domenica 25 aprile 2021

LA LIBERAZIONE è frutto della RESISTENZA : "Per Dignità non per odio!"


LIBERAZIONE è FRUTTO della RESISTENZA 
"PER DIGNITA' NON PER ODIO"

Piero Calamandrei: "(...) Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza. Aver riscoperto la dignità dell’uomo, e la universale indivisibilità di essa: questa scoperta della indivisibilità della libertà e della pace, per cui la lotta di un popolo per la sua liberazione è insieme lotta per la liberazione di tutti i popoli dalla schiavitù del denaro e del terrore, questo sentimento della uguaglianza morale di ogni creatura umana, qualunque sia la sua nazione o la sua religione o il colore della sua pelle, questo è l’apporto più prezioso e più fecondo di cui ci ha arricchito la Resistenza. "

Ma la concretizzazione dei principi di quella LIBERAZIONE, frutto del sacrificio della RESISTENZA di tante cittadine e cittadini "responsabili", è in gran parte ancora tutta da realizzare a partire dalla considerazione che accompagna soprattutto oggi, nei giorni della "tempesta" della pandemia, le nostre riflessioni: "occorre riscoprire  e rendere vivi i valori di conoscenza e partecipazione per essere cittadine e cittadini responsabili, perché questi sono tempi in cui "ci vuole Coraggio..." anche solo per "fare comunità", per “sentirsi parte di una comunità”. 

La LIBERAZIONE è ancora in gran parte da costruire quando vediamo “l'anima delle nostre comunità” offese da ingiustizia ma anche intorpidite da indifferenza, conoscenza superficiale delle cose, latitanza di  progetti politici e culturali lungimiranticomunità in cui all’impegno encomiabile di “singoli” si contrappongono complicità al “sistema” e cedimenti al “pensiero mafioso che assicura privilegi immorali caste-cricche-cricche- mentre disconosce diritti fondamentali a milioni di cittadine e cittadini 

La LIBERAZIONE è ancora in gran parte  da costruire quando di fronte al dramma delle migrazionialle "schiavitù del denaro e del terrore" denunciate già da Calamandrei e che permangono  ancora ai nostri giorni; quando vengono mantenute regole-leggi che innalzano mura e discriminazioni, contraddicendo i principi della nostra Costituzione e della Convenzioni sui diritti umani.

Ancora oggi occorre lottare perche DIGNITÀ' e LIBERTÀ' siano principi riconosciuti e riconoscibili nella corpo vivo delle nostre comunità. 

Associazione "Rita Atria Pinerolo"



Estratto dal discorso di Piero Calamandrei  agli studenti della Cattolica di Milano, inaugurando un ciclo di lezioni sulla Costituzione (26 gennaio 1955): 

"(...) L’articolo 34 dice: “I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. È compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. 1 – “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” – corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società.

E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiereQuanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi! (...) Perché quando l’art. 3 vi dice: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma non è una Costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società. "(...) Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.  (…)"                                                                       


La Costituzione della Repubblica Italiana 
Principi fondamentali

Art. 1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art.7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12

mercoledì 31 marzo 2021

"SALVAI & GABUSI CONTRO GLI SPOSTAMENTI DEI CITTADINI"


Giacché “Non siamo marionette”, torniamo ad occuparci del tratto ferroviario Pinerolo-Torre Pellice poiché il tema del "trasporto pubblico" si inserisce a pieno titolo nel quadro più vasto e complessivo della "gestione del Territorio". A parere dell'Associazione "Rita Atria"  Pinerolo proprio la gestione del Territorio può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi, il “progetto generale” che guida e determina non solo il carattere di una amministrazione locale ma anche della sua comunità. 

Ribadiamo pertanto che ci preoccupa quel che sta avvenendo a riguardo del tratto ferroviario Pinerolo-Torre Pellice. E lascia ancora una volta basiti l'ultimo intervento del sindaco di Pinerolo, Luca Salvai, quando sembra appoggiare l'azione dell'assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi che, di fatto, "(...) ha impedito a Trenitalia di rispettare il nuovo contratto regionale che prevedeva la ri-apertura della linea ferroviaria tra Pinerolo e Torre Pellice(...)". Sembra questa l'ennesima "capriola" del sindaco Salvai poiché nel programma elettorale del 2015 invece così si esprimeva:"(...) Il pinerolese nell'ultimo decennio è stato un territorio abbandonato a se stesso. (...)Ad una situazione di crescente disoccupazione, si è associata la perdita del Tribunale, il progressivo depotenziamento dell'Ospedale E. Agnelli", la perdita della Camera di Commercio, la perdita del Nizza Cavalleria, la soppressione della linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice(...). Qui un altro articolo sul tema!

