mercoledì 25 marzo 2015

#ventiliberi: LIBERA 25 MARZO 1995-2015

Il 25 marzo 1995 nasceva 
LIBERA 
ASSOCIAZIONI NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE

Noi ci facciamo gli auguri dicendo che 
 NON C'E' LEGALITA' SENZA GIUSTIZIA


mercoledì 18 marzo 2015

21 marzo 2015: XX Giornata delle Memoria e dell'Impegno nel Ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie.

"La verità illumina la giustizia".
Questo lo slogan scelto per la  XX Giornata delle Memoria e dell'Impegno nel Ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie. LIBERA  quest'anno ha scelto l'Emilia Romagna, Bologna,  per lo svolgimento della manifestazione nazionale  della XX edizione. 
Vi invitiamo a celebrare la GIORNATA anche a PINEROLO

II 21 marzo 2014 il Presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo celebrerà la  “XX Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie”, in concomitanza con la manifestazione nazionale di Bologna.

Programma della manifestazione
 
A partire dalle ore 10.00, presso l’Auditorium “ Baralis” in via A. Marro n. 4: saranno presentati i lavori e le riflessioni degli studenti delle scuole pinerolesi che hanno partecipato al  percorso che ci ha portato alla Giornata della Memoria: studenti, insegnanti, dirigenti scolastici pronti a riscrivere nella quotidianità la nostra scelta per la lotta alle mafie e per l'affermazione della giustizia sociale.
Si terrà quindi la lettura dei nomi delle Vittime Innocenti delle mafie. Quest'anno , in accordo con le associazioni dei famigliari ,verranno ricordate anche le vittime della strage del 2 agosto  della Stazione di Bologna e le vittime della strage di Ustica, per le quali ricorre il 35esimo anniversario;  le vittime della "Uno bianca"; le vittime del genocidio di Sebrenica delle quali si celebrerà il 20 anniversario."
 Vittime innocenti delle mafie e vittime delle stragi, oltre che dal ricordo e dall'impegno di tutti, sono legate dalla domanda di Verità e Giustizia che si alza forte ogni anno da parte dei loro familiari. Ancora oggi, infatti, per il 70% delle vittime innocenti di mafie non è stata fatta verità e, quindi, giustizia. E lo stesso diritto alla verità è ancora oggi negato ai familiari di chi ha perso la vita nelle stragi. 

Alle ore 17.30 - presso l’Auditorium “ Baralis” in via A. Marro n. 4,  il gruppo Scout Abbadia 1 porta in scena lo spettacolo teatrale "Per questo...sapere rende saggi, dire rende forti". La rappresentazione prende spunto dal libro "Per questo mi chiamo Giovanni", il libro di Luigi Garlando dedicato a Giovanni Falcone, alla storia del "pool anti-mafia", alla lotta a favore della Giustizia
Seguirà allo spettacolo, un dibattito-riflessione condotto dal presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo

martedì 10 marzo 2015

Continua il Processo Minotauro: la 'ndrangheta in Piemonte

Le mafia al Nord esistono perchè , divenute una sorta di società di servizi, in tanti accorrono a chiedere i servizi che quelle offrono. ll processo Minotauro, in corso a Torino, è giunto alla fase  dell'Appello. Il processo Minotauro, lo ricordiamo, è il processo che ha fatto "scoprire" la quantità e la qualità della presenza mafiosa in "pezzi" del tessuto civile, politico e imprenditoriale della regione piemontese.

Pesanti richieste del Pubblico Ministero per gli imputati principali del processo: è stata chiesta la conferma per Nevio Coral, ex sindaco di Leinì condannato a 10 anni in primo grado. Chiesti 15 anni per Rosario Marando, assolto in primo grado e arrestato pochi giorni fa a Roma per sequestro di persona. La procura generale ha chiesto la conferma della pena di 14 anni per Giorgio De Masi, considerato il “padrino di Rivoli”, "l’uomo che parlava con la politica" ( leggi qui). Su questo tema sono stati chiesti sette anni per l’ex segretario comunale di Rivarolo Canavese Antonino Battaglia

