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martedì 16 ottobre 2012

Corruzione: all'Italia costa 60 miliardi. Appalti gonfiati del 40%

Mentre la crisi economica segna la vita di molti italiani, per i quali "non si trovano le risorse" che possano acconsentire a misure di sostegno del reddito, corrotti e corruttori, cosche-cricche e caste continuano a godere di immensi guadagni illeciti.
Il "libro dei sogni" di come potrebbe essere l'Italia se, a strangolarla, non ci fosse l'Idra a tre teste della corruzione ( a cui si aggiunge il mostro delle mafie) 

fonte: La Repubblica
Il libro bianco del governo sarà presentato lunedì prossimo a Palazzo Chigi. Oltre 400 pagine frutto del lavoro della commissione del ministero della Funzione pubblica: "Intervenire ora con la prevenzione". Il premier: "Il diffondersi di pratiche corruttive mina la fiducia dei mercati, scoraggia gli investimenti, danneggia la competitività". Deleghe subito dopo l'ok al testo Severino. Stop ai condannati nelle liste elettorali

ROMA - Lo apre una prefazione di Monti. Lo chiude un elenco dei più importanti documenti internazionali sulle politiche anti-corruzione. In mezzo c'è il "libro dei sogni" di come potrebbe essere l'Italia se, a strangolarla, non ci fosse l'Idra a tre teste della corruzione. Quella che condanna le imprese grandi e medie del nostro Paese a perdere il 25% del loro tasso di crescita, che sale al 40% per quelle più piccole. Il rapporto sulla corruzione in Italia - di cui Repubblica anticipa i contenuti - sarà presentato lunedì 22 ottobre, a palazzo Chigi, e poi ancora il 6 novembre alla Treccani. Le oltre 400 pagine sono il frutto del lavoro della commissione costituita presso il ministero della Funzione pubblica dal titolare Filippo Patroni Griffi. Con l'obiettivo, come ha detto più volte lo stesso ministro, di "contrastare il fenomeno con la prevenzione, perché la repressione arriva ormai a danni già fatti".

L'ALLARME DI MONTI
Non servono molte parole al capo del governo per etichettare la corruzione per quello che è e per gli effetti che produce. Scrive: "Il diffondersi delle pratiche corruttive mina la fiducia dei mercati e delle imprese, scoraggia gli investimenti dall'estero, determina quindi, tra i suoi molteplici effetti, una perdita di competitività del Paese". Per questo, dice ancora Monti, "la lotta alla corruzione è stata assunta come una priorità del governo".
I dati parlano chiaro: nella classifica del Corruption Perception Index di Trasparency International l'Italia è al 69° posto con Ghana e Macedonia. E nell'indice di percezione della corruzione che va da 1 a 5, come scrive il rapporto, "le rilevazioni attribuiscono 4,4 ai partiti, 4 al Parlamento, 3,7 al settore privato e della pubblica amministrazione".
la campagna di Libera contro i corrotti
Nel volume si ammette che il 64% degli intervistati "ritiene inefficace la risposta del governo ai problema della corruzione".

SUBITO LE DELEGHE
Al richiamo di Monti la commissione anti-corruzione - l'ha coordinata il capo di gabinetto Garofoli, ne facevano parte i magistrati Granelli e Cantone, i professori di diritto amministrativo Mattarella e Merloni, di procedura penale Spangher - risponde mettendo in cantiere un pacchetto di deleghe che il governo potrà esercitare un minuto dopo che la legge contro i corrotti sarà votata a Montecitorio. Innanzitutto sulla non candidabilità dei condannati (Patroni Griffi ha lavorato con il ministro dell'Interno Cancellieri), sulla trasparenza nella pubblica amministrazione, sulle incompatibilità dei dirigenti, sulle sanzioni disciplinari per chi sgarra, sul codice di condotta, il primo dopo quello famoso di Sabino Cassese.