Viviamo, drammaticamente per molti, il tempo in cui la pandemia in atto sta mostrando e dimostrando gli errori di un "sistema" (ambientale, sociale, economico) che pare giunto ad un punto assai critico.  "Niente dovrà essere come prima!" sentiamo proclamare.  Eppure le politiche che vengono perseguite, pure a livello  locale, mostrano spesso evidenti contraddizioni ed il limite culturale di una classe dirigente che pare incapace di elaborare e fare riferimento ad un "quadro complessivo", virtuoso, solidale e sostenibile, a vantaggio invece di disegni e interessi "parziali e particolari". 

Ancora una volta le Associazioni firmatarie,  con la lettera aperta pubblicata in data odierna dall'Eco del Chisone, invitano gli amministratori (locali e regionali) a perseguire politiche concretamente rivolte alla tutela del "bene comune" e del "bene lungimirante delle comunità". 

SALVAI & GABUSI CONTRO GLI SPOSTAMENTI DEI CITTADINI

Serve un piano di efficientamento di tutto ciò che produce emissioni nocive”: queste le parole del sindaco di Pinerolo a chiosa dell'articolo della scorsa settimana sull’Eco del Chisone, a proposito del caos causato dalla sua ordinanza sulla limitazione del traffico imposta dalla giunta regionaleIn questa giunta troviamo anche l’assessore Gabusi, colui che, in barba a tali efficentamenti, ha impedito a Trenitalia di rispettare il nuovo contratto regionale che prevedeva la ri-apertura della linea ferroviaria tra Pinerolo e Torre Pellice che, con una gestione efficiente e l'integrazione sincronizzata di bus verso zone non servite dal treno come il bargese e l’alta Val Pellice, avrebbe già tolto migliaia di auto dalla strada ed un centinaio di autobus dal centro di Pinerolo. 

Da un sindaco 5S ("cinque stelle"), movimento che nel programma elettorale del 2016 chiedeva “una riduzione dei mezzi inquinanti che transitano o raggiungono il centro città” puntando al rilancio del trasporto su ferrovia con la riapertura della Pinerolo - Torre Pellice, ci si aspetterebbe una precisa presa di posizione per far emergere il comportamento contraddittorio dell’assessore Gabusi che blocca il mezzo di Trasporto Pubblico Locale a minor impatto ambientale in assoluto, il treno, (oltre che più comodo, veloce, sicuro, in linea col processo di decarbonizzazione dei trasporti) anziché incentivarlo. Invece quello stesso sindaco sulla sua pagina Facebook si allinea a Gabusi, scrivendo di disinteresse da parte dei pendolari verso il treno (ovvio, se la linea è mal gestita ad arte per disincentivarne l’uso) e di problemi legati ai passaggi a livello (falsi, in quanto il passaggio di un treno ogni mezz'ora equivale ad una chiusura per meno del 4 % del tempo, a fronte di semafori che chiudono per oltre il 50 % del tempo). 

Sindaco che due settimane prima, in occasione della presentazione del manifesto “Ripartiamo insieme” lanciato dal CPE affermava che “funzionerà se il documento verrà tradotto in linee più precise su temi fondamentali come la ferrovia da Pinerolo a Torre Pellice”.

Riteniamo quindi necessario che il sindaco di Pinerolo inizi a prendere in seria considerazione i benefici che la riattivazione della ferrovia Pinerolo-Torre Pellice può portare anche alla città di Pinerolo, perché non si tratta di una questione che riguarda solo la Val Pellice.

LEGAMBIENTE Circolo Val Pellice, Circolo Pinerolo, Circolo Barge, Circolo GreenTo, LEGAMBIENTE Piemonte-VdA
COMITATO TRENOVIVO
ASSOCIAZIONE FERROVIE PIEMONTESI
PROGETTO TRATTOXTRATTO
SALVAICICLISTI PINEROLO
ASSOCIAZIONE RITA ATRIA PINEROLO
OSSERVATORIO 0121-SALVIAMO IL PAESAGGIO
ASSOCIAZIONE INVALPELLICE

FRIDAYS FOR FUTURE Val Pellice-Pinerolo

 CoMIS Piemonte (Coordinamento Mobilità Integrata e Sostenibile)




domenica 10 gennaio 2021

Salvatore Borsellino: "Uno sciacallo come lui non può fare altro che sciacallaggio"



"Vedendo quelle immagini mi viene da vomitare, ma uno sciacallo come lui non può fare altro che sciacallaggio". Così Salvatore Borsellino ha commentato delle immagini che ritraggono Matteo Salvini il quale, indossando una mascherina riportante il volto di Paolo Borsellino, si è fatto fotografare in via D'amelio. Il segretario della Lega, arrivato venerdì a Palermo per presenziare all'udienza preliminare per il caso Open Arms e per il quale è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio, si è prodotto in una "passerella" proprio sul luogo della strage. 

Salvatore Borsellino propone ora di istituire una "Scorta della memoria", un presidio simbolico e volontario che possa custodire e difendere simbolicamente  quel luogo: "almeno dal primo primo maggio al 30 di luglio, i mesi delle stragi, quel luogo e quell'albero dalle 8 del mattino alle 8 della sera. Un giorno della nostra vita per chi a sacrificato la sua vita per noi. 

