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martedì 22 novembre 2016

Salviamo quel che resta della Bellezza di Monte Oliveto. Lettera alla Commissione Urbanistica Regionale

Sentinelle del territorio. Torniamo ad occuparci dell'area di Monte Oliveto . Il Forum delle associazioni si è rivolto direttamente ai componenti la Commissione incaricata della discussione del Piano Paesaggistico Regionale, al fine di presentare le ragioni della propria avversità a qualunque indebolimento del Piano stesso che consentisse l'edificazione nell'area ai piedi di Monte Oliveto. 
Il Paesaggio è bene primario assoluto! leggi qui il primo comunicato 
Nel caso dell'area ai piedi di Monte Oliveto, al principio di tutela del bene Paesaggio si aggiunge un secondo aspetto, non meno importante del primo: la difesa del territorio da dissesti idro-geologici in atto. Troppo spesso in italia assistiamo a politiche e indirizzi urbanistici discutibili, attuate ai danno del bene comune Paesaggio: piani regolatori sovra-dimensionati disegnati a favore delle rendite speculative, del “partito del mattone”; consumo del suolo a fronte di una mole di case sfitte e invendute; edificazioni permesse in "zone a richio", all'origine di tanti disastri a cui si deve poi far fronte.
Alla luce di queste considerazioni, il vincolo di tutela espresso dai tecnici della Regione Piemonte sull'area ai piedi della collina di Monte Oliveto (CP7), acquista ancor più valore: davvero appare come azione volta a perseguire il “bene lungimirante della comunità” dove l'aspetto della tutela del bene primario Paesaggio si unisce alla tutela della Vita umana, bene altrettanto primario.  Questi princìpi non possono trovare "mediazioni al ribasso, compromessi,” e ci pare paradossale che “compromessi al ribasso“ debbano giungere proprio da coloro che adempiono -pro tempore- alla funzione di rappresentanti della comunità stessa di cui dovrebbero invece tutelare il bene comune Paesaggio.
Riportiamo di seguito la lettera indirizzata ai componenti la Commissione Urbanistica Regionale. si invita ad una attenta lettura per comprendere quante e quali siano le criticità presenti sull'area ai piedi di Monte Oliveto

