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mercoledì 24 aprile 2024

LIBERAZIONE è FRUTTO della RESISTENZA - "PER DIGNITA' NON PER ODIO"

  LIBERAZIONE è FRUTTO della RESISTENZA 

"PER DIGNITA' NON PER ODIO"

Piero Calamandrei: "(...) Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza. Aver riscoperto la dignità dell’uomo, e la universale indivisibilità di essa: questa scoperta della indivisibilità della libertà e della pace, per cui la lotta di un popolo per la sua liberazione è insieme lotta per la liberazione di tutti i popoli dalla schiavitù del denaro e del terrore, questo sentimento della uguaglianza morale di ogni creatura umana, qualunque sia la sua nazione o la sua religione o il colore della sua pelle, questo è l’apporto più prezioso e più fecondo di cui ci ha arricchito la Resistenza. (...)".
(Ibrano è tratto da Passato e avvenire della Resistenza, discorso tenuto da Piero Calamandrei il 28 febbraio 1954 al Teatro Lirico di Milano, alla presenza di Ferruccio Parri.) 


Riportiamo il testo integrale del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile che lo scrittore avrebbe dovuto leggere  nella trasmissione  “Che sarà” e censurato dai dirigenti Rai:

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.

Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. 

Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola, Antifascismo, non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.”

Antonio Scurati


martedì 18 luglio 2023

AREA TURCK – LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA

Come gruppo "Associazione Rita Atria Pinerolo, continuiamo ad occuparci di gestione del territorio poiché, a nostro parere, questo può rappresentare un indicatore utile a individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina il carattere di una amministrazione locale. Non solo: avere cura e amore per i territori è un primo fondamentale strumento per opporsi a mafie e al "pensiero mafioso" (fare di tutto per ottenere quel che non si merita). 

Associazioni e cittadini pinerolesi continuano ad impegnarsi nella difesa di luoghi che amministrazioni comunali vorrebbero distruggere, cementificare, cancellando con essi elementi identitari della comunità, il "patrimonio-bene comune" su cui deve fondarsi la cultura stessa della comunità. Dietro l'aridità dei documenti urbanistici, infarciti di sigle, commi e articoli di leggi, sono "celati" i luoghi che hanno accompagnato la storia  di una cittadina quale Pinerolo. Fra questi, e fra i più importanti, l'area TURK.

Siamo ben consci del fatto che tutto ciò a Pinerolo avviene grazie ad un Piano Regolatore vecchio, obsoleto e sovradimensionato, che permette a 20.000 cittadini “fantasmi” (lo strumento urbanistico prevede una città di più di 50.000 abitanti) di continuare a chiedere spazi, volumi edilizi, cemento, etc ...

Perché una comunità, la sua amministrazione, deve inchinarsi a 20.000 "abitanti fantasma"? 

Perché non vogliono cambiare il Piano Regolatore Generale di Pinerolo?

A chi giova? Per comprenderlo, leggi qui: PINEROLO HA BISOGNO DI UN NUOVO QUARTIERE? NOI DICIAMO DI NO!

Di seguito la lettera aperta che il Coordinamento delle Associazioni Pinerolesi (C.A.P.) indirizza alla cittadinanza di Pinerolo e agli amministratori:

                         AREA TURCK – LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA                                            

Pinerolo, 9 luglio 2023

Oggetto: possibili criticità individuabili nell’ambito del procedimento di Verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica del Piano Esecutivo Convenzionato in area RU 5.1 sub. “a” del PRGC della città di Pinerolo, di iniziativa privata.

Ritenendo proprio dovere proseguire nell’azione di dialogo con il Consiglio Comunale su alcuni temi di trasformazione urbanistica della città (azione  intrapresa attraverso alcuni momenti di confronto con i Capigruppo del Consiglio, in ultimo in data 5 giugno u.s.), proponiamo un contributo di chiarezza, a nostro giudizio, in particolare sul tema richiamato nell’oggetto della presente lettera, con particolare riferimento alle ragioni reali che hanno condotto ad oggi alle seguenti mancanze:

- mancata approvazione da parte della giunta comunale del PEC

- mancata sottoscrizione della Convenzione da parte dei soggetti attuatori

Nell’occasione chiediamo ai Capigruppo di far pervenire copia della presente lettera ai componenti i singoli gruppi consiliari.

