domenica 15 marzo 2020

La transizione dall'io" al "noi": vincere "il parassita"!

Se oggi  riuscissimo a comprendere l'imprescindibile necessita  della "transizione dall'io al noi", l'aver sconfitto questo nemico invisibile (il virus, "il parassita") non sarebbe stato poca cosa! Sarebbe un miracolo...o "la rivoluzione" che "il potere" sempre ha impedito.
Nei giorni che stiamo vivendo, giorni che nessuno avrebbe immaginato di dover vivere sotto l'attacco del virus CORONAVID 19, uno dei consigli più diffusi è quello di trascorrere una parte del tempo che forzatamente si è reso disponibile affidandosi alla lettura. Per coloro che apprezzano la lettura dei cosiddetti "classici", vero patrimonio culturale dell'Umanità, questi possono essere giorni nei quali attingere da quei libri per ricercare un aiuto prezioso anche per interpretare e codificare l'esperienza che ora attanaglia le nostre esistenze: a partire da "I promessi sposi", " Decameron" di Giovanni Boccaccio; "La peste" di Albert Camus; "Cecità" di Josè Saramago. 
Da parte mia, consiglio la lettura, o la rilettura, di "Furore" il capolavoro di John Stenibeck, libro che immortala la crisi del 1929 negli Stati Uniti, "la grande depressione", e le conseguenze catastrofiche che quella ebbe sull'intera società americana dell'epoca. Ma come accade a tutti i "classici" "Furore" sembra narrare e presentarci vicende del nostro mondo quotidiano: la speculazione finanziaria, la logica del profitto che distrugge le vite di lavoratori; il possibile mutare repentino delle condizioni di vita di una famiglia; la costruzione del "diverso", del "colpevole"; la divisione delle comunità fra "sommersi e salvati", come avrebbe scritto in un altro libro imperituro il nostro Primo Levi

Nell'autunno dello scorso anno, l'associazione "LaAV Lettura  ad alta voce" propose un evento: portate un libro e leggiamone un brano che trovate significativo. Anch'io partecipai a quella serata ed il libro che portai con me era proprio "Furore". 
Quelli erano giorni, e lo sono stati sino a poco fa, in cui politici nostrani continuavano a fare a gara nel costruire mura di odio e di paura contro i "diversi da noi", portatori e colpevoli di emergenze e catastrofiche, colpevoli-diversi-clandestini che attraversavano mari e foreste "viaggiando nel buio della coscienza dell'Occidente". Ripensando a "Furore" mi veniva allora da pensare alla nostra cecità, alla nostra memoria labile, sempre troppo corta, che non ricorda troppe cose: cose già avvenute, che si ripetono, tante cose che sono già state descritte  senza che mai si riesca però a trarre un vero insegnamento (dalla Storia). Accogliendo l'invito dell'associazione LAV , quella sera io lessi il brano del libro  che mi pareva più significativo per contrastare lo "spirito" di quei giorni, il brano che parla della *transizione dall'io al noi* e che  riporto di seguito.
Poche ore fa Ascanio Celestini ha condiviso sui "social" una riflessione, "Il parassita", nella quale parla di noi, italiani, occidentali, la parte fortunata del mondo, fino a ieri in "immeritata vacanza" dalla Storia, dalla miseria,dalle guerre, dalla desolazione  e dalla disperazione quotidiana che si svolge a poche ore di volo dalle nostre case. Ascanio Celestini scrive di noi che, al  sicuro nel faro "inespugnabile" del nostro mondo,  guardavamo -come fosse uno spettacolo- la tempesta che sconquassa le vite dei "miserabili" che scorgiamo sugli schermi televisivi.

E mi è tornato ancora in mente "Furore", perchè siamo ancora là! Se oggi  riuscissimo a comprendere l'imprescindibile necessita  della "transizione dall'io al noi"! Se cominciassimo a lottare insieme, per ricomporre la transizione dall'io al noi,  a ri-costruire il senso della comunità, il senso del bene collettivo, l' aver sconfitto questo nemico invisibile -ma oggi presente e reale anche nel nostro *mondo (sino a ieri) in vacanza"- non sarebbe stato poca cosa! Non sarebbe poca cosa se quanto stiamo vivendo ci portasse a cambiare la visione delle cose e ci spingesse ad offrire il nostro contribuito alla ricostruzione di un mondo migliore, più giustoPerchè  troppe volte sinora  abbiamo accettato che si bombardasse "la transizione dall'io al noi"
Sarebbe un miracolo...o "la rivoluzione" che il potere sempre ha impedito. 
Arturo Francesco Incurato
referente Associazione "Rita Atria" Pinerolo 


Brano tratto da "Furore":
 "(...) Un uomo spodestato, una famiglia sul lastrico, un catenaccio rugginoso che scricchiola sullo stradone che conduce nel West. Io ho perso il mio pezzo di terra; me l'ha preso la trattrice. Sono rovinato, solo, esterrefatto. E la notte la famiglia s'attenda sulla proda del fosso; e un'altra famiglia arriva e rizza la tenda. I due uomini s'accoccolano sui talloni, e le donne e i bambini stanno ad ascoltare. Il nodo è qui, o voi che avete paura del mutamento in atto, che tremate all'idea di una rivoluzione! Impedire, impedire dovete a tutti i costi, che i due spodestati s'accoccolino l'uno accanto all'altro. Instillare in ciascuno di loro l'odio reciproco, la paura, la diffidenza. Perché allora non si tratta piú di "Io ho perso il mio pezzo di terra." La cellula si biparte e genera quel "Noi abbiamo perso il nostro pezzo di terra che v'illividisce. Qui è il pericolo: perché due uomini insieme sono sempre meno perplessi di un individuo solo. 
E da questo primo “noi" trae origine un altro, e maggiore, pericolo, che è rappresentato dalla somma dei due termini : "Ho qualcosa da mangiare" e "Non ho da mangiare." Se il totale dà "Abbiamo qualcosa da mangiare," la valanga si avvia, il movimento prende una direzione. Ora basta una piccola moltiplicazione per far si che questa terra e questa trattrice diventino nostre. Questo il quadro: due uomini accoccolati sull'orlo della strada, il miserabile fuoco sotto la pentola comune, la pancetta che frigge in una padella sola, le tacite donne dagli sguardi pietrificati, e i marmocchi intenti a parole che i loro cervelli non intendono. Si fa notte, il bambino ha freddo: ecco, prendi questa coperta, è di lana, era di mia madre, tienla per il bambino. Questo l'obiettivo che dovete bombardare: questa transizione dall'io" al "noi".
Se voi, che possedete le cose che le masse hanno bisogno assoluto di detenere, poteste rendervi conto di questa realtà, allora sareste in grado di salvarvi. Se foste capaci di distinguere le cause dagli effetti, di persuadervi che Paine, Marx, Jefferson, Lenin, furono effetti e non catuse, allora potreste sopravvivere.(...) 


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