Fonte: La Stampa

Inchiesta Minotauro, al processo d’appello chiesti oltre 600 anni di carcere

Gli imputati sono 63: chiesta la conferma della condanna per Nevio Coral, ex sindaco di Leini
Il procuratore generale Antonio Malagnino durante la requisitoria
Torino  09/03/2015
Mano pesante del procuratore generale Antonio Malagnino al processo d’Appello Minotauro che si sta celebrando con rito ordinario. Il pg ha chiesto 609 anni di carcere per 63 imputati. Tra di loro è stata chiesta la conferma per Nevio Coral ex sindaco di Leinì condannato a 10 anni in primo grado. Chiesti 15 anni per Rosario Marando, assolto in primo grado e arrestato pochi giorni fa a Roma per sequestro di persona. Chiesta anche la riforma della condanna per Antonino Occhiuto, condannato a 4 anni e 6 mesi in primo grado. Per lui l’accusa ha chiesto 16 anni. La procura generale ha chiesto la conferma della pena di 14 anni per Giorgio De Masi, considerato il “padrino di Rivoli”, l’uomo che parlava con la politica. Su questo tema sono stati. Chiesti sette anni per l’ex segretario comunale di. Rivarolo Canavese Antonino Battaglia secondo la Procura colpevole di voto di scambio politico mafioso.
In primo grado erano state comminate pene per 266 anni di carcere a carico di 74 imputati. Di questi 36 erano stati condannati e 38 assolti. Altri 50 imputati del prossimo Minotauro sono stati giâ condannati in Cassazione pochi giorni fa. In primo grado erano stati inflitti 266 anni di carcere a Fronte di richieste per poco più di 700 anni.
In primo grado erano state comminate pene per 266 anni di carcere a carico di 74 imputati. Di questi 36 erano stati condannati e 38 assolti. Altri 50 imputati del prossimo Minotauro sono stati già condannati in Cassazione pochi giorni fa (leggi qui). 

mercoledì 4 marzo 2015

Si chiama Santo Palazzolo, pasticciere, e ha dimostrato di essere un uomo "non vile"!



Un uomo non vile, Santi Palazzolo, ha denunciato Roberto Helg, il vicepresidente della società di gestione dell’aeroporto  di Palermo "Falcone e Borsellino". Roberto Helg (leggi qui) aveva chiesto una mazzetta di € 100.000 per consentire al pasticcere di continuare ad avere il suo punto-vendita nell'aereopoorto,  senza temere concorrenti (qui le intercettazioni). L'arresto di un uomo di potere come Helg, segue di pochi giorni la notizia di una indagine pesatnte che  riguarda uno dei "paladini dell'anti-mafia" siciliana, Antonello Montante, "delegato per la legalità" nell'ambito di Confindustria palermitana (leggi qui) 
Santo Palazzolo
"(...) Tuttavia, oggi bisognerebbe parlare, riempire i giornali a lettere cubitali, non di un anonimo “titolare di un esercizio di ristorazione o di una pasticceria”, come si è scritto, ma di Santo Palazzolo, l’imprenditore di Cinisi che ha deciso di non pagare, si è rivolto alla polizia e si è prestato a predisporre la trappola a colui che voleva estorcergli il frutto del suo onesto lavoro. Si tratta del nipote di Don Santo, erede di un’attività che ha quasi un secolo di vita. A Radio Aut, scherzando, lo chiamavamo don Profitterolo(...)" Salvo Vitale

