mercoledì 13 giugno 2018

AREA TURK: A CHI GIOVA?

Come "sentinelle del territorio, il presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo torna ad occuparsi di urbanistica. Come abbiamo sempre detto, ci occupiamo di urbanistica, intesa come governo del territorio, poiché a nostro parere: "(...) l'urbanistica può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina il carattere di una amministrazione locale". Per questo consideriamo "(...) la tutela del “territorio” come parte di una educazione alla legalità per una comunità che si dota di anticorpi contro l’infiltrazione della criminalità organizzata(...)".
A due anni dal suo insediamento, l’attuale amministrazione pinerolese si accinge a conferire l’incarico per una “Variante Generale” che auspichiamo ponga rimedio all'ancora vigente Piano Regolatore -superato e sovradimensionato- e alla cosiddetta “Variante Ponte” che, approvata dalla precedente amministrazione, aveva introdotto altre discutibili azioni. Osservazioni tecniche alle Linee Guida di indirizzo della Variante sono state già presentate dalle associazioni “ambientaliste”.La nostra riflessione si incentra invece su aspetti di natura più culturale e sociale insieme, prendendo le mosse da un’area di notevole estensione, pure circoscritta ma la cui importanza non è certo “circoscrivibile”: l’area TURK. Ricordiamo che l’attuale piano regolatore consente di edificare in quell'area ben 869 vani residenziali e superfici commerciali e che la “Variante Ponte” prima citata, al fine di agevolare l'edificazione in quella area, aveva reso possibile anche la demolizione dello storico edificio “follone”, “il TURK”. 
Ci siamo chiesti se quanto previsto sull’area TURK dalla normativa urbanistica vigente si inserisca davvero in una visione organica e strategica per la città, rispondendo alle reali esigenze della comunità.
Ringraziamo il direttore del giornale Vita Diocesana, Patrizio Righero, per aver pubblicato integralmente la nostra riflessione.
L'iL'lL'i  
L'importanza dell'area è confermata anche dalle suddette Linee Guida che la individuano come area sicuramente strategica per la città. Poiché la definizione architettonica del progetto riferito all'area TURK è stata affidata alla “regia pubblica”, auspichiamo si concretizzi un progetto nel quale risulti evidente l'aspetto della “pubblica l'utilità”. In attesa di valutare il progetto elaborato, e di cui ancora non si ha notizia, ci siamo chiesti se quanto previsto sull’area TURK dalla normativa urbanistica vigente si inserisca davvero in una visione organica e strategica per la città, rispondendo alle reali esigenze della comunità.
l'area TURK
l'articolo sul quotidiano "Cronaca qui"
Come presidio di LIBERA non possiamo infine esimerci dal ricordare che il settore dell'edilizia, delle costruzioni, rimane uno di quelli più a rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, delle mafie, anche nella nostra regione. Un settore da sempre utilizzato per il riciclaggio di denaro sporco e per investimenti “opachi”. “Pecunia non olet” ricordava l’allora procuratore Gian Carlo Caselli nell’ambito del tristemente famoso processo “Minotauro”. Confessiamo quindi una preoccupazione: non vorremmo che una volta approvato il progetto sull'area TURK questa passasse “di mano”, legittimamente e rapidamente, dai noti imprenditori e cittadini pinerolesi che acquistarono l'area direttamente dal fallimento TURK a nuovi e magari “meno noti” imprenditori di un settore delicato, lo ripetiamo, quale quello delle costruzioni. Anche per questo motivo invitiamo l’amministrazione e la comunità a vigilare e ad agire come “buoni padri di famiglia” sul destino urbanistico di Pinerolo; una città che, alla luce di quanto ancora permesso dagli attuali strumenti che governano il suo territorio, potrebbe apparire come una piazza “favorevole” anche per imprenditori e investitori “spregiudicati”. Ringraziamo quindi anche Marco Bertello, redattore del quotidiano "Cronaca qui "per aver voluto evidenziare le problematiche a cui prima si accennava

