giovedì 19 luglio 2012

Palermo, 19 luglio 1992, Via D'Amelio


Palermo 19 luglio 1992 Via D'Amelio: giudice Paolo Borsellino (52 anni); Catalano Agostino (43 anni) assistente capo della Polizia di Stato; Emanuela Loi ( 24 anni) agente della Polizia di StatoWalter Eddie Cosina (31 anni) agente scelto polizia di Stato; Traina Claudio (27 anni) agente scelto della Polizia di Stato Vincenzo Li Muli   (22 anni) Agente della Polizia di Stato


Grazie caro papà  (lettera di Manfredi Borsellino)
Il primo pomeriggio di quel 23 maggio studiavo a casa dei miei genitori, preparavo l’esame di diritto commerciale, ero esattamente allo “zenit” del mio percorso universitario. Mio padre era andato, da solo e a piedi, eludendo come solo lui sapeva fare i ragazzi della scorta, dal barbiere Paolo Biondo, nella via Zandonai, dove nel bel mezzo del “taglio” fu raggiunto dalla telefonata di un collega che gli comunicava dell’attentato a Giovanni Falcone lungo l’autostrada Palermo-Punta Raisi.

Ricordo bene che mio padre, ancora con tracce di schiuma da barba sul viso, avendo dimenticato le chiavi di casa bussò alla porta mentre io ero già pietrificato innanzi la televisione che in diretta trasmetteva le prime notizie sull’accaduto. Aprii la porta ad un uomo sconvolto, non ebbi il coraggio di chiedergli nulla né lui proferì parola.

Si cambiò e raccomandandomi di non allontanarmi da casa si precipitò, non ricordo se accompagnato da qualcuno o guidando lui stesso la macchina di servizio, nell’ospedale dove prima Giovanni Falcone, poi Francesca Morvillo, gli sarebbero spirati tra le braccia. Quel giorno per me e per tutta la mia famiglia segnò un momento di non ritorno. Era l’inizio della fine di nostro padre che poco a poco, giorno dopo giorno, fino a quel tragico 19 luglio, salvo rari momenti, non sarebbe stato più lo stesso, quell’uomo dissacrante e sempre pronto a non prendersi sul serio che tutti conoscevamo.

Ho iniziato a piangere la morte di mio padre con lui accanto mentre vegliavamo la salma di Falcone nella camera ardente allestita all’interno del Palazzo di Giustizia. Non potrò mai dimenticare che quel giorno piangevo la scomparsa di un collega ed amico fraterno di mio padre ma in realtà è come se con largo anticipo stessi già piangendo la sua.
Dal 23 maggio al 19 luglio divennero assai ricorrenti i sogni di attentati e scene di guerra nella mia città ma la mattina rimuovevo tutto, come se questi incubi non mi riguardassero e soprattutto non riguardassero mio padre, che invece nel mio subconscio era la vittima. Dopo la strage di Capaci, eccetto che nei giorni immediatamente successivi, proseguii i miei studi, sostenendo gli esami di diritto commerciale, scienze delle finanze, diritto tributario e diritto privato dell’economia. In mio padre avvertivo un graduale distacco, lo stesso che avrebbero percepito le mie sorelle, ma lo attribuivo (e giustificavo) al carico di lavoro e di preoccupazioni che lo assalivano in quei giorni. Solo dopo la sua morte seppi da padre Cesare Rattoballi che era un distacco voluto, calcolato, perché gradualmente, e quindi senza particolari traumi, noi figli ci abituassimo alla sua assenza e ci trovassimo un giorno in qualche modo “preparati” qualora a lui fosse toccato lo stesso destino dell’amico e collega Giovanni.

La mattina del 19 luglio, complice il fatto che si trattava di una domenica ed ero oramai libero da impegni universitari, mi alzai abbastanza tardi, perlomeno rispetto all’orario in cui solitamente si alzava mio padre che amava dire che si alzava ogni giorno (compresa la domenica) alle 5 del mattino per “fottere” il mondo con due ore di anticipo. In quei giorni di luglio erano nostri ospiti, come d’altra parte ogni estate, dei nostri zii con la loro unica figlia, Silvia, ed era proprio con lei che mio padre di buon mattino ci aveva anticipati nel recarsi a Villagrazia di Carini dove si trova la residenza estiva dei miei nonni materni e dove, nella villa accanto alla nostra, ci aveva invitati a pranzo il professore “Pippo” Tricoli, titolare della cattedra di Storia contemporanea dell’Università di Palermo e storico esponente dell’Msi siciliano, un uomo di grande spessore culturale ed umano con la cui famiglia condividevamo ogni anno spensierate stagioni estive.


