domenica 23 maggio 2021

GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI

Giovanni Falcone:"Gli uomini passano , le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini".

Oggi più che allora questa Italia ha bisogno di persone oneste che agognino il sogno Paolo Borsellino: "(...) il fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità". 

Resta la memoria e l'insegnamento di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, dei tanti che hanno sacrificato la loro vita per gli ideali Giustizia, Verità e Libertà. 

Invitiamo quindi a riflettere su quell'avvenimento che, insieme alla Strage di Via D'amelio,  segnò il culmine di una stagione di sangue nella quale, per mezzo dei mafiosi, si compie un drammatico disegno di "conservazione" nel nostro Paese. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono stati uccisi "solo" dai mafiosi; Falcone e Borsellino sono uccisi da "menti raffinatissime" alle quali ancora oggi non è stato dato volto. Uccisi perché l'Italia continuasse ad essere un Paese "medioevale": un Paese in cui mafie, cricche, caste e cosche continuano a dominare. 

Ma con ancora maggior forza che nel passato, in questi giorni giunge l'appello accorato dei magistrati impegnati concretamente contro mafie e pensiero mafioso affinché cessi l'ipocrisia di tante cerimonie. Nel discorso di commemorazione tenuto dinanzi al Consiglio Superiore della magistratura, lo stesso organismo che più volte "bocciò" Giovanni Falcone e punì Paolo Borsellino, i magistrati Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, lo scorso anno sono stati chiari: "Dobbiamo essere coerenti e non ipocriti ricordando Falcone. Quella di Giovanni Falcone fu una storia di solitudine, di sconfitte, di tradimenti subiti dentro e fuori la magistratura. Dovette difendersi dal Csm. Venne isolato, calunniato, accusato di costruire teoremi, mentre svelava i rapporti tra cosa nostra ed il potere. Gli venne contestato protagonismo, presenza sui media, di collaborare col governo, non fu eletto al csm. Subì le stesse critiche che oggi si contestano ai magistrati più esposti" ha ricordato il consigliere del Csm. Dovremmo fare in modo che, se rinascesse, Falcone non si ritrovasse in quelle stesse condizioni. Ma (...) oggi, con la gerarchia del nuovo ordinamento,  Falcone non potrebbe neppure essere quello che è stato. Questo dobbiamo dire e fare, se vogliamo rimanere distanti dall'ipocrisia di certe commemorazioni ufficiali, alle quali oramai alcuni di noi preferiscono non andare più".

Quegli stessi magistrati, insieme ad altri,  quest'anno sono in prima linea a scongiurare l'annullamento del cosiddetto "ergastolo ostativo", affermando chiaramente che quell'annullamento sarebbe un vero e proprio tradimento alla memoria e alla storia di Falcone e Borsellino.(Puoi leggere qui)

Anche nei giorni della pandemia, magari col viso coperto da una mascherina,  conosciamo e riconosciamo coloro che oggi indosseranno le "maschere pittate a lutto": gli ipocriti che, anche e soprattutto nella Magistratura, umiliarono Falcone e Borsellino; conosciamo e riconosciamo "le maschere" della "docile antimafia" descritta da Attilio Bolzoni nel suo libro "Il padrino dell'antimafia"; coloro che hanno fatto "mercato" di quelle vite perdute per servire l'ideale di Giustizia in un paese che ,troppo spesso, appare ancora "irredimibile". Oggi più che mai, in memoria di GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI, siamo ancora a chiedere Giustizia e Verità!


                              Per Loro chiediamo Verità e Giustizia


Nella fotografia, la Croma bianca su cui viaggiavano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Giuseppe Costanza, l'agente che avrebbe dovuto guidare l'auto di Falcone e che sopravvisse alla strage. A pochi metri la croma azzurra sulla quale viaggaivano gli altri tre agenti di scorta che rimarranno solo feriti dall'esplosione: Angelo Corbo, Gaspare Cervello, Paolo Capuzza.
In questa immagine i resti della Croma marrone su cui morirono, dilaniati dall'esplosione che li investì in pieno, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. 
Il nome in codice della scorta era "Quarto Savona Quindici"

 Per AMORE
GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI, vivono nelle parole pronunciate da Paolo Borsellino la sera del 23 giugno 1992 , ad un mese dalla strage di Capaci:
Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte. Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni Falcone, l’estremo pericolo che egli correva perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva. 
Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? 
Per amore! 
La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato, che tanto non gli piaceva. 
Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, e per coloro che gli siamo stati accanto in questa meravigliosa avventura, amore verso Palermo e la sua gente ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene.(...)"

giovedì 13 maggio 2021

In Val Pellice, "FERROVIA o BUSVIA"?