Nel tentare di dare un contenuto comprensibile all’affermazione contenuta nella lettera del Sindaco che ci è stata trasmessa in data 29 maggio u.s. in risposta alla petizione presentata all’Amministrazione Comunale, che cosi recita (pagina 5 capoverso 2°): “... l’iter di realizzazione dell’intervento è pieno di insidie determinate proprio dalla duplice difficoltà data, da un lato, dalle condizioni del mercato immobiliare e, dall’altro, dalla complessità della realizzazione di alcune opere di urbanizzazione previste (in particolare le opere di regimazione idraulica) ...” abbiamo ritenuto di approfondire l’argomento, venendo cosi a comprendere che esistono tuttora delle criticità nella realizzazione del PEC, criticità che  -se non risolte-  potrebbero potenzialmente anche essere foriere di un grave nocumento per la qualità della vita della cittadinanza. Questo nel caso che il PEC fosse comunque approvato e la Convenzione firmata senza tener conto delle criticità emerse ed evidenziate, cosi come di seguito sinteticamente riassunte.

Nell’ambito di un processo di cittadinanza attiva, la cui positività è stata più volte richiamata e sottolineata dall’Amministrazione Comunale riteniamo quindi utile portare a conoscenza tutti i Consiglieri Comunali ,  se non già edotti, delle situazioni in essere, cosi come le abbiamo comprese. In particolare intendiamo soffermarci brevemente sui seguenti aspetti: suolo, vegetazione, aree verdi, biodiversità, traffico e viabilità, consapevoli che "a monte" di tutto ciò vi è un piano regolatore obsoleto e sovradimensionato, che permette a 20.000 cittadini “fantasmi” (lo strumento urbanistico prevede una città di più di 50.000 abitanti) di continuare a chiedere spazi, volumi edilizi, cemento, etc ...

  • Suolo. Ci chiediamo se nella documentazione presentata da parte dei soggetti attuatori siano presenti degli adeguati approfondimenti relativi alla rete fognaria, la cui realizzazione è pregiudiziale per l’attivazione del PEC; stessa cosa per la rete acquedottistica. Ci chiediamo, inoltre, se siano chiaramente individuati gli ambiti oggetto delle opere interrate: in primo luogo per i parcheggi pertinenziali. Sarebbe opportuna, per non dire indispensabile, l’indicazione delle linee progettuali che saranno seguite per gli interventi compensativi per la superficie impermeabile che si verrà a creare, in una zona “delicata”, sul piano idrogeologico, come l’area RU5.1, che costituisce un ambito di ricarica della falda freatica. Come noto le misure di compensazione devono essere “omologhe” ossia in grado di recuperare gli stessi valori e le funzioni ecologiche perse. Gli interventi di realizzazione di aree verdi in aree che attualmente non sono compromesse non costituiscono una rigenerazione della risorsa. Questo significa che i soggetti attuatori devono definire degli accordi con altri soggetti privati, acquisendo delle aree ad oggi compromesse (di pari superficie di quelle che saranno rese impermeabili inseguito all’attuazione del PEC), che dovranno essere rinaturalizzate. In assenza di questi accordi e delle conseguenti azioni di compensazione ambientale non si vede come il PEC possa proseguire il suo iter. Occorre inoltre ricordare che il suolo libero, anche se intercluso ed inutilizzato, mantiene comunque le capacità di filtrazione chimico-fisiche di tamponamento e microbiologiche/biochimiche di trasformazione, agisce come barriera alla propagazione delle sostanze inquinanti, funge da regolatore dei flussi idrici superficiali di controllo degli eventi alluvionali, mantiene la capacità di stoccaggio del carbonio e svolge la funzione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Devono essere specificati quali interventi saranno predisposti a tutela del canale Moirano e come sarà garantita la continuità ecologica lungo il corso d’acqua dal momento che, se abbiamo ben compreso, si prevede lo “spostamento del canale d’acqua da via Moirano nel parco che si intende realizzare, parzialmente intubato con derivazione dal canale Moirano ed immissione nel torrente Lemina”.
  • Vegetazione e biodiversità. Nell’area sono presenti alcuni esemplari arborei di interesse: un bosco di latifoglie ed una fascia boscata lungo il Lemina da conservare. E’ opportuno che gli interventi in materia siano coordinati con l’individuazione a livello comunale della Rete Ecologica Locale.
  • Traffico e viabilità. Nella precitata lettera del Sindaco (pagina quattro, terzo capoverso) si evince che l’intero flusso di traffico aggiuntivo,  indotto dalle nuove costruzioni che saranno realizzate nell’ambito di trasformazione urbanistica, andrà a gravare sul sistema viabile esistente ovvero sull’asse di corso Piave e vie limitrofe. Il nodo viabile tra le vie Moirano/Vigone/Buniva/Cravero, presso il quale si registra già attualmente un livello di saturazione nelle ore di punta della sera, rischia cosi di subire un ulteriore aumento della pressione motoristica, con un superamento significativo della capacità teorica di assorbimento del traffico. Non ci pare realistico un rinvio della soluzione della problematica viabile nel quadro del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS). E’ fondamentale approfondire da subito gli aspetti legati all’incremento delle criticità legate al traffico, che devono trovare una loro soluzione e non possono essere rinviate ad un momento successivo. Chiunque viva e/o operi a Pinerolo ha piena consapevolezza della situazione viabile di corso Piave e vie limitrofe, non solo nelle ore di punta serali, ma ad esempio in occasione del mercato di piazza Vittorio Veneto (in particolare nella giornata del sabato). E’ sensato procedere con l’approvazione del PEC e la firma della Convenzione in assenza dell’adozione di soluzioni viabili efficaci e risolutive?

