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mercoledì 24 luglio 2013

Anche Don Ciotti si pronuncia sul testo dell'art. 416-ter: "Procacciamento?..."

Don Ciotti: "Procacciamento? Speriamo che ci sia al Senato lo scatto di unire le forze per modificare questa parola che aprirebbe ambiguità nell'applicazione della legge. Lotta alla mafia si fa in Parlamento". 
Altre voci si aggiungono ai timori espressi da Roberto Saviano, Raffaele Cantore, Rosaria Capacchione, Felice Casson, e provocati dalle anticipazioni del  testo di legge sull'art. 416-ter. 
Per completezza di informazione, riportiamo il commento di Giulio Cavalli, attore -ora anche consigliere regionale milanese- che vive da anni sotto-scorta per le ripetute minacce ricevute dalle  cosche.


Fonte: Blog di Giulio Cavalli

Esultare un po’ meno per il nuovo 416 ter contro il voto di scambio mafioso

Sento tutto intorno un certo fremito vittorioso per il nuovo testo sul voto di scambio politico mafioso. E’ vero che in questi anni tutti abbiamo contestato la vecchia norma del 1992 che prevedeva lo scambio di denaro per configurare il reato; consapevoli che difficilmente un politico offre denaro liquido per acquistare pacchetti di voti dalla criminalità organizzata quanto piuttosto una serie di regalìe attraverso appalti e consulenze (rimane la storica prestazione dell’Assessore della Regione Lombardia Zambetti che invece stabilì un prezzo per ogni voto, incapace com’era anche di fare il para-mafioso oltre che il buon politico).
Il superamento del solo elemento del denaro (in cambio dell’erogazione di denaro o di altra utilità, nel nuovo articolo di legge) è sicuramente un grande passo avanti ma lascerei perdere, per ora, le grandi manifestazioni di giubilo.
Hanno ragione i magistrati che si soffermano sull’avverbio “consapevolmente”:
Il perché è presto detto. Quel “consapevolmente” comporta che l’inchiesta giudiziaria debba dimostrare l’effettiva “consapevolezza” dello scambio. La parola “procacciare” sostituisce l’originaria “promessa” che rendeva assai meglio il momento iniziale dello scambio. Critico anche il riferimento alle modalità del 416-bis perché ciò comporta un’azione violenta che potrebbe non esserci. Infine la pena, quei 10 anni anziché i 12 del 416-bis, col rischio che processi in corso per reati associativi – come Cosentino, Ferraro e Fabozzi a Napoli – vedano gli avvocati chiedere la riqualificazione del reato con un ricasco negativo sulla prescrizione.
I boss non fanno mai (tranne in rarissimi casi) campagna elettorale in prima persona, ed è quasi impossibile dimostrare che un elettore si è venduto il voto o ha votato sotto pressione. I clan sanno benissimo che dimostrare un voto comprato, condizionato, scambiato è impresa quasi impossibile per gli inquirenti, i quali invece, grazie alle intercettazioni e alle dichiarazioni dei pentiti, spesso riescono a provare che un patto è stato realmente stipulato tra boss e politico. E questo è il punto attorno a cui deve fondarsi una norma antimafia sullo scambio dei voti.
Siccome si è  atteso oltre vent’anni per modificare la norma – ed è difficile che una legge approvata possa poi essere di nuovo a breve modificata – quello che tutti auspichiamo è che non un qualsiasi nuovo testo dell’art. 416 ter sia varato ma che quello che sarà scelto sia davvero in grado di bloccare il turpe mercato del voto mafioso.
Io esulterei un po’ meno, in modo più composto per un’opportunità che andrebbe colta. Mica moderata.

giovedì 24 gennaio 2013

Prosegue a Torino il Processo Minotauro: a cena con la 'ndrangheta


Quelle cene elettorali con la ’ndrangheta. La collaboratrice di giustizia Rosetta Todaro  ripercorre i rapporti tra il clan Iaria e alcuni politici piemontesi

