LIBERAZIONE è FRUTTO della RESISTENZA
lunedì 24 aprile 2023
"80° DELLA RESISTENZA PER UN MONDO DI PACE"
martedì 6 dicembre 2022
La storia di Pino Masciari, imprenditore calabrese, testimone di Giustizia , cittadino onorario anche di Pinerolo, torna ad interrogare le nostre coscienze e le Istituzioni preposte alla tutela sua e della sua famiglia
l’amministrazione del comune di pinerolo chiede il mantenimento della scorta a Giuseppe (detto Pino) Masciari
Premesso che:
●
Pino Masciari è un imprenditore calabrese che, a seguito di
pressioni, estorsioni e minacce subiti, dal 1994 iniziò a denunciare i fatti di
mafia di cui era stato testimone
●
A seguito di tali
denunce, dopo essere stato oggetto di attentati e concrete minacce di morte,
nel 1997 fu sottoposto al programma di protezione per i testimoni
●
Nel 2004 è stato revocato
il programma speciale di protezione
● Pino Masciari è cittadino onorario di moltissime Città e comuni italiani
Tenuto conto che:
●
Avverso la revoca del
programma di protezione Pino Masciari fece ricorso al TAR del Lazio il
quale, nel 2009, gli diede ragione sancendo l’inalienabilità del diritto alla
sicurezza, l’impossibilità di sistemi di protezione o programmi a scadenza
temporale predeterminata e ordinando al Ministero di attuare le delibere su
sicurezza, reinserimento sociale, lavorativo, risarcimento dei danni
●
Successivamente a tale
sentenza continuò ad essere oggetto di intimidazioni da parte della
'ndrangheta, nonostante il programma di protezione
●
Nel 2010 ha concordato
col Ministero dell'Interno l'interruzione del programma di protezione speciale,
pur continuando a vivere sotto scorta
Considerato che:
●
Il 15 ottobre 2022
(con comunicazione n. 353/4/OPS), il Ministero dell'Interno ha dato avvio al
procedimento finalizzato alla revoca del dispositivo tutorio per sé e
per la sua famiglia
●
Pino Masciari attualmente
vive in Piemonte, territorio in cui, oramai, la 'ndrangheta è radicata da tempo
(come dimostrano le sentenze Albachiara, Minotauro, Platinum, ecc.) e quindi
vive in costante pericolo di vita proprio per le denunce da lui avanzate del
sistema mafioso calabrese
● La scorta rappresenta quindi un elemento fondamentale per l’incolumità sua e della sua famiglia, rappresenta inoltre un elemento concreto dello Stato nel contrastare le attività mafiose e un segnale forte e tangibile di protezione nei confronti di coloro che si ribellano alle mafie
Valutato che:
● Il Ministero dell’Interno ha riconosciuto, e da sempre riconosce, la valenza della testimonianza del Masciari e la sua peculiarità quale imprenditore in attività al momento della testimonianza, in difformità dalla quasi totalità degli imprenditori che decidono di testimoniare solo in seguito alla rovina economica delle loro attività (Memorie Ministero dell’Interno n. 434/2005 1^ Sez. Ter. TAR del Lazio)
Visti, quindi, l'enorme importanza che riveste Pino Masciari nella lotta contro i fenomeni mafiosi - il Comune di Pinerolo ha dato la cittadinanza onoraria a Pino Masciari con la Delibera del Consiglio Comunale n. 9 del 26 marzo 2009 - e la sua situazione tangibile di rischio di morte a seguito delle sua attività di denuncia, l’amministrazione di Pinerolo è fortemente contraria alla richiesta di privazione di ogni programma di protezione visto che pongono la vita di Pino Masciari e della sua famiglia in grave rischio.
Firmatari
Amministrazione Comune di Pinerolo
La scorta revocata
Pino Masciari è cittadino onorario di Pinerolo dal 2009
Il 27 Novembre 2008 il Consiglio Comunale di Pinerolo, allora sindaco Paolo Covato e presidente di quel Consiglio il compianto Alberto Barbero, pubblicava le dichiarazioni che si possono leggere di seguito e che avrebbero accompagnato le procedure per conferimento della cittadinanza onoraria a Pino Masciari, imprenditore calabrese, testimone di Giustizia. Ci piace riportare una frase di quel comunicato: “(…)riconoscendo l’elevato valore morale della sua azione (di Pino Masciari, ndr), del suo sacrificio e dell’esempio civico a cui non si può essere indifferenti”. Ma già in quel momento Pino Masciari doveva far fronte a provvedimenti che suscitavano perplessità, come evidenziato dalla richiesta che lo stesso ConsiglioComunale di Pinerolo rivolgeva alle autorità competenti:”(…)Il Consiglio Comunale RIVOLGE appello alla commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata Mafiosa affinché riesamini la posizione del signor Masciari in relazione ad un corretto programma di protezione nei confronti della sua persona e dei suoi familiari(…):
Riunito in seduta straordinaria il Consiglio Comunale di Pinerolo, il 26 marzo 2009 il sindaco di Pinerolo Paolo Covato conferiva la Cittadinanza Onoraria a Pino Masciari, ribadendo le dichiarazioni che avevano accompagnato le procedure per conferimento della stessa onoreficenza.