Le Associazioni che chiedono il ripristino del servizio ferroviario sulla linea Pinerolo-Torre Pellice, organizzano un momento di partecipazione e confronto pubblico on line che si svolgerà venerdì 14 maggio, alle ore 20.45, in diretta sul canale YouTube e sulla pagina Facebook di Legambiente Val Pellice, affinché il territorio sia informato sul tema del ripristino della linea ferroviaria o di un’eventuale soluzione alternativa. 

Il programma della serata, introdotta da Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta, è diviso in due parti: nella prima parte si presenterà un inquadramento tecnico del tema, approfondendo alcuni aspetti tecnologici insieme a esperti del settore, moderati da Giuseppe Gamba, specialista in economia ambientale e membro del Circolo Legambiente Pinerolo. Interverranno: - Enzo Murru, Funzionario della Città di Torino, esperto in pianificazione territoriale e progettazione di opere pubbliche; - Marco Spinolo, esperto in mobilità e trasporto pubblico locale; - Angelo Marinoni, membro del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani, esperto in progettazione e valutazione dei piani di trasporto pubblico su ferro e su gomma; - Alberto Poggio, ricercatore del Dipartimento Energia del Politecnico di Torino. 

La seconda parte della serata consisterà in una tavola rotonda di confronto su possibili soluzioni progettuali e operative per la mobilità locale e sarà moderata da Giuseppe (Beppe) Rovera, ex giornalista RAI e conduttore per più di vent'anni del programma televisivo “Ambiente Italia”. 

Saranno presenti: - Duilio Canale, Presidente dell’Unione Montana del Pinerolese; - Marco Cogno, Assessore alla mobilità dell'Unione Montana del Pinerolese; - Luca Salvai, Sindaco del Comune di Pinerolo; - Monica Canalis, Consigliere regionale del Piemonte; - Francesca Frediani, Consigliere regionale del Piemonte; - Claudio Bertalot, Comitato Trenovivo; - Andrea Crocetta, Circolo Legambiente Val Pellice.


La settimana scorsa le Associazioni ambientaliste avevano scritto una lettera aperta a Duilio Canal, presidente dell'Unione Montana, preoccupate che l’unico progetto inserito nel PNRR dall’Unione Montana del Pinerolese riguardasse la richiesta di ben 25 milioni di euro per acquisire i 16 km di sedime ferroviario, allargarlo ed asfaltarlo per farci viaggiare, in teoria tra 7 anni, 10 autobus ad idrogeno nonché le bici (per un tratto di circa 10 km). A Duilio Canal le Associazioni  ponevano una domanda una domanda "semplice semplice", come direbbe qualcuno: "Perché aspettare anni per avere 10 autobus ad idrogeno quando si potrebbe avere in breve tempo 2 treni elettrici con costi nettamente inferiori?"

Riportiamo il testo della lettera , pubblicata anche dal settimanale L'Eco del Chisone, che ringraziamo per l'attenzione e lo spazio concessoci

UNA DOMANDA PER DUILIO CANALE

Al fine di sgombrare un equivoco di fondo, corre l’obbligo di precisare che la difesa del servizio ferroviario tra Pinerolo e Torre Pellice da parte delle associazioni firmatarie della presente nasce da un ragionamento logico, conseguente al fatto che la classe politica è oggi chiamata a prendere provvedimenti urgenti e seri al fine di contrastare il fenomeno del riscaldamento globale.

Uno di questi provvedimenti riguarda la decarbonizzazione dei trasporti. Da qui, ad esempio, la ricerca di misure volte ad incentivare i cittadini all'uso del TPL (Trasporto Pubblico Locale) anziché dell’auto. A tale scopo, una misura semplice sarebbe quella di offrire il trasporto gratuito per studenti e lavoratori; un’altra misura, di tutt’altro spessore, consiste nel rendere il TPL effettivamente attraente e concorrenziale rispetto all’auto.

I principali fattori che contribuiscono al successo di questa seconda misura sono il tempo di percorrenza e la frequenza dei mezzi; la soluzione non può allora che esser quella dei TRENI con cadenza mezz’oraria, sulla falsariga del servizio esistente in Val Venosta.

Che poi i treni siano anche, in assoluto, i mezzi a minor impatto ambientale, più sicuri e salubri, già confacenti alla cosiddetta mobilità attiva, è un ulteriore “must” che spiega la richiesta da parte di tante associazioni di riaprire tutte le linee ferroviarie sospese nel 2012.

Ciò premesso, veniamo all'annoso problema del traffico della Val Pellice, traffico che gli attuali autobus non riescono ad attenuare in quanto, ingolfandosi in quello stesso traffico, finiscono col risultare troppo lenti e scomodi.