AREA TURK: “A chi giova una sua edificazione in chiave “residenziale”?
Giova alla città?
Primo atto necessario alla edificazione nell'area pare essere la demolizione, totale o parziale, dell’edificio ex-merlettificio TURK. La città di Pinerolo perderebbe così un altro dei suoi edifici-simbolo, monumenti lasciati diventare ruderi. Pare una triste consuetudine: a cavallo del 1960, gli amministratori dell’epoca decidevano l'abbattimento della fortificazione-caserma che definiva l’attuale Piazza Cavour, opera di Sébastien Le Prestre di Vauban, architetto di Luigi XIV, il “Re Sole”. Con la scusa di “un solaio pericolante” e del “degrado sociale” causato dalle povere genti che vi trovavano dimora, veniva cancellato una delle strutture militari del Vauban e di cui Pinerolo avrebbe potuto invece menar vanto poichè quegli edifici sono oggi considerati addirittura “patrimonio dell’Umanità”, tutelati dall’Unesco. La “storia” si ripeterà col TURK?
Lungi dal pensare che la situazione debba essere lasciata “così com'è”, nell'incontro pubblico svoltosi lo scorso 19 gennaio 2018, “TURK. La grande occasione”, erano stati presentati esempi virtuosi, ristrutturazioni di edifici simili i quali ripensati, vivificati, reintegrati in ambiti urbanistici che privilegiano la qualità architettonica-urbanistica, hanno offerto alle comunità stimoli e occasioni per originali e coerenti visioni di “identità”, di sviluppo etico, equo, sostenibile.

Giova ai pinerolesi?
Per rispondere a questa domanda, invitiamo a riflettere su alcuni punti:
a) la costruzione di centinaia di nuovi alloggi nell’area “Turk”, svaluterà inevitabilmente il valore degli edifici esistenti, spesso frutto dei risparmi di una intera vita lavorativa, e disincentiverà anche la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente che, di conseguenza, perderà ulteriormente di valore.
b) aggiungere numerosi nuovi alloggi in una zona priva di una strada alternativa che adegui la viabilità della zona ai numerosi nuovi residenti (nelle linee guida si pensa sia sufficiente prolungare Corso Piave) creerà forti problemi in Corso Piave: dapprima il via-vai dei camion necessari per le demolizioni necessarie e per edificare i nuovi condomini; dopodiché, il traffico dei nuovi residenti. Problemi di viabilità che saranno certo acuiti dal decongestionamento di Corso Torino, previsto nelle stesse linee guida.
c) a farci dubitare della necessità di nuova edilizia residenziale, ricordiamo che a Pinerolo vi sono già 2000 unità abitative sfitte / inutilizzate e che da decenni gli abitanti oscillano intorno alle 36.000 unità.
d) già ora nella città vi sono problemi causati dalle cosiddette “polveri sottili”; problemi forse sottovalutati e non adeguatamente posti alla conoscenza della comunità ma che incidono concretamente sulla salute dei cittadini. L'aumento di traffico causato dalle nuove residenze non farà che aggravare la situazione. Chi se ne farà carico? Eppure, lo ricordiamo, l'amministrazione delle città ha fra i primi compiti proprio la tutela della salute della comunità.

E' coerente con il programma presentato dall'amministrazione e votato da tanti pinerolesi?
Nel programma del Movimento 5 Stelle pinerolese, fra altre cose, così si leggeva: “A Pinerolo non servono più nuovi condomini nei suoi campi(...) occorre invertire la tendenza urbanistica alla dismissione di aree industriali per trasformarle in residenziale o commerciale e agevolarne piuttosto la riqualificazione polifunzionale, incentivando l’insediarsi anche di nuove attività manifatturiere e artigianali compatibili con la residenza (...)individuazione di aree agricole pubbliche e private da assegnare a gruppi di sviluppo territoriale seguiti dal comune, creati per giovani e disoccupati, per la produzione di prodotti agricoli autoctoni.. Da questo altre domande:
a) come si conciliano quei principi condivisibili con quanto si sta decidendo sull'area del TURK nella quale, lo ricordiamo, è presente anche un prato di 10.000 mq di superficie? Cosa diventerà quel prato?
b) poiché a Pinerolo c'è carenza di lavoro, non certo di alloggi, perché non cercare di rendere nuovamente produttivi gli edifici esistenti, fra questi proprio il TURK, mettendo in atto politiche e agevolazioni che favoriscano nuovi insediamenti? Ad esempio, riconoscendo sgravi fiscali azzerando per alcuni anni IMU, TARI, TASI per locatore e locatari; riconfermando e incentivando le convenzioni con ACEA , già disponibile a fornire energia a prezzo di costo alle aziende che si insediassero nel nostro territorio.
c) più volte lo stesso sindaco Salvai ha menzionato le segnalazioni dell'ASL riferite alle problematiche derivanti da coloro che trovano alloggio e riparo nell’area del Turk. Premesso che le “problematiche igienico-sociali” ritornano spesso nelle vicende urbanistiche a giustificare sventramenti, demolizioni, speculazioni edilizie, il problema non lo si risolverà di certo allontanando “il problema” stesso, i “senza-tetto”, dall'area TURK. Molto più “strategico” e utile alla città sarebbe a nostro parere mettere in atto politiche che, incentivando l'utilizzo del patrimonio edilizio esistente di più basso valore commerciale, reperiscano alloggi da destinare proprio alle fasce sociali più in difficoltà.

