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mercoledì 22 maggio 2024

"LA MAFIA SIAMO NOI"

In occasione della Giornata della Legalità, in memoria delle Vittime Innocenti delle mafie, il Comune di Piscina invita ad una serata di riflessione dal titolo significativo: "Perché la mafia siamo noi". La dichiarazione "coraggiosa" contenuta nel titolo della serata è tratta da quanto Rita Atria, testimone di giustizia, scrive nel suo diario poco dopo l'uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta.


Il gruppo "INSIEME PER IL FUTURO" proporrà alcune letture per "fare memoria" di donne che hanno avuto il coraggio di opporsi alle mafie offrendo il loro impegno nelle comunità, nelle scuole, chiamando a responsabilità anche le istituzioni:fra queste, Rita Atria, Saveria Antiochia...

Il gruppo "Associazione Rita Atria - Pinerolo" offrirà invece una riflessione  sulla vera natura delle mafie e sulla loro presenza in "casa nostra",  in Piemonte. L'Operazione "Minotauro", portata a termine dalleforze dell'ordine nel 2011 ed il successivo processo giudiziario, hanno mostrato infatti quale sia la quantità e la qualità delle mafie in Piemonte e quali le contiguità inaccettabili palesatesi fra mafie e "pezzi" della politica, dell'imprenditoria, delle comunità piemontesi. Le parole pronunciate da Giancarlo Caselli, allora procuratore di Torino, sono chiare: "(…) La mafia c'è perché c'è mercato per i suoi servizi. Vedremo che ci sono tante persone che traggono vantaggi dall'esistenza della mafia. Persone che non hanno nessun interesse a denunziare nulla, persone, politici amministratori(...)"

Perché la mafia siamo noi?

Anche su  questo si riflettera' nella serata in cui si farà memoria del sacrificio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e delle Vittime Innocenti delle mafie.



lunedì 10 gennaio 2022

"Criminalità organizzata dietro l'angolo": l'inchiesta di "Riforma- L'eco delle valli valdesi" sulle mafie presenti nei nostri territori

Ancora una volta ci tocca ringraziare un organo della stampa  locale, "Riforma- L'eco delle valli valdesi", per l'attenzione che dimostra verso il tema delle mafie presenti anche nella nostra regione,nei nostri territori, con la pubblicazione dell'inchiesta Criminalità organizzata dietro l'angolo, inchiesta riportata nell'edizione in edicola . 
Ad un mese dall'intervista rilasciata a Patrizio Righero, direttore di Vita  Diocesana (puoi leggere qui), si torna quindi a parlare di mafie e "pensiero mafioso", temi che altrimenti paiono essere "scomodi"e troppo spesso "scansati e messi da parte" anche nella nostra comunità,. Eppure  quanto dichiarato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 da Francesco SaluzzoProcuratore Generale della Repubblica di Torino, non lascia spazio a fraintendimenti: «Non vi è porzione del nostro territorio che sia rimasta immune dalla penetrazione della struttura criminale di natura mafiosa (...) un fenomeno pervasivo, insidioso, pericolosissimo. Di fronte al quale si registra, in molti casi, una certa “neutralità” del territorio e di sue componenti sociali nei confronti di questi personaggi: un atteggiamento spesso ambiguo, altre volte di soggezione, altre volte, purtroppo, come le indagini hanno dimostrato, una accettazione e una condivisione di fini e di strumenti criminali. È la mafia trasparente, che raramente uccide, ma si insinua nel mondo commerciale e cerca al contempo di condizionare la politica come avvenuto a Bardonecchia, a Leinì, Rivarolo e altrove. Sembra dunque mancare una “cultura dell’antimafia” capace di far comprendere la pericolosità di certe relazioni e situazioni, e di conseguenza di denunciarle".
Una dichiarazione, quella delProcuratore Francesco Saluzzo che, a nostro parere, rafforza,  l'auspicio che anche a Pinerolo si creino occasioni di riflessione e dibattito utili ad "una maggiore conoscenza del fenomeno mafioso e delle sue dinamiche, affinché non si riproducano condizioni che favoriscano la sua eventuale presenza e accrescenza".

L'inchiesta  Criminalità organizzata dietro l'angolo si compone di quattro distinti articoli, ognuno dei quali incentrato su un particolare aspetto del tema "mafie":
 
- "Il camaleonte mafioso e liquido" (di Gian Mario Gillio) è il titolo dell'intervista a Gian Carlo Caselli, magistrato Procuratore  della Repubblica di Torino. Ricordiamo le parole che il magistrato pronunciò nell'ambito del processo Minotauro nell'accorata requisitoria contro le cosiddette "relazioni esterne": “(...)La mafia c’è perché c’è mercato per i suoi servizi. Ci sono tante persone che traggono vantaggio dall’esistenza della mafia, persone che non hanno nessun interesse a denunciarla. Persone, politici e amministratori, che la legge penale non può punire perché la loro colpa è lopportunismo”. "Pecunia non olet!"