STATO DESTABILIZZATO 
Parla chiaro il rapporto quando si addentra nella disamina dei costi della corruzione. Che certo sono sotto stimati rispetto al loro effettivo ammontare perché bisogna considerare "il dato della scarsa propensione a denunciare i fatti di corruzione propria delle vittime che pure ne siano a conoscenza". Ma ai 60 miliardi di euro all'anno valutati dalla Corte dei conti vanno aggiunti quelli "indiretti". Scrive il rapporto: "Si pensi a quelli connessi ai ritardi nel definire le pratiche amministrative, al cattivo funzionamento degli apparati pubblici, all'inadeguatezza, se non inutilità, delle opere pubbliche, dei servizi pubblici, delle forniture pubbliche". Eccoci ai "costi striscianti", al "rialzo straordinario che colpisce le grandi opere, valutabile intorno al 40 per cento". Sta qui quella che Monti chiama "la perdita di competitività del Paese". Si legge nel rapporto che "la corruzione, se non combattuta adeguatamente, produce costi enormi, destabilizzando le regole dello Stato di diritto e del libero mercato".

CODICI E TRASPARENZA
Per pagine e pagine il "libro dei sogni" di Patroni Griffi discetta di dirigenti obbligati a rigide regole di incompatibilità, di draconiani codici di comportamenti nel settore pubblico, della mannaia disciplinare che, appena passa la legge anti-corruzione e la relativa delega, colpirà i funzionari infedeli. Alle "gole profonde" sarà garantita copertura, ma la vera scommessa è quella della trasparenza online, "nella possibilità per tutti i cittadini di avere accesso diretto all'intero patrimonio informativo delle pubbliche amministrazioni", fatta salva solo la privacy più stringente. Gli enti locali dovranno diventare un libro aperto disponibile per chiunque voglia curiosare sul web. L'Italia potrà sfidare altri paesi che, come gli Usa, già si sono incamminati su questa strada. Chi sarà eletto, a qualsiasi livello, dovrà garantire la totale trasparenza della sua vita e dei suoi averi
Un Grande Fratello che potrebbe evitare in futuro gli ormai innumerevoli casi di patrimoni e ricchezze improvvise costruite grazie al denaro pubblico.

SCURE SU APPALTI E SANITA'
Diventa un "super libro dei sogni" quello che descrive i futuri interventi sulla sanità e sugli appalti pubblici. Rispetto alla totale "insindacabilità odierna" la commissione ipotizza automatismi nella selezione e nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie. Un albo nazionale o regionale e soprattutto nessun incarico "eterno". Controlli incrociati su acquisti e commesse. Idem per gli appalti pubblici dove la commissione prevede "una drastica riduzione delle stazioni appaltanti, la centralizzazione delle gare, un regime più severo delle varianti, l'azionariato esclusivamente pubblico delle Soa", le società che certificano i requisiti complessivi di un'impresa e la sua ammissibilità a una gara pubblica. E qui il rapporto si chiude.

lunedì 1 ottobre 2012

«Sistema Sesto», la Procura di Monza chiede il rinvio a giudizio per Penati.


