giovedì 27 luglio 2023

RITA ATRIA , testimone di giustizia: "La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci".

RITA  ATRIA  testimone di giustizia: "(...) Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, perché la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. (...)".

"(...) Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse, ce la faremo".


Il contributo di Rita Atria alla lotta culturale contro le mafie
Il contributo di Rita Atria alla lotta culturale contro le mafie è essenziale perché Rita Atria aiuta a comprende "la verità" su uno dei drammi che segnano ancora oggi la storia del nostro paese. Quando ci chiediamo cosa sono le mafie la risposta più semplice, essenziale, la troviamo “facendo memoria” delle parole scritte da Paolo Borsellino la mattina del 19 luglio 1992, rispondendo alla lettera che gli era giunta da parte di una preside, poche ore prima di essere ucciso insieme agli agenti della sua scorta: “(…) La mafia è essenzialmente ingiustizia.(...)”
Ma provando a rispondere a quella domanda (cos'è la mafia?) dobbiamo “fare memoria” di un altro “pezzo di verità” che emerge proprio dalla storia di questa ragazzina siciliana, divenuta testimone di giustizia grazie all'esempio della cognata Piera Aiello e dal loro incontro col giudice Paolo Borsellino. Nelle ore che seguirono la strage di Via D'Amelio, la morte dello “zio Paolo”, Rita Atria scrive nel suo diario il “pezzo di verità” dinanzi alla quale tutti siamo chiamati a confrontarci: “(...) Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, perché la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
L'insegnamento di Rita Atria è strettamente legato alla “presa di coscienza” e alla volontà di cambiamento che la sua stessa vita esprimono. Lo avevamo scritto all'inizio della nostra esperienza, quando avevamo scelto di dedicare il nostro impegno alla sua figura: pur essendo nata in una famiglia mafiosa,  Rita Atria scelse di denunciare per tentare di “cambiare” il mondo nel quale era nata e che la soffocava (….) Il valore del messaggio contenuto nelle parole di Rita Atria, la sua figura di “giovane donna”, ci paiono anche rispecchiare la speranza di cambiamento che spesso leghiamo all'immagine della componente femminile della nostra società, della donna."
Volendo sostenere la prova di maturità nel luglio del 1992, poche settimane dopo la strage di Capaci, Rita Atria dimostra di essere una ragazza-donna forte, presente e partecipe del momento storico che vive,nonostante i drammi della sua vita personale. Le sue riflessioni sulle conseguenze immediate che l'uccisione di Giovanni Falcone potrà produrre nella lotta alle mafie sono analisi lucide e profonde: le ritrattazioni, le misure necessarie per sostenere coloro che vorrebbero denunciare i mafiosi; la debolezza organizzativa e di mezzi che palesa lo stato italiano nella lotta alle mafie. E poi, sempre nel suo tema di maturità, l'appello, le parole rivolte ai ragazzi e alle ragazze che, come lei, vivevano in “famiglie mafiose”(...) L'unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c'è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo".
Piera Aiello
Rita vive la sua vita con coraggio e forza, rivolgendo sempre lo sguardo fuori da sé; vive sino all'ultima speranza, la speranza riposta nella vita stessa dell'uomo in cui Lei stessa e l'Italia onesta si riconoscevano: Paolo Borsellino. Ma Rita Atria continua a vivere accanto alle tante vite di tanti, primi fra tutto lo “zio Paolo”, Paolo Borsellino, e Giovani Falcone.
Piera Aiello è stata eletta deputata nelle ultime elezioni politiche e siede ora nel Parlamento Italiano: dopo lunghi anni di anonimato, vissuti sotto protezione in una località segreta, sotto,  ha potuto riavere il suo vero nome, mostrare il suo volto.



(...) la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi":
il pericolo di essere, o diventare, la  "docile antimafia"
Il nostro modo sbagliato di comportarci, l'ottenere quello che non ci meritiamo, costituisce quello che noi dell'Associazione“Rita Atria” Pinerolo abbiamo definito come “pensiero mafioso”: l'ingiustizia piccola o grande commessa ai danni di qualcun altro per per trarne qualche beneficio immeritato. Si tratta di un meccanismo semplice, primitivo ma efficacissimo in un “sistema malato” quale quello italiano, soggiogato da mafie e corruzione. Talmente efficace, quel “pensiero”, che da tempo viene utilizzato anche da coloro che “mafiosi” in senso stretto non sono e non possono essere definiti.
Fare memoria di Rita Atria per noi non significa quindi commemorare la morte della ragazzina siciliana quanto provare a rendere concreto l'insegnamento della sua vita, agendo per liberarci, noi per primi, dal "pensiero mafioso", cercando poi di riconoscerlo e contrastarlo negli atti della vita quotidiana. Perché, come diciamo spesso, se è vero che pochi di noi avranno la ventura di trovarsi dinanzi ad un mafioso propriamente detto, tutti noi -quotidianamente- ci scontriamo col “pensiero mafioso”.