Lettera alla Commissione incaricata alla redazione del Piano Paesaggistico Regionale
Le sottoscritte associazioni, riunite nel Forum Salviamo il Paesaggio di Pinerolo chiedono una audizione al fine di presentare le ragioni della propria avversità a qualunque indebolimento del Piano stesso, che consentisse l'edificazione nell'area ai piedi di Monte Oliveto (CP7).
La Regione Piemonte ed il Ministero dei Beni Culturali hanno infatti riconosciuto che l'area di Monte Oliveto presenta un elevato valore paesaggistico, meritevole di salvaguardia e tutela, tanto che buona parte di quell’area viene dichiarata inedificabile proprio dal Piano Paesaggistico Regionale (PPR) in via di approvazione. E' tuttavia noto che la precedente amministrazione, guidata dal sindaco E. Buttiero, aveva presentato “osservazioni” al suddetto Piano, opponendosi alla dichiarazione di inedificabilità dell'area giacchè il vigente P.R.G.C. prevederebbe invece un'ampia possibilità edificatoria.
Le sottoscritte associazioni avevano pertanto inviato alla Regione Piemonte copia delle firme dei cittadini pinerolesi che si opponevano alla devastazione di “quel che resta della bellezza di Monte Oliveto”.
Nel caso dell'area ai piedi di Monte Oliveto, al principio di tutela del bene Paesaggio si aggiunge un secondo aspetto, non meno importante del primo: la difesa del territorio da dissesti idro-geologici in atto. Parlando in linea generale, siamo tutti a conoscenza di come la mancata azione di contrasto a questo grave problema, che investe l'intero territorio nazionale, continui a provocare ingenti danni alle comunità, sino alla perdite di vite umane nei casi più drammaticamente eclatanti. Occorre quindi ricordare che l'area collinare di cui Monte Oliveto fa parte presenta una particolare fragilità dovuta alla sua intrinseca conformazione: nel 2001, in località Santa Brigida, proprio sopra la zona CP7, parte del versante era franato, causando danni solo alle cose. Tuttavia in una relazione del 2010 dell'adeguamento del P.A.I. si evidenzia come la stessa frana sia in “stato di riattivazione”, classificata come “fa attiva”. Siamo quindi in presenza di uno stato geologico critico e instabile che, a seguito dei cambiamenti climatici in atto, in presenza di precipitazioni violente quali quelle che oramai periodicamente si verificano, potrebbe mettere concretamente a richio l'area abitata sottostante.
Si segnala altresì che sulla collina di Monte Oliveto (Cascina Serena), è presente un bacino di sbarramento (diga) a scopo irriguo autorizzato dalla Regione: una diga permanente con invaso di Cat. A2 (fino a 10 metri di profondità ed un accumulo fino a 30.000 mc.). Immaginiamo tutti quali conseguenze potrebbero derivare qualora, per cause naturali (alluvioni, smottamenti, terremoto), si verificasse un riversamento di quella massa d'acqua nella sottostante area CP7.
allagamento in via Martiri del XXI
La già abnorme edificazione che si è concessa nell'area ha pure aumentato notevolmente la superficie impermeabilizzata, riducendo al contempo la naturale capacità di assorbimento del suolo. E la via Martiri del XXI, la maggiore arteria viaria della zona, è così diventata una sorta di impluvio “innaturale”, obbligato e costretto. A questo proposito è ancora vivo nella memoria dei pinerolesi il ricordo del violento nubifragio avvenuto il 17 giugno 2012 (leggi qui): proprio gli abitanti della zona ai piedi di Monte Oliveto dovettero assistere impotenti al “fiume d'acqua e fango” che, ruscellando dalla collina, allagando strade, sottopassi e cantine, confluiva in Via Martiri, l'impluvio “innaturale”. E lo scorso settembre 2016 sono bastati 15 minuti di pioggia intensa a far “saltare”, letteralmente, un tombino posto al centro della stessa via Martiri.
Gli studi idraulici redatti in questi ultimi anni a supporto degli strumenti urbanistici – lo studio di POLITHEMA (2008), studio GEO SINTESI per adeguamento del PAI al PRGC (2012), studio di fattibilita dell'ing. Ripamonti (2014)- concordano nel rilevare la carenza e il sottodimensionamento delle opere idrauliche esistenti, condizione aggravata dalla evidente cementificazione dell'area. In particolare, nella relazione idrogeologica allegata al PRGC redatta dallo studio POLITHEMA a proposito dell'area di Monte Oliveto così si leggeva:Questa porzione della collina esposta magnificamente a sud-est è stata oggetto di invasive urbanizzazioni. L'urbanizzazione del territorio si è spinta sino all'attaco della collina e gli impluvi che scendevano dalla stessa sono stati completamente cancellati.(...)”.
Lo studio di fattibilita di adeguamento del P.A.I., commissionato nel 2014 dall'Amministrazione Buttiero all'ing. Ripamonti, individuava pertanto come necessarie opere idrauliche importanti: il ripristino del reticolo idrografico di superficie, la realizzazione di opere dei deflusso e di opportune vasche di laminazione, la costruzione di un nuovo grande collettore dell'acqua piovana. E proprio sulla base di quello studio dell'ing. Ripamonti, ( nel quale tuttavia non sono considerate aree eventualmente edificate nella CP7) è stato già richiesto alla Regione Piemonte-Settore Difesa Assetto Idrogeologico un finanziamento delle opere ( importo di € 6.500.000,00). Ovviamente, una ulterione cementificazione determinerebbe un'alterazione sostanziale dei dati oggettivi su cui quello studio si fonda e da cui trae provvedimenti e misure conseguenti. Non solo: le opere individuate come utili ad impedire l'aggravamento della situazione esistente di certo si rivelerebbero insufficienti -se non addirittura inutili- di fronte ad una ulterione nuova edificazione nell'area della CP7. Verrebbe così mancato proprio l'obiettivo a cui tutto doveva tendere: la messa in sicurezza idraulica di un'area già fortemente compromessa. L'eventuale nuova edificazione nella CP7 avrebbe poi un'ulteriore conseguenza negativa: modificare il progetto presentato ed inserito nel R.E.N.D.I.S. (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo) per l'ottenimento dei contributi da utilizzare per la messa in sicurezza dal richio idaulico l'area ed i suoi abitanti, il che potrebbe determinare l'esclusione dalla graduatoria relativa all'erogazione dei contributi stessi. Dal danno alla beffa! Stentiamo a credere che codesta Commissione voglia accollarsi la responsabilità di un tale risultato, accantonando l'interesse pubblico a vantaggio di un interesse meramente privato.
Alla luce di quanto detto, il vincolo di tutela espresso dai tecnici della Regione Piemonte sull'area ai piedi della collina di Monte Oliveto (CP7), acquista ancor più valore: davvero appare come azione volta a perseguire il “bene lungimirante della comunità” poiché si inquadra in una visione di insieme, complessiva, dove l'aspetto della tutela del bene primario Paesaggio si unisce alla tutela della Vita umana, bene altrettanto primario. Questi princìpi non possono trovare mediazioni “al ribasso”,“di compromesso”. Tali “soluzioni” sarebbero ancora più difficili da accettare, a nostro parere, qualora dovessero giungere proprio da coloro che adempiono -pro tempore- alla funzione di rappresentanti della comunità stessa, ponendosi palesemente in contraddizione con la tutela che i tecnici preposti hanno invece sentito di dover conferire all'area ai piedi di Monte Oliveto (CP7). Il Paesaggio -l'insieme dei valori inerenti il territorio”, le sue comunità, l’ambiente, l’eco-sistema- è bene primario assoluto!
Le sottoscritte associazioni chiedono al Presidente di codesta Commissione di poter essere ascoltate, per meglio esprimere quanto fin qui esposto.
Nell’attesa, porgono cordiali saluti.
Osservatorio 0121- Salviamo il Paesaggio
Italia Nostra
CeSMAP
Legambiente
presidio LIBERA “Rita Atria”- Pinerolo
Centro studi Silvio Pellico