 Le accuse sono, a vario titolo, di concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti
fonte: Corriere della Sera
MILANO - I pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia hanno chiesto il rinvio a giudizio dell’ex presidente della Provincia Filippo Penati e altri 22 indagati nell'ambito dell'inchiesta sul cosiddetto «Sistema Sesto». Le accuse sono, a vario titolo, di concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Il gup chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio è Giovanni Gerosa. L'udienza non è ancora stata fissata. Gli atti sono stati trasmessi per conoscenza anche alla Corte dei Conti. Tra le richieste di rinvio a giudizio figurano, tra gli altri, i nomi del banchiere Massimo Ponzellini, del manager Bruno Binasco, il dirigente Coop Omer Degli Esposti, l'architetto Renato Sarno, l'imprenditore Piero Di Caterina (il grande accusatore di Penati) e gli ex collaboratori dell'ex sindaco di Sesto, Giordano Vimercati e Antonino Princiotta (segretario generale della provincia di Milano dal 2004 al 2009, coinvolto in un’altra vicenda di presunta corruzione relativa al sistema dei trasporti pubblici del nord Milano).
L'INCHIESTA - Il 6 giugno scorso i pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia avevano chiuso la seconda tranche della maxi inchiesta che, dagli appalti delle aree dismesse di Sesto San Giovanni, si è estesa alla gestione della Milano-Serravalle, ai finanziamenti elettorali in favore di Penati, sia nella veste di ex sindaco Ds di Sesto che di presidente della Provincia di Milano dal 2004 al 2009.
LE ACCUSEPenati è accusato di concussione per la vicende edilizie delle aree Ercole Marelli e Falck di Sesto, e di corruzione per la gestione della società autostradale Milano Serravalle, acquisita dalla provincia di Milano relativamente alla concessione dei lavori della terza corsia della A7 alla società Codelfa. Per le vicende Falck e Marelli, la Procura aveva chiuso le indagini anche nei confronti di Di Caterina, Degli Esposti, Gianpaolo Salami e Francesco Agnello, i tre rappresentanti delle Coop emiliane che avrebbero dovuto costruire a Sesto (secondo i piani di Penati e di Vimercati).
MILANO SERRAVALLE - Per i fatti di Milano Serravalle, invece, figuravano tra i destinatari dell’avviso di fine indagini l’architetto Renato Sarno, Bruno Binasco, in qualità di membro del cda di Codelfa, Norberto Moser come amministratore delegato della stessa società Massimo Di Marco, ad di Milano Tangenziali, e Gianlorenzo De Vincenzi, dirigente di quest’ultima. Corruzione di incaricato di pubblico servizio l’accusa contestata relativamente all’affaire Serravalle: secondo i pm, sarbbero stati versati 18 milioni e 800mila euro per i lavori autostradali. Sono dieci, infine, i presunti finanziatori occulti di Penati attraverso l’associazione Fare Metropoli: tra loro, anche Massimo Ponzellini, ex presidente di Banca popolare di Milano, Enrico Corali, presidente della Banca di Legnano, e gli imprenditori pugliesi Enrico Intini e Roberto De Santis, considerati vicini al centro sinistra, in particolare alla figura di Massimo D’Alema.


giovedì 26 aprile 2012

SENTINELLE DEL TERRITORIO: Delibera per l’istituzione della “anagrafe pubblica degli eletti” e la diffusione della “comunicazione per la trasparenza”


Pinerolo. Delibera per l’istituzione della “anagrafe pubblica degli eletti” e la diffusione della “comunicazione per la trasparenza”.


Nella seduta del Consiglio Comunale di Pinerolo del 18 aprile 2012 è stata approvata la mozione presentata dai consiglieri Paolo Covato e Giorgio Canal (gruppo "Covato per Pinerolo e SEL") per istituzione della “anagrafe pubblica degli eletti e la diffusione della “comunicazione per la trasparenza”. Inizialmente prevista per il 27 marzo, la votazione sulla mozione era stata rinviata per permettere la rielaborazione di un testo che fosse il più ampiamente condivisibile.
Esaminando il testo approvato, che qui riportiamo integralmente, una prima considerazione. Nel testo definitivo non vi è più traccia del “preambolo” alla mozione contenuto nel testo originario; preambolo col quale i consiglieri Covato e Canal inserivano l’atto della mozione stessa all’interno del momento storico che l’Italia attraversa. Un momento storico connotato da una drammatica crisi economica che,  se pure travaglia l’intero mondo occidentale, trova in Italia l’aggravante di un paese profondamente turbato e degradato dagli scandali che minano il mondo della politica -la famigerata “casta”- e dai tanti episodi di corruzione che investono una intera classe dirigente. 
Pare che il Consiglio Comunale di Pinerolo abbia voluto esorcizzare così, non menzionandoli negli atti ufficiali, il riferimento agli avvenimenti scandalosi e al clima di distacco e sospetto che i cittadini manifestano, a volte senza i dovuti "distinguo", verso coloro che sono chiamati a governare le istituzioni. Eppure, il riferimento alla crisi economica; agli scandali di cui si rendono protagonisti esponenti del mondo politico-istituzionale; la corruzione che in Italia pare divenuta “sistema”; la mancanza di valori etici di riferimento; saranno proprio questi i temi su cui si incentreranno gli interventi dei consiglieri, primo fra tutti l’intervento del sindaco Eugenio Buttiero. (vedi Cronaca di una mozione)

