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lunedì 27 gennaio 2020

27 gennaio 1945. Non è Passato è Memoria

IL 27 GENNAIO 1945  UN REPARTO DELL'ESERCITO RUSSO VARCA L'INGRESSO DEL CAMPO DI STERMINIO DI AUSCHWITZ


il cancello di Aushwitz con la scritta "Arbeit macht frei": "Il lavoro rende liberi"

Ma fare Memoria significa conoscenza e coerenza. Pertanto invitiamo a togliere le maschere "pittate a lutto" che nascondono il volto di tanti ipocriti dei giorni nostri: alla luce di quanto accade anche ai nostri giorni, la Storia ci chiederà da che parte eravamo mentre tutto quello che sapevamo si ripeteva sotto i nostri occhi, mentre altri lager, persecuzioni, violenze, venivano costruiti e compiute ai danni di nuovi "diversi". 


Fonte : La Repubblica

Giornata della memoria, Liliana Segre spiega tutto il male dell'indifferenza (vedi qui)

Liliana Segre percorre i corridoi del Memoriale della Shoah di Milano. E’ ambientato qui, nel luogo simbolo della deportazione degli ebrei verso i campi di concentramento e di sterminio, il piccolo cortometraggio che Repubblica mostra in anteprima, nel quale la senatrice a vita racconta la parola “indifferenza” scritta per il vocabolario Zingarelli 2020. Una produzione originale co-prodotta da Sky Arte e Zanichelli che andrà in onda oggi 27 gennaio su Sky Arte, all’interno della programmazione dedicata al Giorno della Memoria. Liliana Segre spiega la sua definizione di “indifferenza” mentre scorrono le immagini del famigerato “Binario 21” da cui partivano i treni piombati verso i lager. “Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò disprezzo, temo e odio gli indifferenti. Le parole di un grande intellettuale e uomo politico, Antonio Gramsci, rendono bene il senso di una malattia morale che può essere anche una malattia mortale. L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori. L’alternativa, diceva Don Milani, è “I care”, me ne importa, mi sta a cuore”. Poi Liliana Segre si ferma davanti alla lapide che ricorda i nomi dei deportati. “La visita a questo luogo storico e le lettura dei nomi di queste persone uccise per la colpa d’esser nate – dice Segre - sono proprio il contrario, invece, del motto fascista, “Me ne frego”. Di Maria Novella De Luca



"(…) Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga." 
 brano tratto da “Se questo è un uomo” di Primo LevI


''La Giornata della Memoria non deve essere un'occasione per manifestare la falsa coscienza e non può essere usata in modo strumentale. Ci deve ricordare la tragedia universale della violenza contro l'uomo e non solo contro gli ebrei.
Io sono ebreo e ho il dovere di ricordare ciò che ha subito la mia gente. Ma proprio perchè questo è stato un massacro di esseri umani, tra cui ebrei, rom, gay e antifascisti, si devono ricordare tutti, soprattutto quelli piu' scomodi. 
Dobbiamo ricordare, tutti i popoli che hanno subito violenza. In questo senso, il destino degli ebrei vale per quello di tutte le minoranze. Primo Levi non ha scritto 'Se questo è un ebreo', ma 'Se questo è un uomo'."  Moni Ovadia

Elie Wiesel, sopravvissuto dei campi di concentramento di AuschwitzBuna e Buchenwald: "Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha trasformato la mia vita in una lunga notte, sette volte maledetta e sette volte sigillata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini, i cui corpi vidi trasformarsi in ghirlande di fumo sotto un muto cielo blu. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumavano la mia fede per sempre. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi privò, per tutta l'eternità, del desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima e trasformarono i miei sogni in polvere. Non dimenticherò mai queste cose, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai". 