Mio padre, in verità, tentò di scuotermi dalla mia “loffia” domenicale tradendo un certo desiderio di “fare strada” insieme, ma non ci riuscì. L’avremmo raggiunto successivamente insieme agli zii ed a mia madre. Mia sorella Lucia sarebbe stata impegnata tutto il giorno a ripassare una materia universitaria di cui avrebbe dovuto sostenere il relativo esame il giorno successivo (cosa che fece!) a casa di una sua collega, mentre Fiammetta, come è noto, era in Thailandia con amici di famiglia e sarebbe rientrata in Italia solo tre giorni dopo la morte di suo padre.
Non era la prima estate che, per ragioni di sicurezza, rinunciavamo alle vacanze al mare; ve ne erano state altre come quella dell’85, quando dopo gli assassini di Montana e Cassarà eravamo stati “deportati” all’Asinara, o quella dell’anno precedente, nel corso della quale mio padre era stato destinatario di pesanti minacce di morte da parte di talune famiglie mafiose del trapanese. Ma quella era un’estate particolare, rispetto alle precedenti mio padre ci disse che non era più nelle condizioni di sottrarsi all’apparato di sicurezza cui, soprattutto dolo la morte di Falcone, lo avevano sottoposto, e di riflesso non avrebbe potuto garantire a noi figli ed a mia madre quella libertà di movimento che negli anni precedenti era riuscito ad assicurarci.

Così quell’estate la villa dei nonni materni, nella quale avevamo trascorso sin dalla nostra nascita forse i momenti più belli e spensierati, era rimasta chiusa. Troppo “esposta” per la sua adiacenza all’autostrada per rendere possibile un’adeguata protezione di chi vi dimorava. Ricordo una bellissima giornata, quando arrivai mio padre si era appena allontanato con la barchetta di un suo amico per quello che sarebbe stato l’ultimo bagno nel “suo” mare e non posso dimenticare i ragazzi della sua scorta, gli stessi di via D’Amelio, sulla spiaggia a seguire mio padre con lo sguardo e a godersi quel sole e quel mare.
Anche il pranzo in casa Tricoli fu un momento piacevole per tutti, era un tipico pranzo palermitano a base di panelle, crocché, arancine e quanto di più pesante la cucina siciliana possa contemplare, insomma per stomaci forti. Ricordo che in Tv vi erano le immagini del Tour de France ma mio padre, sebbene fosse un grande appassionato di ciclismo, dopo il pranzo, nel corso del quale non si era risparmiato nel “tenere comizio” come suo solito, decise di appisolarsi in una camera della nostra villa. In realtà non dormì nemmeno un minuto, trovammo sul portacenere accanto al letto un cumulo di cicche di sigarette che lasciava poco spazio all’immaginazione.

Dopo quello che fu tutto fuorché un riposo pomeridiano mio padre raccolse i suoi effetti, compreso il costume da bagno (restituitoci ancora bagnato dopo l’eccidio) e l’agenda rossa della quale tanto si sarebbe parlato negli anni successivi, e dopo avere salutato tutti si diresse verso la sua macchina parcheggiata sul piazzale limitrofo le ville insieme a quelle della scorta. Mia madre lo salutò sull’uscio della villa del professore Tricoli, io l’accompagnai portandogli la borsa sino alla macchina, sapevo che aveva l’appuntamento con mia nonna per portarla dal cardiologo per cui non ebbi bisogno di chiedergli nulla. Mi sorrise, gli sorrisi, sicuri entrambi che di lì a poche ore ci saremmo ritrovati a casa a Palermo con gli zii.
Ho realizzato che mio padre non c’era più mentre quel pomeriggio giocavo a ping pong e vidi passarmi accanto il volto funereo di mia cugina Silvia, aveva appena appreso dell’attentato dalla radio. Non so perché ma prima di decidere il da farsi io e mia madre ci preoccupammo di chiudere la villa. Quindi, mentre affidavo mia madre ai miei zii ed ai Tricoli, sono salito sulla moto di un amico d’infanzia che villeggia lì vicino ed a grande velocità ci recammo in via D’Amelio.

Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”, perché quando giunsi in via D’Amelio fui riconosciuto dall’allora presidente della Corte d’Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da mia madre e dalla mia nonna paterna. Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre; a differenza di quello che si può pensare mia sorella ha tratto una grande forza da quell’ultima immagine del padre, è come se si fossero voluti salutare un’ultima volta.

La mia vita, come d’altra parte quella delle mie sorelle e di mia madre, è certamente cambiata dopo quel 19 luglio, siamo cresciuti tutti molto in fretta ed abbiamo capito, da subito, che dovevamo sottrarci senza “se” e senza “ma” a qualsivoglia sollecitazione ci pervenisse dal mondo esterno e da quello mediatico in particolare. Sapevamo che mio padre non avrebbe gradito che noi ci trasformassimo in “familiari superstiti di una vittima della mafia”, che noi vivessimo come figli o moglie di ….., desiderava che noi proseguissimo i nostri studi, ci realizzassimo nel lavoro e nella vita, e gli dessimo quei nipoti che lui tanto desiderava. A me in particolare mi chiedeva “Paolino” sin da quando avevo le prime fidanzate, non oso immaginare la sua gioia se fosse stato con noi il 20 dicembre 2007, quando è nato Paolo Borsellino, il suo primo e, per il momento, unico nipote maschio.