Il contenuto della mozione approvata
Venendo al contenuto della mozione, rileviamo come questo è stato conservato in forma pressoché identica a quella  iniziale, tranne che per il punto che riguarda le dichiarazioni del coniuge non separato e dei figli maggiorenni dell’eletto. Nella versione originaria, così si scriveva al punto 5
5) Gli adempimenti indicati ai punti 2) e 3) concernono anche la situazione patrimoniale e la dichiarazione dei redditi del coniuge non separato e dei figli conviventi. Qualora essi non vi consentano, del diniego deve essere fatta specifica menzione
Nella stesura definitiva, concordata fra i capi-gruppo del Consiglio, il punto indicato ha assunto la seguente forma:
5) Con il consenso del Coniuge non separato o del convivente e dei figli maggiorenni conviventi potranno essere dichiarati anche la situazione patrimoniale e la dichiarazione dei Redditi degli stessi.

Considerazioni
In riferimento al citato punto 5 del testo approvato, pare -a nostro parere- che sia sostanzialmente venuto meno l’obbligo contenuto nella stesura iniziale della mozione, salvo diniego motivato, di dichiarazione da parte del coniuge non separato e dei figli maggiorenni dell’eletto . Può risultare questo un elemento non del tutto coerente con gli scopi della mozione, soprattutto alla luce dai numerosi episodi nei quali uomini politici , faccendieri e imprenditori, hanno cercato di dissimulare situazioni “opache”, se non veri e propri reati, attraverso l’intestazione fittizia di beni e attività fatta a favore del coniuge o di figli. La casistica generale in questo campo è purtroppo varia e “trasversale”, come si usa dire, avendo riguardato uomini politici e soggetti appartenenti a tutti gli schieramenti politici. 
Come è stato ribadito da parte di tutti i consiglieri e dal sindaco Buttiero, l’approvazione della mozione sulla “trasparenza degli eletti” non può che essere un primo passo verso la riconquista di una politica “onesta”; una politica che sia davvero al servizio dei cittadini e delle comunità; una politica che sappia - essa per prima- operare una cernita e porre una discriminante etica, morale, verso coloro che sono chiamati a rappresentare “la politica”, anche a livello locale. Tuttavia, la delibera approvata può costituire solo il primo tassello anche nel tentativo di liberare la politica e l'amministrazione locale dal pericolo di un uso distorto e "personalistico" nella gestione delle materie su cui ha competenza: incarichi, consulenze, favoritismi "agli amici...", come ha sottolineato un consigliere nel suo intervento.
Il sindaco Buttiero, riferendosi ai tanti scandali di questa Italia, ha ricordato con tono commosso e accorato la figura e l'esempio dell’avv. Ettore Serafino scomparso nello scorso mese di gennaio, eroico comandante della Brigata partigiana "Monte Albergian" : “(…) l’avvocato Serafino non ci ha insegnato questo!”.
Auspichiamo pertanto che, aldilà della modifica introdotta e di cui chiederemo spiegazioni nelle prossime interviste che vorremmo rivolgere agli esponenti della politica pinerolese, la mozione approvata inneschi un dibattito foriero di scelte e azioni coerenti e coraggiose da parte dell’amministrazione comunale pinerolese.  
Il riferimento del sindaco Buttiero “alle associazioni presenti sul territorio e che aiutano nell’azione di monitoraggio e informazione sui temi dell’infiltrazione mafiosa…”; così come il riferimento del consigliere Barbero “(…)all’incontro che la commissione dei capi-gruppo del Consiglio Comunale ha avuto con i  rappresentanti di Libera ( il presidio “Rita Atria”. n.d.r.)” ci stimolano ad una presenza, una attenzione e una azione ancora maggiore, proprio alla luce della considerazione che quelle parole mostrano verso l’operato del presidio Libera “Rita Atria” di Pinerolo.
Arturo Francesco Incurato
Presidio Libera “Rita Atria” Pinerolo

