rusca situato nel sito compreso fra la bealera di Cholera, costeggiante la strada che congiunge Pinerolo ad Abbadia, e il canale scaricatore di Abbadia nel tratto più prossimo al torrente Lemina. La rusca è polvere di corteccia che si utilizzava nella concia delle pelli, attività storicamente presente in questo territorio.

La cura dei canali artificiali tendeva ad aumentare laddove essi venivano sfruttati da piccoli insediamenti industriali. Dunque anche qui, dove, nel 1862 la bealera di Cholera fu riallineata alla strada di San Secondo affiancante il lato occidentale del sito che stiamo raccontando.

Intorno all'anno 1860 l'area edificata risultava notevolmente ampliata, e comprendeva un battitore, una conceria, una casa civile e la corte interna. All'epoca la proprietà passò all'erede Giacinto Vagnone. A partire dal 1862 il battitore fu utilizzato per lavorare le fibre di canapa, questo fino a quando si decise di convertire le produzioni nel redditizio mercato della seta, motivo per cui si mise in piedi una vasta filatura. Questo avvenne negli ultimi tre decenni del XIX secolo.