Salvatore Borsellino: "Mia nipote Roberta è andata in Via D'Amelio a chiedere scusa a Paolo. Se Rita fosse stata ancora in vita sarebbe scesa giù per cacciarlo via a calci. Purtroppo io abito lontano. Posso custodire quel posto soltanto il 19 luglio. Il 19 luglio abbiamo impedito agli avvoltoi di venire in Via D'Amelio a roteare sul luogo della strage ma purtroppo ci sono anche gli sciacalli e quelli vengono quando non c'è nessuno a fare da guardia a quell'albero. Sono felice che a nostra madre sia stato risparmiato lo spettacolo a cui ho dovuto assistere io ieri, quella mascherina con l'effige di Paolo ostentata da quel politico come in altri casi ha ostentato, per opportunismo o per raccogliere qualche misero voto, l'effige di Trump o il rosario.Via D'Amelio è sacra: quel luogo, quell'albero non possono restare incustoditi. Ho riflettuto a lungo: queste profanazioni non si possono e non si devono ripetere. Quell'albero, piantato nella buca che era stata scavata dall'esplosione che ha fatto a pezzi Paolo, Agostino, Claudio, Emanuela e Eddie Walter è stato voluto da nostra madre perché potesse accogliere le persone, i giovani soprattutto, che vengono in quella via a trovare Paolo, ad onorare la memoria di suo figlio e dei ragazzi della sua scorta uccisi insieme a lui. Chi si iscriverà per fare il suo turno di scorta, che durerà un giorno, sarà ospitato per la notte presso la Casa, avrà in consegna una pettorina rossa con la scritta Scorta per la memoria e farà per l'intera giornata, dalle 8 del mattino alle 8 di sera, da guardia all'albero avendo come arma una Agenda Rossa che potrà poi tenere come ricordo di quel giorno della sua vita che ha donato per fare da scorta a Paolo. I gruppi del Movimento delle Agende Rosse, sparsi tutta Italia, saranno i primi, spero, a contribuire a questo servizio di scorta, ma chiunque potrà farlo".






domenica 13 dicembre 2020

Verità e Giustizia per Giulio Regeni. La madre: "Su quel viso ho visto tutto il male del mondo"

Giulio Regeni, dottorando dell'Univeristà di Cambridge, viene rapito il 25 gennaio 2016 -giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir- ed il suo corpo, massacrato, viene fatto ritrovare il 3 febbraio La farsa ignobile del governo egiziano comincia immediatamente con le dichiarazioni del generale Khaled Shalabi il quale dichiara che Giulio Regeni era stato vittima di un semplice incidente stradale. A quella dichiarazione “ignobile” altre ne seguiranno, mentre l'uccisione di Giulio Regeni toglie la maschera al governo egiziano dominato da Abdel Fattah al-Sisi, un governo che fa rapire e torturare sino alla morte centinaia di suoi oppositori, gettando un poco di luce sui tanti “Giulio Regeni egiziani” rapiti, torturati, uccisi, nel silenzio ipocrita della comunità internazionale. 

E la comunità internazionale sarebbe chiamata a combattere pure per la scarcerazione di Patrick Zaki. lo studente egiziano dell'Università di Bologna arrestato nel febbraio di quest'anno, con l'accusa di propaganda sovversiva, e la cui "custodia cautelare" è stata rinnovata di altri 45 giorni pochi giorni orsono.

Paola Regeni: "Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e mi sono chiesta perché tutto il male del mondo si è riversato su di lui."

Il 29 marzo 2016 Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, indicono una conferenza stampa che si svolge nella sala del Senato dedicata alle vittime dell'attentato di Nassiriya. Paola Regeni, madre di Giulio: "L'ultima foto che abbiamo di Giulio è del 15 gennaio, il giorno del suo compleanno, quella in cui lui ha il maglione verde e la camicia rossa. Non si vede, ma davanti a lui c'è un piatto di pesce e intorno gli amici, perché Giulio amava divertirsi. Il suo era un viso sorridente, con uno sguardo aperto. E' un'immagine felice". Poi ce un'altra immagine. Quella che con dolore io e Claudio cerchiamo di sovrapporre a quella in cui era felice, quella all'obitorio. L'Egitto ci ha restituito un volto completamente diverso. Al posto di quel viso solare e aperto c'è un viso piccolo piccolo piccolo, non vi dico cosa gli hanno fatto. Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e mi sono chiesta perché tutto il male del mondo si è riversato su di lui. All'obitorio, l'unica cosa che ho ritrovato di quel suo viso felice è il naso. Lo ho riconosciuto soltanto dalla punta del naso". Qui le parole di Paola Regeni. 