https://www.pinomasciari.com/diritti-ancora-negati/giovedì 23 giugno 2022
CICOGNE E CIMINIERA: il Coordinamento Associazioni Pinerolesi ribadisce la loro difesa; Il sindaco e l'assessora ne vogliono lo sfratto e l'abbattimento
Venerdì 17 giugno il Settore Tutela Fauna della Città Metropolitana di Torino ha convocato un incontro con i rappresentanti del Coordinamento Associazioni Pinerolesi, l'Amministrazione della Città di Pinerolo e la proprietà dell'area setificio ex Vagnone per discutere il problema della tutela delle cicogne residenti sulla ciminiera. Come noto esiste un progetto sull'area che prevede l'abbattimento della ciminiera e degli edifici industriali storici esistenti per la costruzione di un nuovo supermercato. Il Coordinamento ha ribadito la contrarietà all'abbattimento della ciminiera (con eliminazione del nido), in quanto la coppia di cicogne è stanziale, occupa il nido tutto l'anno ed è aleatorio che utilizzino il posatoio sostitutivo attualmente previsto al Parco della Pace.
E’ emerso con chiarezza, da parte dei funzionari presenti della Città Metropolitana, che la normativa vigente impedisce la distruzione/rimozione dei nidi delle cicogne e nessuna autorizzazione in deroga è stata rilasciata dagli Enti competenti .
La proprietà dell'area ha ribadito la volontà di procedere con l’abbattimento totale di tutti gli edifici esistenti, cancellando un pezzo importante del patrimonio di archeologia industriale esistente a testimonianza della storia della Comunità pinerolese, rendendosi esclusivamente disponibile ad incrementare le opere a compensazione mediante la realizzazione di tre posatoi per nuovi nidi, di cui uno posto nel sito stesso oggetto dei lavori e gli altri nelle immediate vicinanze. La scelta precedente di installare un posatoio nel Parco della Pace, è stata valutata come non ottimale ed abbandonata a seguito di un parere tecnico-veterinario specializzato.
L'Amministrazione Comunale, rappresentata dal Sindaco Salvai e dall’’assessora Proietti (presenti entrambi all’incontro), ha manifestato la volontà di procedere con il progetto originario di abbattimento dei fabbricati esistenti compresa la ciminiera e di realizzazione di una nuova costruzione, accogliendo favorevolmente le nuove proposte avanzate dalla proprietà in merito ai posatoi. Riportiamo che, mentre da un lato l’Amministrazione non ha dimostrato alcun interesse per la tutela del patrimonio storico industriale di Pinerolo, la stessa amministrazione lo ha manifestato per la collaborazione con il Coordinamento delle Associazioni Pinerolesi in merito alla realizzazione del progetto "Pinerolo Città delle Cicogne", progetto avanzato dal Coordinamento stesso, avente finalità naturalistiche e turistiche.
La Città Metropolitana convocherà nuovo incontro durante il quale la proprietà esporrà , anche dal punto di vista tecnico, i contenuti della loro proposta.
Il Coordinamento specifica che non esiste alcun accordo diverso dal mantenimento della ciminiera col suo nido e ricorda di essere in attesa della risposta da parte del Sindaco alla petizione sottoscritta da oltre 500 pinerolesi, depositata il 31 maggio scorso
lunedì 10 gennaio 2022
"Criminalità organizzata dietro l'angolo": l'inchiesta di "Riforma- L'eco delle valli valdesi" sulle mafie presenti nei nostri territori
Il ruolo del
sottoscritto all’interno del gruppo denominato Associazione “Rita Atria”
Pinerolo, già presidio “Rita Atria” Pinerolo dell’associazione LIBERA, è quello
di referente: una sorta di “portavoce- raccoglitore” delle riflessioni e delle
attività nate in questi dieci anni di attività attorno al tema delle”mafie”,
tema che -anche a nostro parere- riveste un carattere eminentemente
“culturale”. Da questa considerazione preliminare sono derivate le linee
di impegno che si sono succedute in
questo decennio della nostra attività: gli incontri nelle scuole; l’attenzione
verso la gestione del bene pubblico territorio-paesaggio; l’attenzione verso le
crescenti ingiustizie e diseguaglianze all’interno di una società in cui il
decadimento dei valori fondanti la nostra Democrazia appare preoccupante.