Fonte: Antiamfiaduemila 

di Salvo Vitale - 4 marzo 2015

Roberto Helg

La denuncia di Helg e il suo conseguente arresto ha alzato il velo su quella zona grigia che sta tra chi ricopre cariche pubbliche, cioè è uno dei padroni del vapore, chi usa il suo potere per aumentare la sua ricchezza, oltre che il suo prestigio, e, in questo caso, di chi usa l’antimafia come vetrina e copertura per accreditare un’immagine di legalità che invece nasconde un profilo da volgare delinquente.
Roberto Helg attualmente è presidente della Camera di Commercio di Palermo, oltre che vicepresidente della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino. Si tratta di uno degli esponenti più importanti dell’imprenditoria siciliana, appartenente all’area del centro destra e molto attivo nella difesa della categoria dei commercianti. E’ rimasto al vertice della Confcommercio di Palermo da 18 anni e, di quella siciliana da 9, gestendo un noto negozi di regali in fallimento da qualche tempo: Helg ha cercato di riprovare a rilanciare l’attività associandosi con la Carrefour per l’apertura di un centro commerciale il cui progetto non è stato approvato dal Comune di Palermo. Ufficialmente ha rappresentato il viso nuovo di quella Sicilia che vuole scrollarsi dall’ipoteca mafiosa, che si è impegnato nella lotta contro il racket, aprendo uno sportello per gli imprenditori vessati da usura o dal pizzo. In tal senso si è schierato con Montante, anche lui industriale antimafia ultimamente indagato per contatti con i boss di Caltanissetta e gli ha espresso solidarietà.  

Una domanda nasce spontanea: siamo davanti a forme raffinate di strategia mafiosa, che si servono di un’apparente facciata di legalità, magari con la denuncia di qualche tentativo di estorsione, o, come si vorrebbe far credere, a singoli casi, a incidenti di percorso che non mettono in discussione la linea scelta dagli industriali siciliani di dire no alle richieste estorsive? Il caso di Helg, colto con le mani nella marmellata, sembra orientare verso la prima ipotesi. Il pensiero va anche ai fratelli Catanzaro, uno dei quali è vicepresidente della Confindustria siciliana, l’altro gestisce una delle più grandi discariche della Sicilia, prima appartenente al comune di Siculiana, poi finita nelle sue mani, con l’assoluzione della magistratura. Anche se non è un teorema, in Sicilia, così come in Campania, non ci si può occupare della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, senza fare i conti con Cosa Nostra. E allora? Allora due più due fa quattro, ma non si può dimostrare. 

Ma torniamo ad Helg, che è componente di una decina di consigli di amministrazione di varie associazioni commerciali, ricopre numerose cariche direttive e pertanto che incassa già laute parcelle, ma che adesso, poverino, dice di avere agito per necessità perché ha la casa pignorata. In verità una necessità per rimediare alla quale ci vuole una mazzetta da 100 mila euro, la metà della quale dilazionata in rate mensili, suscita una spontanea voglia di prendere a calci in culo questo soggetto, di metterlo in cella e di gettare la chiave. Invece è stato trattato con tutte le premure possibili, prima perché malato e poi perché anziano. Una specie di Berlusconi nostrano che non andrà mai in carcere. Il caso pone diverse considerazioni e interrogativi e che ci si augura possano suscitare l’attenzione delle forze dell’ordine: si tratta di un caso isolato, oppure, com’è più logico, conoscendo come funziona in Sicilia, tutti quelli che all’aeroporto hanno in concessione uno spazio commerciale pagano il pizzo? A chi? Solo ad Helg? Non sarebbe opportuno aprire un’indagine sulla Gesap e sulla intera gestione dei servizi aeroportuali, dalle assunzioni, ai lavori di pulizia e manutenzione, alle modalità di concessione degli spazi ed altro?Tutti ieri hanno parlato di Helg, come il corrotto, il corruttore, l’estorsore. Nessuno lo ha definito mafioso, ma sarebbe opportuno discuterne: da secoli sappiamo che la mafia non è solo quella che spara. 