Il 10 dicembre scorso nell'atto di chiusura delle indagini, i pm di Roma ed il procuratore capo Michele Prestipino ricostruiscono gli ultimi giorni di Giulio Regeni, catturato e torturato a morte dalla National Security egiziana dal 25 gennaio al 3 febbraio 2016. Torture e sevizie con oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni che gli causarono “acute sofferenze fisiche” portandolo lentamente alla morte. Michele Prestipino: “Abbiamo acquisito elementi di prova univoci e significativi (su quattro agenti egiziani, ndr). Questo è un risultato estremamente importante e non scontato. Abbiamo fatto di tutto per accertare ogni responsabilità, lo dovevamo a Giulio e all’essere magistrati di questa Repubblica. Ringrazio la famiglia di Giulio per la tenacia con la quale ha saputo perseguire le proprie ragioni”.

Nelle carte della Procura emerge anche il nome di colui che, secondo l'accusa, è stato il carceriere, l'aguzzino e il boia del giovane ricercatore: si tratta del maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.


Corrado Augias: "In memoria di Giulio Regeni restituisco la legion d'Onore alla Francia"

E' di questi giorni l'ennesima prova dell'ipocrisia di cui scrivevamo prima: nell'ambito di un incontro durante il quale si doveva affrontare anche il tema del rispetto dei diritti umani in Egitto, Emmanuel Macron ha consegnato al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi la Grande Croce della Legion d’Onore della Repubblica francese, la più alta onorificenza del Paese.

Corrado Augias, giornalista e scrittore, cittadino italiano insignito a suo tempo della stessa onorificenza ora concessa al presidente egiziano oggi comunica la sua decisione di restituire quella onorificenza poiché, citando il poeta Orazio, “Sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum” (Vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto”).

Auspichiamo che le azioni del governo italiano siano ora all'altezza della richiesta di Giustizia e Verità impugnata dai genitori di Giulio Regeni e tanti cittadine e cittadini italiani.


Lettera di Corrado Augias al direttore di La Repubblica :

"Caro direttore, domani lunedì 14 dicembre, andrò all'Ambasciata di Francia per restituire le insegne della Legion d'onore a suo tempo conferitemi. Un gesto nello stesso grave e puramente simbolico, potrei dire sentimentale. Sento di doverlo fare per il profondo legame culturale e affettivo che mi lega alla Francia, terra d'origine della mia famiglia.

La mia opinione è che il presidente Macron non avrebbe dovuto concedere la Legion d'onore ad un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati criminali. Lo dico per la memoria dello sventurato Giulio Regeni, ma anche per la Francia, per l'importanza che quel riconoscimento ancora rappresenta dopo più di due secoli dalla sua istituzione. Quando il primo console Napoleone Bonaparte la istituì, non voleva ridare vita ad un ordine cavalleresco ma certificare il riconoscimento di un merito, militare o sociale. Questa distinzione è importante in relazione al caso di cui si discute. Dove e quali sono i meriti del presidente Al-Sisi?

I riconoscimenti e le onorificenze degli Stati sono soggetti al mutevole andamento della storia, può accadere che un'insegna elargita in un dato momento si trasformi in un gesto imbarazzante per il comportamento successivo della persona insignita. In questo caso però le cose sono già chiare oggi. Il comportamento delle autorità egiziane, a partire dal suo presidente Abdel Fattah al-Sisi, è stato delittuoso, ha violato i canoni della giustizia, prima ancora quelli dell'umanità.

Ora l'Italia si trova di fronte un'autentica alternativa del diavolo. Rischia di sbagliare qualunque decisione prenda. Se manterrà normali relazioni diplomatiche con l'Egitto sembrerà tradire la memoria di un bravo ricercatore universitario torturato e ucciso per il lavoro accademico che stava svolgendo. Se li interromperà sarà sostituita, tempo pochi giorni, da altri Paesi in molti fruttuosi rapporti commerciali e industriali. In un caso e nell'altro una perdita secca, anche se di diversa natura.I rapporti tra Stati (come ogni rapporto politico) sono regolati dal calcolo, certo non dalla generosità né dall'amicizia, nemmeno dai legami secolari che pure esistono tra Italia e Francia. Però c'è un limite che non dovrebbe essere superato, ci sono occasioni in cui anche i capi di Stato dovrebbero attenersi a quella che gli americani chiamano “the right thing”, la cosa giusta. Credo che il presidente Emmanuel Macron in questo caso abbia fatto una cosa ingiusta".

Ecco il testo della lettera consegnata all'ambasciatore:"Gentile ambasciatore, le rimetto qui accluse le insegne della Legion d'onore. Quando mi venne concessa, il gesto mi commosse profondamente. Dava una specie di consacrazione al mio amore per la Francia, per la sua cultura. Ho sempre considerato il suo paese una sorella maggiore dell'Italia e una mia seconda patria, vi ho risieduto a lungo, conto di continuare a farlo. Nel giugno 1940, mio padre soffrì fino alle lacrime per l'aggressione dell'Italia fascista ad una Francia già quasi vinta.

