venerdì 27 maggio 2022

Pinerolo merita più amore: "Salviamo le cicogne e la storia di Pinerolo!"

Grazie al clamoroso successo della petizione "Salviamo le cicogne di Pinerolo " lanciata sulla piattaforma "Change.org" da Simona Casadei allo scopo di salvare la coppia di cicogne che da oltre vent'anni hanno costruito il loro nido sulla ciminiera dell'ex Setificio Vagnone, si è rianimata anche la battaglia culturale per salvare dalla distruzione  l'ennesimo storico opificio di Pinerolo, l'ex Setificio Vagnone. 

Sabato 28 maggio 2022 prosegue la raccolta firme di sottoscrizione della Petizione presso il banchetto del Coordinamento Associazioni Pinerolesi, in via Chiappero 21 in Pinerolo , petizione finalizzata a richiedere che l'Amministrazione della Città di Pinerolo promuova la conservazione del nido esistente nella sua attuale collocazionesalvaguardi la memoria storica e industriale di Pinerolo promuovendo il recupero degli edifici storici dell'ex setificio Vagnone, ovviamente inclusa la ciminiera. 

Un nuovo centro commerciale "a loro insaputa! 

La presente amministrazione aveva infatti deliberato l'abbattimento della ciminiera su cui è posato il nido delle cicogne e dello storico edificio industriale per  permettere alla proprietà una riconversione dell'area a fini commerciale, tale da consentire la nascita del 17° centro commerciale pinerolese. Tuttavia nel dibattito avvenuto in  consiglio comunale (dibattito è in questo caso un termine ironico giacché la presentazione della delibera  è durata circa 5 minuti e si è svolta alla fine di una lunga seduta tenutasi "on line")  mai che si renda manifesto il fine dell'iniziativa dei privati, ovvero la costruzione dell'ennesimo centro commercialeNon solo ma, nell'ambito  di una seduta della Commissione Urbanistica svoltasi recentemente, è addirittura emerso che tale destinazione d'uso  fosse del tutto ignorata pure dall'assessora all'Urbanistica. Insomma, il consiglio comunale di Pinerolo, e la sua maggioranza, ha deliberato su qualcosa che di cui neppure era a conoscenza? Insomma, un nuovo centro commerciale "a loro insaputa"!

PINEROLO MERITA PIÙ AMORE

Ma non sono solo le cicogne ad essere in pericolo: con l'avallo di "umanissime regole", si sta distruggendo il patrimonio storico-urbanistico di Pinerolo, elemento fondante e fondamentale di una comunità! Condividiamo pertanto quanto scrive Marco Calliero, storico, archivista e , come molti di noi, innamorato di Pinerolo :«Il setificio Vagnone di Abbadia, un altro opificio storico di Pinerolo in pericolo. Oramai sono a rischio estinzione. Più ancora delle cicogne. L’accanimento del Piano regolatore comunale su questi luoghi è scientifico. Un autentico crimine verso l’identità del territorio».




La Petizione "Salviamo le cicogne e la storia di Pinerolo"

ll neo-costituito "Coordinamento delle Associazioni Pinerolesi"  (CAP) è lieto di annunciare che sabato 28 maggio prosegue la raccolta firme di sottoscrizione della Petizione finalizzata a richiedere che l'Amministrazione della Città di Pinerolo ponga in essere le seguenti azioni:

- salvaguardi la memoria storica e industriale di Pinerolo, promuovendo il recupero degli edifici storici dell'ex setificio Vagnone, inclusa la ciminiera con il nido di cicogne alla sua sommità
- promuova la conservazione del nido esistente e la sua attuale collocazione sulla ciminiera, da oltre 20 anni abitato dalla coppia di cicogne stanziali di Pinerolo, nel quale decine di cicognini sono finora nati
- si impegni ad elaborare un progetto, di concerto con le associazioni pinerolesi, per la posa di ulteriori posatoi per nidi sul territorio pinerolese che favoriscano l'insediamento di nuove coppie di cicogne, consentendo a Pinerolo di fregiarsi del titolo di "Città delle Cicogne"

La raccolta firme, nel rispetto del Regolamento comunale per la Partecipazione democratica dei cittadini, si svolgerà dalle ore 09:30 alle ore 18:00 circa, presso il banchetto del Coordinamento in via Chiappero 21 in Pinerolo 
La raccolta firme è riservata ai soli residenti della Città di Pinerolo.