Tuttavia oggi bisognerebbe parlare, riempire i giornali a lettere cubitali, non di un anonimo “titolare di un esercizio di ristorazione o di una pasticceria”, come si è scritto, ma di Santo Palazzolo, l’imprenditore di Cinisi che ha deciso di non pagare, si è rivolto alla polizia e si è prestato a predisporre la trappola a colui che voleva estorcergli il frutto del suo onesto lavoro. Si tratta del nipote di Don Santo, erede di un’attività che ha quasi un secolo di vita.
A Radio Aut, scherzando, lo chiamavamo don Profitterolo, per la sua abilità nel saper preparare i migliori profiterols della Sicilia. Il suo bar, sito tra la piazza e l’inizio del corso, era frequentato dalla Cinisi bene, cioè da professionisti, galantuomini e anche mafiosi che, soprattutto la domenica mattina andavano a comprare la guantiera di dolci per la famiglia o per l’ospite. Una volta Peppino Impastato si nascose in una casa di fronte per scattare di nascosto alcune foto a Tano Badalamenti e agli amici che lo circondavano. Lui, don Santo, aveva un sorriso e una gentilezza per tutti, spesso preparava una sorpresa sul bancone o dentro la vetrina, una torta esotica, un dolce originale, un gelato dal gusto strano, accanto agli immancabili cannoli. Poi tutto venne trasferito sulla strada provinciale, al limite con il semaforo che da accesso al paese. L’attività è continuata con la gestione dal nonno, al figlio, detto l’Avvocato e oggi al nipote, che porta il nome del nonno ed ha cercato di dare al locale una veste più moderna con i giornali del mattino e con attività culturali varie: è stata finanziata anche qualche pubblicazione sulla storia del paese e del bar e sono stati aperti altri punti vendita, uno dei quali quello dell’aeroporto di Punta Raisi e uno negli Stati Uniti.
Che tutto questo sia avvenuto a Cinisi, nel paese di Don Tano Badalamenti, ma anche di Peppino Impastato, significa che il muro una volta indistruttibile della cultura mafiosa comincia a manifestare qualche crepa e che comincia a diffondersi la cultura secondo cui ognuno ha il diritto di godere in pieno dei frutti del proprio lavoro, senza che i parassiti possano profittarne. Il negozio dell’aeroporto rappresenta l’ultimo momento, per chi parte e vuole portare un sapore della Sicilia, una cassata, un cannolo, un frutto di “martorana”, un dolce tipico. Adesso, dopo la denuncia dell’estorsione fatta da Roberto Helg, per il rinnovo del contratto per l’area del negozio, quel dolce assume un sapore più significativo, il sapore della legalità.


 

martedì 3 marzo 2015

In nome del popolo inquinato: subito i delitti ambientali nel Codice penale

Chiediamo al Senato di approvare subito il disegno di legge sull’introduzione dei delitti ambientali nel Codice penale.

L’Italia ha bisogno di una vera e propria riforma di civiltà, che sanerebbe una gravissima anomalia: oggi chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l’ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno – come capita molto spesso – in prescrizione. Non esistono nel nostro Codice penale, infatti, né il delitto di inquinamento né tantomeno quello di disastro ambienta. Uno squilibrio di sanzione anacronistico, insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantisce spesso l’impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi.

 



Oggi, finalmente, siamo vicini a una svolta. Nel febbraio 2014, infatti, la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali nel nostro Codice penale: inquinamento ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo, impedimento al controllo e disastro ambientale. Il testo, però, è inspiegabilmente fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici che sarebbero facilmente superabili con poche modifiche.
Approvarlo prima possibile rappresenterebbe, invece, una pietra miliare nella lotta alla criminalità ambientale, garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura. Serve un ultimo sforzo, perché non c’è più tempo da perdere. In nome di quel popolo inquinato che attende da troppo tempo giustizia, è giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al Paese.

  i primi firmatari della richiesta al Parlamento Italiano
Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente
Luigi Ciotti, presidente Libera
Vincenzo Vizioli, presidente Aiab
Fulvio Aurora, segretario AIEA - Associazione italiana esposti amianto
Francesca Chiavacci, presidente Arci
Dino Scanavino, presidente Cia - Confederazione italiana agricoltori
Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti
Natale Belosi, coordinatore comitato scientifico Ecoistituto di Faenza
Andrea Carandini, presidente Fai - Fondo Ambiente Italia
Filippo Brandolini, presidente Federambiente
Forum italiano dei movimenti per l’acqua
Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia
Gianluca Felicetti, presidente Lav
Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club
Link Coordinamento Universitario
Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu
Roberto Romizi, presidente Medici per l’ambiente - Isde Italia
Piergiorgio Duca, presidente Medicina Democratica
Rete della Conoscenza
Beniamino Ginatempo, presidente Rifiuti Zero Sicilia
Franco Iseppi, presidente Touring Club Italiano
Unione degli Studenti
Donatella Bianchi, presidente WWF Italia
Rossano Ercolini, presidente Zero Waste Italy
Lettera a