giovedì 27 ottobre 2016

"Terre D'Acaja": un progetto di "comunità".

Anche noi del presidio LIBERA "Rita Atria" abbiamo seguito con attenzione la vicenda e la riflessione che ha portato all'evento che si terrà oggi, 27 ottobre 2016, presso la sala stampa della Regione Piemonte: la presentazione del progetto culturale "Terre d'Acaja". Alla presenza dell'assessore regionale al paesaggio, Alberto Valmaggia, Giancarlo Chiapello, Mario Fina, Gian Franco Billotti, Jacopo Fontaneto e Marco Civra presentano alla stampa e agli amministratori locali dei Comuni dell'area omogenea del pinerolese della Città metropolitana di Torino il progetto Terre d'Acaia.
A questo proposito così  scrivono Marco Civra e Giancarlo Chiapello: "(...) concretizziamo tre anni di lavoro, di impegno, di una visione ambiziosa e che molti hanno definito un mero sogno. Per tre anni, storici, direttori di musei, giornalisti, enogastronomi, insieme a una pattuglia di giovani volontari, hanno cercato quel filo unitario, quella narrazione speciale che come un filo di Arianna potesse condurre gli abitanti del territorio pinerolese a riconoscersi, a ritrovarsi, a raccontarsi e, contemporaneamente, potesse spingere turisti italiani, europei, internazionali, a imboccare la via che conduce a queste montagne che galleggiano sulla nebbia, alle roccaforti di mille battaglie, alle tavole imbandite dei villaggi. Ora siamo pronti a narrarla."

Condividiamo un sogno: "Ci vuole il coraggio di sentirsi "comunità"!...
Indirizzando "in bocca al lupo" agli ideatori del progetto, ci auguriamo davvero che questo sia l'inizio di un racconto che porti frutti sani alle nostre comunità. Il proggetto "Terre D'Acaja" ci interessa infatti perchè, sin dalla nostra nascita  come presidio "Rita Atria"- Pinerolo, ci siamo detti voler svolgere il ruolo di "sentinelle del territorio". A nostro parere, un progetto culturale condiviso dalla comunità, un progetto che si proponga di far emergere, valorizzare, se non addirittura dare stimoli per creare "eccellenze territoriali",  ci pare possa costituire un vero "presidio di legalità". Laddove si valorizza il merito, le capacità, la storia di comunità che camminano insieme verso il raggiungimento di risultati concreti che mirino al "bene lungimirante della comunità", ebbene questi elementi, a nostro parere, si costruisce già un argine verso quello che noi del presidio "Rita Atria" chiamiamo "il pensiero mafioso": ottenere quello che non ci meritiamo!
Il progetto  quindi ci pare meritevole di attenzione anche perchè pare che si condivida lo stesso sogno: contribuire a creare "comunità". Due anni orsono , così scrivevamo in occasione di "Un anno chiamato Coraggio": "Riscoprire  e rendere vivi i valori di conoscenza e partecipazione per essere cittadine e cittadini responsabili, perché questi sono tempi in cui "ci vuole Coraggio..." anche solo per "fare comunità", per “sentirsi parte di una comunità”. Vorremmo costruire insieme un luogo -una “Agorà”- dove, partendo dalla conoscenza delle situazioni esistenti, si possano condurre analisi e considerazioni; discutere e prefigurare idee che portino a individuare e richiedere priorità. Il sogno è provare a elaborare una visione, un progetto!(...) Perchè "ci vuole coraggio" per mettere in discussione  le riflessioni, le idee di ciascuno; ci vuole coraggio per legare esperienze e non disperderle! "Un Anno Chiamato Coraggio" : l’invito ad offrire e mettere insieme l'impegno e le capacità di ognuno al servizio del bene lungimirante della comunità. Questo il sogno!"
In bocca al lupo a "Terre D'Acaja" affinchè possa contribuire a costruire "il bene lungimirante delle nostre comunità".