- "Fatti e  cronache nel Pinerolese" (di Claudio Geymonat): nell'articolo si riportano fatti e personaggi che testimoniano chiaramente della presenza mafiosa. Fra altre cose, ad esempio si ricorda che Vincenzo Riggio, uno dei più importanti narco-trafficanti italiani, aveva qui alcune delle sue proprietà: la cascina di Volvera, sequestratagli nel 1994 e divenuta luogo di aggregazione di Libera ("Cascina Arzilla"), e le due ville, a Valgioie e a Roletto, dove venne nuovamente arrestato nel 2007.

- "Un pastore contro la mafia" (di Claudio Geymonat): si "fa memoria" della storia di Pietro Valdo Panascia a Palermo, che si espose per primo e coraggiosamente contro “cosa nostra”, aprendo una nuova stagione.

-"Sentinella del territorio" (di Claudio Geymonat): è il titolo dell'intervista rilasciata da Arturo Francesco Incurato, referente del gruppo denominato Associazione "Rita Atria" Pinerolo, gruppo che oramai da un decennio si propone dicontribuire al contrasto culturale a mafie e "pensiero mafioso" attraverso incontri nelle scuole, l’attenzione verso la gestione del bene pubblico territorio-paesaggio, l’attenzione verso le crescenti ingiustizie e diseguaglianze all’interno della società.
Di seguito riportiamo il testo integrale dell'intervista.
Due parole sul tuo ruolo nell'associazione. 

Il ruolo del sottoscritto all’interno del gruppo denominato Associazione “Rita Atria” Pinerolo, già presidio “Rita Atria” Pinerolo dell’associazione LIBERA, è quello di referente: una sorta di “portavoce- raccoglitore” delle riflessioni e delle attività nate in questi dieci anni di attività attorno al tema delle”mafie”, tema che -anche a nostro parere- riveste un carattere eminentemente “culturale”. Da questa considerazione preliminare sono derivate le linee di  impegno che si sono succedute in questo decennio della nostra attività: gli incontri nelle scuole; l’attenzione verso la gestione del bene pubblico territorio-paesaggio; l’attenzione verso le crescenti ingiustizie e diseguaglianze all’interno di una società in cui il decadimento dei valori fondanti la nostra Democrazia appare preoccupante.

Le varie relazioni della Direzione investigativa antimafia da anni lanciano l'allarme sulla pervasiva presenza mafiosa in Piemonte come sancito dai noti processi di queste stagioni, e al contempo sottolineano una certa indole a non volere vedere, a non capire o meglio a fingere di non capire. Nel Pinerolese questa tendenza a una certa sottovalutazione pare addirittura ampliarsi: pochi casi di cronaca, poche denunce. Ma siamo un'isola felice ? O la realtà è un'altra? Eppure casi di cronaca qua e là nel tempo (estorsioni, sequestri) dovrebbero destare attenzione. 

Se il Pinerolese fosse davvero “un’isola felice”, libera da presenze mafiose, ovviamente non ci sarebbe che godere e gioire di questo privilegio. Tuttavia quanto accaduto nella nostra regione, in comunità a noi assai vicine, dovrebbe non solo destare attenzione ma pure stimolare ad una maggiore conoscenza del fenomeno mafioso e delle sue dinamiche, affinché non si riproducano condizioni che favoriscano la sua eventuale presenza e accrescenza. Il “sabaudo orgoglio” ostentato dalle comunità e dagli amministratori piemontesi nel recente passato, nei confronti della supposta estraneità della regione al fenomeno mafioso,  è del resto  miseramente crollato dinanzi alle risultanze dell’operazione “Minotauro” (giugno 2011) e del processo che ne è poi seguito. Gian Carlo Caselli , allora Procuratore capo di Torino, nel 2013 riserva a se stesso la  relazione sui rapporti dei mafiosi con la cosiddetta “zona grigia”, requisitoria che si trasforma in una “lezione” che non si deve dimenticare: “Perché la magistratura è stata lasciata sola? (…) La mafia c’è perché c’è mercato per i suoi servizi: ci sono tante persone che traggono vantaggio dall’esistenza della mafia, persone che non hanno nessun interesse a denunciarla. Persone, politici e amministratori, che la legge penale non può punire perché la loro colpa è l’opportunismo”.

Scopi primari della costituzione della vostra associazione: sono cambiati nel tempo rispetto a quanto vi aspettavate? 

Come abbiamo detto più volte detto,l’intento che ci eravamo posti era quello di provare ad essere “sentinelle  del territorio” attraverso un’attività di contrasto culturale conto mafie e “pensiero mafioso”. Il “pensiero mafioso”: così abbiamo definito il pericolo da cui dobbiamo tutti difenderci:  “cercare di ottenere quel che non ci meritiamo”, pensiero  che può albergare in ciascunno di noi, anche in coloro che “mafiosi” non possono essere propriamente detti. “Pensiero pericoloso” perché può indurre ad avvalersi sinanco dei “servizi” che le mafie possono offrire,  a conferma della frase scritta da Rita Atria all’indomani dell’uccisione di Paolo Borsellino:“(…)  La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”.