La domanda essenziale, la traccia che lega i momenti e gli atti del nostro impegno diviene pertanto la seguente: "Come provare ad essere “sentinelle”, contro mafie e pensiero mafioso, nella nostra comunità? Cosa cambia per una comunità se ad usare il “pensiero mafioso” è un mafioso propriamente detto oppure uno (o un gruppo!) che persegue gli stessi obiettivi per ottenere ciò che non si merita?

Aveva ragione Rita Atria: (...) la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi":

Rita Atria
Il giorno dopo la strage di via D'Amelio, Rita scrive nel suo diario nel diario le parole che costituiscono il suo testamento spirituale, parole che da allora -come abbiamo spesso detto- si impongono alla riflessione di ognuno: "(…)Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita …Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta. " 
Nonostante l'affetto e la vicinanza di Piera Aiello, con Paolo Borsellino muore anche “la speranza" del cambiamento possibile che Rita Atria aveva riposto nel giudice. "Un'altra delle mie stelle è volata via., me l'hanno strappata dal cuore". Queste sono le parole che Rita confiderà singhiozzando a Piera, dopo aver appreso della morte del giudice e degli agenti della sua scorta, le parole riportate dal Piera Aiello nel suo libro "Maledetta mafia"
Sabato 25 luglio 1992. Rita aveva deciso di restare a Roma e non seguire Piera Aiello che ha bisogno di andare in Sicilia: tornare per rivedere la madre e cercare di attenuare in qualche modo l'angoscia della morte dello "zio paolo". All'aeroporto, improvvisamente, Rita dice a Piera:  "Io non parto".  E ritorna nella casa di Via Amelia, nel quartiere Tuscolano.
Domenica 26 luglio 1992, la domenica successiva alla strage di via D'AmelioIn quel pomeriggio Rita si lascia cadere, lascia cadere l'ultima speranza, dal balcone dell'appartamento di Via Amelia regalando per sempre la sua vita a noi.


Tema di maturità di Rita Atria
Titolo
"La morte del giudice Falcone ripropone in termini drammatici il problema della mafia. Il candidato esprima le sue idee sul fenomeno e sui possibili rimedi per eliminare tale piaga".
Svolgimento
"La morte di una qualsiasi altra persona sarebbe apparsa scontata davanti ai nostri occhi, saremmo rimasti quasi impassibili davanti a quel fenomeno naturale che è la morte del giudice Falcone, per chi aveva riposto in lui fiducia, speranza, la speranza di un mondo nuovo, pulito, onesto, era un esempio di grandissimo coraggio, un esempio da seguire. Con lui è morta l'immagine dell'uomo che combatteva con armi lecite contro chi ti colpisce alle spalle, ti pugnala e ne è fiero. 
Mi chiedo per quanto tempo ancora si parlerà della sua morte, forse un mese, un anno, ma in tutto questo tempo solo pochi avranno la forza di continuare a lottare. Giudici, magistrati, collaboratori della giustizia, pentiti di mafia, oggi più che mai hanno paura, perché sentono dentro di essi che nessuno potrà proteggerli, nessuno se parlano troppo potrà salvarli da qualcosa che chiamano mafia.
 Ma in verità dovranno proteggersi unicamente dai loro amici: onorevoli, avvocati, magistrati, uomini e donne che agli occhi altrui hanno un'immagine di alto prestigio sociale e che mai nessuno riuscirà a smascherare. Ascoltiamo, vediamo, facciamo ciò che ci comandano, alcuni per soldi, altri per paura, magari perché tuo padre volgarmente parlando è un boss e tu come lui sarai il capo di una grande organizzazione, il capo di uomini che basterà che tu schiocchi un dito e faranno ciò che vorrai.
Ti serviranno, ti aiuteranno a fare soldi senza tener conto di nulla e di niente, non esiste in loro cuore, e tanto meno anima. La loro vera madre è la mafia, un modo di essere comprensibile a pochi. Ecco, con la morte di Falcone quegli uomini ci hanno voluto dire che loro vinceranno sempre, che sono i più forti, che hanno il potere di uccidere chiunque. Un segnale che è arrivato frastornante e pauroso. 
I primi effetti si stanno facendo vedere immediatamente, i primi pentiti ritireranno le loro dichiarazioni, c'e chi ha paura come Contorno, che accusa la giustizia di dargli poca protezione. Ma cosa possono fare ministri, polizia, carabinieri? Se domandi protezione, te la danno, ma ti accorgi che non hanno mezzi per rassicurare la tua incolumità, manca personale, mancano macchine blindate, mancano le leggi che ti assicurino che nessuno scoprirà dove sei. Non possono darti un'altra identità, scappi dalla mafia che ha tutto ciò che vuole, per rifugiarti nella giustizia che non ha le armi per lottare.
L'unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L'unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c'è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore.
Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo.
Rita Atria
Erice 5 giugno 1992

martedì 25 luglio 2023

Ventimila (20.000!) “pinerolesi fantasmi” continuano a chiedere cemento!