Aderiscono al "Coordinamento delle Associazioni Pinerolesi":
le Associazioni:
		- Italia Nostra Sezione del Pinerolese "Ettore Serafino"
		- LIPU delegazione di Torino
		- Legambiente circolo di Pinerolo
		- LAC Lega Abolizione caccia Sezione di Pinerolo
		- Osservatorio 0121 - Salviamo il paesaggio
		- Federterziario Sezione di Torino
		- LIDA – Lega italiana diritti dell'animale Sezione di Pinerolo

i Gruppi: 	- APP - Ambientalisti per Pinerolo
		- Associazione Rita Atria Pinerolo
		- Comunità Laudato Sì Pinerolo 





lunedì 23 maggio 2022

GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI - 23 maggio 1992 - ore 17:57:48 - Capaci - 30 anni senza verità, senza giustizia.

Trent'anni senza verità, senza giustizia.

Falcone:"Gli uomini passano , le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini".

Oggi più che allora questa Italia ha bisogno di persone oneste che agognino il sogno Paolo Borsellino: "(...) il fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità". 

Resta la memoria e l'insegnamento di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, dei tanti che hanno sacrificato la loro vita per gli ideali Giustizia, Verità e Libertà. 

Invitiamo a riflettere su quell'avvenimento che, insieme alla Strage di Via D'amelio,  segnò il culmine di una stagione di sangue nella quale, per mezzo dei mafiosi, si compie un drammatico disegno di "conservazione" nel nostro Paese. 
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono stati uccisi "solo" dai mafiosi; Falcone e Borsellino sono uccisi da "menti raffinatissime" alle quali ancora oggi non è stato dato volto. Uccisi perché l'Italia continuasse ad essere un Paese "medioevale": un Paese in cui mafie, cricche, caste e cosche continuano a dominare. 

Ma con ancora maggior forza che nel passato, in questi giorni giunge l'appello accorato dei magistrati impegnati concretamente contro mafie e pensiero mafioso affinché cessi l'ipocrisia di tante cerimonie.  Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo,  magistrati"Dobbiamo essere coerenti e non ipocriti ricordando Falcone. Quella di Giovanni Falcone fu una storia di solitudine, di sconfitte, di tradimenti subiti dentro e fuori la magistratura. Dovette difendersi dal Csm. Venne isolato, calunniato, accusato di costruire teoremi, mentre svelava i rapporti tra cosa nostra ed il potere. Gli venne contestato protagonismo, presenza sui media, di collaborare col governo, non fu eletto al csm. Subì le stesse critiche che oggi si contestano ai magistrati più esposti" ha ricordato il consigliere del Csm. Dovremmo fare in modo che, se rinascesse, Falcone non si ritrovasse in quelle stesse condizioni. Ma (...) oggi, con la gerarchia del nuovo ordinamento,  Falcone non potrebbe neppure essere quello che è stato. Questo dobbiamo dire e fare, se vogliamo rimanere distanti dall'ipocrisia di certe commemorazioni ufficiali, alle quali oramai alcuni di noi preferiscono non andare più".

Quegli stessi magistrati, insieme ad altri,  quest'anno sono in prima linea a scongiurare l'annullamento del cosiddetto "ergastolo ostativo", affermando chiaramente che quell'annullamento sarebbe un vero e proprio tradimento alla memoria e alla storia di Falcone e Borsellino.(Puoi leggere qui)

Magari col viso coperto da una mascherina,  conosciamo e riconosciamo coloro che anche oggi indosseranno le "maschere pittate a lutto"gli ipocriti che, anche e soprattutto nella Magistratura, umiliarono Falcone e Borsellino; conosciamo e riconosciamo "le maschere" della "docile antimafia" descritta da Attilio Bolzoni nel suo libro "Il padrino dell'antimafia"; coloro che hanno fatto "mercato" di quelle vite perdute per servire l'ideale di Giustizia in un paese che ,troppo spesso, appare ancora "irredimibile". 