mercoledì 24 febbraio 2016

Sentinelle del Territorio: "Noi, innamorati di Pinerolo"

Torniamo ad occuparci di Urbanistica per riportare l'intervista corale che ha visto protagonista il forum delle associazioni pinerolesi che si interessano di Urbanistica e Territorio. "Noi, innamorati di Pinerolo". L'intervista è stata condotta da Giancarlo Chiapello per Vita Diocesana. (qui l'edizione del giornale)
Riportiamo il testo integrale di quanto pubblicato da Vita Diocesana perchè ci pare esprima bene il significato e le motivazioni dell'attività svolta dal forum. In particolare, per quanto riguarda il presidio LIBERA "Rita Atria " Pinerolo ripetiamo ancora: "(...) l'urbanistica può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina il carattere di una amministrazione locale". 
Per questo consideriamo "(...) la tutela del “territorio” come parte di una educazione alla legalità comunitaria che si dota di anticorpi contro l’infiltrazione della criminalità organizzata(...)"


                              
Fonte: Vita Diocesana
                      Il forum delle associazioni pinerolesi: 
                                  impegno e attualità 
Si tratta di realtà associative (Cesmap, Italia Nostra, Legambiente, Libera – presidio Rita Atria, Salviamo il Paesaggio, Centro Studi Silvio Pellico, Tac) che, negli anni, hanno animato il dibattito attraverso l’attenzione alle problematiche e al patrimonio materiale ed immateriale del territorio, mettendo a disposizione della comunità impegno, tempo, idee, competenze legate alle proprie rispettive “missions”. In rapida sintesi ecco una carrellata delle battaglie portate avanti negli anni, di strettissima attualità per il futuro di Pinerolo: conservazione e riqualificazione di edifici storici come Palazzo Vittone, grande incompiuto; tutela del Palazzo detto “degli Acaja”; Turk come opportunità di sviluppo e non solo mero intervento edilizio in una città piena di alloggi sfitti ed invenduti; Caserma Bochard vista solo come un contenitore estraneo al contesto; battaglia per la conservazione di spazi di vivibilità come la piazzetta caratterizzata dai “Portici blu” che l’amministrazione vorrebbe sostituire con un ennesimo, ingombrante, edificio di undici piani; attenzione per la tutela del “territorio” come parte di una educazione alla legalità comunitaria che si dota di anticorpi contro l’infiltrazione della criminalità organizzata; comunicazione sociale e culturale diffusa, strumento per fare squadra tra associazioni, enti, cittadini; preparazione di significative osservazioni alla tardiva e poco convincente Variante Ponte; impegno culturale a favore della storia e delle tradizioni pinerolesi, con tutti i limiti del caso (i ringraziamenti vanno ancora al sindaco Bernardi per la concessione di sedi museali provvisorie durante i propri mandati avvenuti nel decennio 1965-1975: si è ancora fermi lì!)

Noi, innamorati di Pinerolo
#pinerolosite la malattia di chi ama Pinerolo! L’hashtag lanciato tempo fa da alcuni giovani professionisti pinerolesi, innamorati della propria città, aiuta, forse, a capire l’intervista corale al Forum delle Associazioni della città (formato dai rappresentanti, in ordine alfabetico, del Cesmap, di Italia Nostra, di Legambiente, di Libera-presidio "Rita Atria" Pinerolo, di Salviamo il Paesaggio, del Centro Studi Silvio Pellico, del Tac).
Appare evidente, da parte dei rappresentanti del Forum, esempio di collaborazione tra associazioni pinerolesi, l’uso di alcune parole chiave per descrivere l’importanza di curare il rischio dell’indifferenza sia quella dell’amministrazione verso la cittadinanza, sia quella della comunità verso un “Palazzo”, così, estraneo: allora diventa urgente parlare di partecipazione, visione, identità di Pinerolo, dei pinerolesi, di quell’area vasta che ha nella città la sua inespressa locomotiva.