A riprova della gravità del problema si pensi che l’unico progetto inserito nel PNRR dall’Unione Montana del Pinerolese riguarda la richiesta di ben 25 milioni di euro per acquisire i 16 km di sedime ferroviario, allargarlo ed asfaltarlo per farci viaggiare, in teoria tra 7 anni, 10 autobus ad idrogeno nonché le bici (per un tratto di circa 10 km).

Invitiamo allora a riflettere su due punti:

1) un paio di treni tipo Minuetto sarebbero sufficienti per istituire un attraente servizio di navetta in spola continua tra Pinerolo binario 5 e Torre Pellice, con incrocio a Bricherasio (partenza ogni 30 minuti dai capolinea) e caricamento gratuito delle biciclette

2) i passaggi a livello al giorno d’oggi chiudono la strada in tempi paragonabili o inferiori alla durata del rosso di un semaforo

Pertanto, nasce spontanea la domanda che ci permettiamo di porre al sig. Duilio Canale, presidente dell’Unione Montana: perché aspettare anni per avere 10 autobus ad idrogeno quando si potrebbe avere in breve tempo 2 treni elettrici con costi nettamente inferiori?


LEGAMBIENTE Circolo Val Pellice, Circolo Pinerolo, Circolo Barge, Circolo GreenTo,

LEGAMBIENTE Piemonte-VdA

COMITATO TRENOVIVO

ASSOCIAZIONE FERROVIE PIEMONTESI

PROGETTO TRATTOXTRATTO

SALVAICICLISTI PINEROLO

ASSOCIAZIONE “RITA ATRIA” PINEROLO

OSSERVATORIO 0121-SALVIAMO IL PAESAGGIO

ASSOCIAZIONE INVALPELLICE

FRIDAYS FOR FUTURE Val Pellice-Pinerolo

COORDINAMENTO PER LA MOBILITA' INTEGRATA E SOSTENIBILE

domenica 9 maggio 2021

Aldo Moro e Peppino Impastato: uccisi nella stessa "notte buia dello stato italiano".

Lo scriviamo oramai da anni: "Una data lega l'assassinio di due uomini: Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo ucciso per mano delle Brigate Rosse, il secondo ucciso da Cosa Nostra. Uccisi nella stessa "notte buia dello stato italiano" alle prime ore del 9 maggio 1978.
E da tempo ripetiamo che In Italia la ragnatela del "potere" lega vicende  e trame di cui ancora oggi non siamo stati capaci di definire pienamente i contorni: morti innocenti, delitti oscuri, perpetrati da mani a cui abbiamo dato il nome di mafie, bande, terroristi, servizi segreti deviati, golpisti. Delitti e stragi commessi pensando che, in Italia, potesse servire spargere sangue innocente: per seminare paure e insicurezza per annientare persone, idee e valori, per impedire o indirizzare cambiamenti. 
Oggi il "potere" ha imparato ad usare metodi differenti, più adatti al momento storico che viviamo, tanto che quotidianamente scopriamo che mafie e "pensiero mafioso", corruzione e mala-politica, sono fattori potenti e presenti come non mai, tanto da essere diventati "il cancro" che mina presente e futuro di questo Paese. 



"La mafia è una montagna di merda"
Non siamo in grado di parlare della figura di Aldo Moro e ce ne scusiamo. Quale potesse essere il contributo che come uomo, prima ancora che come statista, avrebbe potuto lasciare all'Italia, lo mostra la sua ultima lettera indirizzata alla moglie Noretta:
«Mia dolcissima Noretta, credo di essere giunto all’estremo delle mie possibilità e di essere sul punto di chiudere questa mia esperienza umana. Ho tentato di tutto.
Credo di tornare a voi in un’altra forma. Ci rivedremo. Ci ritroveremo. Ci riameremo.
A Te devo dire grazie, infinite grazie, per tutto l’amore che mi hai dato.
Ricordati che sei stata la cosa più importante della mia vita.
Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. 
A ciascuno la mia immensa tenerezza che passa per le tue mani.
Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.
Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo.
Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo».