Appalti e affari, così Leini era in mano alle 'ndrine


Comune sciolto, ecco le carte: sperperato un fiume di soldi pubblici
Fonte: LA Stampa.. Torino

Per capire perché quello di Leini, dal 30 marzo scorso, sia un Comune sciolto per infiltrazioni mafiose, bisogna partire dalla fine di questa brutta storia lunga 178 pagine. E da una considerazione che è il fulcro di sei mesi di lavoro della commissione di accesso agli atti: «A Leini la ’ndrangheta ha condizionato le decisioni e ha saputo efficacemente infiltrarsi tra le maglie dell’ente comunale (e non solo) trattando alla pari con i pubblici amministratori». Come? «Grazie agli stretti rapporti personali instauratisi tra elementi di spicco dell’organizzazione e Nevio Coral (sindaco dal 1994 al 2006)», scrivono i commissari. Aggiungono: «Il mezzo di cui quest’ultimo si è servito per concludere gli affari illeciti con i boss è stata la società Provana s.p.a., attraverso la quale è riuscito a pilotare - e sperperare - una mole impressionante di denaro pubblico (anche contributi regionali ed europei)" 
Il «capolavoro» di Coral 
Nevio Coral è stato sindaco di Leinì dal 1994 al 2006. Nevio «il veneto» avrebbe mantenuto contatti diretti con boss e «mediani» della consorteria criminale, rivelatisi tali dopo l’operazione Minotauro. Gli stessi avrebbero lavorato più e più volte per Provana, la multiservizi comunale che lo stesso Coral ha fondato nel 1998 e che, ai magistrati che lo interrogavano dopo l’arresto, ha definito «il capolavoro della sua vita». Provana, società a capitale interamente pubblico, avrebbe dovuto rispettare le stesse leggi a cui è sottoposto il Comune in materia di assegnazione di appalti. Per i commissari non è andata così. Parlano di «gestione privatistica dell’ente» che avrebbe consentito a esponenti della ’ndrangheta di «aggiudicarsi lavori pubblici artificiosamente frazionati per evitare le procedure concorsuali previste».
Cantieri in mano alle ’ndrine.
Qualche esempio: la costruzione di un intero quartiere (cosiddetto «Il Mulino») per un valore di quasi 5 milioni destinato - amara ironia della sorte - anche alle forze armate, durante la cui realizzazione altre ditte in odore di mafia lavoravano in sub-appalto impiegando anche clandestini irregolari. E poi: interventi nel refettorio della scuola materna di Nole, la tinteggiatura dell’elementare di frazione Tedeschi a Leini, degli spogliatoi della media, una parte di lavori dell’ampliamento del palazzo comunale di San Sebastiano Po, del poliambulatorio di Leini. E tanti altri esempi. Il fulcro è sempre Provana su cui Coral avrebbe mantenuto un assoluto controllo anche nel momento in cui suo figlio Ivano è diventato sindaco.
Nevio, sindaco per sempre
Fu lo stesso Ivano a firmare al padre - allora semplice consigliere - una delega in bianco «a collaborare nei rapporti con Provana e dell’esame delle opere edilizie e delle opere di urbanizzazione al fine di rendere più omogeneo lo sviluppo delle infrastrutture comunali». Plenipotenziario, dunque. Pare lo sapessero anche i presunti mafiosi: «Ivano dovunque va non è il sindaco, ma è il figlio di Nevio», si legge in un’intercettazione ambientale a una cena tra Coral e alcuni rappresentanti delle famiglie, tutti pregiudicati, intercettata grazie alla geniale intuizione di un ufficiale dell’Arma. Sempre Provana gestisce gli appalti per la Cittadella dello Sport, un’opera che «ha determinato quantomeno un notevole esborso di denaro pubblico». Peccato che Leini avesse già un Palasport agibile costruito solo 10 anni fa. «Tuttavia Nevio Coral, approfittando della disponibilità di finanziamenti pubblici ha fatto avviare la progettazione dell’opera». Ancora oggi - si legge nella relazione - i leinicesi non hanno capito quale sia stato l’interesse pubblico, visto che la struttura è stata concessa gratuitamente in gestione ad altro ente». In questo appalto, in misura minoritaria, risulta che avrebbero lavorato due ditte riconducibili rispettivamente a Giuseppe e Urbano Zucco e a Bruno Raschillà, affiliati al locale di Natile di Careri a Torino e tutti e tre coinvolti nell’operazione Minotauro. Totale lavori: 650 mila euro.
GIUSEPPE LEGATO