Ventimila (20.000!) “pinerolesi fantasmi”  continuano a chiedere cemento! 

Nuovi condomini nell'area del Turck. Impatti ambientali, economici e sociali: la necessità di un Consiglio Comunale aperto.

Salvatore Settis, tratto da "PAESAGGIO COSTITUZIONE CEMENTO": "(...) Solo imparando a muoversi nel labirinto delle norme, dei dati, delle informazioni e controinformazione, potremo giudicare in prima persona (come è nostro diritto) che cosa, di quanto ci accade intorno, è giusto o inevitabile e che cosa è invece il frutto di cinica speculazione che, per il vantaggio di pochi, devasta il bene di tutti. Sta di fatto che ogni giorno, sotto gli occhi di milioni di cittadini, poche migliaia di speculatori senza scrupoli distruggono il paesaggio italiano.(...)  specialmente al Nord, ma non solo, i delitti contro il paesaggio si consumano non ignorando le regole ma modificandole, o "interpretandole" con mille artifizi, perché siano al servizio non del pubblico bene ma del "partito del cemento", invadente e trasversale.(...)"

area TURK

Ventimila (20.000!) “pinerolesi fantasmi” continuano a chiedere cemento! 

Dieci anni fa una coraggiosa sindaca piemontese, Matilde Casa di Lauriano Po, dando seguito al suo programma elettorale di chiaro stampo ambientalista, rese nuovamente agricoli dei terreni edificabili. Denunciata per abuso d'ufficio venne assolta dimostrando un fatto estremamente importante sotto l'aspetto ambientale: un'amministrazione comunale ha la possibilità imporre un reale stop al consumo del suolo.

Un'altra coraggiosa sindaca, la bolognese Isabella Conti di San Lazzaro di Savena, 9 anni fa bloccò addirittura un PEC (Piano Esecutivo Convenzionato) che prevedeva l'edificazione di oltre 500 alloggi. Anche in questo caso il TAR diede ragione alla sindaca dimostrando un ulteriore fatto: anche in presenza di un PEC un'amministrazione può bloccare tutto salvaguardando il suolo (e non solo). (puoi leggere qui la storia di Isabella Conti)

Perché non si fa tesoro di queste esperienze anche a  Pinerolo, riducendo significativamente le aree edificabili attraverso una “coraggiosa” variante al Piano Regolatore? 

Invece a Pinerolo abbiamo “ventimila (20.000!) cittadini fantasmi” che continuano a chiedere  cemento (il piano regolatore -obsoleto e sovradimensionato- prevederebbe oltre 56.000 abitanti), mentre alcune stime parlano di circa 2.000 alloggi inutilizzati! Una riduzione delle aree edificabili di certo gioverebbero quindi ai 36.000 residenti-cittadini reali (!) che non vedrebbero svalutarsi le loro abitazioni e non assisterebbero ad un incremento di traffico ed inquinamento!

il TURK
A Pinerolo accade invece che un PEC, in via di definizione, preveda l'edificazione di oltre 400 alloggi nell'ambitissima area del Turck, a due passi dal centro cittadino. In questo caso, oltre alla svalutazione del patrimonio edilizio privato ed al peggioramento della viabilità, i pinerolesi dovrebbero pure farsi carico di importanti opere accessorie (es. rifacimento del ponte della ferrovia sul Lemina) in forza della attuale bozza di convenzione tra comune e soggetti attuatori.

Eppure, in passato, nei programmi elettorali accadeva di leggere frasi come questa: “(…) occorre invertire la tendenza urbanistica alla dismissione di aree industriali per trasformarle in residenziale o commerciale e agevolarne piuttosto la riqualificazione polifunzionale, incentivando l’insediarsi anche di nuove attività manifatturiere e artigianali compatibili con la residenza. Si perseguissero con coerenza i proclami elettorali attuando quei principi nel caso dell’area Turck, oltre a creare posti di lavoro a “km zero”, si  avrebbero ulteriori vantaggi: la conservazione di uno storico edificio industriale, che è stato alla base dello sviluppo cittadino; la preservazione di un polmone verde nel cuore città; la creazione di una “cassa di espansione” per il Lemina, utile ad assorbire eventuali esondazioni del fiume.

Queste sono solo alcune delle riflessioni che hanno portato il Coordinamento delle Associazioni Pinerolesi (C.A.P.) a proporre un consiglio comunale aperto su un tema così importante.

