Sergio Lari,capo dei pubblici ministeri di Caltanissetta: "Sono convinto che la scomparsa sia strettamente collegata ai misteri della trattativa fra alcuni pezzi di Stato e Cosa nostra. Chi sa, parli. Non è tollerabile che dentro le istituzioni qualcuno stia zitto".
Fonte : La Repubblica
Caccia all'agenda rossa di Borsellino
"In queste immagini l'uomo che l'ha rubata"
Un video inedito nelle mani degli investigatori: chi l'ha trafugata è in qui insieme a passanti, magistrati e poliziotti. I pm sono convinti: "Nelle carte del giudice i segreti della trattativa"
dai nostri inviati ATTILIO BOLZONI e SALVO PALAZZOLO
CALTANISSETTA - Stanno cercando una faccia, stanno inseguendo un uomo. Quello che ha rubato l'agenda rossa di Paolo Borsellino. È lì, in un vortice di immagini girate in mezzo a carcasse di auto in fumo. È lì, fra la folla, qualche minuto dopo la strage.
L'ultimo mistero sulla famosa agenda che il procuratore Borsellino teneva sempre con sé si nasconde probabilmente in un video di una decina di minuti che gli investigatori della Dia e della polizia scientifica hanno consegnato ai magistrati di Caltanissetta. Un filmato fatto di frammenti messi insieme incastrando riprese di operatori televisivi di Rai, Canale 5, emittenti private e anche di qualche videoamatore. "Tutto quello che esiste come immagini di quel pomeriggio adesso ce l'abbiamo e siamo certi che qualcosa troveremo", dice il procuratore capo della repubblica Sergio Lari. Aggiunge poi il procuratore: "Non è stata rubata dalla mafia. Qualcuno all'interno delle istituzioni sa dov'è finita l'agenda di Paolo".
Fra quelle mille facce che compaiono e scompaiono in pochi attimi dal filmato, gli inquirenti sono convinti di individuare il ladro dell'agenda rossa. I loro sospetti si sono concentrati su un funzionario degli apparati di sicurezza che era lì, sul luogo della strage. Dal quartiere generale dell'intelligence italiana sono stati spediti alla procura di Caltanissetta alcuni album con i volti degli agenti in servizio a Palermo nell'estate del 1992, le loro foto saranno confrontate con quelle degli uomini che si vedono nel filmato ricostruito dalla Scientifica. È questa adesso l'ultima pista per tentare di scovare il ladro dell'agenda rossa.
Dalle carte dell'inchiesta sull'uccisione di Paolo Borsellino, i procuratori hanno ripescato un verbale di interrogatorio di un poliziotto della "squadra volanti" arrivato fra i primi in via Mariano D'Amelio dopo l'esplosione. Una testimonianza che non risale al 1992, ma a soli alcuni anni fa. Ha dichiarato l'ispettore Giuseppe Garofalo: "Ricordo di avere notato una persona, in abiti civili, alla quale ho chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza nei pressi dell'auto. A questo proposito non riesco a ricordare se la persona menzionata mi abbia chiesto qualcosa in merito alla borsa o se io l'ho vista con la borsa in mano, o comunque nei pressi dell'auto del giudice". E ancora: "Di sicuro, io ho chiesto a questa persona chi fosse, per essere interessato alla borsa del giudice. Lui mi ha risposto di appartenere ai servizi. Posso dire che era vestito in maniera elegante, con la giacca, di cui non ricordo i colori".
È lui, l'uomo che stanno cercando. L'agenda rossa di Paolo Borsellino - un regalo dell'Arma dei carabinieri - era dentro una borsa di pelle, il giudice l'aveva sistemata dietro il sedile del suo autista, sulla Croma blindata. La borsa del procuratore è stata recuperata con tutti gli oggetti personali, tutti tranne l'agenda rossa. La prima relazione di servizio sul ritrovamento di quella borsa risale a cinque mesi dopo la strage, è firmata da un altro ispettore della "squadra volanti" della polizia, Francesco Paolo Maggi, lo stesso che nel pomeriggio del 19 luglio l'ha portata alla squadra mobile e consegnata al dirigente Arnaldo La Barbera.È un altro dei "gialli" della strage.
Perché tutto questo tempo per redigere un verbale sulla borsa? Le nuove indagini dei procuratori di Caltanissetta hanno ristretto l'arco di tempo in cui è stata rubata l'agenda. Prima le indagini si erano concentrate tra le 16.58 - l'ora dell'esplosione - e le 17.20 - il momento in cui la borsa di pelle è stata vista, fotografata e ripresa dalle telecamere fra le mani di un ufficiale dei carabinieri - ma adesso tutta l'attenzione è dedicata ai quindici minuti che vanno dalle 17.15 alle 17.30. Uno spostamento per polarizzare l'investigazione sulle immagini raccolte nel video della Dia e della polizia scientifica.
Alle 17.20, infatti, l'allora capitano Giovanni Arcangioli viene ripreso con la borsa di Paolo Borsellino mentre cammina in via Mariano D'Amelio e si dirige verso via Autonomia Siciliana. L'ufficiale è inquisito in un primo momento per avere rubato l'agenda rossa (raccontò di averla avuta da due magistrati, che però lo smentirono), ma poi è stato prosciolto: non c'è prova che in quel momento l'agenda rossa si trovasse ancora nella borsa. Questo ha scritto un giudice, e la Cassazione ha confermato. Ieri, Arcangioli è stato ascoltato al processo Borsellino quater. E ha ribadito la sua versione: "Non so nulla di quell'agenda rossa, nella borsa non c'era alcun elemento utile per le indagini".
Ora l'indagine è tutta intorno ai cinque minuti precedenti all'immagine che fissa la borsa nelle mani di Arcangioli e sui dieci successivi, quando la zona di via D'Amelio viene recintata. Chi, prima o dopo di quell'ufficiale, ha prelevato e trasportato la borsa del procuratore ucciso? L'agenda rossa è stata prelevata prima o dopo delle 17.20?
Così da qualche settimana è ripartita l'inchiesta - con questo video - sulla scomparsa di quello che viene considerato il documento-chiave non solo della strage di via Mariano D'Amelio, ma anche della strage di Capaci. A esplorare i misteri del 19 luglio è un pool, con Lari anche Nico Gozzo, Gabriele Paci e Stefano Luciani.
Nell'agenda rossa il procuratore aveva registrato tutto ciò che era accaduto dalla morte di Giovanni Falcone.
Poi qualcuno l'ha rubata. Perché?
"Sono convinto che la scomparsa sia strettamente collegata ai misteri della trattativa fra alcuni pezzi di Stato e Cosa nostra", dice il capo dei pubblici ministeri di Caltanissetta. Sergio Lari lancia un appello: "Chi sa, parli. Non è tollerabile che dentro le istituzioni qualcuno stia zitto".
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