mercoledì 18 aprile 2012

ESISTE LA SOCIETA' CIVILE? SAPPIAMO RICONOSCERE L'ELEFANTE?





Come presidio “Rita Atria”, nella ultime settimane abbiamo partecipato a riunioni, incontri, dibattiti organizzati da istituzioni, partiti politici, associazioni. I temi trattati sono quelli imposti dal momento storico che viviamo: la crisi economica e le ricadute drammatiche sul tessuto sociale delle comunità. Analizzando quanto ascoltiamo, due considerazioni ricorrono spesso a offrire lo spunto per una riflessione più ampia: la carenza di risorse che  "la politica" (anche quella locale) destina alle Associazioni e al volontariato; l’originalità di pensiero che anima molte associazioni, volontari e attività del no-profit.
Veniamo al primo aspetto: la carenza di risorse da destinare ai temi del volontariato.
Davvero questa carenza è frutto della crisi in atto?
Eppure la Corte dei Conti stima in oltre 60 miliardi di euro il costo della corruzione in Italia; il fatturato delle mafie è di oltre 130 miliardi di euro; l’evasione fiscale è pari a 180 miliardi di euro. Per non parlare del debito pubblico italiano. Ricchezze sottratte agli italiani
La verità, a nostro parere,  deve quindi essere ricercata altrove. La mancanza di risorse ci pare essere la diretta conseguenza della distanza di questo mondo dagli interessi, distorti e opachi, di grandi “pezzi” della politica partitica italiana: “il potere” che tante volte si dimostra lontano dal perseguire il principio di una gestione corretta e oculata del “bene pubblico”. Uno scandalo che, a vedere le cronache dei nostri giorni, pare inarrestabile.
Un secondo aspetto emerge ad aggravare di quanto detto prima. A fronte della mole di servizio reso alla collettività da associazioni e gruppi di volontariato – servizio che spesso colma vuoti, inefficienze, carenze del sistema pubblico, e a volte portatore (anche) di pensieri e progetti innovatori- colpisce la scarsa possibilità di questi di incidere poi realmente negli indirizzi politici della collettività. E’ questa una constatazione amara sottolineata da coloro che studiano le dinamiche del mondo sociale e politico italiano. 
La motivazione di quella “marginalità”, è forse da ricercare nell’assenza dell’altro attore che, metaforicamente parlando, dovrebbe essere presente sulla scena sociale: la società civile. Una società civile, quella italiana, che in questi anni si è dimostrata in realtà poco attenta alla gestione della “res-pubblica” nel suo insieme, se non quando questa tocca il personale ambito di interesse, piccolo o grande che sia. Anche grazie a questa assenza di interesse, e di controllo, si è lasciato che prendesse forma il sistema di potere partitico-corporativo che domina il nostro paese. La società civile si dimostra colpevole anche perché pare incapace di elaborare, proporre e sostenere, una azione efficace che dia voce e forza ad un sistema “diverso” quale, ad esempio, quello tratteggiato da molti progetti nel mondo del volontariato e del no-profit. 
Si dirà che questo è il compito proprio della politica: esprimere e far emergere forze e idee utili alla società! In realtà, questo dovrebbe essere il compito di una politica che, perseguendo principi di etica e di onestà, miri e abbia come fine il buon governo della “res-pubblica”. 
Esiste questa politica in Italia? A nostro parere, dobbiamo ancora costruirla!