Oggi vorrei dire a mio padre che la nostra vita è sì cambiata dopo che ci ha lasciati ma non nel senso che lui temeva: siamo rimasti gli stessi che eravamo e che lui ben conosceva, abbiamo percorso le nostre strade senza “farci largo” con il nostro cognome, divenuto “pesante” in tutti i sensi, abbiamo costruito le nostre famiglie cui sono rivolte la maggior parte delle nostre attenzioni come lui ci ha insegnato, non ci siamo “montati la testa”, rischio purtroppo ricorrente quando si ha la fortuna e l’onore di avere un padre come lui, insomma siamo rimasti con i piedi per terra. E vorrei anche dirgli che la mamma dopo essere stata il suo principale sostegno è stata in questi lunghi anni la nostra forza, senza di lei tutto sarebbe stato più difficile e molto probabilmente nessuno di noi tre ce l’avrebbe fatta.

Mi piace pensare che oggi sono quello che sono, ossia un dirigente di polizia appassionato del suo lavoro che nel suo piccolo serve lo Stato ed i propri concittadini come, in una dimensione ben più grande ed importante, faceva suo padre, indipendentemente dall’evento drammatico che mi sono trovato a vivere.
D’altra parte è certo quello che non sarei mai voluto diventare dopo la morte di mio padre,  una persona che in un modo o nell’altro avrebbe “sfruttato” questo rapporto di sangue, avrebbe “cavalcato” l’evento traendone vantaggi personali non dovuti, avrebbe ricoperto cariche o assunto incarichi in quanto figlio di …. o perché di cognome fa Borsellino. A tal proposito ho ben presente l’insegnamento di mio padre, per il quale nulla si doveva chiedere che non fosse già dovuto o che non si potesse ottenere con le sole proprie forze. Diceva mio padre che chiedere un favore o una raccomandazione significa mettersi nelle condizioni di dovere essere debitore nei riguardi di chi elargisce il favore o la raccomandazione, quindi non essere più liberi ma condizionati, sotto il ricatto, fino a quando non si restituisce il favore o la raccomandazione ricevuta.

Ai miei figli, ancora troppo piccoli perché possa iniziare a parlargli del nonno, vorrei farglielo conoscere proprio tramite i suoi insegnamenti, raccontandogli piccoli ma significativi episodi tramite i quali trasmettergli i valori portanti della sua vita.

Caro papà, ogni sera prima di addormentarci ti ringraziamo per il dono più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere

( La lettera di Manfredi, del figlio del giudice Paolo Borsellino– pubblicata per gentile concessione dell’editore – chiude il libro “Era d’estate”, curato dai giornalisti Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi- Pietro Vittorietti editore

mercoledì 18 luglio 2012

Paolo Borsellino: 'Io non vedrò i risultati del mio lavoro, li vedrete voi dopo la mia morte, perché la gente si ribellerà, si ribelleranno le coscienze degli uomini di buona volontà "


giudice Paolo Borsellino,  52 anni
Presidio Libera "RITA ATRIA" Pinerolo. Per fare Memoria, domani 19 luglio 2012, nel ventennale della strage di Via D'amelio saremo presenti in Piazza Facta, a Pinerolo.
“(...) ricordare non basta. Memoria è un ricordo “attivo” che vuole comprendere i meccanismi, le cause e dunque le ragioni che determinarono una storia, e sa rileggerle nel presente per capirne le “mutazioni” e le mimetizzazioni nelle forme nuove in cui quella stessa violenza torna e tornerà ad esercitarsi. " Mario Ciancarella
Fare memoria dei volti e delle vite di coloro che hanno dato la vita per difendere i valori che sono a fondamento delle nostre comunità.

       
Emanuela Loi , 24 anni 
       gente Polizia di Stato      
















Agostino Catalano, 43 anni 
assistente capo Polizia di stato  
















Walter Eddie Cosina, 31 anni
agente scelto polizia di Stato















Claudio Traina, 27 anni 
agente Polizia di Stato







Vincenzo Li Muli, 22 anni
agente polizia di Stato    

lunedì 16 luglio 2012

“L’UNICO PONTE CHE VOGLIAMO”…IN MEMORIA DI RITA ATRIA.

Una riflessione sul significato della "memoria".

MONASTERACE 28 LUGLIO: “L’UNICO PONTE CHE VOGLIAMO”…IN MEMORIA DI RITA ATRIA.