Invitiamo i Consiglieri Comunali, nell’esercizio del loro diritto/dovere di conoscenza approfondita dei procedimenti in atto, di acquisire la documentazione esistente in Municipio, con particolare riferimento alla Verifica di Assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Esecutivo Convenzionato richiamato in oggetto, al fine di verificare la fondatezza o meno delle nostre riflessioni. Un' Amministrazione informata può (deve!) assumere con consapevolezza le decisioni importanti per la Comunità che rappresenta.

Un tema cosi significativo, l’ipotesi di realizzazione di un nuovo quartiere, con un numero di costruzioni senza pari nella storia edilizia degli ultimi decenni a Pinerolo, dopo l’edificazione della Tabona, richiede il massimo di trasparenza, di informazione e di consapevolezza. Pertanto chiediamo ai Consiglieri Comunali di proporre un Consiglio aperto sull’argomento, preceduto da un’audizione -nelle Commissioni congiunte Ambiente ed Urbanistica- degli enti coinvolti nel procedimento di verifica di assoggettabilità del PEC alla Valutazione Ambientale Strategica.

Coordinamento delle Associazioni pinerolesI C.A.P. :

Associazioni: Italia Nostra Sezione del Pinerolese "Ettore Serafino" - LIPU delegazione di Torino - Legambiente circolo di Pinerolo- LAC Lega Abolizione caccia Sezione di Pinerolo - Osservatorio 0121 Salviamo il paesaggio - Associazione Provinciale FederTerziario Torino - Comunità Laudato Si' Pinerolo

Gruppi: APP - Ambientalisti per Pinerolo - Ass. Rita Atria Pinerolo


 

domenica 2 aprile 2023

ULTIMA CHIAMATA PER SALVARE IL TURK

Come gruppo "Associazione Rita Atria Pinerolo" continuiamo ad occuparci di gestione del territorio poiché, a nostro parere, questo può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina il carattere di una amministrazione locale e, di conseguenza, quello della sua comunità. Non solo: avere cura e amore per i territori è un primo fondamentale strumento per opporsi a "mafie e pensiero mafioso". 

Cosicché, a pochi giorni dalla celebrazione della "Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie", anche a Pinerolo bisognerebbe ricordare "la lezione" attribuita a  Peppino Impastato a coloro che, con rozzezza culturale che si vorrebbe superata e cancellata, vogliono distruggere quanto resta della bellezza della città: «Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà. All'esistenza di orrendi palazzi sorti all'improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. E per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l'abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».

Ringraziamo  pertanto Patrizio  Righero, direttore di Vita Diocesana, per aver voluto dare voce a Marco Calliero, autorevole esponente della cultura pinerolese, "una voce" ancora una volte levatasi a difesa di quel che resta della memoria storica-architettonica-urbanistica della città di Pinerolo,  dell'ex-merlettificio TURK. Nell'intervista "Ultima chiamata per il Turk", Marco Calliero ribadisce ancora una volta "di cosa stiamo parlando" quando si parla dell'ex merlettificio Turk:  "(...) un importante esempio di archeologia industriale e una testimonianza dell’antico legame tra la città di Pinerolo e l’industria tessile. L’intero stabilimento è meritevole di essere salvato, e non solo una sua parte,  rivestendo quell’interesse particolarmente importante, così come previsto dalla normativa vigente in materia di tutela storico/architettonica.".