Coordinamento delle Associazioni pinerolesi C.A.P.:

Associazioni: Italia Nostra Sezione del Pinerolese "Ettore Serafino" - LIPU delegazione di Torino Legambiente circolo di Pinerolo - LAC Lega Abolizione caccia Sezione di Pinerolo - Osservatorio 0121 Salviamo il paesaggio - Associazione Provinciale FederTerziario Torino - Comunità Laudato Si' Pinerolo

Gruppi:  APP - Ambientalisti per Pinerolo - Ass. Rita Atria Pinerolo


Ringraziamo L'Eco del Chisone e Vita Diocesana per aver voluto dare spazio al tema e alle problematicità denunciate dal C.A.P.



mercoledì 19 luglio 2023

19 luglio 1992 - ore 16.58: Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli

 19 luglio 1992 - ore 16.58 - Strage di Via D'Amelio:  a trent'anni dalla strage, siamo ancora a chiedere verità e giustizia  sullo scandalo di una strage di Stato, sull'infamia di "pezzi" di Stato collusi con mafie e "zona grigia". Anche la Strage di Via D'amelio, come le altre che hanno insanguinato la storia del nostro Paese, attende piena Verità e piena Giustizia. Questo il debito che abbiamo nei confronti di coloro che persero la vita per essere, sino in fondo, fedeli servitori dello Stato e della comunità.


PER AMORE
Paolo Borsellino (52 anni) giudice 
 Agostino Catalano (43 anni) assistente-capo Polizia di Stato 
Emanuela Loi ( 24 anni) agente Polizia di Stato 
Walter Eddie Cosina (31 anni) agente scelto Polizia di Stato 
Claudio Traina (27 anni) agente scelto Polizia di Stato  
Vincenzo Li Muli   (22 anni) agente Polizia di Stato








Fiammetta Borsellino:
 «Non partecipo agli anniversari di via D’Amelio. Mio padre fu lasciato solo e tradito. Una parte si è appropriata della memoria, anche indebitamente, monopolizzandola. Quando ho denunciato la solitudine di mio padre e il tradimento da parte dei suoi colleghi ho sentito il gelo intorno a me. Mio padre diceva sempre che molte cose non si possono provare, tuttavia se ne possono trarre conseguenze. All’indomani di via D’Amelio, mia madre aveva rifiutato i funerali di Stato. Allo stesso modo, noi figli abbiamo deciso di non partecipare mai più a cerimonie e celebrazioni di Stato finché non sarà chiarito, anche fuori dai processi penali, tutto quello che è accaduto. Per me fare memoria è avere risposte in termini di cose concrete, che ci avvicinino alla verità. Fare memoria non è dire vuote parole».


Salvatore Borsellino (fonte AGI): "Non vogliamo avvoltoi. Le esternazioni del ministro Nordio al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare alle forze dell'ordine, alla magistratura, alla parte sana della società, gli strumenti per combattere la criminalità organizzata. Dalle istituzioni vogliamo solo verità e giustizia e poi potranno onorare Paolo se lo desiderano, in ogni caso non troveranno posto simboli di morte, corone e cuscini di fiori. Impediremo ipocrite manifestazioni di cordoglio da chi poi fa tutt'altro. Noi non facciamo contestazioni violente: se dovessero presentarsi persone non gradite, diremo la nostra. In via D'Amelio può venire chiunque, l'importante è che si venga come semplici cittadini, non come rappresentanti delle istituzioni. Altrimenti manifesteremo il nostro dissenso, alzando le nostre agende rosse e girandoci di spalle. Combattiamo una lotta che negli ultimi anni è diventata sempre più difficile. Ci sono stati gli anni della speranza, nei quali credevo che la morte di mio fratello avrebbe cambiato le cose. Vedevo una grande reazione e sembrava che ci potesse essere la reazione dello Stato. Sembrava... Sono durati poco gli anni della speranza. Ho visto il puzzo del compromesso morale, della complicità, dei governi dell'uno e dell'altro colore che hanno iniziato a pagare le cambiali di questa scellerata trattativa costata la vita a mio fratello. Quella trattativa che abbiano appreso non essere reato da una magistratura giudicante in stato confusionale. Una sentenza che ha assestato un grave colpo al senso di giustizia. Sto perdendo la speranza di vedere giustizia, ma ci sono tante persone che continueranno a combattere per la verità".  

martedì 18 luglio 2023

AREA TURCK – LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA

Come gruppo "Associazione Rita Atria Pinerolo, continuiamo ad occuparci di gestione del territorio poiché, a nostro parere, questo può rappresentare un indicatore utile a individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina il carattere di una amministrazione locale. Non solo: avere cura e amore per i territori è un primo fondamentale strumento per opporsi a mafie e al "pensiero mafioso" (fare di tutto per ottenere quel che non si merita). 

Associazioni e cittadini pinerolesi continuano ad impegnarsi nella difesa di luoghi che amministrazioni comunali vorrebbero distruggere, cementificare, cancellando con essi elementi identitari della comunità, il "patrimonio-bene comune" su cui deve fondarsi la cultura stessa della comunità. Dietro l'aridità dei documenti urbanistici, infarciti di sigle, commi e articoli di leggi, sono "celati" i luoghi che hanno accompagnato la storia  di una cittadina quale Pinerolo. Fra questi, e fra i più importanti, l'area TURK.