Le rimetto le insegne con dolore, ero orgoglioso di mostrare il nastrino rosso all'occhiello della giacca. Però non mi sento di condividere questo onore con un capo di Stato che si è fatto oggettivamente complice di criminali. L'assassinio di Giulio Regeni rappresenta per noi italiani una sanguinosa ferita e un insulto, mi sarei aspettato dal presidente Macron un gesto di comprensione se non di fratellanza, anche in nome di quell'Europa che - insieme - stiamo così faticosamente cercando di costruire. Non voglio sembrare più ingenuo di quanto non sia. Conosco abbastanza i meccanismi degli affari e della diplomazia - però so anche che esiste una misura, me la faccia ripetere con le parole del poeta latino Orazio: “Sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum” (Vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto) .

Credo che in questo caso la misura del giusto sia stata superata, anzi oltraggiata.
Con profondo rincrescimento
".

 

lunedì 7 dicembre 2020

Lidia Menapace "Bruna", partigiana (per) sempre!

Lidia Menapace, la "compagna Bruna" è deceduta questa notte all'ospedale 'San Maurizio' di Bolzano dov'era ricoverata da alcuni giorni. Partigiana, donna, femminista ha saputo offrire un contributo prezioso al patrimonio culturale dell'Italia nata dalla vittoria sul nazifascismo: dal suo impegno come staffetta partigiana, all'esperienza come donna-parlamentare e femminista.
Cosa rimane oggi della Resistenza? - diceva nell’aprile 2009 - È rimasto un gran buco da colmare. Siamo davanti a un fenomeno che ho iniziato a chiamare di 'alzheimer organizzato' (…) Tutti noi temiamo l’alzheimer, perché è la perdita della memoria di te stesso (…) ma un intero popolo che viene indotto all’alzheimer è un popolo che tu puoi portare dove vuoi. Senza un passato con cui confrontarsi non ha un futuro".
Anche nelle vesti di parlamentare, il suo pensiero era anzitutto rivolto alla difesa del bene comune agognato dalla vittoria della Resistenza e da realizzarsi attraverso una azione politica onesta: "(...)Noi che eravamo i più giovani e che non mettevamo nell’azione se non una rivolta morale invincibile, su cui fondava il gesto o il fatto politico. Per questo finiamo sempre per trovarci male nell’attività politica fine a se stessa, fatta solo di abilità, di furberia, di puro gusto del potere, ma senza tensione morale, senza un’idea di miglioramento civile, di testimonianza intelligente di rigore».
Anche nei giorni della pandemia, Lidia Menapace sognava di poter uscire per cambiare il mondo“Non vedo l’ora di uscire e andare nel piccolo giardino sotto casa Ma non vorrei che la liberazione dopo il virus, si riducesse solo a uscire di casa. (…) Immagino gruppi di persone che pensino a cambiare le cose dentro un grande movimento di cambiamento. Una vita politica in cui ciascuno vede cose che non funzionano e si impegni per trasformarle, in cui le cose sbagliate siano raddrizzate”.
Lidia Menapace "Bruna": partigiana sempre!


Fonte: Collettiva

Ci ha lasciati la "compagna Bruna". Aveva 96 anni, è deceduta questa notte all'ospedale 'San Maurizio' di Bolzano dov'era ricoverata da alcuni giorni, a seguito del Covid-19, Da vera insegnante ci ha educato con l'esempio della sua vita alla Resistenza, alla voglia di ricostruire dopo le macerie, all'impegno culturale e sociale. Sottolineato da un'interpretazione al femminile della vita e della militanza

Giovanissima, Lidia Menapace, "Bruna", prende parte alla Resistenza e nel 1964 è la prima donna eletta nel Consiglio provinciale di Bolzano. All’inizio degli anni Sessanta inizia a insegnare all’Università cattolica del Sacro Cuore con l’incarico di lettrice di lingua italiana e metodologia degli studi letterari, incarico che durante il Sessantotto non le viene rinnovato a seguito della pubblicazione di un documento intitolato “Per una scelta marxista”. Dopo essere uscita dalla Democrazia cristiana, simpatizza per il Partito comunista e nel 1969 viene chiamata dai fondatori nel primo nucleo de Il Manifesto cui offre per anni il suo fondamentale contributo. Membro di Rifondazione comunista fin dalla fondazione, nelle elezioni politiche del 2006 viene eletta al Senato. 

Da vera insegnante, Lidia Menapace ci ha educato con l’esempio della sua vita: la Resistenza partigiana, la voglia di ricostruire dopo le macerie civili e umane della guerra, l’impegno culturale e sociale. Le sue parole sagge, ironiche, leggere ma pesanti allo stesso tempo, la sua stessa fisicità, il suo profilo inconfondibile ci hanno fatto negli anni innamorare di lei. 

