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venerdì 12 giugno 2015

Enrico Berlinguer e la "questione morale": sentinella inascoltata

Ieri ricorreva l'anniversatrio della morte di Enrico Berlinguer uomo-simbolo di quella corrente di pensiero politico che una volta chiamavamo Sinistra. Enrico Berlinguer muore l'11 giugno 1984 alla guida del Partito Comunista.Enrico Berlinguer muore lasciando una eredità morale e umana che nessuno è stato in grado di raccogliere. Non è un caso che la sua memoria, il suo ricordo, proprio nella giornata di ieri sia apparso "sbiadito e scomodo" per un Paese come l'Italia dei nostri giorni, sconquassato dagli scandali di una classe politica e dirigente indegna del confronto con uomini quali Enrico Berlinguer: un paese che ha rinunciato a confrontarsi con la "questione morale" che Enrico berlinguer aveva avuto il coraggio di denunciare. sentinella inascoltata
Ce li ricordiamo gli anni di Berlinguer? Erano anni cruciali. Gli anni che seguirono il boom economico degli anni sessanta sono anni di cambiamenti profondi, segnati e accompagnati da storie drammatiche che insanguinano l'Italia già a partire dalll'immediato dopoguerra: la strategia del terrore inaugurata dalla strage di Portella dellae Ginestre, guerre di mafie, il terrorismo. 
Sono anni di cambiamenti tumultuosi  che investono la cultura stessa delle comunità italiane e i valori su cui si fondano i rapporti fra gli individui. Cambiamenti su cui pare riflettere solo l'analisi di alcuni protagonisti del mondo culturale dell'epoca: poche sentinelle, inascoltate! Nel campo dell'arte cinematografica, l film “Le mani sulla città”, del regista Francesco Rosi, descrive e spiega meglio di tanti trattati cause e fatti di quanto avveniva, tratteggiando anche le conseguenze che ne sarebbero poi derivate. Nel panorama della cultura letteraria vano e sottovalutato fu l’allarme di Pier Paolo Pasolini verso i falsi miti della modernità, nei confronti della trasformazione “antropologica” che gli italiani subivano, aderendo a modelli di cui oggi avvertiamo -con colpevole ritardo- la vacuità e la insostenibilità.
Conseguenza di questo fu l'ascesa e l'affermazione di una classe dirigente, politica ed economica, il cui degrado etico sarà denunciato proprio da Enrico Berlinguer. Nella celebre intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari (28 luglio del 1981) Berlinguer parla chiaramente: “(...) I partiti di oggi sono soprattutto macchina di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune(...)”. 
In quella intervista Enrico Berlinguer ha ancora la possibilità di difendere "una diversità" del suo partito, della sua Sinistra, che, alla luce dei fatti accaduti è stata poi offesa e cancellata dalle tante "iene e sciacalleti" rappresentati da coloro che spesso ne hanno preso il posto. Qui il testo integrale di quella intervista .
Ripetiamo quanto abbiamo già detto: "Rileggendo quell'intervista, anzicchè "analisi datata" del mondo dei partiti dell'epoca,  le parole di Berlinguer appaiono come "il copione" seguito poi da "pezzi" della nazione, in cui varie componenti "colludono"  in uno scambio di reciproci favori e omissioni, barattando "doveri e diritti", facendo strame dei principi fondativi della nazione stessa". Facile ora riconoscere nelle parole di Berlinguer quel ceto politico inquietante, e con tratti a volte eminentemente “criminali”, incarnato da amministratori che diedero vita al cosiddetto “Sacco di Palermo”, anni Sessanta dello scorso secolo, e che oggi ritroviamo protagonisti delle tante “mafie capitali”, “provinciali e cittadine” portate quotidianamente alla luce da scandali e inchieste della magistratura. E mai che una voce di denuncia si levi prima dell'intervento della magistratura, da ambienti che appaiono spesso più “complici” che “vittime” di un sistema corruttivo che non ha eguali nel mondo occidentale. 
 

domenica 11 gennaio 2015

Francesco Rosi: il cinema come denuncia e impegno civile

Il regista Francesco Rosi è morto ieri: con lui il cinema utilizzato come mezzo di denuncia e di impegno civile aveva raggiunto vertici  di altissima qualità artistica 
Fra questi,ricordiamo per tutti il film  "Le Mani sulla Città",  il film che - nel 1963!- denunciava e spiegava le cause del degrado irreversibile che stava subendo il territorio italiano ad opera della speculazione edilizia guidata da affaristi, mafiosi e mala-politica. Ricordiamo una delle scene principali del film: 


- Lo so che la città è là e da quella parte sta andando perché il Piano Regolatore così ha stabilito. Ma è proprio per questo che noi da là dobbiamo fare arrivare qua!

      - E ti pare una cosa facile?…Cambiamo il Piano Regolatore?

-Non c’è bisogno. La città va in là…E questa è zona agricola…E quanto la puoi pagare oggi? Trecento, cinquecento, mille Lire al metro quadrato! Ma domani questa terra, questo stesso metro quadrato, ne può valere sessantamila, settantamila!... E pure di più. Tutto dipende da noi: il 5.000% di profitto. Eccolo là: quello è l’oro oggi! E chi te lo dà? Il commercio? L’industria? L’avvenire industriale del Mezzogiorno, sì! Investili i tuoi soldi in una fabbrica: sindacati, rivendicazioni, scioperi, cassa malattia. Ti fanno venire l’infarto cu sti’ cose.