Oggi più che mai, in memoria di GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI, siamo ancora a chiedere Giustizia e Verità!


                              Per Loro chiediamo Verità e Giustizia


Nella fotografia, la Croma bianca su cui viaggiavano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Giuseppe Costanza, l'agente che avrebbe dovuto guidare l'auto di Falcone e che sopravvisse alla strage. A pochi metri la croma azzurra sulla quale viaggaivano gli altri tre agenti di scorta che rimarranno solo feriti dall'esplosione: Angelo Corbo, Gaspare Cervello, Paolo Capuzza.
In questa immagine i resti della Croma marrone su cui morirono, dilaniati dall'esplosione che li investì in pieno, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. 
Il nome in codice della scorta era "Quarto Savona Quindici"

 Per AMORE
GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI, vivono nelle parole pronunciate da Paolo Borsellino la sera del 23 giugno 1992 , ad un mese dalla strage di Capaci:
Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte. Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni Falcone, l’estremo pericolo che egli correva perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva. 
Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? 
Per amore! 
La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato, che tanto non gli piaceva. 
Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, e per coloro che gli siamo stati accanto in questa meravigliosa avventura, amore verso Palermo e la sua gente ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene.(...)"

venerdì 20 maggio 2022

"Falcone e Borsellino". L'eredità dei giusti. Teatro Regio di Torino

Ringraziamo la "Fondazione Cosso" per il sostegno offerto alla meritoria iniziativa del Teatro Regio di Torino nel trentennale delle  stragi siciliane del 1992:  voler offrire, attraverso il linguaggio dell’arte, un momento di riflessione sulle vite dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sulle stragi siciliane del 1992, dolorose vicende per le quali ancora oggi attendiamo verità e giustizia, fatti che -pur avvenuti trent'anni or sono- co ntinuano ad avere influenza nefasta sull'Italia in cui ci è dato di vivere. Sabato 28 maggio 2022 la prima assoluta dell'opera  “Falcone e Borsellino”per non dimenticare “l’eredità dei giusti”.



L'impegno del Regio

Le opere a sfondo storico sono sempre esistite, ma certo fa effetto veder nascere un nuovo spettacolo dedicato a due ferite che dopo 30 anni mostrano ancora visibili le cicatrici. Una prima esecuzione assoluta commissionata per dare vita a una collaborazione tra importanti istituzioni italiane e per mettere in scena uno spettacolo con giovani artisti di varia provenienza in un’ideale sinergia per non dimenticare. La drammaturga e regista Emanuela Giordano ha scritto: «Falcone e Borsellino non devono solo essere ricordati, devono continuare a essere, o diventare anche per le nuove generazioni, un modello, uno stimolo costante per non arrenderci a tutto quello che degrada e umilia il nostro bellissimo Paese». 

Sabato 28 maggio la prima assoluta di per non dimenticare “l’eredità dei giusti”: “Falcone e Borsellino”

 L’impegno della "Fondazione Cosso"

La "Fondazione Cosso", in collaborazione con la Fondazione Teatro Regio,  Sabato 28 maggio, alle h 19,00, offre alle famiglie del nostro territorio con figli a partire dai 13 anni la possibilità di assistere gratuitamente allo spettacolo “Falcone e Borsellino” al Teatro Regio di Torino, nel 30° anniversario delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio. 

SI offre alle famiglie del nostro territorio la possibilità di avvicinarsi alla magia del teatro d’Opera nella splendida cornice di uno dei teatri più antichi d’Europa. 