Targa Rita Atria
sulla lapide di RITA ATRIA
Vent’anni da quel 26 luglio 1992 quando Rita Atria, lasciata sola da tutti (famiglia, concittadini, società “civile” e Istituzioni) ha deciso di non farsi uccidere da quello che sarebbe accaduto dopo la morte del suo giudice, Paolo Borsellino, gettandosi dal 7° piano di viale Amelia a Roma.
L’idea che abbiamo noi di Memoria è quella scritta dal nostro Mario Ciancarella: “ricordare non basta. Memoria è un ricordo “attivo” che vuole comprendere i meccanismi, le cause e dunque le ragioni che  determinarono una storia, e sa rileggerle nel presente per capirne le “mutazioni” e le mimetizzazioni nelle forme nuove in cui quella stessa violenza torna e tornerà ad esercitarsi. Forme diverse sempre più evolute e sofisticate. E’ dunque solo la Memoria a dare senso al proprio impegno per costruire un futuro in cui si possa sperare che quella violenza non torni a mostrarsi, con volti diversi ma la con medesime atrocità, per il nostro passivo ed ignaro consenso. Perdere “la Memoria storica” ci rende estranei a noi stessi, incapaci di riconoscere le nostre radici, di capire il nostro presente, di costruire un qualsiasi futuro.”
Fare Memoria di Rita Atria dunque significa innanzitutto ricordare le cause che l’hanno portata a togliersi la vita e non solo esaltarne il gesto forte della Testimonianza e della rottura con la propria famiglia.  Sarebbe facile, rientrerebbe nella solita prassi ormai consueta che si limita al necrologio” da strumentalizzare, e tanti ne vediamo purtroppo di questi “eventi”.
La Testimonianza, in ogni tipo di settore e nella sua accezione reale, di prassi,  dovrebbe essere supportata dalla presenza sia politica che civile: un Paese dove chi testimonia entra in un programma di protezione non può di certo definirsi “normale”.
Bisogna partire dal riconquistare il senso della “normalità” e abbandonare la comoda e deviante definizione di “eroe”. Borsellino, Falcone, La Torre, Peppino Impastato, Pippo Fava, Rita Atria e tanti come loro non sono eroi, ma persone normali che hanno fatto della coerenza e dell’integrità etica e morale del proprio lavoro e del proprio impegno l’unica linea guida della loro esistenza.
Per troppi anni, chi è stato minacciato dalle mafie o chi ha subito attentati è stato portato agli onori della cronaca solo con lo scopo di fare audience. Per troppi anni abbiamo visto andare via dal territorio i  nostri riferimenti che presi dallo sconforto e dalla solitudine hanno creduto che in Parlamento sarebbero stati più utili. La politica non ha avuto il coraggio di rinnovarsi e spesso i politici italiani si sono comportano come coloro che prima ti inquinano causando tumori e poi ti pagano il letto all’ospedale dicendoti che ti stanno curando. Non possiamo permettere più tutto questo e quindi non è più rinviabile il momento dell’analisi.
Abbiamo pensato che non si può fare Memoria da soli perché la Memoria è un processo collettivo che non può prescindere da chi nei territori si spende ogni giorno per studiare le dinamiche di aggressione del potere.
Così il 28 luglio sera, a Monasterace (RC), ricorderemo Rita Atria cercando di capire come fare rete tra realtà che hanno deciso di essere forza di opposizione alle mafie e di controllo politico e sociale.
Ma non basta opporsi occorre anche dimostrare che l’antimafia e le scelte antimafiose creano sviluppo e maggiori possibilità occupazionali e di qualità della vita.
Ogni associazione, movimento, singolo cittadino non può prescindere, soprattutto nei nostri territori da questa analisi, sappiamo bene che le infiltrazioni mafiose sono dovunque e ci riguardano tutti.
Le scelte della politica nazionale tanto sulla Calabria che sulla Sicilia necessitano l’unione delle forze sane e determinate di queste regioni al fine di dare delle letture più ampie nella consapevolezza che ‘ndrangheta e mafia si alimentano dallo stessa fonte di energia e che solo facendo fronte comune e supportandoci a vicenda possiamo ottenere dei risultati.
L’iniziativa del 28 luglio crediamo possa rappresentare un punto di partenza e speriamo un punto di non ritorno per l’antimafia movimentista e sociale calabrese e siciliana.
Ai sindaci che lottano in terre di mafie chiediamo di avere come unico partito di riferimento il Territorio; che  si chiami Monasterace, piuttosto che Rosarno, piuttosto che Isola Capo Rizzuto, piuttosto che  Barcellona P.G., piuttosto che Palermo.
Alla stampa  chiediamo di seguire quello che Pippo Fava definiva il concetto etico di giornalismo e cioè  “Un giornalismo fatto di verità, impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo[…]”
Agli abitanti dei Territori chiediamo di essere Cittadini e cioè di partecipare attivamente alla vita politica e sociale senza delegare.
Alle Associazioni chiediamo di essere strumento di coesione e punti di riferimento sociali e soprattutto chiediamo indipendenza dai partiti e dalle istituzioni.
Questo è “L’unico ponte che vogliamo”, quello della forza delle idee, della forza della Resistenza sociale e di una antimafia antifascista e antimilitarista.
Associazione Antimafie “Rita Atria”
Documento nato dal confronto durante l’anno con: Associazione Peppino Impastato e Associazione radio Aut nell’ambito del Forum Sociale Antimafia Felicia e Peppino Impastato, SNOQ – Reggio Calabria, Casablanca (Graziella Proto), “I Siciliani” giovani (Riccardo Orioles), Stopndrangheta.it, Telejato.
Per informazioni e adesioni:
info@ritaatria.it