Marco Calliero “(…) Non si può più tollerare l'arroganza di coloro che, giustificandosi con la necessità di applicare una normativa, oppure di rispettare bilanci economici, oppure ancora sventolando false urgenze igieniche, hanno deciso e decidono che un luogo giunto a noi dopo secoli non valga più nulla. Questo è un autentico crimine legalizzato ai danni dell'identità del territorio, poiché l'identità è la più preziosa delle eredità tramandate da chi ci ha preceduto(…)”.

Ultima chiamata per salvare il TURK

riportiamo il testo de "Ultima chiamata per salvare il TURK"

Le condizioni dello stabilimento Türck di Pinerolo, nella sua parte visibile, sono sotto gli occhi di tutti. Il suo destino ora sembra segnato. Ma in molti non si rassegnano a perdere per sempre questo edificio, simbolo della storia industriale della città. Tra loro Marco Calliero, autore del libro “Ruote sull’acqua. Storia e localizzazione dei siti industriali lungo il Rio Moirano a Pinerolo” e collaboratore dell’Archivio Diocesano.

Partiamo dall’inizio. Che cosa intendiamo quando parliamo dell’area Türck? Qual è la sua storia?

Il paratore di panni comunale, poi ribattezzato Follone, infine evoluto in merlettificio (noto col nome degli ultimi proprietari, i Türck), per secoli è stato l’ammiraglia della batteria di officine industriali poste lungo il rio Moirano. L’archivio storico del Comune conserva numerosi documenti che ne descrivono lo sviluppo architettonico e tecnologico, le dinamiche imprenditoriali e la produzione. Nacque nel Medioevo, per iniziativa del Comune, nel contesto dell’arte della lana. I pinerolesi andavano fieri di questo edificio, tanto da coinvolgere a inizio Settecento il famoso architetto sabaudo Buniva per i lavori del suo ampliamento; invitando successivamente i reali per celebrarne i tessuti che vi si producevano per vestire l’esercito. I Türck a fine Ottocento ne raccolsero l’eredità e la difesero, fino agli anni Settanta dello scorso secolo. Poi l’aria è cambiata, ed è iniziata l’era degli individui che gli hanno voluto male.

Dopo il fallimento, com’è stato gestito questo patrimonio immobiliare? Qual è stato il ruolo delle diverse Amministrazioni comunali nel tempo?

Complice la generale recessione industriale del tessile, i Türck erano in difficoltà. Nel 1975 il comune di Pinerolo vincolò tutta l’area fino al Lemina a verde pubblico, impedendo loro di vendere alcuni lotti di terreni al fine di risanare le loro finanze. Un vincolo durato due anni, giusto il tempo per condurre al fallimento i Türck. La vasta area fu messa all’asta e acquisita nel 1979 dalla Società Moirano intenzionata a costruirvi sopra un nuovo quartiere senza mostrare interesse nella conservazione della preesistenza. Negli anni Ottanta e Novanta furono prodotte diverse ipotesi, le quali, oltre l’equilibrio tra strutture residenziali e servizi, prospettavano il recupero dell’opificio o parte di esso. Tutte furono scartate: centro culturale, sede universitaria, nuova biblioteca civica, nuovo tribunale, sede dell’Agenzia delle Entrate. Neppure la buona volontà dell’assessore Fantone, fautore di una “Variante di qualità”, calmierante le altezze degli edifici, e di una proposta per il salvataggio dell’involucro dell’intero edificio sulle orme del progetto Eridania di Parma firmato da Renzo Piano, avranno buon fine. Già negli anni 1996-1997 la Soprintendenza aveva chiesto all’Amministrazione comunale che qualsiasi progetto presentato non compromettesse i volumi e le facciate dell’ex Merlettificio, senza tuttavia porre alcun vincolo di tutela. L’Università di Torino, rimarcando il valore assoluto di questa testimonianza della proto industria della lana, a sua volta assegnò numerose tesi di laurea, senza però ottenere alcun riscontro da parte del Comune e dei proprietari. Neanche il concorso di idee Lyda Türck, promosso da Italia Nostra in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Torino e finanziato dagli eredi Türck negli anni 2014-2015, riuscì a mutare gli intenti dei proprietari. Tutte queste iniziative solo nel 2021 hanno convinto la Soprintendenza a porre un vincolo su minime parti del fabbricato. Nel 2008 il Consiglio comunale ha inserito il Merlettificio in un “Piano di recupero” che ha aggirato la normativa vincolante del restauro. Il 13 ottobre 2013 un incendio interessò la porzione ovest dell’edificio. L’incendio venne imputato alla disattenzione di alcuni occupanti abusivi. L’allora sindaco Buttiero si affrettò subito dopo a dichiarare che, vista la pericolosità del sito, «è auspicabile la sua demolizione». A partire dal 2016 la nuova Amministrazione del sindaco Luca Salvai si è dimostrata in linea con le precedenti, reputando prioritario porre rimedio alle questioni di degrado, anche a discapito della conservazione del Merlettificio. Nel settembre 2018 è stato presentato pubblicamente il progetto dell’arch. Bardini di Asti, che prevede la costruzione di 869 nuovi vani. A distanza di sessant’anni siamo così di fronte al rischio che un nuovo scempio venga compiuto. Nel 1960 il sindaco di Pinerolo Bona passò alla storia (solo per questo, altrimenti nessuno lo ricorderebbe più) per aver fatto abbattere il seicentesco Hotel di Cavalleria. Un evento sconcertante, che si stentava a credere che si potesse ripetere.