Siamo ben consci del fatto che tutto ciò a Pinerolo avviene grazie ad un Piano Regolatore vecchio, obsoleto e sovradimensionato, che permette a 20.000 cittadini “fantasmi” (lo strumento urbanistico prevede una città di più di 50.000 abitanti) di continuare a chiedere spazi, volumi edilizi, cemento, etc ...

Perché una comunità, la sua amministrazione, deve inchinarsi a 20.000 "abitanti fantasma"? 

Perché non vogliono cambiare il Piano Regolatore Generale di Pinerolo?

A chi giova? Per comprenderlo, leggi qui: PINEROLO HA BISOGNO DI UN NUOVO QUARTIERE? NOI DICIAMO DI NO!

Di seguito la lettera aperta che il Coordinamento delle Associazioni Pinerolesi (C.A.P.) indirizza alla cittadinanza di Pinerolo e agli amministratori:

                         AREA TURCK – LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA                                            

Pinerolo, 9 luglio 2023

Oggetto: possibili criticità individuabili nell’ambito del procedimento di Verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica del Piano Esecutivo Convenzionato in area RU 5.1 sub. “a” del PRGC della città di Pinerolo, di iniziativa privata.

Ritenendo proprio dovere proseguire nell’azione di dialogo con il Consiglio Comunale su alcuni temi di trasformazione urbanistica della città (azione  intrapresa attraverso alcuni momenti di confronto con i Capigruppo del Consiglio, in ultimo in data 5 giugno u.s.), proponiamo un contributo di chiarezza, a nostro giudizio, in particolare sul tema richiamato nell’oggetto della presente lettera, con particolare riferimento alle ragioni reali che hanno condotto ad oggi alle seguenti mancanze:

- mancata approvazione da parte della giunta comunale del PEC

- mancata sottoscrizione della Convenzione da parte dei soggetti attuatori

Nell’occasione chiediamo ai Capigruppo di far pervenire copia della presente lettera ai componenti i singoli gruppi consiliari.

Nel tentare di dare un contenuto comprensibile all’affermazione contenuta nella lettera del Sindaco che ci è stata trasmessa in data 29 maggio u.s. in risposta alla petizione presentata all’Amministrazione Comunale, che cosi recita (pagina 5 capoverso 2°): “... l’iter di realizzazione dell’intervento è pieno di insidie determinate proprio dalla duplice difficoltà data, da un lato, dalle condizioni del mercato immobiliare e, dall’altro, dalla complessità della realizzazione di alcune opere di urbanizzazione previste (in particolare le opere di regimazione idraulica) ...” abbiamo ritenuto di approfondire l’argomento, venendo cosi a comprendere che esistono tuttora delle criticità nella realizzazione del PEC, criticità che  -se non risolte-  potrebbero potenzialmente anche essere foriere di un grave nocumento per la qualità della vita della cittadinanza. Questo nel caso che il PEC fosse comunque approvato e la Convenzione firmata senza tener conto delle criticità emerse ed evidenziate, cosi come di seguito sinteticamente riassunte.

Nell’ambito di un processo di cittadinanza attiva, la cui positività è stata più volte richiamata e sottolineata dall’Amministrazione Comunale riteniamo quindi utile portare a conoscenza tutti i Consiglieri Comunali ,  se non già edotti, delle situazioni in essere, cosi come le abbiamo comprese. In particolare intendiamo soffermarci brevemente sui seguenti aspetti: suolo, vegetazione, aree verdi, biodiversità, traffico e viabilità, consapevoli che "a monte" di tutto ciò vi è un piano regolatore obsoleto e sovradimensionato, che permette a 20.000 cittadini “fantasmi” (lo strumento urbanistico prevede una città di più di 50.000 abitanti) di continuare a chiedere spazi, volumi edilizi, cemento, etc ...