venerdì 13 luglio 2012

Sentinelle del territorio. Intervista a Massimiliano Puca, l'eletto presidente della "Commissione Consiliare Speciale di promozione della Legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi"

 Intervista a  Massimiliano Puca, l'eletto presidente della  "Commissione Consiliare Speciale di promozione della Legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi" 



Anche questa volta parliamo di mafie, di mafiosi ma anche di Pinerolo; dell'Operazione Minotauro e degli intrecci perversi con la politica e il mondo degli affari piemontesi; della crisi economica; degli appalti; della 'ndrangheta in Val Susa; di "capitali sporchi" da riciclare; di Monte Oliveto; del Piano Regolatore; di "partito del cemento"; di "conflitto di interesse"; della necessità del confrontarsi "coi migliori della classe"...
Di seguito, le domande rivolte a Massimiliano Puca, consigliere del PDL nel Consiglio Comunale di Pinerolo
  1. Intervistiamo Massimiliano Puca, eletto consigliere del PDL. Ma questa sera lo intervistiamo in quanto eletto presidente della Commissione antimafia, una commissione che in realtà si vuole occupare anche da un punto di vista culturale del problema della mafie, eventualmente presenti anche nel nostro territorio. Rivolgiamo la domanda fatta anche a Marco Gaido. Perché una commissione antimafia a Pinerolo? La domanda può sembrare retorica ma, a nostro parere, non lo è…
  2. Quali sono le competenze di coloro che compongono la Commissione? ( dal min. 1.47 )
  3. E’ prassi per l’amministrazione di Pinerolo avere contatti o ricevere relazioni da parte dei rappresentanti delle forze dell’ordine presenti sul territorio in merito a fenomeni che possano essere riconducibili ai pericoli derivanti dall’infiltrazione mafiosa? ( dal min. 3.45 )
  4. Quali sono i contenuti di questo "contenitore" che, così com'è presentato ed essendo composto formalmente solo da membri del Consiglio Comunale, a noi parrebbe avere il rischio di essere un contenitore di essenziale significato "politico"? mentre pensiamo e speriamo che così non debba essere...  ( dal min. 5.50)
  5. La Commissione, anche se è solo all’inizio dei suoi lavori ma sfruttando anche quello che è il suo passato biografico ( Massimiliano Puca è stato comandante della stazione dei carabinieri di Pinerolo), è a conoscenza di fatti o situazioni da cui si possano ipotizzare forme di  infiltrazione mafiosa sul territorio pinerolese? ( dal min. 7.00)
  6. La Commissione ha intenzione di avere e stabilire contatti e scambi di esperienze e di conoscenze con i comuni e le istituzioni limitrofe, a volte purtroppo interessate dal fenomeno mafioso? ( dal m. 9.37)
  7. A suo parere, quali sono i settori che meritano maggiore attenzione in riferimento alla problematica dell'infiltrazione mafiosa?  ( dal min. 10.43)
  8. Considerando che l'urbanistica  e l'edilizia, come governo e utilizzo del territorio da parte di una amministrazione, sono purtroppo da sempre – e come Lei ha già ricordato-  i settori privilegiati e maggiormente utilizzati dalle organizzazioni mafiose per il riciclo del "denaro sporco", come posta per il "voto di scambio", ritiene che l'urbanistica e l'edilizia del territorio di Pinerolo siano settori da attenzionare?  ( dal min. 11.43)
  9. Vorremmo ricollegarci a quello che Lei ha appena detto. Più volte non è sfuggito il fatto che Lei abbia parlato dell’attuale maggioranza del Consiglio Comunale di Pinerolo come del “partito del cemento”. Questa definizione è solo "una battuta" o trova conferme, o ipotesi, nell’azione amministrativa dell’attuale maggioranza?  ( dal min. 13.40)
  10. Esistono quindi a suo parere situazioni che potremo definire di conflitto di interesse nell’ambito dell’amministrazione pinerolese? O meglio: interessi che potrebbero distogliere gli atti e le decisioni politiche che vengono assunte dal perseguimento del “bene comune”? ( dal min. 14.57)
  11. Ritornando alla questione urbanistica e territoriale, valuta la Commissione di ascoltare e conoscere esperienze significative ed efficaci, ad esempio sull'uso "virtuoso" dell’urbanistica del territorio? Faccio riferimento all’Associazione dei “comuni virtuosi”, a “consumo suolo zero”  (dal min.17.11)
  12. Ha già elaborato la Commissione un regolamento, un programma attuativo che determini forma e carattere della partecipazione ai lavori della  Commissione da parte dei soggetti esterni dal momento che, come recita il testo delladelibera, la Commissione "(...) è aperta alla collaborazione dell'associazionismo, di esperti delle forze dell'ordine e della magistratura"? (dal min.18.58)
  13. Facendo riferimento alla sua esperienza professionale passata, quali ritiene siano gli strumenti efficaci di cui una comunità deve dotarsi, quali i comportamenti, per impedire infiltrazioni mafiose nel proprio territorio? (dal min.20.00)
  14. Nel passato, e nell’ambito della sua esperienza nell’arma dei Carabinieri, ha avuto occasione di confrontarsi col fenomeni di tipo mafioso o con elementi che potessero farne sospettare la vicinanza al fenomeno mafioso? (dal min.21.25)
  15. Libera ha posto l’attenzione esplicita e specifica su determinate attività commerciali quali, ad esempio, le sale-giochi e gli esercizi commerciali che offrono il servizio del cosiddetto “compro-oro”. Lei ritiene che possano costituire attività da attenzionare? (dal min.24.58)
  16. Ringraziamo Massimiliano Puca per l’intervista che ci ha voluto concedere e ne approfittiamo anche per dare in anteprima una comunicazione: è stata fissata, a quanto sappiamo, la data della prima seduta che terrà la Commissione antimafia di Pinerolo. La seduta è stata fissata per il 19 luglio. Siamo orgogliosi perché questa data, come purtroppo sappiamo tutti, è la ricorrenza della strage di Via D’Amelio nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino insieme ai ragazzi della sua scorta. Quindi vorremmo salutare Massimiliano Puca e dargli l’occasione di dire ancora due parole su questo evento. (dal min.27.25)
Come ha detto Massimiliano Puca, è stato prontamente accolto il suggerimento del presidio Libera “Rita Atria” Pinerolo di voler impegnare simbolicamente i componenti e l’operato della  “Commissione Consiliare Speciale” facendo sì che l’insediamento  della  commissione avvenga proprio il prossimo 19 luglio,   nel ventennale della strage di Via D’Amelio  nella quale vennero uccisi il  giudice Paolo  Borsellino e i  ragazzi della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano,  Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. 
Tutti i cittadini sono invitati a partecipare alla seduta di insediamento della "Commissione Consiliare Speciale di promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi

mercoledì 11 luglio 2012

Sentinelle del territorio . Intervista a Marco Gaido, il proponente della "Commissione Consiliare Speciale di promozione della Legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi"

Intervista a  Marco Gaido, il proponente  della "Commissione Consiliare Speciale di promozione della Legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi"


Parliamo di mafie, di mafiosi ma anche di Pinerolo; della crisi economica, del Piano Regolatore, dell'edilizia, del Parco Olimpico di Pinerolo, del modo di fare politica, degli anticorpi della società, dei "conflitti di interesse"...
Di seguito, le domande rivolte a Marco Gaido, consigliere dell'IDV nel Consiglio Comunale di Pinerolo
  1. La prima domanda può sembrare banale ma secondo noi non lo è: perché una “commissione antimafia” a Pinerolo?
  2. Quali sono le competenze di coloro che compongono o sono stati designati alla Commissione? (dal min. 02.28)
  3. Quali sono i contenuti di questo "contenitore" che, così com'è presentato, ed essendo composto formalmente solo da membri del Consiglio Comunale, ci è apparso sostanzialmente  un "contenitore politico"? (dal min. 04.25)
  4. Lei ha detto che l’idea e l’iniziativa di una Commissione “antimafia” è scaturita anche dall’incontro che abbiamo avuto ( noi del presidio “Rita Atria”) il 21 marzo quando abbiamo celebrato a Pinerolo, per la prima volta, la “Giornata della Memoria”. E allora ci chiediamo se la Commissione ha già elaborato un regolamento programmatico  che determini la forma, i limiti e i contenuti di questa partecipazione che, come lei ha detto e come leggiamo testualmente: "(...) è aperta alla collaborazione dell'associazionismo, di esperti delle forze dell'ordine e della magistratura"?... Proprio perché vorremmo che la commissione avesse un carattere ed una efficacia concreta sul nostro territorio… (dal min. 06.58)
  5. La Commissione è a conoscenza di fatti o situazioni da cui si possano ipotizzare forme di  infiltrazione mafiosa sul territorio pinerolese? (dal min 08.55)
  6. Prima abbiamo parlato di infiltrazioni mafiose, formalmente definite tali. Ma le Operazione Minotauro e Maglio a cui faceva riferimento, e che hanno “rivelato” la presenza delle mafie proprio in provincia di Torino, hanno mostrato come gli esponenti di quasi tutti i partiti si recavano in una sorta di “laico pellegrinaggio” da alcuni personaggi - degli “emeriti sconosciuti” o tali avrebbero dovuto essere- i quali, alla luce delle indagini della magistratura, si sono rivelati essere i capi delle famiglie della ‘ndrangheta in Piemonte. Parliamo di personaggi che non sono professionisti affermati o elementi di rilievo di una comunità. Eppure questi personaggi erano conosciuti nell’ambito politico come referenti a cui doversi rivolgere. Lei ritiene che nel pinerolese ci siano figure di questo genere? Una precisazione: io dico “personaggi” non attualmente e manifestamente implicati in situazioni “mafiose” ma che possano essere ritenuti “collettori di voti”; quali potevano essere considerati questi anonimi personaggi a cui si rivolgevano gli esponenti del PD, dell’IDV, del’PDL. ( dal min. 10.55)
  7. Quindi, a suo modo di vedere, non esistono delle situazioni che potremmo banalmente definire“chiacchierate”? (dal min.14.57)
  8. La Commissione ha intenzione di avere e stabilire contatti e scambi di esperienze e di conoscenze con i comuni e le istituzioni limitrofe interessate dalle inchieste di cui abbiamo parlato? (dal min. 15.37)
