domenica 8 luglio 2018

"Una maglietta rossa" deve essere l'inizio di un cammino di cambiamento e di azione


Raccogliendo l'appello lanciato nei giorni scorsi anche a Pinerolo si è svolta la manifestazione “ Una maglietta rossa per  per fermare l’emorragia di umanità”. Numerosi sono accorsi in Piazza Facta indossando, portando, una "maglietta rossa". Una maglietta dello stesso colore, lo ricordiamo, di quella che le mamme della tragedia della migrazione fanno indossare ai loro figli, bambine e bambine, per attraversare un mare sconosciuto e "il buio della coscienza dell'Occidente", per raggiungere la speranza di vita negata nella loro terra-madre.

L'auspicio del presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo è tuttavia quello che l'evento di sabato  7 luglio, "la maglietta rossa",  possa e debba costituire-costruire un cammino di conoscenza, consapevolezza  e azione concreta: dare voce a chi non ha voce! Lo dobbiamo alle vittime di questa “terza guerra mondiale, combattuta "a pezzi"”, come ha denunciato papa Francesco, una guerra combattuta nel modo più  subdolo e vergognoso: nel silenzio delle coscienze dell'Occidente, avendo come vittime i più deboli della Terra.
In molti ora ci diciamo preoccupati dalle esternazioni e dalle misure messe in atto dal ministro Salvini, dal "clima di paura” e di ricerca del "capro-espiatorio" (il migrante, “il clandestino”) indicato anche dalla destra xenofoba italiana. Purtroppo, per molti versi, quello che ora  sta accadendo, anche il "clima” ed il consenso che quelle politiche sembrano cogliere,  a nostro parere è stato preparato e favorito dagli errori commessi da coloro che hanno preceduto queste compagini: errori mai seriamente analizzati, né tanto meno superati. A partire dalla famigerata legge “Bossi-Fini” che creò la figure del “clandestino”; legge che, nonostante le tante critiche, non è stata seriamente contrastata neppure da coloro che pure si proclamano aderenti a valori “di sinistra”.
Occorre quindi avere l'onestà intellettuale di affermare che anche le politiche messe in atto nei confronti dei migranti dal precedente governo, ministro degli Esteri Franco Minniti, non è che fossero meno tragiche per i migranti di quelle attuate da Matteo Salvini. Erano solo meno visibili a noi "gli effetti" di quelle politiche": come ci si poteva proclamare “soddisfatti” di avere meno sbarchi sapendo in quali condizioni, e a quali condizioni, i migranti erano trattenuti in Libia come in altri luoghi?
Eppure le condizioni disumane dei “centri di accoglienza” libici erano state denunciate da istituzioni e organizzazioni umanitarie! E quel che accadeva non doveva suscitare minore impressione-indignazione di quanto accade in questo momento.
Lo stesso Luigi Ciotti in una intervista ad Antimafiaduemila sul significato della manifestazione del 7 luglio,  così risponde ad una domanda che verte proprio su questo aspetto:
- (Antimafiaduemila) Una delle affermazioni più diffuse è: meno ne partono meno ne moriranno. Cosa ne pensa?
- (Luigi Ciotti): Un esempio di cinismo e di ipocrisia, dal momento che sappiamo dove vanno a finire i migranti bloccati in Libia o in Turchia. Degli accordi con questi Paesi per impedire l’immigrazione, l’Occidente e l’Europa dovranno un giorno rendere conto alla storia.
Se così non fosse, se da parte della società responsabile non ci fosse la consapevolezza di "un cammino da costruire", di “un cambiamento” da attuare, di un impegno onesto che sappia andare oltre l'emozione, l'ipocrisia e la strumentalizzazione dei sentimenti, a nostro parere quanto si è svolto il 7 luglio, "una maglietta rossa", parrebbe addirittura irrispettoso nei confronti delle vittime di questa "guerra", nei confronti di coloro  che, quotidianamente, da anni, affidano a briganti e alle acque di un mare sconosciuto  la speranza di vita negata nelle loro terra-madre. 
Ancora don Luigi Ciotti indica la strada "(...) progettare e organizzare il dissenso, tradurlo in fatti concreti. In un’epoca di abuso di parole anche quelle vere non bastano più." 

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