Torino. l'aula bunker al Lorusso-Cotugno
Fonte: LA STAMPA
MASSIMILIANO PEGGIO
Caterina Ferrero
Fabrizio Bertot
«Giovanni e Bruno parlavano spesso di politica e votazioni. Portavano i santini agli amici e dicevano chi votare. Mi ricordo i santini di Fabrizio Bertot. In occasione di una campagna elettorale siamo andati al ristorante Mandracchio di Rivarossa, dove c’era Caterina Ferrero. C’erano 150 persone, tanti calabresi. Dopo la presentazione della Ferrero ci siamo messi a mangiare, gli uomini da una parte, le donne d’altra».  

Giovanni e Bruno fanno Iaria di cognome. Sono zio e nipote, condannati lo scorso ottobre a 7 e 13 anni di carcere con rito abbreviato nel primo atto di Minotauro. A raccontare i retroscena della famiglia Iaria è Rosetta Todaro, compagna di Bruno fino all’estate 2011 quando, per amore della loro figlia Giulia, ha deciso di diventare collaboratrice di giustizia, mentre lui era in carcere. È stata lei ieri la protagonista del processo Minotauro: per quasi 8 ore ha risposto da un luogo protetto alle domande del pm Dionigi Tibone, in videoconferenza. A fine udienza è stata messa «ko» dal controesame dei difensori degli imputati. Si è sentita male quando l’avvocato Carlo Romeo, ultimo a prendere la parola, l’ha incalzata ripercorrendo i suoi ricordi. «Signora, lei ha detto di essere andata in carcere da Bruno per...». La frase del legale è arrivata diretta al di là del microfono: Rosetta, 52 anni, tre infarti alle spalle, s’è accasciata. È stata soccorsa dagli uomini di scorta, poi il collegamento si è interrotto costringendo il presidente del collegio, il giudice Paola Trovati, a sospendere l’esame.  

Nevio Coral
 Si è chiusa così, con un colpo di scena, la giornata processuale del maxiprocesso alla ’ndrangheta, dopo ore di racconti criminali, cocaina a fiumi, pistole nascoste tra la biancheria della piccola Giulia e in cucina, soldi. Ma anche rivelazioni su sostegni elettorali. «Bruno diceva di comandare lui a Cuorgnè» dice Rosetta. In aula, ad ascoltarla, c’era anche Nevio Coral, ex sindaco di Leini, accusato di aver intrecciato rapporti con la criminalità organizzata, suocero di Caterina Ferrero. Ma mentre la nuora e l’ex sindaco di Rivarolo, Bertot, non sono finiti tra gli indagati, lui si è ritrovato tra le decine di imputati. 

Secondo Rosetta, Bruno e suo zio Giovanni (in passato esponente del Psi) si occupavano di politica per «ottenere favori». Per i santini Bruno riceveva buoni «benzina». Un giorno ha sentito i due parlare di certi «lavori» con Coral. Nella casa di Bruno si tenevano incontri e cene con presunti affiliati. Nella loro tavernetta si sarebbe celebrato un «battesimo», investitura di ’ndrangheta. Bruno era «capo locale» a Cuorgnè. L’uomo che, parlando in libertà nella sua Golf farcita di cimici, ha svelato ai carabinieri i segreti della criminalità organizzata. E che gestiva un night, «tirava» di cocaina, beveva come una spugna. E poi guardava il telefilm su Totò Riina, «Il capo dei capi» e dal divano pronunciava di getto la formula di affiliazione alla mafia, benché «’ndranghetista».  



mercoledì 16 gennaio 2013

TELEJATO: "VOTO DI SCAMBIO POLITICO-MAFIOSO"


“Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo”. Paolo Borsellino.