Qualcosa vorremmo dire invece di Peppino Impastato ."La mafia è una montagna di merda!" Sarebbe necessario trovare ancora oggi il coraggio di gridarlo a certe "facce", a chi si è abituato a quelle facce e al puzzo della "montagna di merda", al puzzo del compromesso morale, della convenienza , ai tanti misteri che soffocano la Giustizia di questo paese, misteri custoditi dal sigillo del Potere.
O ci basterà la vuota retorica della commemorazione, del ricordo? Ce la faremo bastare, quella retorica vuota, per giustificare la "legalità sostenibileche abbiamo costruita a nostra misura affinchè non ci faccia troppo male e non ci costringa troppo? Oppure cominceremo davvero a "fare memoria", ad avere il coraggio e la coerenza necessarie affinché le cose accadute non abbiano più a ripetersi, affinché si metta in atto l'insegnamento di coloro che, come in un triste rosario, continuiamo a snocciolarne nomi, date di nascita e di morte prematura?
Che non siano state morti inutili!...

Due testimoniane a memoria di Peppino Impastato

Salvo Vitale, amico fraterno di Peppino Impastato (fonte Antimafiaduemila): "Sono passati 43 anni e sembra ieri. Che cosa rende Peppino sempre attuale e degno di interesse? Indubbiamente la sua giovane età: è morto a 30 anni e quindi non ha avuto il tempo di invecchiare o di lasciare invecchiare le sue idee e tutto ciò in cui credeva. Altro elemento che lo rende vivo e presente è la radicalità delle sue scelte, il rifiuto del compromesso, la scelta senza discussioni delle proprie idee come base per costruire una società nuova e quindi la contestazione delle strutture autoritarie della società borghese, dalla chiesa, alla famiglia, alla scuola, alle istituzioni in genere. E poi la sua attualità è nella scelta degli strumenti di comunicazione, ultimo dei quali la Radio. Peppino progettava un’informazione veramente libera, non soggetta a censure, formativa e informativa dove la notizia era la narrazione del vissuto che ci circonda, dei drammi quotidiani dell’esistenza e non le vicende dei personaggi importanti, l’ufficialità dell’avvenimento, l’informazione istituzionalizzata. Peppino era un giornalista purosangue, anche se non ha mai avuto il tesserino, anzi gli è stato dato ad honorem nel 1996, così come, sempre, nello stesso anno, la laurea. In questo contesto assume particolare importanza la satira e il dileggio di atteggiamenti, di idee, di manovre, di speculazioni, che “le persone che contano” ritengono intoccabili e sacrosante e di cui giornalmente si nutrono. In prima fila, tra queste persone, mafiosi e politici, ma anche preti, medici, avvocati, affaristi, in pratica quella che una volta si definiva “classe dominante”.
Una delle canzoni da lui preferite era “Vecchia piccola borghesia”, di Claudio Lolli, “Vecchia piccola borghesia, per piccina che tu sia, non so dirti se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia”. Dall’altro lato della barricata c’erano le persone più deboli e indifese, i lavoratori, gli edili, i contadini di Punta Raisi, gli stagionali di Città del mare, i disoccupati, i pescatori di Terrasini, coloro a cui Peppino aveva dedicato la vita e per i quali sognava di costruire una società diversa, dove tutti fossero uguali e senza privilegi. 
E’ chiaro che una persona del genere che voleva cambiare il contesto sociale in cui era nato e che tutti invece accettavano, non poteva che essere considerata scomoda e, alla fine, la sua morte ha rappresentato una sorta di liberazione. Ma naturalmente resta il fascino delle sue idee, ed è per questo che ogni anno ci si ricorda del suo barbaro omicidio, del tentativo di depistaggio che voleva farlo passare per un attentato terroristico, dell’impegno della famiglia e dei compagni per ottenere giustizia e verità e della lunga strada durata 22 anni, prima di riuscirci. 
Nel vuoto culturale che ci circonda Peppino è sempre un punto di riferimento".

Alessia Candito, giornalista de La Repubblica: "Peppino Impastato era un rivoluzionario, un militante, un comunista senza "se, ma, forse". Uno che aveva capito che combattere le mafie significa combattere il sistema economico, politico e di potere di cui sono architrave. Significa lottare contro le speculazioni edilizie, gli ostinati latifondi, contro le mega-opere inutili che a forza di varianti diventano sempiterni bancomat come la terza pista dell’aeroporto di Cinisi, contro gli impasti massonico-mafiosi che permettono il perpetuarsi del sistema. Peppino era uno che aveva capito che la lotta alla mafia è lotta per i diritti di tutti contro i privilegi di pochi, per questo organizzava le lotte dei manovali contro i caporali, quelle dei braccianti e dei coloni contro il barone e padrone di turno.
Oggi i latifondi ci sono ancora, l'A3 è diventata A2 ma continua a far mangiare i clan, si torna a parlare di ponte sullo Stretto e Peppino Impastato è diventato "quello di Radio Aut".
La memoria o è vera, reale e completa o rimane esercizio buono per comodissime passerelle. "Cuntra mafia e putiri, c'è sulu rivoluzioni"