Riportiamo un brano tratto dal libro “Paesaggio Costituzione, Cemento”, di Salvatore Settis:
"(…) viene in mente l’antico apologo indiano dei sei ciechi. Posti davanti ad un elefante ognuno ne esamina a tentoni una parte e ciascuno conclude per conto suo: 
- “E’ un muro!” ( i fianchi)
- “E’ un serpente!” ( la proboscide)
- “E’ un albero!” (le zampe) 
- “E’ un ventaglio!” (le orecchie)
-“ E’ una corda!” (la coda) 
-“ E’ una spada!” (le zanne)
Insomma , ognuno scambia una parte per il tutto e tutti si guardano bene dallo scambiarsi informazioni (…)”
Noi appartenenti alla società civile, nella migliore delle ipotesi, continuiamo a comportarci  proprio come i sei ciechi: di fronte al degrado del nostro paese, degrado che quotidianamente le cronache giudiziarie e giornalistiche arricchiscono con tasselli sempre più inquietanti, si continua a pensare che, badando ad un singolo aspetto, si riesca a cogliere l’oggetto nel suo complesso. Ma il nostro paese, l’Italia, è la totalità! E’ l’Elefante! E l’Elefante non sembra godere di buona salute! 
Coloro che detengono il potere in Italia hanno imparato bene l’arte del comando, la regola degli antichi romani: “dividi et impera”: l'accusa che abbiamo udita è quella che - in cambio di fondi, accreditamenti e riconoscimenti- il "potere" chieda "silenzio e acquiescenza".
Anche facendo riferimento alle situazioni locali delle singole comunità, i gruppi, le associazioni, la società civile, dovrebbe invece provare a ribaltare la partita, ricercando un collante, un punto di incontro proprio sulla questione che oggi appare fondamentale: provare a elaborare una visione nuova, un progetto! Un progetto differente, migliore, di quello imposto dal “potere-sistema”. 
Il presidio di LIBERA “Rita Atria” vuole proporre uno strumento preparatorio del progetto: l’Osservatorio! Un luogo, aperto, che sappia raccogliere persone oneste e in buona fede. I temi della Legalità, della Giustizia, dell’Etica potrebbero essere il filo conduttore, i valori "a premessa" di una azione che avesse l’ambizione  di “prefigurare” un modo differente, migliore, di gestire il bene pubblico. Vorremmo offrire il luogo ove, partendo dalla conoscenza delle situazioni esistenti, si possano condurre analisi e considerazioni concrete; un luogo di partecipazione ove si possano discutere e pre-figurare idee che portino (anche) a indicare e richiedere priorità a coloro che guidano le sorti delle comunità: indirizzi di spesa, politiche economiche e sociali, gestione dei territori. 
Questo è il momento di crisi del “sistema”. Ma è proprio nei momenti di crisi che crepe e debolezza possono permettere il cambiamento! 
Un augurio: che si sia capaci di pensare e riflettere ad un progetto complessivo; che si riconosca l’Elefante  (…lo si salvi) e non ci si riduca a scambiarne i fianchi per un muro, la proboscide per un serpente, le zampe per un albero.
Arturo Francesco Incurato
presidio LIBERA “RITA ATRIA” - Pinerolo

venerdì 13 aprile 2012

Difendiamo il territorio! Allarme "villettopoli" anche a Pinerolo


Essere "sentinelle del territorio" significa volerlo difendere. "Le zone a rischio sono a Pinerolo, Ivrea e in collina, da Chieri a Carmagnola".
In un nostro prossimo articolo tratteremo  la vicenda CP7,  l'intervento edilizio previsto  ai piedi di Monte Oliveto, a Pinerolo 
fonte La Stampa

