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sabato 26 maggio 2012

Pino Masciari è tornato a casa


Pino Masciari  torna a casa . Ma resta il giallo sulla scorta dopo oltre 36 ore di silenzio

26 marzo 2008: Pino Masciari  riceve la Cittadinanza Onoraria della Città di Pinerolo
di Roberto Galullo
Fonte: Sole 24 Ore

Il suo telefono cellulare risulta ancora irraggiungibile ma i ragazzi che da anni lo accompagnano quando la scorta del Viminale latita o comunque è insufficiente, hanno telefonato alla moglie Marisa: Pino Masciari, di cui si erano perse le tracce a Cosenza dalla mattina di ieri, sta tornando a casa a Torino.
A dirlo al Sole-24 Ore è la moglie che ancora non ha parlato direttamente con il marito ma è stata rassicurata dai ragazzi e dalla ragazze che lo hanno incontrato. «Pino sta raggiungendo la prefettura – dice Marisa Masciari – e del resto il prefetto del capoluogo piemontese è stato l'unico che ci ha testimoniato presenza e affetto. Dalla Calabria, invece, nessuna voce. Solo silenzio».

venerdì 27 aprile 2012

PINO MANIACI. TeleJato è lui. La televisione più piccola e rompicoglioni del mondo.


 TeleJato, Beauty contest, quando l’economia governa vita e libertà
27 aprile 2012
Fonte: Pietro Orsatti. appunti per un racconto sociale  

Dicono che a giugno taglieranno la spina. Dicono che circa 200.000 persone perderanno la loro voce. Dicono che queste sono le leggi del mercato, se non hai i soldi per comprarti un diritto non puoi neanche esercitare un dovere. Dicono che c’è un mare di gente che brinderà quando quella porta sarà chiusa. Dicono che va bene così, i provocatori devono essere isolati. Dicono che la mafia non esiste e se mai è esistita lo è stata solo perché c’era gente che raccontandola le dava importanza. Dicono che non bisogna disturbare il navigatore. Dicono che per andare in video bisogna avere un editore. Dicono che per avere un editore bisogna essere obbedienti. Dicono che non bisogna pensare male del trasformismo. Dicono che il patto con il diavolo non è poi così male basta farci l’abitudine. Dicono che per vivere bisogna andare porta a porta con il cappello in mano. Dicono che la politica “del bene” non può mai essere criticata. Dicono che gli affari sono affari e chi se ne fotte della libertà di informazione. Dicono che chi ha i baffi, parla in dialetto, si fa capire dalla gente, spiega le cose in modo semplice e macina chilometri, impreca, si incazza, ride, vive, sbatte il muso, suda, non dorme e vive di malox e sigarette non abbia diritto di considerarsi giornalista. Dicono che chi mette la propria vita sul piatto della bilancia sia un fesso.
Dicono queste cose nel Belpaese.
Dicono queste cose mentre a Festival del Giornalismo di Perugia sfilano i big (reali e presunti) dell’informazione e si concede ennesimo spazio a chi spazio ne ha da decenni (2000 puntate non bastano?) facendo dell’informazione al servizio del potere farsa e inganno. Ma si sa, in un paese come questo mica si può pretendere che “la questione morale” riguardi anche a se stessi. Anime belle, fottiamocene allegramente di chi informazione la fa sul serio, senza una lira, sul campo, rischiando vita e coglioni per raccontare un frammento di realtà. E se poi lo fanno fuori – e ci hanno provato, eccome se ci hanno provato – poi facciamo un bel premio di giornalismo o un osservatorio o un fiction da mandare in prima serata. In memoria di. Lo spettacolo deve continuare. Spettacolo.
