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martedì 11 giugno 2013

Miele e orti per bambini nelle cascine confiscate alla mafia


L'impegno nel riutilizzo dei beni confiscati alle mafie è uno dei cardini dell'attività di LIBERA. I beni confiscati alle mafie in Piemonte comprendono 168 immobili e 13 aziende. Fra questi, "Cascina Caccia " a san Sebastiano da Po e "Cascina Arzilla" a Volvera

Fonte: La Repubblica Torino

Tanto miele e orti per bambini
nelle cascine confiscate alla mafia

A San Sebastiano Po e a Volvera due dei casali sottratti ai boss ospitano le attività di Libera. "Vogliamo dimostrare che la legalità produce lavoro, anche se non potrà mai eguagliare i proventi delle attività illegali"

di ROSITA FATTORE e GIORGIO RUTA 

Nella collina più alta di San Sebastiano da Po, 30 chilometri da Torino, viveva il boss Domenico Belfiore e la sua famiglia. Oggi quella stessa cascina che ospitava summit della 'ndrangheta è diventata un'opportunità di lavoro per cinque ragazzi dell'associazione Acmos: producono miele, ospitano matrimoni, organizzano corsi di pittura e accolgono studenti per iniziative educative.
Nella cantina hanno aperto una mostra. Ci sono più di 900 faldoni polverosi, ognuno rappresenta un morto ammazzato dalla mafia. Su uno di questi c'è scritto "Bruno Caccia". E proprio al magistrato ucciso dalla 'ndrangheta a Torino  e alla moglie Carla è intitolata la cascina. 



I Belfiore arrivarono in Piemonte dalla Calabria negli anni '60. Domenico, uno dei figli, si impose ben presto nel traffico di droga e nel gioco d'azzardo. Ma qui per tutti era una famiglia rispettabile: dal paese salivano per andare a fare il pane nel forno di questo fortino circondato da un ettaro di terra. 
Noemi laureata in architettura vive e lavora qui con Matteo, il suo ragazzo. Condividono la casa con Valeria, Marco e Enzo e il cane Cenere. Hanno tutti 27 anni, tranne Enzo che ne ha 35. 
Noemi ci fa da guida: "Produciamo una tonnellata di miele l'anno. L'idea è venuta al mio ragazzo che ha studiato agraria. Abbiamo 44 famiglie di api e presto speriamo di averne di più per entrare nei circuiti della grande distribuzione". Ci sono altri animali: asini, galline, papere, capre. Oltre
allo spazio dedicato alle mostre, i ragazzi di Acmos hanno allestito una sala per le feste in quello che una volta era il fienile e garantiscono 30 posti letto per i campi estivi.
Il bene è stato confiscato nel '98 a Salvatore Belfiore, fratello di Domenico. Nel 2007 la cascina è stata affidata ad Acmos. "Abbiamo lavorato molto per rendere di nuovo utilizzabile questo luogo. La famiglia nonostante la confisca è rimasta a vivere qui fino al 2006 e, poi, prima di andarsene ci ha fatto un bel regalo: ha distrutto tutto", racconta Noemi. 



A Volvera, 70 chilometri da San Sebastiano da Po, un'altra cascina. L'hanno chiamata Arzilla quando nel 2010 è stata riaperta. Era proprietà di Vito Riggio, narcotrafficante. Lui voleva abbatterla e costruirci delle villette. La magistratura arrivò prima. Oggi più di dieci ragazzi animano questo spazio. Elena, 25 anni studente di Scienze sociali a Torino, è la responsabile. Corre da un punto all'altro della cascina per far andare tutto al meglio. Ci sono più di cento bambini che disegnano, curano l'orto con piccole zappe, e intanto imparano che cos'è la mafia. "Tenendo aperta questa struttura abbiamo voluto fare un regalo al territorio  -  spiega Elena  -  è un luogo per tutti i cittadini di Volvera, il simbolo della condivisione e della legalità. E soprattutto oggi è davvero arzilla e non è più una proprietà frutto della droga". 
Maria José Fava è la referente regionale di Libera. Insieme ad altri volontari ha fatto una mappatura dei beni confiscati alle mafie in Piemonte: 168 immobili e 13 aziende.  "Quasi tutti sono già stati assegnati  -  spiega Maria Josè  -  ora punteremo sul riutilizzo delle imprese. Dimostrare che la legalità produce lavoro è molto importante. Anche se non è facile realizzare utili con attività che prima prosperavano a grazie a proventi illegali".