Secondo i dati della Provincia l'aggressione al territorio si sposta lontano dai centri urbani oltre la seconda cintura torinese
Prima e finora unica in Italia a fare del consumo di suolo un tema politico, a otto mesi dall’approvazione del piano di governo del territorio che ferma la cementificazione dei terreni agricoli, la Provincia di Torino rilancia. Con dati aggiornati e un nuovo monito ai Comuni. Primo: negli ultimi cinque anni il consumo di suolo cresce a tassi sostenuti ma ridotti rispetto a prima (da 800 a 200 ettari l’anno) per effetto della crisi economica e della diffusione della sensibilità sul tema. Secondo: la forbice tra consumo di suolo e aumento della popolazione resta ampia. Terzo: l’aggressione al territorio si sposta lontano dai centri urbani, ormai ben oltre la seconda cintura torinese. E’ lì che l’osservatorio della Provincia individua il grande pericolo: nelle pieghe dei piani regolatori ci sono 4000 ettari di cemento già prenotati e realizzabili. Una villettopoli distribuita a macchia d’olio e di dimensioni gigantesche, pari alla metà della città di Torino o a cinquemila campi da calcio. Le zone a rischio sono a Pinerolo, Ivrea e in collina, da Chieri a Carmagnola.
La documentazione della Provincia, che sarà illustrata oggi nel convegno «Territorio: maneggiare con cura. Lavori in corso» (in corso Inghilterra 7 a partire dalle 10), illustra una serie di fenomeni che all’estero sono da anni oggetto di studio, ma in Italia largamente ignorati. Le immagini aeree acquistate da una scuola di volo di Parma per soli 50 mila euro (farle ex novo sarebbe costato dieci volte di più) e riferite alla fine del 2010 sono state confrontate con quelle scattate nel 2006. Il risultato è una galleria fotografica della cementificazione. Che la crisi edilizia ha solo spostato: meno capannoni e più villette; meno in città, più in collina. «Le crescite di urbanizzazione si concentrano sulle aree collinari e premontane del Pinerolese e dell’Eporediese, oltre che lungo l’arco della collina compresa tra Chieri e Chivasso e nel quadrante Nord-Est di Torino». E anziché completare agglomerati già esistenti, se ne creano di nuovi. I motivi: «Minor costo delle abitazioni, maggior standard abitativo, garanzia di accessibilità ai servizi».
Ma la dispersione sul territorio rappresenta un pericolo. «Gli enti pubblici non sono più in grado di garantire servizi a queste città polverizzate - spiega il presidente della Provincia Antonio Saitta - quindi abbiamo acceso un faro sulle varianti urbanistiche dei Comuni. E abbiamo detto basta alla moltiplicazione di strade e circonvallazioni che anziché risolvere problemi ne creano altri, diventando promotori di consumo di suolo». La prima applicazione del rivoluzionario piano di governo del territorio è incoraggiante. La Provincia ha bloccato alcune edificazioni selvagge su suoli liberi, ma soprattutto i Comuni hanno collaborato per evitare varianti urbanistiche invasive. Finora le città che hanno adeguato i piani regolatori sono undici, ma altre venticinque sono in fase avanzata. Nessun conflitto, zero ricorsi giudiziari. «In alcuni casi abbiamo sventolato il cartellino rosso, ma in generale c’è collaborazione - dice Saitta -, ora dobbiamo spingere i Comuni a puntare sul riuso di suolo già consumato».
GIUSEPPE SALVAGGIULO
TORINO

giovedì 12 aprile 2012

Don Ciotti: ''I partiti usino i fondi di luglio per progetti sociali''

 Il presidente di Libera difende il finanziamento pubblico ma dice: ''I soldi concessi sono troppi, vanno tagliati. Le forze politiche diano un segnale". E invita all'impegno contro la corruzione:"Il rinnovamento delle coscienze deve riguardare tutti''. 





Fonte: La Repubblica.it