Eva Picková, morta ad Auschwitz il 18 dicembre 1943 all’età di 12 anni":
"...mio Dio, noi vogliamo vivere! Non vogliamo vuoti nelle nostre file. Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore. Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!”. 

bambini del Lager mostrano il braccio tatutato
migranti cacciati dal centro di accoglienza

Fare Memoria significa conoscere quanto è accaduto; fare Memoria significa capire i meccanismi" che si celano dietro ai fatti; fare Memoria significa impegnarsi affinché quanto è accaduto non abbia più “il tempo” e “il modo” di ripetersi. Fare Memoria significa conoscere per diventare ed essere cittadini responsabili. 
Come è stato possibile l'orrore dei Lager? 
Come è stato possibile concepire lo sterminio di popoli? 
La cosiddetta "banalità del male", il pericolo che il male possa ripresentarsi,  è un pericolo sempre presente Dopo quelli nazisti, l'Umanità ha sofferto per altri Lager, altri stermini, altre violenze terribili inflitte da uomini ad altri uomini. 
Perchè? Come è possibile che ciò accada dopo quello che è già accaduto? 
Primo Levi si interroga su come sia stato possibile il dramma dello sterminio nel libro “I sommersi e i Salvati”. Luogo di quella ricerca èl'animo umano di ogni tempo; le risposte sono celate nell'eterna -mediocre- lotta per il potere, con attori che si dividono le parti dei"padroni" e dei "servi" alla conquista di un  "privilegio" possibile.
“Il privilegio per definizione difende il privilegio. (…) L’ascesa dei privilegiati, non solo nel Lager ma in tutte le convivenze umane, è un fenomeno angosciante ma immancabile: essi sono assenti solo nelle utopie. E’ compito dell’uomo giusto fare la guerra ad ogni privilegio non meritato, ma non si deve dimenticare che questa è una guerra senza fine. Dove esiste un potere esercitato da pochi - o da uno solo- contro i molti, il privilegio nasce e prolifica, anche contro il volere del potere stesso; ma è normale che il potere, invece, lo tolleri  e lo incoraggi.(…) la classe ibrida dei prigionieri-funzionari ne costituisce l’ossatura ed insieme l’elemento più inquietante. E’ una zona grigia, dai contorni mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. (…)”.

giovedì 10 gennaio 2019

“Fuga dall'inferno”. Per cercare di ri-costruire il valore di sentirsi comunità


Abbiamo accolto con piacere l'invito dell''Associazione Teatrale Pathos" ad essere presenti alla rappresentazione teatrale de “Fuga dall'inferno”, certi che la cultura possa e debba svolgere un ruolo fondamentale nel ri-creare le fondamenta di comunità che riscoprano i principi della conoscenza, dell'accoglienza, della solidarietà, del confronto, del perseguimento di “stili di vita” equi, solidali e sostenibili.Oggi ci vuole coraggio anche solo per sentirsi “comunità”: esseri umani parte di una unica, grande, variegata, famiglia.

Raccogliendo l'appello lanciato da don Luigi Ciotti, lo scorso 7 luglio 2018 anche a Pinerolo si era svolta la manifestazione “Una maglietta rossa per  per fermare l’emorragia di umanità” Numerosi erano accorsi in Piazza Facta indossando una "maglietta rossa". Una maglietta dello stesso colore, lo ricordiamo, di quella che le mamme della tragedia della migrazione fanno indossare ai loro figli, bambine e bambine, per attraversare un mare sconosciuto e "il buio della coscienza dell'Occidente", per raggiungere la speranza di vita negata nella loro terra-madre. (vedi qui il racconto di quella giornata).
L'auspicio del presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo era stato tuttavia quello che l'evento di sabato  7 luglio, "la maglietta rossa",  potesse e dovesse costituire-costruire un cammino di conoscenza, di consapevolezza, di assunzione di responsabilità di ciascuno anche nei confronti di una questione epocale quale quella delle migrazioni. Lo dobbiamo alle vittime di questa “terza guerra mondiale, combattuta "a pezzi"”, come ha denunciato papa Francesco. Una guerra combattuta nel modo più  subdolo e vergognoso, spesso nell'indifferenza, nel silenzio, delle coscienze dell'Occidente, avendo come vittime i più deboli della Terra.


“Fuga dall'inferno”
Quando dal mare raggiungono la nostra terra, i profughi vengono identificati e mandati  in uno dei diversi  centri d’accoglienza  dislocati sull’intero territorio nazionale, ma  per molti di questi disperati  questi stessi  centri diventano  veri e propri luoghi di detenzione.  Da una sommossa in un centro di accoglienza che inizia la fuga del protagonista, Il suo obbiettivo è arrivare in Svezia per raggiungere la famiglia, ma la sua corsa in mezzo ai boschi, s’interrompe davanti ad un precipizio.



domenica 8 luglio 2018

"Una maglietta rossa" deve essere l'inizio di un cammino di cambiamento e di azione


Raccogliendo l'appello lanciato nei giorni scorsi anche a Pinerolo si è svolta la manifestazione “ Una maglietta rossa per  per fermare l’emorragia di umanità”. Numerosi sono accorsi in Piazza Facta indossando, portando, una "maglietta rossa". Una maglietta dello stesso colore, lo ricordiamo, di quella che le mamme della tragedia della migrazione fanno indossare ai loro figli, bambine e bambine, per attraversare un mare sconosciuto e "il buio della coscienza dell'Occidente", per raggiungere la speranza di vita negata nella loro terra-madre.

L'auspicio del presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo è tuttavia quello che l'evento di sabato  7 luglio, "la maglietta rossa",  possa e debba costituire-costruire un cammino di conoscenza, consapevolezza  e azione concreta: dare voce a chi non ha voce! Lo dobbiamo alle vittime di questa “terza guerra mondiale, combattuta "a pezzi"”, come ha denunciato papa Francesco, una guerra combattuta nel modo più  subdolo e vergognoso: nel silenzio delle coscienze dell'Occidente, avendo come vittime i più deboli della Terra.
In molti ora ci diciamo preoccupati dalle esternazioni e dalle misure messe in atto dal ministro Salvini, dal "clima di paura” e di ricerca del "capro-espiatorio" (il migrante, “il clandestino”) indicato anche dalla destra xenofoba italiana. Purtroppo, per molti versi, quello che ora  sta accadendo, anche il "clima” ed il consenso che quelle politiche sembrano cogliere,  a nostro parere è stato preparato e favorito dagli errori commessi da coloro che hanno preceduto queste compagini: errori mai seriamente analizzati, né tanto meno superati. A partire dalla famigerata legge “Bossi-Fini” che creò la figure del “clandestino”; legge che, nonostante le tante critiche, non è stata seriamente contrastata neppure da coloro che pure si proclamano aderenti a valori “di sinistra”.
Occorre quindi avere l'onestà intellettuale di affermare che anche le politiche messe in atto nei confronti dei migranti dal precedente governo, ministro degli Esteri Franco Minniti, non è che fossero meno tragiche per i migranti di quelle attuate da Matteo Salvini. Erano solo meno visibili a noi "gli effetti" di quelle politiche": come ci si poteva proclamare “soddisfatti” di avere meno sbarchi sapendo in quali condizioni, e a quali condizioni, i migranti erano trattenuti in Libia come in altri luoghi?
Eppure le condizioni disumane dei “centri di accoglienza” libici erano state denunciate da istituzioni e organizzazioni umanitarie! E quel che accadeva non doveva suscitare minore impressione-indignazione di quanto accade in questo momento.
Lo stesso Luigi Ciotti in una intervista ad Antimafiaduemila sul significato della manifestazione del 7 luglio,  così risponde ad una domanda che verte proprio su questo aspetto:
- (Antimafiaduemila) Una delle affermazioni più diffuse è: meno ne partono meno ne moriranno. Cosa ne pensa?
- (Luigi Ciotti): Un esempio di cinismo e di ipocrisia, dal momento che sappiamo dove vanno a finire i migranti bloccati in Libia o in Turchia. Degli accordi con questi Paesi per impedire l’immigrazione, l’Occidente e l’Europa dovranno un giorno rendere conto alla storia.
Se così non fosse, se da parte della società responsabile non ci fosse la consapevolezza di "un cammino da costruire", di “un cambiamento” da attuare, di un impegno onesto che sappia andare oltre l'emozione, l'ipocrisia e la strumentalizzazione dei sentimenti, a nostro parere quanto si è svolto il 7 luglio, "una maglietta rossa", parrebbe addirittura irrispettoso nei confronti delle vittime di questa "guerra", nei confronti di coloro  che, quotidianamente, da anni, affidano a briganti e alle acque di un mare sconosciuto  la speranza di vita negata nelle loro terra-madre. 
Ancora don Luigi Ciotti indica la strada "(...) progettare e organizzare il dissenso, tradurlo in fatti concreti. In un’epoca di abuso di parole anche quelle vere non bastano più." 

venerdì 6 luglio 2018

Una maglietta rossa per fermare "l'emorragia di umanità"- Pinerolo- Piazza facta- ore 11


"Una maglietta rossa per fermare l'emorragia di umanità": è l'appello firmato da Don Ciotti (Libera e Gruppo Abele) e dai presidenti di Arci, Anpi e Legambiente. 
Raccogliendo l'appello,invitiamo a ritrovarsi anche a Pinerolo, in Piazza Facta, alle ore 11, indossando, portando, una maglietta rossa. Una maglietta dello stesso colore di quella che le mamme della tragedia della migrazione fanno indossare alle bambine e alle bambine per attraversare un mare sconosciuto e "il buio della coscienza dell'Occidente", per raggiungere la speranza di vita negata nella loro madre-patria.
"Una maglietta rossa per fermare "l'emorragia di umanità". Rosso come le magliette di molti bambini annegati o arrivati in condizioni disperate sulle nostre coste, o come quelle delle mamme che si vogliono rendere riconoscibili.  Il rosso è il colore dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche.

Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini".

 firmano:
Luigi Ciotti presidente LIBERA  
Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci 
Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente 
Carla Nespolo, presidente nazionale ANP
Francesco Viviano, giornalista; 

martedì 3 luglio 2018

Se fosse tuo figlio riempiresti il mare di navi di qualsiasi bandiera.

Sergio Guttilla - 29 giugno 2018 - Dedicata ai 100 morti in mare, fra loro bambine e bambini ragazze e ragazzi, morti affogati nel mediterraneo, in attesa di una nave che li salvasse.

Se fosse tuo figlio riempiresti il mare di navi 
di qualsiasi bandiera.
Vorresti che tutte insieme 
a milioni 
facessero da ponte 
per farlo passare.

Premuroso, 
non lo lasceresti mai da solo
faresti ombra 
per non far bruciare i suoi occhi, 
lo copriresti 
per non farlo bagnare
dagli schizzi d'acqua salata.

Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare, 
uccideresti il pescatore che non presta la barca, urleresti per chiedere aiuto, 
busseresti alle porte dei governi 
per rivendicare la vita.

Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto, 
odieresti il mondo, odieresti i porti 
pieni di navi attraccate.
Odieresti chi le tiene ferme e lontane
Da chi, nel frattempo
sostituisce le urla 
Con acqua di mare.

Se fosse tuo figlio li chiameresti
vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso. 
Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti
vorresti spaccargli la faccia, 
annegarli tutti nello stesso mare.

Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa
non è tuo figlio, non è tuo figlio. 
Puoi dormire tranquillo
E sopratutto sicuro. 
Non è tuo figlio.

È solo un figlio dell'umanitá perduta,
dell'umanità sporca, che non fa rumore.