Conosco Pino Maniaci, e Patrizia, Letizia e Giovanni, da un bel po’ di anni. Mi onoro della loro amicizia. Con loro ho diviso risate e lacrime, paura e rischi, successi di un giorno e paure e difficoltà di anni. Con Pino mi sono trovato a scappare come un cretino in mezzo alla campagna per essere andato a filmare una delle tante stalle abusive dei Fardazza (se non sapete chi sono i Fardazza andate a guardarvi il capitolo “strage di Capaci” e “ala militare di Cosa nostra” su Wikipedia visto che ormai a questo contenitore avete delegato la memoria e la semplificazione), mi sono beccato minacce e intimidazioni, fatto chilometri, cercato tracce del fenomeno mafioso, raccontato pezzi di realtà, cagato sotto la notte dell’attentato del 17 luglio 2009.
Cronista di razza Pino, di quelli dalle scarpe sfondate e dai peli sullo stomaco. Uno che non molla. E infatti non ha mollato. Perfino quando l’ordine dei giornalisti siciliani (lo stesso che gli ha dato poi il tesserino da pubblicista dopo la colossale figura di merda che stava facendo) si fece parte in causa in un tentato processo nei suoi confronti per “esercizio abusivo della professione”. Uno che non ha mollato nonostante la fame, le minacce a lui e alla sua famiglia, amici e collaboratori. Uno che per azzittirlo lo dovresti strangolare per strada o fargli saltare in aria la macchina (e ci hanno provato infatti sia a strangolarlo che a fargli saltare per aria la macchina). TeleJato è lui. La televisione più piccola e rompicoglioni del mondo. Oggetto prezioso e delicato, seguito da più di 200.000 persone che senza saltare un giorno preferiscono il Tg di TeleJato ai programmi rassicuranti e politicamente allineati di Rai e Mediaset. Dove? In un triangolo di terra di Sicilia che va da Corleone a Castellammare del Golfo a Cinisi. Con al centro Partinico da dove va in onda. Vi devo spiegare che razza di territorio è? Vi devo raccontare la storia di Cosa nostra dal 1943 in poi? Vi devo parlare di quanto sangue e dolore violenza quel territorio è stato attraversato? Spero di no. Se non sapete un cazzo di quello di cui sto parlando c’è sempre Wikipedia, di lei vi fidate, no?
Bene: Pino Manici a giugno chiuderà TeleJato. Una roba del genere, che dovrebbe essere tutelata e tenuta in vita da un Stato e da una comunità che abbiano un minimo di di dignità, verrà azzittita. Grazie a una leggina dal nome rassicurante di “Beauty contest” che mette all’asta tutte le frequenze televisive con una base di partenza irraggiungibile per un’emittente delle dimensioni di TeleJato. Perché nonostante le promesse di mantenere uno spazio (promessa fatta da questo governo) per le televisioni comunitarie (e questo è formalmente e nei fatti TeleJato) alla fine l’impegno non è stato mantenuto. E TeleJato chiuderà.
E parliamo di informazione? E parliamo di “paese moderno”? E parliamo di svolta morale?  Alla fine i “piccioli”, in questa logica di riduzione della vita di una collettività a una conduzione meramente economica, vincono su tutti. I soldi non puzzano. Anzi, ormai siamo andati oltre. I soldi sono tutto. Tutto il resto è sacrificabile. Anzi, peggio, ignorabile.