martedì 26 giugno 2012

Bruno Caccia. Magistrato ucciso dalla 'ndrangheta il 26 giugno 1983


Bruno Caccia



Fonte: Cascina Caccia

Nato a Cuneo nel 1917, Bruno Caccia dedicò la sua vita a far rispettare la legge.
Iniziò la sua carriera in magistratura nel 1941 nel Palazzo di giustizia torinese. Nel capoluogo piemontese ci rimase sino al 1964 ricoprendo la carica di Sostituto Procuratore, per poi passare ad Aosta come Procuratore della Repubblica. Nel 1967 Caccia ritornò nelle aule torinesi con l’incarico di sostituto Procuratore della Repubblica e, nel 1980, gli fu affidato il compito di presiedere l’organo giudiziario all’ombra della Mole.
Caccia era un uomo scrupoloso, attento ai dettagli, inflessibile, fedele al ruolo di tutore della legge. Queste caratteristiche lo hanno portato a portare a termine brillanti inchieste. Nel 1974 istituì un’indagine che portò alla luce lo scandalo delle tangenti delle giunte rosse del comune di Torino.
Diede inoltre un contributo di fondamentale importanza per contrastare la ferocia del terrorismo. Grazie alla sua opera, la Procura instituì i primi processi ai capi storici di Br e Prima linea. Il lavoro di Bruno Caccia in Procura fece vacillare le basi del dominio malavitoso imperante tra Torino e Provincia.
Nel capoluogo piemontese era arrivato un vero uomo delle istituzioni che non si poteva corrompere. La malavita lo sapeva e decise di eliminarlo. Bruno Caccia venne freddato con diversi colpi di pistola sotto casa. Domenico Belfiore è stato condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio. Era il 26 giugno del 1983, giorno in cui Bruno Caccia pagò con la vita la sua fedeltà al dovere di magistrato. L’ennesima vittima di mafia in Italia.

sabato 23 giugno 2012

Musica e legalità alla Cascina Caccia


Tre giorni di concerti e interventi
nel bene di San Sebastiano da Po confiscato all'ndrangheta

Il procuratore capo della Repubblica di Torino Gian Carlo Caselli è ospite domenica pomeriggio. A seguire il concerto dell'orchestra Pequenas Huellas
Cascina Caccia, bene confiscato alla famiglia 'ndranghetista dei Belfiore, apre le porte a musica e legalità: anche quest'anno a San Sebastiano da Po torna la rassegna artistica "Armonia", organizzata da Libera, Gruppo Abele ed Acmos, in collaborazione con il Comune, l'IIS Beccari e l'associazione culturale Orme.
La kermesse dedicata a Bruno Caccia, il magistrato torinese ucciso dalla mafia il 26 giugno 1983, prende il via stasera alle 19.30 con l'intervento della figlia Paola Caccia e il concerto dei "24 corde". Sabato 23 è la serata di Beppe Crovella, pianista e membro storico degli "Arti e Mestieri", preceduto dal testimone di giustizia Pino Masciari. Ultima giornata, domenica, con il procuratore capo della Repubblica di Torino Gian Carlo Caselli, al quale segue l'esibizione dell'orchestra Pequenas Huellas. Durante le tre serate saranno esposte le opere della collezione Carla e Bruno Caccia, della Fondazione Benvenuti in Italia, oltre ad alcuni lavori di Piero Gilarsi e di Luca Lucioni, volto amico e colonna storica del Gruppo Abele, recentemente deceduto.
«Armonia - si legge in una nota degli organizzatori - nasce nell'intento di creare una cultura della legalità a partire dalla musica e dall'arte. L'obiettivo è di autoeducarsi alla bellezza, alla difesa del bene comune e all'etica, valori fondamentali per essere cittadini attivi nel contrasto ad ogni forma di illegalità».