Questi sono i giorni di Papa Francesco. Fra i cosiddetti "potenti della Terra" è l'unico capace di portare emozione e speranza concreta nelle donne e negli uomini che vivono l'Umanità dolente dei nostri giorni.
A partire dall'enciclica promulgata pochi giorni orsono, " Laudato sì" ( qui il testo integrale ), le sue parole suonano forti e chiare: sono le parole della sentinella del racconto bibblico, la sentinella che vede l'ingiuszia e la denuncia! Tanto che non si è mai udito nella Chiesa che conosciamo la chiamata a salvare la Terra dall'azione dell''Uomo!
Il coraggio di una tale denuncia ci fa tornare alla mente il coraggio di altri sacerdoti della chieda cattolica: Don Pino Puglisi, don Beppe Diana, l'arcivescono Romero. Martiri in nome e a difesa della Giustizia. Nelle parole di Papa Franesco ritorviamo l'eco di coloro che chiedono l'affermazione della Giustizia già in questo mondo, un mondo dominato e soggiogato invece da un Potere spietato.
Questi sono i giorni di Papa Francesco a Torino, ieri la città dei "santi laici", oggi la città nella quale un decimo della sua gente vive in condizioni di povertà assoluta!
Queste sono le parole di Papa Francesco pronunciate a Torino: l'appello per il lavoro che significa Dignità ( e Libertà); i quattro "No" pronunciati: contro il sistema economico che riduce i migranti, a merce ed i poveri a individui "usa e getta"; il "No" contro l'idolatria del denaro; Il "No" alla corruzione, che deve significare "no" alla mafie, alle truffe, alle tangenti, ai privilegi; Il No all'iniquità che genere che genera violenza.
E infine, la richiesta di perdono ai valdesi per le crudeltà "inumane" da loro subite a causa delle persecuzioni perpetrate dai cattolici.
A partire dall'enciclica promulgata pochi giorni orsono, " Laudato sì" ( qui il testo integrale ), le sue parole suonano forti e chiare: sono le parole della sentinella del racconto bibblico, la sentinella che vede l'ingiuszia e la denuncia! Tanto che non si è mai udito nella Chiesa che conosciamo la chiamata a salvare la Terra dall'azione dell''Uomo!
Il coraggio di una tale denuncia ci fa tornare alla mente il coraggio di altri sacerdoti della chieda cattolica: Don Pino Puglisi, don Beppe Diana, l'arcivescono Romero. Martiri in nome e a difesa della Giustizia. Nelle parole di Papa Franesco ritorviamo l'eco di coloro che chiedono l'affermazione della Giustizia già in questo mondo, un mondo dominato e soggiogato invece da un Potere spietato.
Questi sono i giorni di Papa Francesco a Torino, ieri la città dei "santi laici", oggi la città nella quale un decimo della sua gente vive in condizioni di povertà assoluta!
Queste sono le parole di Papa Francesco pronunciate a Torino: l'appello per il lavoro che significa Dignità ( e Libertà); i quattro "No" pronunciati: contro il sistema economico che riduce i migranti, a merce ed i poveri a individui "usa e getta"; il "No" contro l'idolatria del denaro; Il "No" alla corruzione, che deve significare "no" alla mafie, alle truffe, alle tangenti, ai privilegi; Il No all'iniquità che genere che genera violenza.
E infine, la richiesta di perdono ai valdesi per le crudeltà "inumane" da loro subite a causa delle persecuzioni perpetrate dai cattolici.
Discorso di Papa Francesco pronunciato nella piazzetta Reale a Torino
Saluto tutti voi, lavoratori, imprenditori,
Autorità, giovani e famiglie presenti a questo incontro, e vi
ringrazio per i vostri interventi, da cui emerge il senso di
responsabilità di fronte ai problemi causati dalla crisi economica,
e per aver testimoniato che la fede nel Signore e l’unità della
famiglia vi sono di grande aiuto e sostegno.
La mia visita a Torino inizia con voi. E anzitutto
esprimo la mia vicinanza ai giovani disoccupati, alle persone in
cassa-integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli
artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a
quelli che fanno più fatica ad andare avanti.
Il
lavoro non è necessario solo per l’economia, ma per la persona
umana, per la sua dignità, per la sua cittadinanza e anche per
l’inclusione sociale. Torino è storicamente un
polo di attrazione lavorativa, ma oggi risente fortemente della
crisi: il lavoro manca, sono aumentate le disuguaglianze economiche e
sociali, tante persone si sono impoverite e hanno problemi con la
casa, la salute, l’istruzione e altri beni primari. L’immigrazione
aumenta la competizione, ma i migranti non
vanno colpevolizzati, perché essi sono vittime dell’iniquità, di
questa economia che scarta e delle guerre. Fa piangere vedere lo
spettacolo di questi giorni, in cui esseri umani vengono trattati
come merce!