Pnrr, una pioggia di miliardi sui territori, compreso il nostro: avete già segnali di un'attenzione particolare rivolta a queste ampie possibilità imprenditoriale? 

Auspichiamo e ci auguriamo che le nostre amministrazioni siano in grado di utilizzare le risorse che arriveranno dall’Europa con consapevolezza, capaci di eleborarare progetti e strategie coordinate e complessive, strategie che -per una volta- non si riducano a “grandi opere” a vantaggio  di “soliti noti” quanto piuttosto si realizzino “opere grandi” a vantaggio del bene lungimirante delle comunità. Le recenti dichiarazioni di Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaroe e uno dei magistrati cardine nella lotta alla’ndrangheta e ai suoi “opportunisti”, rilanciano l’allarme: “Questo per le cosche è un momento magico. Punta ai soldi del Recovery, mentre dall’agenda del governo scompare l’antimafia..(…) Oggi hanno una nuova arma: la corruzione.(…)”. Insomma, le parole di Gratteri non fanno che richiamare la storica “regola”: quando le mafie non fanno parlare di sé significa che godono di ottima salute  e conducono ottimi affari!

Credete che le amministrazioni locali, la società civile, parlo sempre delle nostre aree di riferimento, abbiano strumenti per contrastare la presenza di malavita organizzata sui propri territori. 

Il primo baluardo contro le mafie è da molti considerato la nostra stessa Carta Costituzionale. A nostro parere, proprio nei suoi Principi Fondamentali si ritrovano tutti gli stimoli e le indicazioni a cui debbono fare riferimento comunità e amministrazioni che vogliano impegnarsi responsabilmente per costituire una baluardo culturale contro le mafie: la difesa della dignità dell’uomo, il diritto al lavoro, allo studio, alla salute; la tutela del territorio e della cultura; l’importanza della ricerca; i diritti riconosciuti agli stranieri, ai migranti. Pertanto, facile comprendere quanto sia lungo il cammino ancora da compiere per costruire “anticorpi” efficaci che che pongano le comunità  al riparo dalle lusinghe devastanti delle mafie.

 

 




mercoledì 8 dicembre 2021

Associazione "Rita Atria" Pinerolo: "Una sentinella per il paesaggio e per l'ambiente"

Ringraziamo Vita Diocesana, ed il suo direttore Patrizio Righero, per averci invitato ad una riflessione su vari temi,  a partire dall'impegno della nostra associazione  nel contrasto culturale a mafie e "pensiero mafioso" (cercare di ottenere quel che non ci meritiamo). Pur non trattando direttamente di queste ultime entità, è evidenza storica il loro stretto legame con i temi dell'intervista che riportiamo: indipendenza dell'impegno associativo da forze politiche-partitiche; difesa del patrimonio paesaggistico-storico-urbanistico dallo scempio della speculazione edilizia e dall'impoverimento culturale delle comunità; la necessità di politiche coraggiose e sostenibili, necessarie a fronteggiare la crisi epocale che stiamo attraversando: una crisi che pare l'ultimo egoistico atto di un capitalismo e di una "cultura predatoria" a danno  dell'Ambiente, delle comunità e delle classi sociali più deboli. Inquietanti le similitudini con l'azione di mafie e del "pensiero mafioso" (pensiero che può albergare anche in coloro che non potrebbero essere definiti "propriamente mafiosi")!
A distanza di dieci anni dalla formazione del nostro gruppo, ancora piu fondato e necessario appare quindi  l'impegno che ci eravamo allora prefissato (puoi leggere qui): "(...) ci è parso necessaria la presenza -anche nel pinerolese- di un osservatorio che si ponga il compito di monitorare e analizzare i fenomeni presenti sul territorio. Azione che deve avvenire anche nei confronti delle amministrazioni, affinché dichiarazioni di principio e proclamazioni di intenti sul tema della Legalità e sulla necessità di una reale trasparenza nelle scelte della amministrazione della res-pubblica, il bene comune, non siano mere intenzioni verbali e principi enunciativi ma assumano concretezza e attuazione reale. Diventare ed essere “sentinelle del territorio”.

                                                    Pinerolo merita amore!


"Una sentinella per il paesaggio e per l'ambiente"

1.  Iniziamo con Rita Atria. Da presidio di Libera ad associazione "indipendente". Che cosa è successo? È cambiato lo spirito del gruppo? Quali sono gli obiettivi principali? 