giovedì 12 aprile 2012

L’ULTIMO DISCORSO PUBBLICO DI BORSELLINO «Voi sapete perché sono cambiato»


L’ULTIMO DISCORSO PUBBLICO DI BORSELLINO
«Voi sapete perché sono cambiato»
Il commiato dai colleghi di Marsala il 4 luglio 1992
 fonte : Corriere della Sera

Paolo Borsellino
«Questo incontro avviene dopo diversi mesi che io sono andato via dalla Procura di Marsala; avviene così tardi per colpa mia, perché il lavoro che mi ha preso pesante e impegnativo a Palermo ha fatto sì che io più volte pregassi i colleghi che volevano farmi questo saluto a postergarmi una data. E purtroppo in questo periodo è avvenuto qualcosa che fa sì che io oggi vi ringrazio per queste parole di affetto (…).
Vi ringrazio come uomo profondamente cambiato, nonostante siano trascorsi pochi mesi da quando sono andato via da Marsala. Voi sapete perché, lo immaginate perché sono profondamente cambiato, perché abbia detto con convinzione i nuovi commenti che ho sentito di dover fare dopo questa tragedia che ha sconvolto la nostra patria, la nostra Sicilia e noi tutti.
Tragedia che, come ho detto, mi ha fatto temere e mi fa temere ancora di aver perduto l’entusiasmo. Spero che questo entusiasmo mi ritorni (… ). Ritrovarmi con le persone con le quali ho passato la bellissima avventura della mia permanenza a Marsala mi ricorda l’entusiasmo con cui l’ho vissuta, e spero che questo entusiasmo, nonostante quello che è successo e che mi ha così profondamente colpito, mi ritorni anche nel nuovo incarico. Perché ne ho molto bisogno (…). Io sono venuto a Marsala per poter continuare un lavoro che avevo iniziato a Palermo con Giovanni Falcone, e nonostante è vero che ami profondamente il mare, al di là di qualche serata struggente passata in riva allo Stagnone parlando di lavoro con colleghi, poliziotti o carabinieri, delle bellezze di Marsala ne ho viste poche… Ho amato questa città, ma l’ho dovuta guardare e vedere quasi da lontano, attraverso il prisma che me la allontanava dai vetri blindati della mia macchina e del mio ufficio…
Se non fosse avvenuta quella tragedia che è avvenuta a fine maggio, oggi vi potrei dire qui che io sono ritornato a Palermo non soltanto arricchito dall’esperienza di Marsala, ma dalla convinzione che questa esperienza mi impegnavo a portarla a Palermo per trasformare, utilizzare in un ambito più vasto ciò che qui avevo sperimentato. Purtroppo quello che è avvenuto a fine maggio mi induce, e ritengo ci induca tutti, ad una riflessione, perché ancora forse neanche più sappiamo quello che facciamo dopo, quello che faremo dopo: io non so quello che farò dopo, perché la morte di Giovanni Falcone mi ha talmente colpito – come magistrato ma soprattutto, consentitemi, come uomo che ha vissuto con lui la sua vita fin da bambino – che oggi sono tanti gli interrogativi ai quali io non so dare risposta. Ma vi prometto che questi sei anni che abbiamo vissuto assieme, e questi momenti così commoventi che oggi stiamo vivendo assieme, per me ma ritengo anche per voi, avranno sicuramente un peso, e un peso determinante, nella risposta che io dovrò dare. Grazie». Paolo Borsellino

mercoledì 11 aprile 2012

Cominciamo ad essere “sentinelle del territorio”


Esame della " "Proposta di delibera per l’istituzione della “anagrafe pubblica degli eletti” e la diffusione della “comunicazione per la trasparenza”

Nel Comunicato (visualizza comunicato)  con il quale si dava notizia della formazione del presidio pinerolese di LIBERA  intitolato a “Rita Atria” affermavamo di voler svolgere una attività di conoscenza, esame e divulgazione di quanto accade anche nell’ambito della amministrazione di Pinerolo. A partire da questo primo articolo, inizieremo ad esaminare quanto ci parrà avere rilevanza e attinenza ad uno dei temi fondanti del nostro impegno. 
Cominciamo ad essere “sentinelle del territorio”!
Nella seduta del Consiglio Comunale di Pinerolo dello scorso 27 marzo 2012 si è tenuta la discussione sulla proposta di delibera avente il seguente oggetto: "Proposta di delibera per l’istituzione della “anagrafe pubblica degli eletti” e la diffusione della “comunicazione per la trasparenza”. La mozione è stata presentata dal gruppo consiliare “Covato per Pinerolo e SEL” a firma dei consiglieri Paolo Covato e Giorgio Canal.
Proviamo ad esaminare il testo della proposta di delibera. 
Il contenuto qualificante del documento, di cui riportiamo il testo integrale (visualizza proposta di delibera), è suddiviso in tre parti.
- Punto A) La prima parte della delibera pare avere lo scopo di rendere chiara e leggibile la figura dell’eletto alla carica pubblica anche per quel che riguarda la sua attività professionale e il suo status socio-economico. La mozione richiede pertanto una serie di adempimenti quali: rendere nota la professione del’eletto; la dichiarazione dei redditi; rendere noto lo stato patrimoniale dell’eletto, comprendendo in questo i beni mobili e immobili posseduti, il possesso di quote societarie, azioni. Si richiede anche la dichiarazione relativa alle spese elettorali sostenute e gli eventuali contributi ricevuti. A tale adempimenti conoscitivi, riguardanti la situazione patrimoniale, la delibera chiede che siano interessati anche il coniuge (non separato) dell’eletto  e i figli conviventi. Nel caso in cui questi soggetti non consentano la pubblicazione delle notizie occorre farne menzione. 
- Punto B)  Nella seconda parte, sono contenute le modalità e i tempi attuativi della delibera stessa.
- Punto C) La terza parte, può essere sinteticamente definita come avente lo scopo di “(…) documentare la trasparenza e l’imparzialità dell’Amministrazione”. In questa parte si propongono elementi che , secondo i proponenti, dovrebbero migliorare la tracciabilità e quindi il controllo oggettivo sugli atti della macchina amministrativa: dalla retribuzione degli eletti a seguito delle cariche pubbliche ricoprenti; alla pubblicità e facile reperibilità degli atti della Amministrazione, quali le sedute del Consiglio Comunale e delle Commissioni. In questa terza parte importante è il riferimento alla necessaria trasparenza circa i provvedimenti e gli atti dell’amministrazione in materia urbanistico-edilizia; ricordiamo a questo proposito il potere decisionale -programmatico ed esecutivo- di cui la normativa in vigore investe le amministrazioni locali. Si richiede pertanto la pubblicità dei provvedimenti adottati nel campo edilizio –urbanistico e medesima conoscenza e pubblicità sui bandi di gara per appalti di opere pubbliche e sugli relativi esiti.