In questa
situazione siamo chiamati a
ribadire il “no” a
un’economia dello scarto,
che chiede di rassegnarsi all’esclusione di coloro che vivono in
povertà assoluta – a Torino circa un decimo della
popolazione. Si escludono i bambini (natalità zero!), si escludono
gli anziani, e adesso si escludono i giovani (più del 40% di giovani
disoccupati)! Quello che non produce si
esclude a modo di “usa e getta”.
Siamo chiamati a ribadire
il “no” all’idolatria
del denaro, che spinge ad entrare a tutti i
costi nel numero dei pochi che, malgrado la crisi, si arricchiscono,
senza curarsi dei tanti che si impoveriscono, a volte fino alla fame.
Siamo chiamati a dire “no”
alla corruzione, tanto
diffusa che sembra essere un atteggiamento, un comportamento normale.
Ma non a parole, con i fatti. “No” alle collusioni mafiose, alle
truffe, alle tangenti, e cose del genere.
E solo così, unendo le
forze, possiamo dire “no”
all’iniquità che genera violenza.
Don Bosco ci insegna che il metodo migliore è quello preventivo:
anche il conflitto sociale va prevenuto, e questo si fa con la
giustizia.
In questa situazione, che non è solo torinese,
italiana, è globale e complessa, non si può solo aspettare la
“ripresa” – “aspettiamo la ripresa…” -.
Il lavoro è fondamentale – lo dichiara fin
dall’inizio la Costituzione Italiana – ed è necessario che
l’intera società, in tutte le sue componenti, collabori perché
esso ci sia per tutti e sia un lavoro degno
dell’uomo e della donna. Questo
richiede un modello economico che non sia organizzato in funzione del
capitale e della produzione ma piuttosto in funzione del bene
comune. E, a
proposito delle donne - ne ha parlato lei [la lavoratrice
che è intervenuta] -, i loro diritti vanno tutelati con
forza, perché le donne, che pure portano il maggior peso nella
cura della casa, dei figli e degli anziani, sono ancora discriminate,
anche nel lavoro.
E’ una sfida molto impegnativa, da affrontare con
solidarietà e sguardo ampio; e Torino è chiamata ad
essere ancora una volta protagonista di una nuova stagione di
sviluppo economico e sociale, con la sua tradizione
manifatturiera e artigianale - pensiamo, nel racconto biblico, che
Dio ha fatto proprio l’artigiano… Voi siete chiamati a questo:
manifatturiera ed artigianale - e nello stesso tempo con la ricerca e
l’innovazione.
Per questo bisogna investire con coraggio nella
formazione, cercando di invertire la tendenza che ha visto
calare negli ultimi tempi il livello medio di istruzione, e molti
ragazzi abbandonare la scuola. Lei [sempre la lavoratrice]
andava la sera a scuola, per poter andare avanti…
Oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti
lavoratori e imprenditori nel chiedere che possa attuarsi anche un
“patto sociale e generazionale”, come ha
indicato l’esperienza dell’“Agorà”, che state
portando avanti nel territorio della diocesi. Mettere a disposizione
dati e risorse, nella prospettiva del “fare insieme”, è
condizione preliminare per superare l’attuale difficile situazione
e per costruire un’identità nuova e adeguata ai tempi e alle
esigenze del territorio. È giunto il tempo di riattivare una
solidarietà tra le generazioni, di recuperare la fiducia tra giovani
e adulti. Questo implica anche aprire concrete possibilità di
credito per nuove iniziative, attivare un costante orientamento e
accompagnamento al lavoro, sostenere l’apprendistato e il raccordo
tra le imprese, la scuola professionale e l’Università.
Mi è piaciuto tanto che voi tre abbiate parlato
della famiglia, dei figli e dei nonni. Non dimenticare questa
ricchezza! I figli sono la promessa da portare avanti: questo lavoro
che voi avete segnalato, che avete ricevuto dai vostri antenati. E
gli anziani sono la ricchezza della memoria. Una crisi non può
essere superata, noi non possiamo uscire dalla crisi senza i giovani,
i ragazzi, i figli e i nonni. Forza per il futuro, e memoria del
passato che ci indica dove si deve andare. Non trascurare questo, per
favore. I figli e i nonni sono la ricchezza e la promessa di un
popolo.
A Torino e nel suo territorio esistono ancora
notevoli potenzialità da investire per la creazione di lavoro:
l’assistenza è necessaria, ma non basta: ci vuole promozione, che
rigeneri fiducia nel futuro.
Ecco alcune cose principali che volevo dirvi.
Aggiungo una parola che non vorrei che fosse retorica, per favore:
coraggio!. Non significa: pazienza, rassegnatevi. No, no,
non significa questo. Ma al contrario, significa: osate, siate
coraggiosi, andate avanti, siate creativi, siate “artigiani”
tutti i giorni, artigiani del futuro! Con la forza di quella
speranza che ci dà il Signore e non delude mai. Ma che ha anche
bisogno del nostro lavoro. Per questo prego e vi accompagno con tutto
il cuore. Il Signore vi benedica tutti e la Madonna vi protegga. E,
per favore, vi chiedo di pregate per me! Grazie!
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