Si è  trattato di una vicenda travagliata che ha raggiunto il suo acme allorquando il nostro gruppo ha espresso  ferme riserve  nei confronti di episodi e situazioni nelle quali, da altre parti, pareva accettabile-accettato il collegamento di LIBERA Piemonte con un partito politico. Riteniamo che una associazione che si proclama apartitica debba -per l'appunto- essere e mostrarsi “libera" da legami che rischiano di limitare lindipendenza della sua voce. Per quanto riguarda la nostra attività,  nulla è  cambiato nell'intento  che ci eravamo posti: provare ad essere “ sentinelle  del territorio” attraverso un attività di contrasto culturale a mafie e pensiero mafioso(cercare di ottenere quel che non ci meritiamo), pensiero che può albergare in ciascuno di noi a conferma della frase scritta da Rita Atria allindomani dell'uccisione di Paolo Borsellino:()  La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci.


2. Tra le vostre attenzioni c'è sempre stata quella al paesaggio e alla sua bellezza. Quale valutazione date dell'operato dell'amministrazione di Pinerolo in questo senso?

I padri costituenti insegnano che la Bellezza dell’Italia, la tutela del suo patrimonio paesaggistico, storico e artistico, costituiscono il fondamento dei valori etici e morali della Repubblica (art.9 della Costituzione Italiana). Per quanto riguarda l’attuale amministrazione, duole rilevare come una delle bandiere del M5S - lo stop al consumo del territorio- sia stata ammainata con la “Variante 3R” al PRGC: una Variante che lascia praticamente intatti gli indici di cubatura senza far tesoro di esperienze “ coraggiose”, ad esempio quelle delle sindache  Matilde Casa e Isabella Conti, le quali hanno dimostrato essere possibile far ritornare “agricoli”  terreni “edificabili”. A Pinerolo, ove si stimano esserci 2000 alloggi sfitti, dove abbiamo quotidiani problemi di traffico, di inquinamento atmosferico invernale, di allagamenti in occasione di forti eventi atmosferici, sarebbe stato logico “copiare” quelle esperienze virtuose agendo  nel rispetto dell’articolo 41 della Costituzione Italiana:L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale(…)”.

 

3. Veniamo alla questione del Turk. Che cosa è successo dall'incendio ad oggi? Che cosa prevede il Piano Esecutivo Convenzionato tra Comune e proprietà?

Nel 2014 si firmava un protocollo d’intesa tra la giunta dell’allora sindaco Buttiero e la proprietà dell’area Turk. Contestualmente, la ”Variante ponte” promossa dal sindaco concedeva a quell’area inspiegabili privilegi: cubature abnormi e l’assenza del limite in altezza per gli edifici, i quali potevano pertanto superare i canonici 5 piani. Nonostante queste criticità, l’attuale sindaco Salvai ha deciso di “stralciare” l’area dall’ennesima  variante al Piano Regolatore, confermando l’abbattimento dello storico edificio del TURK e l’abnorme edificazione. Esaminando ora il Piano Esecutivo Convenzionato (PEC) presentato si rimane sorpresi anzitutto dalla mancanza di normative stringenti su temi tecnici fondamentali. Inoltre non si offre una soluzione agli inevitabili disagi che provocherà l’enorme cantiere e le centinaia di auto dei nuovi condomini sul già trafficato Corso Piave: si consente infatti l’edificazione della maggior parte degli alloggi SENZA realizzare una strada di accesso alternativa.

 

4. Il M5S dice che non c'è speculazione edilizia perchè «La speculazione edilizia avviene quando il privato acquista un terreno non edificabile che, grazie ad intervento pubblico, diventa edificabile. Con relativo (ed alto) guadagno patrimoniale. L’area in questione è edificabile dagli anni 90». Siete d'accordo?

Una speculazione avviene quando si genera un guadagno tra il costo di acquisto di un bene ed il prezzo di vendita. L’area in questione è edificabile da fine anni ’70, quando il comune rimosse un vincolo a “verde pubblico” gravante sull’area gettando così le basi per una speculazione edilizia. Per contrastare  la “speculazione” sarebbe  quindi sufficiente rimettere il vincolo a “verde pubblico”, con argomentazioni ormai note non solo agli ambientalisti. Infatti quei 12.000 mq di prato + 41.000 mq di bosco contribuiscono non poco alla qualità della vita dei pinerolesi: attenuano il cosiddetto “effetto isola di calore”, la sovratemperatura estiva tipica delle aree urbane ; riducono la concentrazione delle polveri sottili, in aumento a causa dei lunghi periodi di siccità che impediscono il naturale dilavamento da parte della pioggia; limitano gli effetti delle forti precipitazioni, in aumento a causa del “riscaldamento globale”;  abbassano la concentrazione di tutti gli inquinanti atmosferici grazie all’emissione di ossigeno ed al degrado di determinati inquinanti (monossido di carbonio, ozono,ecc.) .

 

5. In quale modo, a vostro avviso, si potrebbe gestire la questione Turk in modo da preservarne la testimonianza architettonica e di rende un servizio alla città?