L'intervista 
Il tema urbanistico è certamente quello che attrae maggiormente l’attenzione. Com’è cambiata Pinerolo negli ultimi 5/10 anni?
Piazza del Duomo
Innanzitutto, al crescendo di annunci fatti dagli amministratori comunali non è coincisa una vera e propria fase realizzativa: probabilmente immaginare di progettare senza una vera visione strategica ha di fatto condotto a costruire soltanto degli "slogan". Non ci si può nascondere dietro al semplice discorso degli introiti economici senza sapere dove la città vada: la necessità di un nuovo Piano Regolatore, collegato ad una visione strategica chiara, è evidente per superare quello vecchio che immaginava un aumento di abitanti fino a più di 52000: una enormità rispetto agli attuali 36.000 , con un insostenibile consumo di suolo. Ad un certo immobilismo è seguita l’elaborazione della “Variante Ponte” che non prende atto dei cambiamenti sociali, culturali, economici intervenuti e quindi non contiene una vera “idea di città”, con cui confrontarsi e che deve interessare, coinvolgere, tutto il territorio pinerolese.
Ci siamo domandati cosa mancasse nella Variante e la risposta che abbiamo trovato è stata quasi disarmante: manca “Pinerolo”(!) intesa nella sua complessità di comunità che va oltre singole esigenze e limitati rattoppi! L’urbanistica è la cartina di tornasole per comprendere la cura di un’amministrazione per il territorio, attraverso essa è possibile dare un giudizio sulla sua azione politica. Nel 2011 fu chiesto alla politica cittadina di ogni colore, se ci fosse la sensazione di essere responsabili della bellezza di Pinerolo: le azioni concrete di questi anni non permettono di riconoscere in pieno tale responsabilità! In tal modo però la città perde la sua identità contemporaneamente ad una passiva accettazione di perdita di pezzi di essa (dalle caserme al tribunale, ecc…) senza alcuno scatto in avanti per dotarsi di una strategia efficace per il cambiamento e una capacità nuova di agire e progettare per un duraturo sviluppo locale senza consumo di suolo, migliorando i servizi (si pensi alla necessità di un nuovo piano dei trasporti!), intrecciando l’urbanistica con la cultura, la socialità, la buona architettura, la storia di Pinerolo. C’è voglia di una città bella dove si viva bene, in cui si investa per il benessere comunitario. La comunità pinerolese ha un grande capitale umano inespresso bisognoso di essere sostenuto per il bene di tutti!

La Variante Ponte appare essere un nervo scoperto: perché?
Oltre a quanto già detto, è un’azione limitata! Inoltre, alle osservazioni avanzate dalle diverse
associazioni, non ci sono state vere risposte: la politica si è trincerata dietro a tecnicismi e all’iter burocratico, escludendo di fatto un vero e ampio dibattito cittadino. Rispetto all’art. 3 della nuova legge urbanistica regionale, che chiama alla co-partecipazione al lavoro di pianificazione i fruitori di quanto si va a progettare, tale coinvolgimento non c’è stato! Sintomatico di tale
Caserma Bochard di San Vitale
modalità d’azione è il destino della Caserma Bochard: mentre in città si discute, l’amministrazione ha già varato le sue vaghe linee di indirizzo.
È importante invece che la politica si apra, inverta questa tendenza di decidere dall’alto, enfatizzi il processo di co-partecipazione dell’associazionismo dei cittadini perché questa è buona amministrazione che non esclude ma include, che non si limita a rivedere i cittadini ogni cinque anni ma sa costruire percorsi partecipativi più costanti. Limitarsi a sommare interessi particolari non vuol dire fare l’interesse generale, né avere un consenso vero.
Il “Palazzo” sembra parlare un linguaggio che non corrisponde a quello dei pinerolesi: il Forum sta costruendo un’iniziativa di piazza che sia più di un banchetto informativo ma un invito alla partecipazione con una mostra fotografica dei luoghi sensibili del territorio oggetto di dibattito, progetti, dubbi, battaglie accanto alla proposta di un “Alfabeto” dei pinerolesi perché c’è il forte dubbio che la politica cittadina non parli la stessa lingua della comunità ed ogni cittadino avrà la possibilità di collaborare a costruire il significato di ogni lettera per aprire una stagione di vero dialogo popolare.