Buonasera a tutte e a tutti - diceva nel marzo del 2017 a Milano - sempre tutte e tutti, cioè sempre il linguaggio inclusivo. E sempre prima tutte e poi tutti, non solo per cortesia che quando c’è si ringrazia e quando non c’è non si può protestare, ma per diritto, perciò si può protestare: perché noi donne siamo di più. Quindi: contano i numeri, contano i voti. Non so se sapete di quanto siamo di più. All’ultimo censimento, quello del 2011, le donne risultarono essere due milioni e trecentomila circa più degli uomini. Quando lo dico, c’è sempre qualche patriarca gentile che mi dice: adesso vedrai che ci mettiamo subito in riga. Guardate che ci fu un milione di voti di donne più che di uomini al referendum 'monarchia-repubblica'; quindi non metteteci sempre così tanto tempo insomma… cercate di sveltirvi un po’… perché altrimenti nel 3003 siamo ancora qui che contiamo quanti dovremmo essere”. C’è in queste parole tutta Lidia, con la sua ironia, la sua schiettezza, il suo femminismo. Una anticipatrice: questa forse è stata la caratteristica più nitida ed esclusiva del suo lavoro.

Scriveva già nel 1993 nella prefazione al volume “Parole per giovani donne”: “Poiché ho ribattuto che possiamo cominciare a sessuare il linguaggio nei miliardi di volte in cui si può fare senza nemmeno modificare la lingua, e poi ci occuperemo dei casi difficili, ecco subito di nuovo a chiedermi perché mai mi sarei accontentata di così poco. Se è tanto poco, dicevo, perché non si fa? Non si fa perché il nome è potere, esistenza, possibilità di diventare memorabili, degne di memoria, degne di entrare nella storia in quanto donne, non come vivibilità, trasmettitrici della vita ad altri a prezzo della oscurità sulla propria. Questo è infatti il potere simbolico del nome, dell’esercizio della parola. Trasmettere oggi nella nostra società è narrarsi, dirsi, obbligare ad essere dette con il proprio nome di genere”.

Ci ha regalato la definizione più suggestiva del movimento delle donne definendolo ‘carsico’, come un fiume che talvolta sprofonda nelle viscere della terra per riapparire in luoghi e tempi imprevisti con rinnovata potenza. Suo è lo slogan “Fuori la guerra dalla storia”, sua la proposta di una Convenzione permanente di donne contro tutte le guerre. 

Cosa rimane oggi della Resistenza? - diceva nell’aprile 2009 - È rimasto un gran buco da colmare. Siamo davanti a un fenomeno che ho iniziato a chiamare di 'alzheimer organizzato' (…) Tutti noi temiamo l’alzheimer, perché è la perdita della memoria di te stesso (…) ma un intero popolo che viene indotto all’alzheimer è un popolo che tu puoi portare dove vuoi. Senza un passato con cui confrontarsi non ha un futuro. Cosa ho imparato dalla Resistenza? A convivere con la paura e a superarla”.

Oggi siamo noi ad avere paura, Lidia. Senza di te ci sentiamo tutte e tutti (sempre prima tutte e poi tutti, ce lo hai insegnato tu!) un po’ più tristi, un po’ più soli. Qualche mese fa , così diceva Lidia Menapace: “Non vedo l’ora di uscire e andare nel piccolo giardino sotto casa Ma non vorrei che la liberazione dopo il virus, si riducesse solo a uscire di casa. (…) Immagino gruppi di persone che pensino a cambiare le cose dentro un grande movimento di cambiamento. Una vita politica in cui ciascuno vede cose che non funzionano e si impegni per trasformarle, in cui le cose sbagliate siano raddrizzate”. 

Ci proveremo a raddrizzarle queste cose, Lidia, ma senza di te sarà più difficile. Già ci manchi. Ciao, Lidia, ciao Bruna.


lunedì 30 novembre 2020

Giacché “non siamo marionette”, chiediamo chiarimenti sul futuro della ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice

Giacché “non siamo marionette”, torniamo ad occuparci di gestione del territorio poiché, a nostro parere, questo può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi, il “progetto generale” che guida e determina non solo il carattere di una amministrazione locale ma anche della sua comunità. 

Ci preoccupa pertanto quel che sta avvenendo in Val Pellice dove la querelle" sul tratto ferroviario Pinerolo-Torre Pellice pare contraddica “le buone pratiche” che mai come oggi sarebbero necessarie e che tante volte sentiamo sbandierare da più parti ("sbandierare" è ben differente che "attuare") soprattutto in merito alla tutela dell'Ambiente. "Niente dovrà essere come prima" sentiamo spesso proclamare. Eppure l'evidenza dei fatti mostra altrettanto evidenti contraddizioni: nelle nostre valli, amministratori e altri soggetti si ostinano nella contrapposizione fra linea ferroviaria e pista ciclabile, come se le due cose fossero paragonabili e confrontabili visto il servizio che una linea ferroviaria (ed una pista ciclabile) è chiamata a svolgere. Non solo: "il treno" è il mezzo di trasporto universalmente riconosciuto come il più ecologico, sicuro e sostenibile, ancor più se inserito in un sistema sinergico (con il trasporto su ruote e la bicicletta) e all'interno di un sistema strutturato ed efficiente. A queste valutazioni oggi, nel tempo della pandemia,si aggiunge pure il tema della maggior "sicurezza da contagio" negli spostamenti,  visto che il treno consente il necessario “distanziamento” pur con la conseguente riduzione dei posti a sedere dei vettori.