Sin dall’inizio della loro storia, le mafie -dapprima “braccio armato” di pezzi del potere- si sono incuneate nei gangli della società civile proprio attraverso il sistema dell’elezione “democratica” di coloro che sono eletti a guida delle comunità.
Nell’approssimarsi delle elezioni, Telejato ci offre una analisi lucida e non ipocrita di come venga gestito il momento delicatissimo del voto in Sicilia.  
Ma ipocriti non vogliamo esserlo neppure noi: il meccanismo mafioso descritto è così semplice ed efficace da essersi diffuso presto anche in altre regioni italiane. La diffusione e la presenza delle mafie, anche al Nord, si spiega anche con la diffusione e l’efficacia che il sistema mafioso offre. Le mafie votano e fanno votare! 
Pertanto, le situazioni descritte  sono spesso  le medesime sia che quando a condurle siano "mafiosi veri e propri", sia che quando altri soggetti (non propriamente "mafiosi") adottino -consapevolmente o inconsapevolmente- "sistemi e metodi mafiosi". Il risultato è il medesimo!

 fonte. TELEJATO redazione

INCHIESTA: "VOTO DI SCAMBIO POLITICO-MAFIOSO"
Esistono vari tipi di voto di scambio...

PINO MANIACI direttore, anima, di Telejato
Oggi noi di Telejato vogliamo occuparci di "Elezioni e campagna elettorale" relativamente ed in vista delle elezioni di sindaci e consiglieri comunali previste per il mese di giugno del 2013 in alcuni comuni del nostro comprensorio. Ma partiamo dall'inizio che cosa è "L'elezione"? 