Come concludere una simile analisi della situazione cittadina?
Le associazioni del Forum idealmente mandano ai pinerolesi un tweet, con l’invito a girarlo agli amici, farlo diventare virale, mandarlo agli amministratori pubblici che conoscono perché il segnale è che è tempo di mettersi in cammino insieme come comunità: “#pinerolosite ci ammaliamo perché #amiamoPinerolo ammaliamoci tutti come? #impegno #partecipazione #trasparenza ai politici: #TRATTATELAbene”.

GIANCARLO CHIAPELLO


Sette anticipazioni dell’alfabeto dei pinerolesi. Tutto l’Alfabeto sarà in piazza Facta nei giorni 5, 12 e 19 marzo 



Comunità e politica parlano lingue diverse? Ecco un assaggio del lavoro del Forum a cui saranno chiamati a partecipare tutti i pinerolesi e che rappresenta un’ autentica sfida alla politica di Pinerolo: sarà capace di mettersi in sintonia con la comunità o aumenterà l’incomprensione?
Bellezza
Secondo Umberto Eco, l’ultimo popolo serio della storia sono stati i greci che, riconosciutisi mortali, hanno compreso l’esigenza di lasciare qualcosa di bello. Allora il bello da difendere. Costruire insieme corrisponde a fatica, professionalità, insomma individua la bellezza come valore etico (per capirci Pinerolo da amare e vivere o una oscura Gotham City?). Nella lingua della politica cittadina bellezza con cosa appare sostituita? Con la paura che corrisponde ad una mancanza di visione! 

Conflitto di interesse
In una città che va alle elezioni non deve esserci conflitto di interessi, né in forma palese né indiretta, per dare un segnale tangibile di cambiamento. Il no ad esso, il no! al conflitto di interesse,  significa un sì convinto ad amministrazioni trasparenti, sostituendolo ( il conflitto di interessi) con la trasparenza degli atti amministrativi e la messa in comune delle competenze.

Giovani
È la parola che comprende il futuro, il cambiamento, la trasparenza. Intende finanche la rottura col passato e la speranza per Pinerolo e riconoscere anche la sua dimensione di città che per molti versi attrae giovani, ma senza forti investimenti, per renderli protagonisti in una città lanciata a costruire il proprio avvenire (il Centro Studi oggi è solamente un centro di pendolari!). Guardando alle azioni politico amministrative questa parola sembra esser stata sostituita con “stantia”.

Iniziativa
Negli ultimi anni sono state proposte diverse iniziative concrete per la tutela territoriale e architettonica con molte idee interessanti: c’è stata, però, un’ assenza dei diretti interessati, dei decisori, che ha fatto sì che la società civile pinerolese si “sedesse” un po’. È tempo di riappropriarsi di un forte spirito di iniziativa. L’opposto usato in questi anni dalla politica? Esso sembra essere stato l’immobilismo!

Musei
Sono i luoghi dove si raccoglie il passato per progettare il futuro ma, in città, gode di scarsa considerazione non vedendone le grandi potenzialità. Nel linguaggio politico probabilmente sono solo “luoghi polverosi”.

Politica
Significa capacità di ciascuno di occuparsi della polis, della cosa pubblica che non appartiene a nessuno ma è di tutti e per questo occorre appassionarcisi. La politica è fatta di visione e incisività impastata di partecipazione, tutte cose che a Pinerolo sono mancate: la loro mancanza, però, conduce al suo contrario che è la mala gestione!

Recupero
Inteso come ri-valorizzazione. Insomma valorizzare senza ancorare però idee e progetti alla sola moneta, al guadagno immediato. È necessario che recuperare pezzi di territorio e città inizia ad essere visto come miglioramento di tutti e per tutti desiderabile ed utile. Ci sono molti segnali che nella popolazione pinerolese ci sia un forte aumento della sensibilità per i beni comuni. Il contrario su cui rischia di scivolare la politica? Lo spreco!

Suolo (Territorio,Paesaggio)
Esso è un bene comune che una volta distrutto non si può ricreare! Per molti anni Pinerolo in una panoramica provinciale è stata una città “mangia suolo”. Occorre cambiare visione e strategia in modo che coloro che si occupano di politica non continuino, come per tutto il secolo scorso, a parlare di suolo ma pensare unicamente agli oneri di urbanizzazione.