  • Suolo. Ci chiediamo se nella documentazione presentata da parte dei soggetti attuatori siano presenti degli adeguati approfondimenti relativi alla rete fognaria, la cui realizzazione è pregiudiziale per l’attivazione del PEC; stessa cosa per la rete acquedottistica. Ci chiediamo, inoltre, se siano chiaramente individuati gli ambiti oggetto delle opere interrate: in primo luogo per i parcheggi pertinenziali. Sarebbe opportuna, per non dire indispensabile, l’indicazione delle linee progettuali che saranno seguite per gli interventi compensativi per la superficie impermeabile che si verrà a creare, in una zona “delicata”, sul piano idrogeologico, come l’area RU5.1, che costituisce un ambito di ricarica della falda freatica. Come noto le misure di compensazione devono essere “omologhe” ossia in grado di recuperare gli stessi valori e le funzioni ecologiche perse. Gli interventi di realizzazione di aree verdi in aree che attualmente non sono compromesse non costituiscono una rigenerazione della risorsa. Questo significa che i soggetti attuatori devono definire degli accordi con altri soggetti privati, acquisendo delle aree ad oggi compromesse (di pari superficie di quelle che saranno rese impermeabili inseguito all’attuazione del PEC), che dovranno essere rinaturalizzate. In assenza di questi accordi e delle conseguenti azioni di compensazione ambientale non si vede come il PEC possa proseguire il suo iter. Occorre inoltre ricordare che il suolo libero, anche se intercluso ed inutilizzato, mantiene comunque le capacità di filtrazione chimico-fisiche di tamponamento e microbiologiche/biochimiche di trasformazione, agisce come barriera alla propagazione delle sostanze inquinanti, funge da regolatore dei flussi idrici superficiali di controllo degli eventi alluvionali, mantiene la capacità di stoccaggio del carbonio e svolge la funzione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Devono essere specificati quali interventi saranno predisposti a tutela del canale Moirano e come sarà garantita la continuità ecologica lungo il corso d’acqua dal momento che, se abbiamo ben compreso, si prevede lo “spostamento del canale d’acqua da via Moirano nel parco che si intende realizzare, parzialmente intubato con derivazione dal canale Moirano ed immissione nel torrente Lemina”.
  • Vegetazione e biodiversità. Nell’area sono presenti alcuni esemplari arborei di interesse: un bosco di latifoglie ed una fascia boscata lungo il Lemina da conservare. E’ opportuno che gli interventi in materia siano coordinati con l’individuazione a livello comunale della Rete Ecologica Locale.
  • Traffico e viabilità. Nella precitata lettera del Sindaco (pagina quattro, terzo capoverso) si evince che l’intero flusso di traffico aggiuntivo,  indotto dalle nuove costruzioni che saranno realizzate nell’ambito di trasformazione urbanistica, andrà a gravare sul sistema viabile esistente ovvero sull’asse di corso Piave e vie limitrofe. Il nodo viabile tra le vie Moirano/Vigone/Buniva/Cravero, presso il quale si registra già attualmente un livello di saturazione nelle ore di punta della sera, rischia cosi di subire un ulteriore aumento della pressione motoristica, con un superamento significativo della capacità teorica di assorbimento del traffico. Non ci pare realistico un rinvio della soluzione della problematica viabile nel quadro del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS). E’ fondamentale approfondire da subito gli aspetti legati all’incremento delle criticità legate al traffico, che devono trovare una loro soluzione e non possono essere rinviate ad un momento successivo. Chiunque viva e/o operi a Pinerolo ha piena consapevolezza della situazione viabile di corso Piave e vie limitrofe, non solo nelle ore di punta serali, ma ad esempio in occasione del mercato di piazza Vittorio Veneto (in particolare nella giornata del sabato). E’ sensato procedere con l’approvazione del PEC e la firma della Convenzione in assenza dell’adozione di soluzioni viabili efficaci e risolutive?

Invitiamo i Consiglieri Comunali, nell’esercizio del loro diritto/dovere di conoscenza approfondita dei procedimenti in atto, di acquisire la documentazione esistente in Municipio, con particolare riferimento alla Verifica di Assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Esecutivo Convenzionato richiamato in oggetto, al fine di verificare la fondatezza o meno delle nostre riflessioni. Un' Amministrazione informata può (deve!) assumere con consapevolezza le decisioni importanti per la Comunità che rappresenta.

Un tema cosi significativo, l’ipotesi di realizzazione di un nuovo quartiere, con un numero di costruzioni senza pari nella storia edilizia degli ultimi decenni a Pinerolo, dopo l’edificazione della Tabona, richiede il massimo di trasparenza, di informazione e di consapevolezza. Pertanto chiediamo ai Consiglieri Comunali di proporre un Consiglio aperto sull’argomento, preceduto da un’audizione -nelle Commissioni congiunte Ambiente ed Urbanistica- degli enti coinvolti nel procedimento di verifica di assoggettabilità del PEC alla Valutazione Ambientale Strategica.

Coordinamento delle Associazioni pinerolesI C.A.P. :

Associazioni: Italia Nostra Sezione del Pinerolese "Ettore Serafino" - LIPU delegazione di Torino - Legambiente circolo di Pinerolo- LAC Lega Abolizione caccia Sezione di Pinerolo - Osservatorio 0121 Salviamo il paesaggio - Associazione Provinciale FederTerziario Torino - Comunità Laudato Si' Pinerolo

Gruppi: APP - Ambientalisti per Pinerolo - Ass. Rita Atria Pinerolo


 

martedì 23 maggio 2023

GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI - 23 maggio 1992 - ore 17:57:48 - Capaci - 31 anni senza verità, senza giustizia.