  9. Quali sono, secondo lei e a parere della Commissione che si andrà costituendo, i settori che meritano maggiore attenzione in riferimento alla problematica dell'infiltrazione mafiosa? (dal min 16.47)
  10. Libera ha voluto porre l’attenzione anche su altri settori problematici: il gioco d’azzardo, le sale-giochi e altre attività quali i cosiddetti “compro-oro”. Questo perché si sono verificati casi in cui non era chiara la tracciabilità del denaro e della merce presente in queste attività commerciali. Ritiene anche Lei che queste possano essere punti di attenzione della vostra attività? (dal min 17.29)
  11. Vorremmo ritornare un attimo sulla questione “edilizia” o meglio sullo strumento che dovrebbe governare l’edilizia ovverosia l’Urbanistica, visto che l’amministrazione ha “il patrocinio” dell’indirizzo urbanistico di una città. La città di Pinerolo ha un Piano Regolatore che, a detta di quasi tutte le forze politiche che hanno partecipato alle ultime elezioni, risulta essere sovradimensionato. Pertanto, uno dei punti che venivano presentati dalle forze politiche era la necessità di una revisione dell’attuale Piano Regolatore. Le pare che questa politica di revisione e di limitazione dell’attività edificatoria di Pinerolo sia portata avanti? E ritiene che l’attività edificatoria, essendo storicamente uno dei campi a maggior rischio di infiltrazione mafiosa, sia controllata e controllabile con  lo strumento urbanistico di Pinerolo? (dal min 21.42)
  12. Lei ha parlato giustamente di tutela del suolo, di tutela degli aspetti paesaggistici della città di Pinerolo. Nel panorama politico italiano ci sono delle esperienze portate avanti dai cosiddetti “comuni virtuosi”. Ovvero sia comuni che hanno scelto, che hanno attuato, la “crescita zero” per l’edilizia del territorio. Ritenete che possa essere utile e interessante per la Commissione di ascoltare e conoscere esperienze di questo genere? (dal min 27.20)
  13. In conseguenza della sua esperienza professionale, quali ritiene siano gli strumenti efficaci di cui una comunità deve dotarsi, quali i comportamenti -della comunità e dell’amministrazione della comunità- per impedire infiltrazioni mafiose nel proprio territorio? (dal min 33.56)
  14. Rivolgiamo a Marco Gaido la stessa domanda posta nell’intervista a Massimiliano Puca. Ovvero sia: Lei ritiene che nell’ambito della amministrazione di Pinerolo, poiché Massimiliano Puca ha più volte parlato a questo riguardo di “partito del cemento”, esistano “conflitti di interesse”? (dal min 40.15)





domenica 8 luglio 2012

Cena della Legalità: Presidio Libera "Rita Atria" Pinerolo

Il presidio LIBERA "Rita Atria", nel ricordo del ventennale delle stragi siciliane, organizza la Cena della Legalità, il 21 luglio 2012 a partire dalle ore 19.30 un' occasione per incontrarci, conoscerci,  riflettere. 
La "Cena della legalità" si svolgerà presso l'En Plein Air, Pinerolo, Str.le Baudenasca n.118
La serata vedrà la partecipazione del gruppo musicale "Le Vie traverse".
Il costo della "Cena della Legalità" è di € 15,00 per gli adulti e di € 10,00 per i bambini di età inferiore ai nove anni. 
La prenotazione alla "Cena della Legalità" può essere effettuata entro il 17 luglio 2012 presso il bar "Da Vinci", Pinerolo, C.so Torino n.  82 
Per info.: e.mail liberapinerolo@gmail.com  Arturo Francesco Incurato  tel.338.3116374



venerdì 6 luglio 2012

Sentinelle del territorio: nel ventennale della strage di Via D’Amelio, 19 luglio 2012, a Pinerolo si insedierà la “Commissione Consiliare Speciale di promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi"


