Ieri ricorreva l'anniversatrio della morte di Enrico Berlinguer uomo-simbolo di quella corrente di pensiero politico che una
volta chiamavamo Sinistra. Enrico Berlinguer muore l'11 giugno 1984 alla guida del Partito Comunista.Enrico Berlinguer muore lasciando una eredità morale e umana che nessuno è stato in grado di raccogliere. Non è un caso che la sua memoria, il suo ricordo, proprio nella giornata di ieri sia apparso "sbiadito e scomodo" per un Paese come l'Italia dei nostri giorni, sconquassato dagli scandali di una classe politica e dirigente indegna del confronto con uomini quali Enrico Berlinguer: un paese che ha rinunciato a confrontarsi con la "questione morale" che Enrico berlinguer aveva avuto il coraggio di denunciare. sentinella inascoltata
Ce li ricordiamo gli anni di Berlinguer? Erano anni cruciali. Gli anni che seguirono il boom economico degli anni sessanta sono
anni di cambiamenti profondi, segnati e accompagnati da storie drammatiche che insanguinano l'Italia già a partire dalll'immediato dopoguerra: la strategia del terrore inaugurata dalla strage di Portella dellae Ginestre, guerre di mafie, il terrorismo.
Sono anni di cambiamenti tumultuosi che investono la cultura stessa delle
comunità italiane e i valori su cui si fondano i rapporti fra gli individui. Cambiamenti su cui pare riflettere solo l'analisi di alcuni
protagonisti del mondo culturale dell'epoca: poche
sentinelle, inascoltate! Nel
campo dell'arte cinematografica, l film “Le
mani sulla città”,
del regista Francesco
Rosi,
descrive e spiega meglio di tanti trattati cause e fatti di quanto
avveniva, tratteggiando anche le conseguenze che ne sarebbero poi
derivate. Nel panorama della cultura letteraria vano e sottovalutato
fu l’allarme di Pier
Paolo Pasolini
verso i falsi miti della modernità, nei confronti della
trasformazione “antropologica” che gli italiani subivano,
aderendo a modelli di cui oggi avvertiamo -con colpevole ritardo- la
vacuità e la insostenibilità.
Conseguenza
di questo fu l'ascesa e l'affermazione di una classe dirigente,
politica ed economica, il cui degrado etico sarà denunciato proprio da Enrico
Berlinguer.
Nella celebre intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari (28 luglio del
1981) Berlinguer parla chiaramente: “(...) I
partiti di oggi sono soprattutto macchina di potere e di clientela:
scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della
società e della gente, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e
passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più
contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto
con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli,
senza perseguire il bene
comune(...)”.
In quella intervista Enrico Berlinguer ha ancora la possibilità di difendere "una diversità" del suo partito, della sua Sinistra, che, alla luce dei fatti accaduti è stata poi offesa e cancellata dalle tante "iene e sciacalleti" rappresentati da coloro che spesso ne hanno preso il posto. Qui il testo integrale di quella intervista .
Ripetiamo quanto abbiamo già detto: "Rileggendo quell'intervista, anzicchè "analisi datata" del mondo dei partiti dell'epoca, le
parole di Berlinguer appaiono come "il copione" seguito poi da "pezzi"
della nazione, in cui varie componenti "colludono" in uno scambio di
reciproci favori e omissioni, barattando "doveri e diritti", facendo strame dei principi fondativi della nazione stessa". Facile
ora riconoscere nelle parole di Berlinguer quel ceto politico
inquietante, e con tratti a volte eminentemente “criminali”,
incarnato da amministratori che diedero vita al cosiddetto “Sacco
di Palermo”, anni
Sessanta dello scorso secolo, e che oggi ritroviamo protagonisti
delle tante “mafie capitali”, “provinciali e cittadine”
portate quotidianamente alla luce da scandali e inchieste della
magistratura. E
mai che una voce di denuncia si levi prima dell'intervento della
magistratura, da
ambienti che appaiono spesso più “complici” che “vittime” di
un sistema corruttivo
che
non ha eguali nel mondo occidentale.
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