Per quale motivo il Türck merita di essere tutelato? Quale il suo significato per la città di Pinerolo?

L’ex Merlettificio è il più antico opificio di pannolana, tutt’ora esistente, insediato in Piemonte, mentre gli ampliamenti settecenteschi lo hanno reso il primo lanificio modernamente inteso dello Stato sabaudo. Allo stato attuale l’edificio si presenta visivamente integro nella sua mole, comprese le strutture della parte bruciata. Conserva, in adiacenza alla porzione settecentesca del Follone, gli antichi macchinari idraulici costruiti sul Moirano, testimoni della trasformazione del sistema di produzione di energia da idroelettrico in elettrico. L’intero edificio rappresenta, nella sua integrità e totalità tutt’ora in essere, e proprio per questa sua conservazione complessiva e per la stratificazione plurisecolare derivante dalle funzioni proto-industriali ospitate, un importante esempio di archeologia industriale e una testimonianza dell’antico legame tra la città di Pinerolo e l’industria tessile. L’intero stabilimento è meritevole di essere salvato, e non solo una sua parte,  rivestendo quell’interesse particolarmente importante, così come previsto dalla normativa vigente in materia di tutela storico/architettonica.

A tuo avviso, a quali rischi va incontro quest’area paleo-industriale?

Le intenzioni dell’Amministrazione e dei proprietari si espliciteranno nella quasi totale demolizione di questo simbolo identitario, eccetto una quinta di muro, un minimo suo segmento che - c’è da scommettere - verrà buttato giù e ricostruito e che, assieme a un parco pubblico, costituiscono il “regalo” promesso alla popolazione. Tutto segue il copione tipico dell’ideologia e prassi di chi, con disinvoltura, per decenni ha distrutto l’immagine e la bellezza del nostro Paese. Anche molti cittadini hanno imparato ad argomentare che «non si può fare nulla perché si tratta di un immobile privato», mentre il basilare principio secondo cui proprio il privato deve chiedere una concessione -ossia un permesso per fare qualsiasi cosa- implica che a decidere, almeno sulla carta, sia l’istituzione pubblica. A meno che quest’ultima predisponga strumenti urbanistici fatti in modo da lasciare libertà al privato di decidere. Come è successo. E dire che l’opportunità di mettere mano al Piano regolatore, concretamente e su basi nuove, c’era. A conti fatti rimane sul campo un’Amministrazione, competente o incompetente che sia, debole nel ricoprire la funzione pubblica a cui è stata chiamata. Nel caso del Türck, l’esecutivo ha gestito talmente bene o male l’affare, a seconda del punto di vista rispetto l’incolumità del bene maneggiato, che ad averne il potere sarebbe da chiederne le dimissioni. Purtroppo si può solamente scriverlo.