Pinerolo. “Commissione Consiliare Speciale di promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi”

Il 21 marzo scorso, il presidio Libera “Rita Atria” – congiuntamente al presidio della Val Pellice “Antonio Montinaro”- celebrava a Pinerolo la "Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia" indetta da LIBERA.
In quella giornata, il presidio “Rita Atria” era stato invitato a partecipare alla seduta dei Capigruppo del Consiglio Comunale di Pinerolo per presentare il significato e la valenza della manifestazione. Nell'occasione, il presidio "Rita Atria" aveva ricordato come le operazione della magistratura torinese - le operazioni "Minotauro"  e “ Maglio”- avessero fatto emergere quanto profondi e consolidati siano i rapporti perversi tra le cosche della 'ndrangheta e “pezzi” della politica e del mondo imprenditoriale regionale.  Anche da quelle motivazioni nasceva l’idea presentata dal presidio “Rita Atria” ai Capigruppo: creare a Pinerolo un “Osservatorio della Legalità e della Giustizia”, un luogo di partecipazione a cui invitare le forze sane della comunità  allo scopo di monitorare, studiare ed analizzare quello che accade sul territorio per diventare “sentinelle del territorio”, per prevenire e impedire infiltrazioni mafiose e malaffare nel territorio pinerolese.   



A distanza di poche settimane, un primo risultato pare essere stato raggiunto: il 19 aprile 2012 il consigliere Marco Gaido, eletto nelle fila del IDV, presentava una proposta di delibera allo scopo di creare, a Pinerolo, una “Commissione Consiliare Speciale di promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi”. Nella proposta di delibera, qui il testo, fra le altre cose così si legge:“(…) la Conferenza dei capi-gruppo nella seduta del 21 marzo 2012, sentiti i responsabili del presidio pinerolese dell’Associazione “LIBERA”, ha ritenuto importante dar vita a forme di collaborazione tra l’amministrazione comunale, le altre istituzioni e le realtà e le associazioni che si occupano della tematica”.
La delibera presentata dal consigliere Marco Gaido è stata approvata all’unanimità nella seduta del Consiglio Comunale svoltati a metà del mese di maggio 2012. Una notizia quasi del tutto ignorata dalla comunità pinerolese, complice il silenzio dei organi di informazione locale. Perché questo silenzio? Per quanto ne sappiamo, insieme al Comune di Torino, Pinerolo è  l’unico comune piemontese che si sia dotato di un organismo dedicato al fenomeno mafioso. E quanto presente, radicato e pericoloso sia quel fenomeno -anche nelle nostra regione- lo dimostrano le operazioni sopra citate. Perché questo silenzio?
Da parte del presidio LIBERA “Rita Atria”, l’impegno e la volontà di continuare ad essere da stimolo nei confronti dell’amministrazione e della neo-nata "Commissione Consiliare Speciale" anche con  l'Osservatorio della Legalità e della Giustizia, affinché l'attività della Commissione sia  reale ed efficace e non si riduca a divenire l’ennesimo pletorico “contenitore politico" di cui sono piene le cronache d’Italia.  
Infine: a presiedere la “Commissione Consiliare Speciale di promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosiè stato chiamato Massimiliano Puca, consigliere del PDL. Occorre sottolineare come criterio prevalente in questa scelta sia stata certamente la passata esperienza professionale del consigliere Massimiliano Puca, in qualità di Comandante della Stazione dei Carabinieri di Pinerolo.
Il presidio “Rita Atria” ha pertanto ritenuto doveroso rivolgere alcune domande sia a Marco Gaido, proponente della delibera, che all’eletto Presidente della "Commissione Consiliare Speciale”, Massimiliano Puca. Pubblicheremo le due interviste nei prossimi giorni.
Nell’intervista di Massimiliano Puca, l’annuncio: la prima seduta della “Commissione Consiliare Speciale”avrà luogo il 19 luglio 2012 alle ore 18.00 presso la Sala di Rappresentanza del Comune di Pinerolo.
E’ stato prontamente accolto il suggerimento del presidio “Rita Atria”di voler impegnare simbolicamente i componenti e l’operato della “Commissione Consiliare Speciale” facendo sì che l’insediamento della commissione avvenga proprio nel ventennale della strage di Via D’Amelio nella quale vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e i ragazzi della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano,  Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. 
Tutti i cittadini sono invitati a partecipare alla seduta di insediamento della "Commissione Consiliare Speciale di promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi
Arturo Francesco Incurato
presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo