Raccogliendo l'appello
lanciato nei giorni scorsi anche a Pinerolo si è svolta la
manifestazione “ Una maglietta rossa per per fermare
l’emorragia di umanità”. Numerosi sono accorsi in Piazza
Facta indossando, portando, una "maglietta rossa". Una
maglietta dello stesso colore, lo ricordiamo, di quella che le mamme
della tragedia della migrazione fanno indossare ai loro figli,
bambine e bambine, per attraversare un mare sconosciuto e "il
buio della coscienza dell'Occidente", per raggiungere la
speranza di vita negata nella loro terra-madre.
L'auspicio del presidio
LIBERA “Rita Atria” Pinerolo è tuttavia quello che l'evento di sabato
7 luglio, "la maglietta rossa", possa e debba
costituire-costruire un cammino di conoscenza, consapevolezza e
azione concreta: dare voce a chi non ha voce! Lo dobbiamo alle
vittime di questa “terza guerra mondiale, combattuta "a
pezzi"”, come ha denunciato papa Francesco, una guerra combattuta nel modo più
subdolo e vergognoso: nel silenzio delle coscienze dell'Occidente, avendo come vittime i più deboli della Terra.
In molti ora ci diciamo
preoccupati dalle esternazioni e dalle misure messe in atto dal
ministro Salvini, dal "clima di paura” e di ricerca del "capro-espiatorio" (il migrante, “il clandestino”) indicato anche
dalla destra xenofoba italiana. Purtroppo, per molti versi, quello che
ora sta accadendo, anche il "clima” ed il consenso che quelle
politiche sembrano cogliere, a nostro parere è stato preparato e favorito dagli errori commessi da coloro che hanno preceduto queste
compagini: errori mai seriamente analizzati, né tanto meno superati.
A partire dalla famigerata legge “Bossi-Fini” che creò la figure
del “clandestino”; legge che, nonostante le tante critiche, non è stata seriamente contrastata neppure da coloro che pure si
proclamano aderenti a valori “di sinistra”.
Occorre quindi avere l'onestà intellettuale di affermare che anche le politiche messe in atto
nei confronti dei migranti dal precedente governo, ministro degli
Esteri Franco Minniti, non è che fossero meno tragiche per i
migranti di quelle attuate da Matteo Salvini. Erano solo meno
visibili a noi "gli effetti" di quelle politiche":
come ci si poteva proclamare “soddisfatti” di avere meno sbarchi
sapendo in quali condizioni, e a quali condizioni, i migranti erano
trattenuti in Libia come in altri luoghi?
Eppure le condizioni
disumane dei “centri di accoglienza” libici erano state denunciate
da istituzioni e organizzazioni umanitarie! E quel che accadeva non
doveva suscitare minore impressione-indignazione di quanto accade in
questo momento.
Lo stesso Luigi Ciotti in una intervista ad Antimafiaduemila sul significato della manifestazione del 7 luglio, così risponde ad una domanda che verte proprio su questo aspetto:
- (Antimafiaduemila) Una delle affermazioni
più diffuse è: meno ne partono meno ne moriranno. Cosa ne pensa?
- (Luigi Ciotti): Un esempio di cinismo
e di ipocrisia, dal momento che sappiamo dove vanno a finire i
migranti bloccati in Libia o in Turchia. Degli accordi con questi
Paesi per impedire l’immigrazione, l’Occidente e l’Europa
dovranno un giorno rendere conto alla storia.
Se così non fosse, se da parte della società responsabile non ci fosse la consapevolezza di "un cammino da costruire",
di “un cambiamento” da attuare, di un impegno onesto che sappia
andare oltre l'emozione, l'ipocrisia e la strumentalizzazione dei sentimenti, a nostro parere quanto si è svolto il 7 luglio, "una maglietta rossa", parrebbe addirittura
irrispettoso nei confronti delle vittime di questa "guerra",
nei confronti di coloro che, quotidianamente, da anni, affidano
a briganti e alle acque di un mare sconosciuto la speranza di
vita negata nelle loro terra-madre.
Ancora don Luigi Ciotti indica la strada: "(...) progettare e organizzare il dissenso, tradurlo in fatti concreti. In un’epoca di abuso di parole anche quelle vere non bastano più."
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