La partecipazione è gratuita con prenotazione obbligatoria: prenotazioni@fondazionecosso.it

Tutte le informazioni le trovate qui https://www.fondazionecosso.com/evento/ragazzi-a-teatro/

Per amore

23 maggio 1992



19 luglio 1992


26 luglio 1992



lunedì 9 maggio 2022

Aldo Moro e Peppino Impastato: uccisi nella stessa "notte buia dello stato italiano"

 Lo scriviamo oramai da anni: "Una data lega l'assassinio di due uomini: Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo ucciso per mano delle Brigate Rosse, il secondo ucciso da Cosa Nostra. Uccisi nella stessa "notte buia dello stato italiano" alle prime ore del 9 maggio 1978.

E da tempo ripetiamo che In Italia la ragnatela del potere lega vicende  e trame di cui ancora oggi non siamo stati capaci di definire pienamente i contorni: morti innocenti, delitti oscuri, perpetrati da mani a cui abbiamo dato il nome di mafie, bande, terroristi, servizi segreti deviati, golpisti. Delitti e stragi commessi pensando che, in Italia, potesse servire spargere sangue innocente: per seminare paure e insicurezza per annientare persone, idee e valori, per impedire o indirizzare cambiamenti. 
Oggi il "potere" ha imparato ad usare metodi differenti, più adatti al momento storico che viviamo, tanto che quotidianamente scopriamo che mafie e "pensiero mafioso", corruzione e mala-politica, sono fattori potenti e presenti come non mai, tanto da essere diventati "il cancro" che mina presente e futuro di questo Paese. 
Facciamo nostre le parole di Alessia Candido: "Peppino Impastato era un rivoluzionario, un militante, un comunista senza "se, ma, forse". Uno che aveva capito che combattere le mafie significa combattere il sistema economico, politico e di potere di cui sono architrave. Significa lottare contro le speculazioni edilizie, gli ostinati latifondi, contro le mega-opere inutili che a forza di varianti diventano sempiterni bancomat (...)"


"La mafia è una montagna di merda"
Non siamo in grado di parlare della figura di Aldo Moro e ce ne scusiamo. Quale potesse essere il contributo che come uomo, prima ancora che come statista, avrebbe potuto lasciare all'Italia, lo mostra la sua ultima lettera indirizzata alla moglie Noretta:
«Mia dolcissima Noretta, credo di essere giunto all’estremo delle mie possibilità e di essere sul punto di chiudere questa mia esperienza umana. Ho tentato di tutto.
Credo di tornare a voi in un’altra forma. Ci rivedremo. Ci ritroveremo. Ci riameremo.
A Te devo dire grazie, infinite grazie, per tutto l’amore che mi hai dato.
Ricordati che sei stata la cosa più importante della mia vita.
Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. 
A ciascuno la mia immensa tenerezza che passa per le tue mani.
Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.
Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo.
Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo».

Qualcosa vorremmo dire invece di Peppino Impastato ."La mafia è una montagna di merda!" Sarebbe necessario trovare ancora oggi il coraggio di gridarlo a certe "facce", a chi si è abituato a quelle facce e al puzzo della "montagna di merda", al puzzo del compromesso morale, della convenienza , ai tanti misteri che soffocano la Giustizia di questo paese, misteri custoditi dal sigillo del Potere.
O ci basterà la vuota retorica della commemorazione, del ricordo? Ce la faremo bastare, quella retorica vuota, per giustificare la "legalità sostenibileche abbiamo costruita a nostra misura affinchè non ci faccia troppo male e non ci costringa troppo? Oppure cominceremo davvero a "fare memoria", ad avere il coraggio e la coerenza necessarie affinché le cose accadute non abbiano più a ripetersi, affinché si metta in atto l'insegnamento di coloro che, come in un triste rosario, continuiamo a snocciolarne nomi, date di nascita e di morte prematura?
Che non siano state morti inutili.