Il concorso di idee promosso nel 2014 dal circolo pinerolese di Italia Nostra e dagli eredi della famiglia Turk  aveva mostrato soluzioni urbanistiche di qualità che mantenevano e rivitalizzavano l’edificio del Turk, prevedendo contestualmente la creazione di nuovi edifici residenziali. Tuttavia, siccome a Pinerolo non abbiamo bisogno di altri alloggi quanto piuttosto di creare posti di lavoro ,magari a “km zero”, ci permettiamo di offrire una proposta “rivoluzionaria”: rendere nuovamente produttivi gli edifici presenti in quell’area, agevolando al massimo proprietari e potenziali affittuari. Come? Copiando l’esperienza del comune di Pesaro, creando una“no-tax area”: l’ACEA potrebbe fornire energia elettrica e gas a costo industriale, mentre l’adiacente centrale Telecom agevolerebbe la cosiddetta industria 4.0, in forte sinergia con le industrie ed gli istituti tecnici pinerolesi.

6. Allargando il cerchio da Pinerolo a Frossasco. Che cosa comporterebbe a vostro avviso l'avvio del co-inceneritore richiesto da Kastamonu. In che direzione si sta muovendo l'associazione Rita Atria su questo problema?

Il cambiamento climatico, la necessità di de-carbonizzare anche il settore dei trasporti, l’elevatissimo tasso di inquinamento in Pianura Padana, impongono un ritorno ad “economie di prossimità”. Pare  quindi anacronistica la previsione di un impianto colossale come quello di Frossasco, che comporta enormi consumi di gasolio sia per far arrivare da lontano i rifiuti legnosi sia per ridistribuire poi il prodotto finito. Come non bastasse, e nonostante la home-page di Rilegno reciti che “Il 97,1 % delle tonnellate di legno recuperato diventa pannello”, a Frossasco solo il 50 %  del legno recuperato diventerebbe  “pannello” mentre il 25 % verrebbe bruciato in quella che è già la pianura già più inquinata d’Europa(!). Ci pare questa una inaccettabile contraddizione! Auspichiamo invece  una visione politica nuova che privilegi la creazione di piccoli centri di trattamento, con delimitazione de  bacini di raccolta, a tutto vantaggio per l’ambiente e per l’occupazione.

 

giovedì 8 luglio 2021

SINDACI CONTRO LA MAFIA...e contro il "pensiero mafioso"

L'Associazione "Rita Atria" Pinerolo è onorata di partecipare ed invitare all'incontro che si terrà a Cumiana il prossimo sabato 10 luglio "SINDACI CONTRO LAMAFIA". Nell'incontro conosceremo più da vicino due storie emblematiche, due storie che dimostrano come il coraggio di essere amministratori che difendono la bellezza del proprio territorio sia premessa fondamentale per contrastare mafie, "pensiero mafioso" e "opportunisti" (vedi qui la definizione che ne diede Gian Carlo Caselli!). L'incontro vedrà come ospiti Dario Vassallo, fratello del “sindaco pescatore” Angelo Vassallo, ucciso a Pollica (SA) il 5 settembre 2010, e Matilde Casa, sindaco di Lauriano “Ambientalista dell’anno 2016”.

Sin dall'inizio della nostra esperienza associativa abbiamo scritto e ripetuto più volte come, a nostro parere, "(...) la "gestione del territorio" può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina non solo il carattere di una amministrazione locale ma anche della sua comunità . Non solo: avere cura e amore per i territori è un primo ma fondamentale strumento per opporsi a mafie e "pensiero mafioso". 

Fonte: VITA Diocesana:

"Sabato 10 luglio alle ore 20:45 il parco pubblico comunale di Villa Venchi a Cumiana ospiterà “Sindaci contro la mafia”. Alla serata sarà presente Dario Vassallo, fratello del “sindaco pescatore” Angelo Vassallo, ucciso a Pollica (SA) il 5 settembre 2010 in un agguato di matrice camorristica, probabilmente per il suo impegno ambientale a difesa del territorio e del consumo del suolo. Ancora oggi non sono stati individuati mandanti ed esecutori dell’omicidio. Dario Vassallo presenterà il suo ultimo libro, “La verità negata”, offrendo un’occasione per riflettere sui temi della difesa del territorio, politiche ambientali, ruolo dei sindaci. 

Altro ospite dell’evento sarà il sindaco di LaurianoMatilde Casa, a cui Legambiente ha assegnato il premio “Ambientalista dell’anno 2016” per il suo impegno contro il consumo del suolo. Un operato, il suo, che l’ha condotta persino a finire sotto processo, per poi uscirne completamente assolta.(...)"





domenica 15 marzo 2020

La transizione dall'io" al "noi": vincere "il parassita"!