Sul tema della linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice avevamo già scritto  a seguito di un incontro avvenuto con gli amministratori locali i quali, paradossalmente, in quella occasione "(...) erano però all’oscuro di quanto previsto dagli atti della gara d’appalto vinta da Trenitalia che prevedono la riattivazione della tratta ferroviaria, e del fatto che la Regione ha già impegnato le somme necessarie a tale scopo.(...)" (puoi leggere qui)

una fermata dei bus a Pinerolo

Legambiente Val Pellice, che insieme ad altre associazioni sta conducendo la battaglia per il ripristino della ferrovia Pinerolo-Torre Pellice (ripristino addirittura previsto da un contratto di servizio in essere, come già  scritto, a completamento di una più estesa tratta), scrive ora una lettera inviata al Presidente dell’Unione Montana del Pinerolese e ai Sindaci dei Comuni della Val Pellice e di Pinerolo nella quale si sollecitano chiarimenti in merito al futuro della tratta ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice, ancora in bilico tra il ripristino delle linea ferroviaria e la realizzazione di una “ciclovia”.

Lettera inviata al Presidente dell’Unione Montana del Pinerolese 

ai Sindaci dei Comuni della Val Pellice e di Pinerolo 

Con la presente siamo a chiedervi chiarimenti su di un aspetto relativo al ripristino della tratta ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice.

In particolare, sia nell’incontro avuto con voi il 10 giugno 2020, ma anche prima e dopo, agli organi d’informazione avete sempre ribadito l’intenzione di dotarvi di uno studio comparativo tra la ferrovia ed altre soluzioni. Quale esempio citiamo l’ultima dichiarazione del Sindaco di Luserna San Giovanni, nonché Presidente dell’Unione Montana, fatta a Piazza Pinerolese il 17 ottobre 2020 “La Regione ci ha chiesto di portare una proposta e noi abbiamo incaricato il Politecnico di fare uno studio. Se ci dirà che il treno è la soluzione migliore, chiederemo quello, altrimenti faremo una proposta alternativa”.

Siamo però venuti a conoscenza che il 9 ottobre il Politecnico di Torino ha pubblicato un bando per una borsa di studio per un’attività di ricerca dal titolo “Studio di fattibilità tecnica ed economica per una ciclovia e di una sede per bus elettrico lungo il sedime della linea ferroviaria Pinerolo – Torre Pellice nel quadro delle reti di mobilità ciclo-pedonale di livello regionale”, a cui è seguito, il 27 ottobre, l’incarico per la realizzazione di tale studio a un neolaureato, per un periodo di 3 mesi prorogabili. Notiamo con preoccupazione che le vostre dichiarazioni non corrispondono a quanto previsto dalla borsa di studio del Politecnico di Torino.

Vi chiediamo inoltre se negli scorsi mesi il Politecnico e/o il CPE hanno già avviato gli studi per cui la Regione, l’Unione montana e il Comune di Pinerolo hanno stanziato 15.000 euro, o se, come temiamo, nulla è accaduto fino all’affidamento di tale borsa di studio.

Ci chiediamo quale possa essere il vantaggio di continuare a rinviare il ripristino della linea ferroviaria nell’attesa di uno studio di fattibilità che, ad oggi, non ha ancora portato alcun risultato. Non sarebbe stato più utile richiedere intanto il ripristino del treno, già previsto, e che garantisce anche maggior distanziamento rispetto ai bus? Ci sembra che sia stato perso tempo prezioso per via di una mancata presa di posizione forte e chiara delle amministrazioni locali verso la Regione Piemonte.

Siamo quindi a chiedervi un incontro urgente, ovviamente in videoconferenza, per confrontarci, a quasi sei mesi dal precedente incontro, su come intendete procedere relativamente al contratto di affidamento del TPL a Trenitalia.

Con l’occasione e per vostra informazione, vi trasmettiamo in allegato l’ordine del giorno, approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale di Alba, avente come oggetto: ”Impegno per la riattivazione della linea ferroviaria Alba-Asti, per la difesa delle linee ferroviarie e il trasporto pubblico”.
Ci permettiamo di evidenziarvi il quarto punto delle premesse dove si dice “(Per) I costi della riattivazione … nessun onere sarebbe a carico dei Comuni, al contrario di quel che sarebbe in caso di trasformazione in pista ciclabile, in quanto le opere di ammodernamento e ripristino sono di competenza di Rete ferroviaria italiana”, stessa condizione valida per tutte le tratte ferroviarie, compresa la Pinerolo-Torre Pellice.