La discussione sulla proposta di delibera in oggetto ha avuto come risultato la presentazione di numerosi emendamenti al fine di apportare modifiche e integrazioni al testo dei consiglieri proponenti. Tuttavia, si è anche palesata la volontà delle componenti del Consiglio Comunale di Pinerolo ad accogliere i principi qualificanti della mozione stessa. Una riunione dei capi-gruppo, svoltasi a margine della seduta del 27 marzo, ha quindi determinato di voler compiere un lavoro congiunto per redigere un testo da tutti condivisibile. Il testo definitivo della mozione sarà quindi presentato nel prossimo Consiglio Comunale.
Attendiamo pertanto  la discussione finale sulla proposta di mozione per darne notizia e riportare anche la nostra riflessione nel merito del testo approvato.
Arturo Francesco Incurato
presidio LIBERA "RITA ATRIA" - Pinerolo

lunedì 9 aprile 2012

L’ESTREMO GESTO CONTRO UNA CRISI DRAMMATICA, CONTRO IL FISCO OPPRESSIVO



Dall’inizio dell’anno, sono tante, troppe le persone che compiono l’estremo gesto, l’estrema ribellione contro una crisi drammatica, contro un fisco oppressivo. Ma lascia  sgomenti il fatto che, di fronte al dramma di coloro che non riescono più ad avere i mezzi necessari per condurre una vita dignitosa, loro e le loro famiglie, permanga lo scandalo di coloro che, in Italia,  continuano a disporre di privilegi inaccettabili che permettono lo sperpero di ricchezze e denaro pubblico. Ricchezze e risorse che potrebbero essere utilizzate per impedire le situazioni drammatiche di cui abbiamo notizia ma che invece continuano ad alimentare le tante caste, non solo quella politica, che dominano l’Italia
In questi ultimi giorni, guardando la televisione o leggendo i quotidiani, ci si rende conto che la crisi  paese inizia a fare vittime anche nel nostro.
Imprenditori, operai, dipendenti che decidono di togliersi la vita non riuscendo a far fronte alle tasse o perché non riescono ad arrivare a fine mese.  E’ di ieri la notizia di un artigiano edile cinquantatreenne, con due figli minorenni, trovato morto, impiccato, all'interno di una abitazione che stava ristrutturando, nel centro di Savona; si è suicidato perché il lavoro non era più sufficiente per andare avanti ed era strangolato dai debiti. Sono di questi giorni le notizie riguardanti un cittadino di 27 anni che si è cosparso di benzina e si è dato fuoco in Piazza Bra a Verona, perché  non percepiva lo stipendio da quattro mesi; e del cinquantottenne, che si è dato fuoco davanti alla sede di Equitalia di Bologna, soffocato dalle cartelle esattoriali dell'agente pubblico di riscossione. 
Purtroppo non sono casi isolati…
Il 27 marzo 2012, un imbianchino di 49 anni si lancia dal balcone a Trani perché da tempo non riusciva a trovare un posto di lavoro.
Il 23 marzo 2012, un imprenditore di 44 anni si  impicca con una corda legata a un carrello elevatore nel capannone dell’azienda di cui era socio.
Il 21 marzo 2012 a Crispiano, in provincia di Taranto, un uomo di 60 anni, disoccupato da due anni e invalido civile, a causa dello sconforto per le precarie condizioni economiche, si rinchiude nello sgabuzzino della propria abitazione e tenta il suicidio impiccandosi.
Il 15 marzo 2012 una donna di 37 anni tenta il suicidio per aver perso il lavoro in provincia di Lucca.
Lo scandalo di morti che non suscitano scandalo

Federica

sabato 24 marzo 2012

Mafia, sciolto consiglio comunale Leini'

(ANSA) - ROMA, 23 MAR - Su proposta del Ministro dell'interno Annamaria Cancellieri, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo scioglimento del Comune di Leini'. Sono in tutto 7 i Consigli comunali colpiti dal provvedimento. ''Per tutti i Consigli comunali - si legge in una nota del Governo - lo scioglimento e' stato disposto ai sensi della normativa antimafia''. Il Comune di Leini' era rimasto coinvolto nei mesi scorsi nell'operazione Minotauro che l'anno scorso fece emergere contatti tra politici e esponenti dell''ndrangheta; 142 gli arrestati.(ANSA).

giovedì 22 marzo 2012

Pinerolo il 21 Marzo, cronaca di una giornata di legalità

Per la prima volta i due presidi Libera presenti sul territorio pinerolese -il neonato presidio Rita Atria di Pinerolo e i Presidio Antonio Montinaro della Val Pellice- hanno organizzato anche a Pinerolo la celebrazione della XVII giornata della memoria e dell’ impegno. 

Pinerolo potrebbe definirsi “una ridente cittadina” del nord Italia; quel nord che ancora qualcuno si ostina a credere escluso e al riparo dalle manovre delle mafie. 

Al contrario, l'operazione "Minotauro" ha fatto emergere quanto siano profondi e consolidati i contatti tra le cosche della 'ndrangheta, la politica e il mondo imprenditoriale locale. Centottantadue indagati; circa 70 milioni di euro il valore dei beni sequestrati; tre comuni posti “sotto osservazione” per infiltrazioni mafiose. Queste le cifre di un'inchiesta resa possibile anche grazie alle dichiarazioni rese negli ultimi anni da due collaboratori di giustizia, Rocco Varacalli e Rocco Marando.. 

Anche le riflessioni scaturite dai risultati di quella operazione hanno contribuito alla nascita del Presidio di Pinerolo avvenuta lo scorso novembre 2011 e intitolato a Rita Atria, la ragazzina siciliana -testimone di giustizia- che ebbe il coraggio di ribellarsi alla mafia. 

La manifestazione nazionale della Giornata della memoria e dell'impegno che si è svolta a Genova ha così assunto un valore di forte richiamo per tutto il nord Italia. Le parole di Don Ciotti rivolte dal palco di Genova impongono la necessità di una presa di coscienza, di una assunzione di responsabilità non più rinviabile. 

E anche noi ci siamo messi in gioco per proporre e ricordare, anche alla comunità pinerolese, i nomi di coloro che hanno sacrificato al vita per i valori della Legalità e della Giustizia; per ricordare l’esistenza e la necessità di combattere il cancro mafioso; per proporre i prodotti, il cibo, la vita, che dalle terre confiscate ai mafiosi può essere restituita alle comunità. 

La vendita dei prodotti di Libera Terra ha avuto un grande successo e devo dire che -da Corleonese- mi ha fatto piacere vedere il nome “Corleone” riportato su tante confezioni di quei prodotti. 

Dopo la presentazione dei due presidi, nel pomeriggio si è svolta la lunga lettura dei nomi vittime delle mafie. A seguire, una fiaccolata per le vie della città.

Vorremmo sottolineare la partecipazione dei ragazzi dei licei alla Giornata: una partecipazione importante e numerosa, tanto che anche loro ne sono stati protagonisti. 
Vista la situazione di forte penetrazione mafiosa del tessuto politico-imprenditoriale, l'obbiettivo del presidi, a nostro parere, deve essere duplice: da un lato i presidi devono essere presenti concretamente nella vita della comunità con iniziative pubbliche, attività di formazione e informazione; dall'altro lato, i presidi devono anche riuscire a creare legami e collaborazioni con la parte sana e volenterosa della comunità, per diventare tutti insieme, come ha ricordato il responsabile di libera Pinerolo Francesco Incurato, “argine” in grado di respingere l'attacco dell'illegalità. 

Per questo motivo, dal presidio di Pinerolo “Rita Atria” è venuta una proposta -rivolta alla società civile,al mondo politico e imprenditoriale- per la creazione di un “Osservatorio della Legalità e della Giustizia” che metta insieme proprio l’impegno delle forze sane dellacomunità allo scopo di monitorare, studiare ed analizzare quello che accade sul territorio: diventare “sentinelle del territorio” per prevenire e impedire infiltrazioni mafiose e malaffare .


Di certo un’impresa ardua e difficile ma che non ci spaventa... tutti quei nomi di vittime sono un grido difficile da zittire.. 

Francesco Milazzo
Francesco Incurato