Se oggi  riuscissimo a comprendere l'imprescindibile necessita  della "transizione dall'io al noi", l'aver sconfitto questo nemico invisibile (il virus, "il parassita") non sarebbe stato poca cosa! Sarebbe un miracolo...o "la rivoluzione" che "il potere" sempre ha impedito.
Nei giorni che stiamo vivendo, giorni che nessuno avrebbe immaginato di dover vivere sotto l'attacco del virus CORONAVID 19, uno dei consigli più diffusi è quello di trascorrere una parte del tempo che forzatamente si è reso disponibile affidandosi alla lettura. Per coloro che apprezzano la lettura dei cosiddetti "classici", vero patrimonio culturale dell'Umanità, questi possono essere giorni nei quali attingere da quei libri per ricercare un aiuto prezioso anche per interpretare e codificare l'esperienza che ora attanaglia le nostre esistenze: a partire da "I promessi sposi", " Decameron" di Giovanni Boccaccio; "La peste" di Albert Camus; "Cecità" di Josè Saramago. 
Da parte mia, consiglio la lettura, o la rilettura, di "Furore" il capolavoro di John Stenibeck, libro che immortala la crisi del 1929 negli Stati Uniti, "la grande depressione", e le conseguenze catastrofiche che quella ebbe sull'intera società americana dell'epoca. Ma come accade a tutti i "classici" "Furore" sembra narrare e presentarci vicende del nostro mondo quotidiano: la speculazione finanziaria, la logica del profitto che distrugge le vite di lavoratori; il possibile mutare repentino delle condizioni di vita di una famiglia; la costruzione del "diverso", del "colpevole"; la divisione delle comunità fra "sommersi e salvati", come avrebbe scritto in un altro libro imperituro il nostro Primo Levi

Nell'autunno dello scorso anno, l'associazione "LaAV Lettura  ad alta voce" propose un evento: portate un libro e leggiamone un brano che trovate significativo. Anch'io partecipai a quella serata ed il libro che portai con me era proprio "Furore". 
Quelli erano giorni, e lo sono stati sino a poco fa, in cui politici nostrani continuavano a fare a gara nel costruire mura di odio e di paura contro i "diversi da noi", portatori e colpevoli di emergenze e catastrofiche, colpevoli-diversi-clandestini che attraversavano mari e foreste "viaggiando nel buio della coscienza dell'Occidente". Ripensando a "Furore" mi veniva allora da pensare alla nostra cecità, alla nostra memoria labile, sempre troppo corta, che non ricorda troppe cose: cose già avvenute, che si ripetono, tante cose che sono già state descritte  senza che mai si riesca però a trarre un vero insegnamento (dalla Storia). Accogliendo l'invito dell'associazione LAV , quella sera io lessi il brano del libro  che mi pareva più significativo per contrastare lo "spirito" di quei giorni, il brano che parla della *transizione dall'io al noi* e che  riporto di seguito.
Poche ore fa Ascanio Celestini ha condiviso sui "social" una riflessione, "Il parassita", nella quale parla di noi, italiani, occidentali, la parte fortunata del mondo, fino a ieri in "immeritata vacanza" dalla Storia, dalla miseria,dalle guerre, dalla desolazione  e dalla disperazione quotidiana che si svolge a poche ore di volo dalle nostre case. Ascanio Celestini scrive di noi che, al  sicuro nel faro "inespugnabile" del nostro mondo,  guardavamo -come fosse uno spettacolo- la tempesta che sconquassa le vite dei "miserabili" che scorgiamo sugli schermi televisivi.

E mi è tornato ancora in mente "Furore", perchè siamo ancora là! Se oggi  riuscissimo a comprendere l'imprescindibile necessita  della "transizione dall'io al noi"! Se cominciassimo a lottare insieme, per ricomporre la transizione dall'io al noi,  a ri-costruire il senso della comunità, il senso del bene collettivo, l' aver sconfitto questo nemico invisibile -ma oggi presente e reale anche nel nostro *mondo (sino a ieri) in vacanza"- non sarebbe stato poca cosa! Non sarebbe poca cosa se quanto stiamo vivendo ci portasse a cambiare la visione delle cose e ci spingesse ad offrire il nostro contribuito alla ricostruzione di un mondo migliore, più giustoPerchè  troppe volte sinora  abbiamo accettato che si bombardasse "la transizione dall'io al noi"
Sarebbe un miracolo...o "la rivoluzione" che il potere sempre ha impedito. 
Arturo Francesco Incurato
referente Associazione "Rita Atria" Pinerolo 