Giovanni Falcone:"Gli uomini passano , le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini".

Oggi più che allora questa Italia ha bisogno di persone oneste che agognino il sogno Paolo Borsellino: "(...) il fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità". 

Resta la memoria e l'insegnamento di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, dei tanti che hanno sacrificato la loro vita per gli ideali Giustizia, Verità e Libertà. 

Invitiamo a riflettere su quell'avvenimento che, insieme alla Strage di Via D'amelio,  segnò il culmine di una stagione di sangue nella quale, per mezzo dei mafiosi, si compie un drammatico disegno di "conservazione" nel nostro Paese. 
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono stati uccisi "solo" dai mafiosi; Falcone e Borsellino sono uccisi da "menti raffinatissime" alle quali ancora oggi non è stato dato volto. Uccisi perché l'Italia continuasse ad essere un Paese "medioevale": un Paese in cui mafie, cricche, caste e cosche continuano a dominare. 

Ma con ancora maggior forza che nel passato, in questi giorni giunge l'appello accorato dei magistrati impegnati concretamente contro mafie e "pensiero mafioso",associazioni, cittadini, sindacati,  affinché cessi l'ipocrisia di tante cerimonie 

“Non siete Stato voi, ma siete stati voi”

Alfredo Morvillo, magistrato in pensione e fratello del magistrato  Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, non parteciperà alla commemorazione della strage di Capaci in programma davanti all’aula bunker di Palermo. Alfredo Morvillo parteciperà a un corteo che partirà dalla facoltà di giurisprudenza dell’università per poi snodarsi tra le vie di Palermo. Con uno slogan preciso: “Non siete Stato voi, ma siete stati voi”. Insieme a cittadini e associazioni, saranno presenti al corteo anche Udi, Cgil, Casa del Popolo, Peppino Impastato, la Casa di Giulio, Anpi, Agende Rosse e Antimafia 2000.

Alfredo Morvillo non parteciperà alla commemorazione della strage di Capaci perché la Palermo che sarà invece presente all’aula bunker «non tifa per l’antimafia», non isola chi con la mafia e i suoi ambienti ha avuto a che fare, «non tralascia occasione per propagandare la convivenza politico-sociale con ambienti notoriamente in odore di mafia».

Alfredo Morvillo: “(…) non si può ritenere che la mafia costituisca solo un problema di repressione. Ma è altresì un modello culturale, è un modo di vivere. C'è una parte di Palermo che ancora non riesce a trovare la forza di abbandonare certe logiche di avvicinamento ad ambienti in chiaro odore di mafia.(…) Mi è capitato più di una volta di ricordare la frase di Giovanni ‘La mafia, come tutti i fenomeni umani, ha un inizio e una fine’. Non voglio aggiungere qualcosa a quello che diceva Giovanni, come se questa sua frase fosse incompleta, però Giovanni non poteva prevedere cosa sarebbe successo nel tempo.Perché purtroppo a quella bisogna aggiungere assolutamente che forse finirà un giorno questo fenomeno umano ‘Cosa nostra’, se tutti insieme lo vorremo. Perché purtroppo la realtà è questa»

Anche noi conosciamo e riconosciamo coloro che anche oggi indosseranno le "maschere pittate a lutto"gli ipocriti, gli opportunisti, "le maschere" della "docile antimafia" descritta da Attilio Bolzoni nel suo libro "Il padrino dell'antimafia"; coloro che hanno fatto "mercato" di quelle vite sacrificate e offerte per servire l'ideale di Giustizia in un paese che,troppo spesso, appare ancora "irredimibile". 


In memoria di GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI, siamo ancora a chiedere Giustizia e Verità!


                              Per Loro chiediamo Verità e Giustizia

Nella fotografia, la Croma bianca su cui viaggiavano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Giuseppe Costanza, l'agente che avrebbe dovuto guidare l'auto di Falcone e che sopravvisse alla strage. A pochi metri la croma azzurra sulla quale viaggaivano gli altri tre agenti di scorta che rimarranno solo feriti dall'esplosione: Angelo Corbo, Gaspare Cervello, Paolo Capuzza.
In questa immagine i resti della Croma marrone su cui morirono, dilaniati dall'esplosione che li investì in pieno, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. 
Il nome in codice della scorta era "Quarto Savona Quindici"

 Per AMORE
GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI, vivono nelle parole pronunciate da Paolo Borsellino la sera del 23 giugno 1992 , ad un mese dalla strage di Capaci:
Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte. Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni Falcone, l’estremo pericolo che egli correva perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva. 
Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? 
Per amore! 
La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato, che tanto non gli piaceva. 
Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, e per coloro che gli siamo stati accanto in questa meravigliosa avventura, amore verso Palermo e la sua gente ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene.(...)"

domenica 21 maggio 2023

Salone del libro diTorino: "Più libri" è "più liberi"!

"Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere." Gustave Flaubert, Lettera a Mille de Chantepie, 1857 


"Chi non legge ha solo la sua vita..."

E tu quante vite ricordi di aver vissuto?

"Più libri è più liberi"
Torino - Salone del Libro 18-22 maggio 2023
 




Umberto Eco: "Chi non legge ha solo la sua vita, che, vi assicuro, è pochissimo. Invece noi quando moriremo ci ricorderemo di aver attraversato il Rubicone con Cesare; di aver combattuto a Waterloo con Napoleone, di aver viaggiato con Gulliver e incontrato nani e giganti.(...) Leggere è un piccolo compenso donato agli esseri umani per la mancanza di immortalità. Auguri!" (Tratto dal discorso che Umberto Eco tenne alle matricole del corso di laurea in Scienze della Comunicazione a Bologna nel 2009)

Leggendo, noi invece avremo visto Caino mentre si scagliava contro Abele; avremo attraversato l'Inferno, il Purgatorio e infine essere giunti in Paradiso al fianco di Dante; avremo trepidato mentre Don Chisciotte affrontava inebetito i grandi e immobili mulini a vento;  avremo  pianto e tremato per lo stesso freddo patito in un lager da donne, uomini e bambini con pochi nomi da ricordare, chiedendoci "Se questo è un uomo"; abbiamo creduto nelle parole di Giovanni Falcone quando ci dice che "Gli uomini passano, le idee restano..."; abbiamo scoperto con Paolo Borsellino che la vita si vive e si dona "Per Amore"; abbiamo scoperto con Rita Atria che "l'unica speranza è non arrendersi mai...Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo".

Questo ci dicono Umberto Eco e altri mille, e mille altri ancora...

martedì 25 aprile 2023

LIBERAZIONE è FRUTTO della RESISTENZA: 1945-2025 "PER DIGNITA' NON PER ODIO"

 LIBERAZIONE è FRUTTO della RESISTENZA 

"PER DIGNITA' NON PER ODIO"

VIVA L'ITALIA  ANTIFASCISTA




Piero Calamandrei: "(...) Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza. Aver riscoperto la dignità dell’uomo, e la universale indivisibilità di essa: questa scoperta della indivisibilità della libertà e della pace, per cui la lotta di un popolo per la sua liberazione è insieme lotta per la liberazione di tutti i popoli dalla schiavitù del denaro e del terrore, questo sentimento della uguaglianza morale di ogni creatura umana, qualunque sia la sua nazione o la sua religione o il colore della sua pelle, questo è l’apporto più prezioso e più fecondo di cui ci ha arricchito la Resistenza. "

Ma la concretizzazione dei principi di quella LIBERAZIONE, frutto del sacrificio della RESISTENZA di tante cittadine e cittadini "responsabili", è in gran parte ancora tutta da realizzare a partire dalla considerazione che accompagnano oggigiorno le riflessioni di molti: "occorre riscoprire  e rendere vivi i valori di conoscenza e partecipazione per essere cittadine e cittadini responsabili, perché questi sono tempi in cui "ci vuole Coraggio..." anche solo per "fare comunità", per “sentirsi parte di una comunità”. 

La LIBERAZIONE è ancora in gran parte da costruire quando vediamo “l'anima delle nostre comunità” offese da ingiustizia ma anche intorpidite da indifferenza, conoscenza superficiale delle cose, latitanza di  progetti politici e culturali lungimiranticomunità in cui all’impegno encomiabile di “singoli” si contrappongono complicità al “sistema” e cedimenti al “pensiero mafioso che assicura privilegi immorali caste-cricche-cricche- mentre disconosce diritti fondamentali a milioni di cittadine e cittadini 

La LIBERAZIONE è ancora in gran parte  da costruire quando siamo di fronte al dramma delle migrazionialle "schiavitù del denaro e del terrore", drammi denunciati già da Calamandrei, ribadite con forza e coraggio dal pontificato di  Papa FRANCESCO, drammi che permangono  ancora ai nostri giorni; quando vengono mantenute regole-leggi che innalzano mura e discriminazioni, contraddicendo i principi della nostra Costituzione e della Convenzioni sui diritti umani.

Ancora oggi occorre lottare perche DIGNITÀ' e LIBERTÀ' siano principi riconosciuti e riconoscibili nella corpo vivo delle nostre comunità. 

gruppo "Associazione Rita Atria Pinerolo"




Estratto dal discorso di Piero Calamandrei  agli studenti della Cattolica di Milano, inaugurando un ciclo di lezioni sulla Costituzione (26 gennaio 1955): 

"(...) L’articolo 34 dice: “I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. È compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. 1 – “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” – corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società.

E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi! (...) Perché quando l’art. 3 vi dice: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma non è una Costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società. "(...) Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.  (…)"                                                                       


La Costituzione della Repubblica Italiana 
Principi fondamentali

Art. 1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art.7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.