L'elezione è un metodo di scelta da parte di cittadini che sono chiamati ad esprimere le loro preferenze attraverso il voto per una o più persone o per un insieme di persone (una lista), voti che vengono poi trasformati in una scelta collettiva sulla base di regole prestabilite.
In passato "il voto dell'elettore" è stato ed è tutt'oggi sotto la lente d'ingrandimento delle forze dell'ordine sono tante le inchieste nate ed i processi avviati in Sicilia ma anche in Italia per "il voto di scambio". 
Esistono vari tipi di voto di scambio: Il voto di scambio "legale" frutto del clientelismo politico e consente, a chi ne usufruisce, di vedere accolta una richiesta in cambio del voto. Si pensi ad un terreno agricolo che diventa edificabile, con l'interessamento del politico neo eletto in seguito alla modifica del piano regolatore territoriale. 
1) Il voto di scambio "illegale" è quello in cui un politico offre in cambio del voto qualcosa che non è legittimato ad offrire. Per esempio un posto al comune, all'aeroporto, in una cooperativa all'ospedale come inserviente, in un call center, con un concorso pubblico addomesticato o il condono di un abuso edilizio non condonabile o il cambio della destinazione d'uso di un immobile in violazione alle norme del piano regolatore territoriale. 
2) Il voto di scambio politico-mafioso è quello che si può manifestare in un rapporto diretto fra politico ed elettore con l'interposizione di interessi della mafia, in cambio di denaro o di una raccomandazione per un posto di lavoro o di aggiudicazione di appalti a favore di imprese in odor di mafia. 
Il voto di scambio politico mafioso è un reato ai sensi dell'art. 416-ter del codice penale. In Sicilia vedi il processo a carico di Cuffaro concluso con la condanna dello stesso e il processo a carico dell'ex Presidente della Regione Raffaele Lombardo e tanti altri. Così come è punita qualsiasi violazione della legge per ottenere un voto, sebbene siano reati di ben differente gravità: il falso in un concorso pubblico per un'assunzione clientelare nella pubblica amministrazione; il falso nelle gare di appalto pubbliche per aggiudicare gli appalti a imprese che fanno assunzioni clientelari; il concorso esterno in associazione mafiosa, sempre per imporre l'assunzione di persone e l'aggiudicazione di appalti ad imprese, segnalati dagli eletti che ricorrono alla mafia, o al contrario segnalati dalle organizzazioni criminali. 
Nel caso di una forma di associazione, il voto di scambio può analogamente avere luogo per ottenere finanziamenti o appalti pubblici, se queste incentivano una convergenza di "massa" per i voti dei loro iscritti. 
Ma scendiamo nei dettagli: come vengono eletti alcuni consiglieri comunali ed alcuni Sindaci dei comuni del nostro comprensorio? 
Consiglieri in carica nei comuni da una vita e riconfermati ad ogni nuova campagna elettorale da parte dei cittadini. La campagna elettorale solo di fatto avviene qualche mese prima dell'elezione, di solito un consigliere comunale è in campagna elettorale tutto l'anno. 
Consiglieri come i cardiologhi, medici, infermieri impiegati presso gli ospedali sono a portata di mano di tutti i cittadini, loro fanno spesso dei favori personali, favori che poi spesso non sono perché dovuti, creando una situazione di debito verso l'elettore da compensare con la richiesta e l'ottenimento del voto. Tanti di loro si recano a casa di cittadini malati per misurargli, la pressione, la glicemia, a mettergli la flebo, a fargli una semplice puntura o addirittura a fargli scrivere la ricetta o portargli i medicinali dall'ospedale.
Poi ci sono i consiglieri che non essendo dottori o medici o infermieri, ma autonomi, tartassano e assillano tutto l'anno il sindaco e gli impiegati comunali al fine di concedere contributi alle famiglie disagiate, che poi di solito tante disagiate non sono perché posseggono 2 auto, casa e posto di lavoro, quando invece ci sono delle famiglie veramente povere che hanno bisogno e non vengono prese in considerazione; famiglie disagiate che domandano per le vie del paese pochi euro per acquistare una busta di latte al figlio o che non possono recarsi all'ospedale da altri paesi per fare una radiografia non avendo i soldi per acquistare il biglietto dell'AST o che non riescono a comprare la mattina il panino alo bambino quando lo accompagnano a scuola. Loro si recano a casa di questi cittadini -chiamati disagiati- alcuni giorni prima che venga recapitata da parte del Comune la lettera per vantarsi e comunicare l'emissione dell'assegno grazie al loro interessamento, naturalmente da compensare in futuro con la richiesta e l'ottenimento del voto.
Poi ci sono i consiglieri che promettono in generale, promettono posti in cooperative, fotovoltaici per i terreni agricoli, posti all'aeroporto, lavori per i disoccupati che non arriveranno mai poiché il giorno dopo l'elezione faranno finta di non conoscerli togliendo anche il saluto per la promessa che non potranno mantenere. 
Vi siete mai chiesti perchè alcuni consiglieri Comunali ed Assessori non rilasciano mai interviste ai nostri microfoni o non parlano mai di legalità, di lotta alla mafia o qualsiasi altra forma di criminalità organizzata? 
Vi siete ma chiesti perché alcuni di loro non partecipano mai alle manifestazioni antimafia mettendoci la faccia o a fiaccolate e conferenze ? 
La risposta ve la diamo noi di TeleJato: I parenti dei mafiosi guardano il nostro notiziario tutti i giorni, presumiamo anche che spesso ci dicano parolacce quando li definiamo pezzi di merda, se un consigliere o un assessore comunale si mettesse contro la mafia e partecipasse ai nostri eventi, se si facesse intervistare e riprendere dalle nostre telecamere mettendoci la faccia sicuramente non potrebbe recarsi nelle loro case per chiedere il loro voto.
Meglio fare come hanno sempre fatto parlare di legalità a telecamere spente per poi recarsi nelle loro case, dispiacersi per il parente detenuto dicendo possibilmente "mischinu nun fici nenti, innoccenti è", fargli avere il contributo previsto dalla legge per le famiglie dei detenuti e poi alla fine richiedere il voto. 
Non è un caso quando a certi politici gli bruciano la macchina, magari fanno delle promesse a queste famiglie in cambio del voto, famiglie che andrebbero isolate e poi quando vengono eletti rinnegano e dimenticano tutto, allora ci chiediamo, sarà perdita di memoria o troppo alcool proveniente dai brindisi per i festeggiamenti di una vittoria? 
Chiediamo ai cittadini, quelli onesti di riflettere prima di votare qualsiasi candidato, il voto deve essere libero e soprattutto non deve essere influenzato da niente e da nessuno.