Non è tuo figlio, non è tuo figlio. 
Dormi tranquillo, certamente 
non è il tuo.


venerdì 4 novembre 2016

Samia Umar e Fatim Jawara: vittime innocenti del buio delle coscienze dell'Occidente

"(...) bambine e bambini , ragazze eragazzi , donne e uomini che raccolgono le loro speranze per deporle su una barca che viaggia nel buio delle coscienze dell'occidente.Vergogna!"  Così avevamo scritto nell'ottotbre del 2013, quando la strage dei migranti aveva scosso per un attimo le nostre coscienze.
Roberto Saviano, poche ore fa, scrive di due "vite perdute". Due vite perdute, fra le migliaia di vite perdute, che per una piccola particolarità emergono, per un attimo, dalle acque di quel cimitero senza croci che è diventato il Mediterraneo. Due "vite perdute" riemergono ai nostri occhi,per un attimo,  per "il merito" di essere state illuminate (per un attimo) dalle luci di uno degli "spettacoli" dellOccidente: le Olimpiadi. Samia e Fatim avevano sognato, sorriso e gareggiato per i rispettivi paese nelle Olompiadi. Adesso sono morte, entrambe, cancellate dal buio delle coscienze ottenebrate dell'Occidente.
Samia e Fatim
Roberto Saviano: "Samia Umar gareggiò alle Olimpiadi di Pechino 2008. Nel 2012, quattro anni dopo, quando lei di anni ne aveva solo 21, il suo corpo riemerse dalle acque di Lampedusa. Samia perse la vita su un barcone mentre tentava di raggiungere l'Europa. 
Fatim Jawara, 19 anni, portiera del Gambia, è tra i 97 cadaveri ritrovati al largo della Libia lo scorso 27 ottobre. Samia ha gareggiato a Pechino, Fatim ha difeso la porta della nazionale del Gambia. 
Samia e Fatim erano giovani, piene di sogni, di speranze. Avevano talento, un talento sportivo che, se fossero nate altrove, avrebbe permesso loro di realizzarsi. Ma erano nate nel posto sbagliato e per questo decidono di partire. 
Samia e Fatim sono morte perché in Somalia e in Gambia per loro non c'era spazio. Ma forse nemmeno qui da noi di spazio ne avrebbero trovato. 
Forse anche a loro sarebbero state chiuse porte in faccia. 
Non lo sapremo mai, perché il loro talento e i loro occhi, ora li custodisce il mare." 

martedì 29 settembre 2015

"Lampedusa 3 ottobre 2013 - i giorni della tragedia"

Invitiamo alla proiezione del documentario "Lampedusa 3 ottobre 2013 - i giorni della tragedia" che si terrà anche a Pinerolo, sabato 3 ottobre 2015 allo "Stranamore", via bignone n. 89.  
Papa Francesco lo aveva urlato: "...una sola parola: Vergogna" 
In quell'occasione così avevamo scritto: "(...) quando indosseranno le facce "pittate a lutto"- abbiano il coraggio di parlare di bambini, ragazzi, donne e uomini!...non di clandestini! Parlate  i bambini, ragazzi, donne e uomini che raccolgono le loro speranze per deporle su una barca che viaggia nel buio delle coscienze dell'occidente". (leggi qui)
Vergogna!

la locandina dell'evento
Il 3 ottobre del 2013, a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa vicinissimo al porto, una barca naufragava con a bordo 540 persone circa, la maggior parte di nazionalità eritrea, provocando 366 morti accertati e circa 20 dispersi presunti. Un documentario nato nei giorni della tragedia. I racconti fatti dai sopravvissuti e dai soccorritori nell'immediatezza della tragedia sono inquietanti: parlano di due imbarcazioni che si sono dappprima avvicinate per poi allontanarsi senza prestare soccorso; di orari discordanti con quelli ufficiali per quanto concerne la richiesta d’aiuto fatta dall’imbarcazione Gamar."
La proiezione del documentario "Lampedusa 3 ottobre 2013 i giorni della tragedia" viene organizzata in varie parti d’Italia per chiedere di aprire un’indagine per mancato soccorso sulla strage del 03/10/2013 e riflettere profondamente sulle cause delle migrazioni e sulla gestione di quello che ha tutte le connotazioni di un dramma epocale.