Brano tratto da "Furore":
 "(...) Un uomo spodestato, una famiglia sul lastrico, un catenaccio rugginoso che scricchiola sullo stradone che conduce nel West. Io ho perso il mio pezzo di terra; me l'ha preso la trattrice. Sono rovinato, solo, esterrefatto. E la notte la famiglia s'attenda sulla proda del fosso; e un'altra famiglia arriva e rizza la tenda. I due uomini s'accoccolano sui talloni, e le donne e i bambini stanno ad ascoltare. Il nodo è qui, o voi che avete paura del mutamento in atto, che tremate all'idea di una rivoluzione! Impedire, impedire dovete a tutti i costi, che i due spodestati s'accoccolino l'uno accanto all'altro. Instillare in ciascuno di loro l'odio reciproco, la paura, la diffidenza. Perché allora non si tratta piú di "Io ho perso il mio pezzo di terra." La cellula si biparte e genera quel "Noi abbiamo perso il nostro pezzo di terra che v'illividisce. Qui è il pericolo: perché due uomini insieme sono sempre meno perplessi di un individuo solo. 
E da questo primo “noi" trae origine un altro, e maggiore, pericolo, che è rappresentato dalla somma dei due termini : "Ho qualcosa da mangiare" e "Non ho da mangiare." Se il totale dà "Abbiamo qualcosa da mangiare," la valanga si avvia, il movimento prende una direzione. Ora basta una piccola moltiplicazione per far si che questa terra e questa trattrice diventino nostre. Questo il quadro: due uomini accoccolati sull'orlo della strada, il miserabile fuoco sotto la pentola comune, la pancetta che frigge in una padella sola, le tacite donne dagli sguardi pietrificati, e i marmocchi intenti a parole che i loro cervelli non intendono. Si fa notte, il bambino ha freddo: ecco, prendi questa coperta, è di lana, era di mia madre, tienla per il bambino. Questo l'obiettivo che dovete bombardare: questa transizione dall'io" al "noi".
Se voi, che possedete le cose che le masse hanno bisogno assoluto di detenere, poteste rendervi conto di questa realtà, allora sareste in grado di salvarvi. Se foste capaci di distinguere le cause dagli effetti, di persuadervi che Paine, Marx, Jefferson, Lenin, furono effetti e non catuse, allora potreste sopravvivere.(...) 


giovedì 5 marzo 2020

martedì 3 marzo 2020

Donne e mafie: come si rompe il silenzio

Giovanni Falcone :"Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare". 
Ci sono state donne che hanno deciso di rompere il silenzio agognando quel "fresco profumo di libertà" evocato da Paolo Borsellino
Fra tante, abbiamo scelto di "fare memoria" di cinque donne che hanno avuto il coraggio di spezzare il muro del silenzio, della paura, dell'ipocrisia, per denunciare lo scandalo di un Paese medioevale, l'Italia.
Francesca Serio, la mamma di Salvatore Carnevale, sindacalista ucciso dalla mafia il 16 maggio 1955.
Felicia Bartalotta Impastato, la mamma di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978.
Saveria Antiochia, la mamma di Roberto Antiochia , agente di Polizia ucciso il 5 agosto 1985.
Rosaria Costa Schifani, vedova dell'agente di Polizia Vito Schifani ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992.
Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa il 24 novembre 2009 dal marito, Carlo Cosco, esponente della 'ndrangheta calabrese.



domenica 2 febbraio 2020

“In Piemonte la mafia è liquida e nessuna città ne è immune”

Dedichiamo la riflessione del procuratore generale Francesco Saluzzo agli amministratori locali, a quelli coraggiosi e a quelli "somarelli"; alle "maschere dell'antimafia da palcoscenico"; ai cittadine e cittadini responsabili e alle associazioni che si impegnao ad essere "sentinelle del territorio".

Dedichiamo al riflessione ai primi, agli amministratori locali coraggiosi, (sindaci, assessori, consiglieri, dirigenti, ecc....) come ad esempio Matilde Casa che hanno il coraggio di compiere politiche e azioni coraggiose a favore del bene lungimirante delle loro comunità (leggi qui ).
Ma la dedichiamo anche, soprattutto, agli amministratori "somarelli e asinelli" (sindaci, assessori, consiglieri, dirigenti, ecc....) chè ignorano -o fanno finta di ignorare- la realtà che li circonda. A volte, spesso, sono proprio loro, gli amministratori locali ("asinelli e somarelli") che favoriscono l'infiltrazione e la silenziosa presenza di mafie e "pensiero mafiaoso " nell'ambito delle nostre comunità, appoggiando caparbiamente (!) azioni che sono palesemente lontane dal perseguire il bene lungimirante delle comunità (ma che mirano ad agevolare meri interessi speculativi). Una presenza silenziosa, quella delle mafie e del "pensiero mafioso", addirittura "invisibile", opportunistica, perchè votata a conseguire "vantaggi e "affari" i quali "vanno in porto" ancor meglio quando la situazione è (sembra!) calma, tranquilla.
Eppure lo sappiamo bene e ce lo ricordava Giancarlo Caselli nella sua requisitoria al processo Minotauto: "Pecunia non olet ( i soldi non hanno odore) (...)La mafia c’è perché c’è mercato per i suoi servizi”, ha spiegato, “ci sono tante persone che traggono vantaggio dall’esistenza della mafia, persone che non hanno nessun interesse a denunciarla. Persone, politici e amministratori, che la legge penale non può punire perché la loro colpa è l’opportunismo(leggi qui).

Dedichiamo la riflessione del procuratore Saluzzo, e la memoria della requisitoria  di Giancarlo Caselli nell'ambito del "processo Minotauro", anche alle "maschere dell'antimafia da palcoscenico" per le quali "tacere e sopire" pare essere stato l'ordine sottaciuto a cui obbedire, utile forse per ottenere poi immeritati vantaggi.