Due testimoniane a memoria di Peppino Impastato

Salvo Vitale, amico fraterno di Peppino Impastato (fonte Antimafiaduemila)"(...)sembra ieri. Che cosa rende Peppino sempre attuale e degno di interesse? Indubbiamente la sua giovane età: è morto a 30 anni e quindi non ha avuto il tempo di invecchiare o di lasciare invecchiare le sue idee e tutto ciò in cui credeva. Altro elemento che lo rende vivo e presente è la radicalità delle sue scelte, il rifiuto del compromesso, la scelta senza discussioni delle proprie idee come base per costruire una società nuova e quindi la contestazione delle strutture autoritarie della società borghese, dalla chiesa, alla famiglia, alla scuola, alle istituzioni in genere. E poi la sua attualità è nella scelta degli strumenti di comunicazione, ultimo dei quali la Radio. Peppino progettava un’informazione veramente libera, non soggetta a censure, formativa e informativa dove la notizia era la narrazione del vissuto che ci circonda, dei drammi quotidiani dell’esistenza e non le vicende dei personaggi importanti, l’ufficialità dell’avvenimento, l’informazione istituzionalizzata. Peppino era un giornalista purosangue, anche se non ha mai avuto il tesserino, anzi gli è stato dato ad honorem nel 1996, così come, sempre, nello stesso anno, la laurea. In questo contesto assume particolare importanza la satira e il dileggio di atteggiamenti, di idee, di manovre, di speculazioni, che “le persone che contano” ritengono intoccabili e sacrosante e di cui giornalmente si nutrono. In prima fila, tra queste persone, mafiosi e politici, ma anche preti, medici, avvocati, affaristi, in pratica quella che una volta si definiva “classe dominante”.
Una delle canzoni da lui preferite era “Vecchia piccola borghesia”, di Claudio Lolli, “Vecchia piccola borghesia, per piccina che tu sia, non so dirti se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia”. Dall’altro lato della barricata c’erano le persone più deboli e indifese, i lavoratori, gli edili, i contadini di Punta Raisi, gli stagionali di Città del mare, i disoccupati, i pescatori di Terrasini, coloro a cui Peppino aveva dedicato la vita e per i quali sognava di costruire una società diversa, dove tutti fossero uguali e senza privilegi. 
E’ chiaro che una persona del genere che voleva cambiare il contesto sociale in cui era nato e che tutti invece accettavano, non poteva che essere considerata scomoda e, alla fine, la sua morte ha rappresentato una sorta di liberazione. Ma naturalmente resta il fascino delle sue idee, ed è per questo che ogni anno ci si ricorda del suo barbaro omicidio, del tentativo di depistaggio che voleva farlo passare per un attentato terroristico, dell’impegno della famiglia e dei compagni per ottenere giustizia e verità e della lunga strada durata 22 anni, prima di riuscirci. 
Nel vuoto culturale che ci circonda Peppino è sempre un punto di riferimento".

Alessia Candito, giornalista de La Repubblica: "Peppino Impastato era un rivoluzionario, un militante, un comunista senza "se, ma, forse". Uno che aveva capito che combattere le mafie significa combattere il sistema economico, politico e di potere di cui sono architrave. Significa lottare contro le speculazioni edilizie, gli ostinati latifondi, contro le mega-opere inutili che a forza di varianti diventano sempiterni bancomat come la terza pista dell’aeroporto di Cinisi, contro gli impasti massonico-mafiosi che permettono il perpetuarsi del sistema. Peppino era uno che aveva capito che la lotta alla mafia è lotta per i diritti di tutti contro i privilegi di pochi, per questo organizzava le lotte dei manovali contro i caporali, quelle dei braccianti e dei coloni contro il barone e padrone di turno.
Oggi i latifondi ci sono ancora, l'A3 è diventata A2 ma continua a far mangiare i clan, si torna a parlare di ponte sullo Stretto e Peppino Impastato è diventato "quello di Radio Aut".
La memoria o è vera, reale e completa o rimane esercizio buono per comodissime passerelle. "Cuntra mafia e putiri, c'è sulu rivoluzioni"