Le varie relazioni della Direzione investigativa antimafia da anni lanciano l'allarme sulla pervasiva presenza mafiosa in Piemonte come sancito dai noti processi di queste stagioni, e al contempo sottolineano una certa indole a non volere vedere, a non capire o meglio a fingere di non capire. Nel Pinerolese questa tendenza a una certa sottovalutazione pare addirittura ampliarsi: pochi casi di cronaca, poche denunce. Ma siamo un'isola felice ? O la realtà è un'altra? Eppure casi di cronaca qua e là nel tempo (estorsioni, sequestri) dovrebbero destare attenzione.
Se il Pinerolese fosse davvero “un’isola felice”, libera da presenze
mafiose, ovviamente non ci sarebbe che godere e gioire di questo privilegio.
Tuttavia quanto accaduto nella nostra regione, in comunità a noi assai vicine,
dovrebbe non solo destare attenzione ma pure stimolare ad una maggiore
conoscenza del fenomeno mafioso e delle sue dinamiche, affinché non si riproducano
condizioni che favoriscano la sua eventuale presenza e accrescenza. Il
“sabaudo orgoglio” ostentato dalle comunità e dagli amministratori piemontesi
nel recente passato, nei confronti della supposta estraneità della regione al
fenomeno mafioso, è del resto miseramente crollato dinanzi alle risultanze
dell’operazione “Minotauro” (giugno 2011) e del processo che ne è poi seguito.
Gian Carlo Caselli , allora Procuratore capo di Torino, nel 2013 riserva a se
stesso la relazione sui rapporti dei
mafiosi con la cosiddetta “zona grigia”, requisitoria che si trasforma in una
“lezione” che non si deve dimenticare: “Perché la magistratura è stata lasciata sola? (…) La
mafia c’è perché c’è mercato
per i suoi servizi: ci
sono tante persone che traggono vantaggio dall’esistenza della mafia, persone
che non hanno nessun interesse a denunciarla. Persone, politici e amministratori, che la legge penale non può punire
perché la loro colpa è l’opportunismo”.
Scopi primari della costituzione della vostra associazione: sono
cambiati nel tempo rispetto a quanto vi aspettavate?
Come abbiamo detto più volte detto,l’intento che ci eravamo posti era quello di provare ad essere “sentinelle del territorio” attraverso un’attività di contrasto culturale conto mafie e “pensiero mafioso”. Il “pensiero mafioso”: così abbiamo definito il pericolo da cui dobbiamo tutti difenderci: “cercare di ottenere quel che non ci meritiamo”, pensiero che può albergare in ciascunno di noi, anche in coloro che “mafiosi” non possono essere propriamente detti. “Pensiero pericoloso” perché può indurre ad avvalersi sinanco dei “servizi” che le mafie possono offrire, a conferma della frase scritta da Rita Atria all’indomani dell’uccisione di Paolo Borsellino:“(…) La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”.
Pnrr, una pioggia di miliardi sui territori, compreso il nostro: avete già segnali di un'attenzione particolare rivolta a queste ampie possibilità imprenditoriale?
Auspichiamo e ci auguriamo che le nostre amministrazioni siano in grado di utilizzare le risorse che arriveranno dall’Europa con consapevolezza, capaci di eleborarare progetti e strategie coordinate e complessive, strategie che -per una volta- non si riducano a “grandi opere” a vantaggio di “soliti noti” quanto piuttosto si realizzino “opere grandi” a vantaggio del bene lungimirante delle comunità. Le recenti dichiarazioni di Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaroe e uno dei magistrati cardine nella lotta alla’ndrangheta e ai suoi “opportunisti”, rilanciano l’allarme: “Questo per le cosche è un momento magico. Punta ai soldi del Recovery, mentre dall’agenda del governo scompare l’antimafia..(…) Oggi hanno una nuova arma: la corruzione.(…)”. Insomma, le parole di Gratteri non fanno che richiamare la storica “regola”: quando le mafie non fanno parlare di sé significa che godono di ottima salute e conducono ottimi affari!
Credete che le amministrazioni locali, la società civile, parlo sempre
delle nostre aree di riferimento, abbiano strumenti per contrastare la presenza
di malavita organizzata sui propri territori.
Il primo baluardo contro le mafie è da molti considerato la nostra stessa Carta Costituzionale. A nostro parere, proprio nei suoi Principi Fondamentali si ritrovano tutti gli stimoli e le indicazioni a cui debbono fare riferimento comunità e amministrazioni che vogliano impegnarsi responsabilmente per costituire una baluardo culturale contro le mafie: la difesa della dignità dell’uomo, il diritto al lavoro, allo studio, alla salute; la tutela del territorio e della cultura; l’importanza della ricerca; i diritti riconosciuti agli stranieri, ai migranti. Pertanto, facile comprendere quanto sia lungo il cammino ancora da compiere per costruire “anticorpi” efficaci che che pongano le comunità al riparo dalle lusinghe devastanti delle mafie.
lunedì 6 dicembre 2021
Turk: "Osservazioni al Piano Esecutivo Convenzionato"
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lo storico edificio del TURK |