Infine, dedichiamo la riflessione del procuratore Saluzzo alle cittadine e i cittadini responsabili e alle associazioni che ancora si impegnano a provare ad essere "sentinelle del territorio", senza altro fine che l'impegno disinteressato a favore delle comunità: la riflessione del procuratore Francesco Saluzzo non può che costituire un significativo sprone a non demordere , a "non arrendersi mai", come ci insegna Rita Atria.




Fonte. "La Stampa"

02.02.2020

Saluzzo: “In Piemonte la mafia è liquida e nessuna città ne è immune” . Giuseppe Legato

Inaugurazione Anno Giudiziario, il discorso del procuratore generale  ripercorre gli ultimi allarmi-criminalità. Deplorazione per le vicissitudini del Csm e una frecciata per le polemiche dell’avvocatura

TORINO. «Di fronte alle consorterie mafiose si registra in molti casi una certa neutralità del territorio e delle sue componenti sociali che hanno nei confronti di questi personaggi un atteggiamento spesso ambiguo, altre volte di soggezione altre ancora purtroppo, come le indagini hanno dimostrato, un’accettazione e una condivisione di fini e strumenti criminali». Per aprire l’anno giudiziario 2020 il procuratore generale Francesco Saluzzo ha rimesso al centro del villaggio la cosa che, prima di diventare un «direttivo» degli uffici giudiziari molto ascoltato anche a livello nazionale, ha fatto per tutta la vita e senza sconti: la lotta alla mafia.
Mafia liquida Che nasce da un dato di fatto ormai inoppugnabile. E cioè: «Non vi è porzione del nostro territorio che sia rimasta immune dalla penetrazione mafiosa». Torino (e cintura) fu la prima con Minotauro, poi il basso Piemonte (Alessandria), Vercelli, Asti, Santhia. L’operazione Carminius ha colpito infine l’asse Moncalieri-Carmagnola fino al Cuneese.
È una mafia moderna. Saluzzo la definisce «trasparente, liquida che più raramente uccide, ma che ha volto il proprio orizzonte operativo agli affari, agli investimenti, al condizionamento dei rappresentanti del potere politico che però, spesso, da condizionati diventano coassociati». 
Ma è anche una mafia «che più della politica, dello Stato, delle imprese ha realizzato una sorta di unità d’Italia – ha detto il pg citando un giornalista – saldando il Nord e il Sud più di quanto non abbiano fatto altri». I numerosi arresti degli scorsi anni non bastano. Da qui l’appello alla magistratura e alle forze di polizia «affinché tengano alto il livello investigativo poiché è noto che le nuove generazioni siano pronte per prendere il posto di quelli che vengono neutralizzati».
L’affondo sulle correnti
Al netto del forte richiamo a un nuovo senso di responsabilità sulle mafie da parte degli attori sociali, è stato il tema del Csm – con la sua tribolata estate – ad arricchire l’intervento di Saluzzo. Che – com’è suo costume – non le ha mandate a dire. Spiegando che «per vero, si è disvelato quel che tutti sapevano frutto del peso e dell’influenza degli apparati e delle correnti che hanno fortemente condizionato molte scelte del Csm». La vicenda legata allo scandalo Palamara «ha creato sconcerto e sfiducia nell’opinione pubblica, ma ancora di più in noi magistrati». Cosa siano diventati quei gruppi «nati per una spontanea aggregazione di magistrati attorno a un’idea» è presto detto: «Si sono trasformati in un meccanismo di potere e di influenza ingaggiando una gara per ottenere la maggiore rappresentatività possibile ed esercitare il proporzionale potere di pressione a tutti i livelli».
La difesa di Davigo
Nei giorni scorsi si sono registrate varie iniziative critiche dell’avvocatura torinese milanese, nei confronti di una serie di dichiarazioni a mezzo stampa del consigliere del Csm Piercamillo Davigo. «Ho trovato molto grave quel tentativo di intimidire Davigo (e non perché io condivida tutto quel che dice) esponendolo ad una sorta di damnatio affinchè venisse allontanato da Milano», sottolinea Saluzzo.
E aggiunge: «Ho letto vari comunicati delle camere penali e mi è venuto in mente che il tono non era dissimile da quello che abbiamo visto – deprecabile e inaccettabile – negli ultimi giorni. Voleva essere una citofonata?». Da qui l’invito all’avvocatura «con la quale condividiamo tanti valori e tante esigenze comuni». Ovvero: «trovare un terreno comune di incontro: il dibattito è fisiologico, le barricate no. E come dice un vecchio proverbio indiano, se ci si vuole stringere la mano non si possono offrire i pugni». Saluzzo ha, poi, ringraziato «la stampa che ci segue e ci sprona nel nostro lavoro anche con critiche che accettiamo e ne facciamo uso, anche per verificare se siano fondate».