Giova ai proprietari dell'area TURK?
a) poiché a Pinerolo ci sono circa 2000 unità abitative sfitte /inutilizzate, è conveniente esercitare proprio adesso il diritto edificatorio consentito sull'area TURK, necessitando investimenti davvero cospicui?
b) gli attuali imprenditori-cittadini pinerolesi proprietari dell'area sono davvero consci di rischiare ingenti somme di denaro, stante il perdurare di una crisi strutturale che ha mutato sostanzialmente le caratteristiche del mercato immobiliare e dell'investimento “nel mattone”?

Presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo

mercoledì 6 giugno 2018

LILIANA SEGRE: sue le parole più belle, la lezione morale più alta

 Il discorso tenuto al Senato da Liliana Segre , superstite dei campi di sterminio, nominata senatrice a vita dal presidente Mattarella, ha rappresentato ieri il momento più alto della seduta di insediamento del nuovo governo. Parole, quelle pronunciate da Liliana Segre nelle quali ha saputo tratteggiare una parabola di vita, la sua, che richiama i valori etici e morali più alti che dovrebbero essere a fondamento della nostra Repubblica, quando ricorda e ammonisce a "respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri".
Liliana Segre, Senato della Repubblica, 5 giugno 2018.
"Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, prendendo la parola per la prima volta in quest’Aula non posso fare a meno di rivolgere innanzitutto un ringraziamento al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha deciso di ricordare l’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali, razziste, del 1938 facendo una scelta sorprendente: nominando quale senatrice a vita una vecchia signora, una persona tra le pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz. Porta sul braccio il numero di Auschwitz e ha il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche modo, la parola a coloro che ottant’anni orsono non la ebbero; a quelle migliaia di italiani, 40.000 circa, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che subirono l’umiliazione di essere espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società, quella persecuzione che preparò la shoah italiana del 1943-1945, che purtroppo fu un crimine anche italiano, del fascismo italiano.
Soprattutto, si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri.
In quei campi di sterminio altre minoranze, oltre agli ebrei, vennero annientate. Tra queste voglio ricordare oggi gli appartenenti alle popolazioni rom e sinti, che inizialmente suscitarono la nostra invidia di prigioniere perché nelle loro baracche le famiglie erano lasciate unite; ma presto all’invidia seguì l’orrore, perché una notte furono portati tutti al gas e il giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale.
Per questo accolgo con grande convinzione l’appello che mi ha rivolto oggi su “la Repubblica” il professor Melloni. Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano.
Mi accingo a svolgere il mandato di senatrice ben conscia della mia totale inesperienza politica e confidando molto nella pazienza che tutti loro vorranno usare nei confronti di un’anziana nonna, come sono io. Tenterò di dare un modesto contributo all’attività parlamentare traendo ispirazione da ciò che ho imparato. Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza.
Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi – ancora in larga parte inattuati – dettati dalla Costituzione repubblicana. Con questo spirito, ritengo che la scelta più coerente con le motivazioni della mia nomina a senatrice a vita sia quella di optare oggi per un voto di astensione sulla fiducia al Governo.
Valuterò volta per volta le proposte e le scelte del Governo, senza alcun pregiudizio, e mi schiererò pensando all’interesse del popolo italiano e tenendo fede ai valori che mi hanno guidata in tutta la vita."