Vi alleghiamo anche la richiesta presentata ieri dalla Provincia di Vercelli alla Regione per chiedere il ripristino del servizio ferroviario sulla tratta Novara-Varallo, attualmente sospesa come la Pinerolo-Torre Pellice.

LEGAMBIENTE Circolo Val Pellice, Circolo Pinerolo, Circolo Barge, Circolo GreenTo, Legambiente Piemonte-VdA
COMITATO TRENOVIVO
ASSOCIAZIONE FERROVIE PIEMONTESI
PROGETTO TRATTOXTRATTO
SALVAICICLISTI PINEROLO
ASSOCIAZIONE RITA ATRIA PINEROLO
OSSERVATORIO 0121-SALVIAMO IL PAESAGGIO
ASSOCIAZIONE INVALPELLICE
FRIDAYS FOR FUTURE Val Pellice e Pinerol
o

mercoledì 11 novembre 2020

"L'Economia del Bene Comune"

L'associazione Direfarecosolidale, in collaborazione con la fondazione Nuto Revelli e con il patrocinio ed il contributo del Comune di Pinerolo,propone un incontro su piattaforma on line sul tema "L'Economia del Bene Comune". L'incontro è previsto per mercoledì 18 novembre alle ore 21 e vedrà la partecipazione di Lidia Di Vece presidente della Federazione del Bene Comune in Italia, un movimento internazionale che propone un modello socio-economico etico, in cui l'economia mette al centro il benessere delle persone e del pianeta ed è basato su cinque valori: Dignità umana, Solidarietà-giustizia sociale, Eco-sostenibilità, Trasparenza, Condivisione democratica.

L’incontro si svolgerà nella “Resi-stanza” della Fondazione Nuto Revelli su Google Meet, luogo “virtuale” ma non neutro dal punto di vista dei valori. Link per la partecipazione:  https://meet.google.com/phs-xdpf-gjb

Lidia Di Vece, presidente della Federazione italiana: ”Il movimento internazionale per l’Economia del Bene Comune, prende le mosse da alcune imprese pioniere in Austria che, grazie alla visione di Christian Felber, intrapresero il processo complesso dell’economia del bene Comune fin dal 2008, dando poi origine ad una contaminazione che dall’Austria si estese alla Germania al Nord Italia e alla Svizzera. L’Italia già in quegli anni, con alcune imprese del Sud Tirolo, aderì al movimento, ma è nel 2014 che si costituisce formalmente la Federazione Italiana. Al momento attuale l’adesione alla Federazione tra soci persone fisiche e aziende è di 80 unità, mentre sono circa una cinquantina le realtà imprenditoriali e organizzazioni che hanno redatto il loro Bilancio del Bene Comune”.


Riportiamo il testo dell'articolo pubblicato da Vita Diocesana, autori Lucy e Francesco Pagani del Centro Missionario Dicesano:

Luigino Bruni, economista e direttore scientifico del progetto Economy of Francesco promosso da Papa Francesco (progetto che si chiuderà con un convegno ad Assisi dal 19 al 21 novembre 2020) descrive con parole molto interessanti il bene comune, cuore della dottrina sociale della Chiesa: la dimensione più importante della nostra felicità è un qualcosa di pubblico, di condiviso, da cui dipendono anche i suoi aspetti individuali. (...) Se ciascuno degli utilizzatori di un bene comune (un pascolo in montagna, un parco, l'ozono nell'atmosfera, un'impresa...) è animato soltanto dalla ricerca del proprio interesse privato, il bene comune viene distrutto, sebbene nessuno dei soggetti lo voglia. Per conservare e custodire un bene comune, invece, tra le persone deve scattare una logica diversa, che qualcuno chiama "logica del noi", e così far diventare quel "bene di nessuno" un bene di tutti.”                                                                                                                                       

A Pinerolo l'Associazione Direfarecosolidale, da diversi anni, pone all'attenzione della cittadinanza la necessità di cambiare passo per conservare e difendere l'ambiente, evitare sprechi, limitare l'inquinamento del pianeta e promuovere il queste finalità è bene comune. Con queste finalità è stato progettato un programma che prevede la proiezione sull'ambiente (rimandati alla prossima primavera per le restrizioni dovute Covid-19) e incontri on-line sul tema "Diverse Economie”. Si inizia mercoledi 18 novembre alle ore 21 con il seminario "L'economia del bene comune" di Lidia Di Vece, Presidente della il Bene Italiana per il Federazione Comune. L'Economia del bene comune (EBC) è un movimento internazionale che propone un modello socio-economico etico, in cui l'economia mette al centro il benessere delle persone e del pianeta ed è basato su cinque valori: Dignità umana, Solidarietà-giustizia sociale, Eco-sostenibilità, Trasparenza, Condivisione democratica.