domenica 22 febbraio 2015

"Porco ti scrivo per avvertirti che fai la fine del capretto a Pasqua..."


Ancora oggi, nelle terre del Sud Italia, terre un tempo bellissime, ora disgraziate e devastate dalle mafie e da coloro che fanno proprio il "pensiero mafioso", è "pericoloso" costruire lavoro, lavoro vero, lavoro libero da padroni e da padrini. In Calabria, all'indomani dell'appello di Papa Francesco alla conversione (qui), ritornano le minacce dei mafiosi rivolte a Mimmo Nasone, coordinatore regionale di LIBERA.

Fonte : La Repubblica  

Minacce a Libera in Calabria. La 'ndrangheta contro Nasone: "Farai la fine del capretto a Pasqua"

Lettera di tre pagine, in dialetto, consegnata al sindaco di Palizzi, nel reggino, che ha dato al coordinatore regionale la cittadinanza onoraria. Indagano gli inquirenti, rafforzata la sicurezza



REGGIO CALABRIA -  "Porco ti scrivo per avvertirti che fai la fine del capretto a Pasqua, se ancora respiri è perché lo vogliamo noi".  Nuove minacce di morte per il coordinatore regionale di Libera Calabria, Mimmo Nasone. Una lettera manoscritta di tre pagine indirizzata a Nasone e ai volontari dell'associazione di don Ciotti  è stata recapitata nei giorni scorsi al sindaco di Palizzi, paesino in provincia di Reggio Calabria, Walter Scerbo, che ne ha denunciato il contenuto ai carabinieri.

Minacce anonime che però sembrano legate ad episodi specifici. Tre pagine, scritte in dialetto, in cui si annuncia "vi sciogliamo nell'acido, a te Nasone e a tutti i porci senza ritegno di Libera, dovrete saltare in aria tutti" e che gli inquirenti collegano probabilmente all'attività dell'associazione nell'area jonica reggina.
Mimmo Nasone infatti, a dicembre scorso, è stato insignito del titolo di cittadino onorario di Palizzi, e sempre nella stezza zone ha sede una cooperativa agricola, "Terre Grecaniche", che aderisce al progetto di Libera.

Una coop, sostenuta dal coordinamento regionale di Libera, che mettendo a dimora alcuni terreni delle colline di Palizzi ha iniziato a produrre un vino che si è ritagliato una nicchia di mercato interessante anche dal punto di vista economico. Al punto che i soci della cooperativa nei mesi scorsi avevano deciso di acquistare altri 15 ettari di terreno incrementare la produzione.
Idea che, evidentemente, non è piaciuta ai ras locali dei clan. Ed infatti a inizio anno la cooperativa ha subito alcuni di danneggiamenti e furti in stile mafioso. Avvertimenti. A fine gennaio Mimmo Nasone e Libera erano intervenuti con un'iniziativa pubblica di solidarietà nei confronti dei soci della cooperativa a cui è stato garantito il sostegno di Libera. Ora, secondo gli inquirenti, sotto forma di lettera è arrivata la risposta dei clan locali. Un avvertimento chiaro: "E d'ora in poi quando salite sulle vostre belle macchine fatevi il segno della croce, porci".

Un segnale che, fonti investigative fanno sapere, non sarà sottovalutato, e sul quale gli inquirenti sono già a lavoro da alcuni giorni. Da alcuni giorni, su disposizione della Prefettura, è stato potenziato il sistema di sicurezza delle forze di polizia attorno a Nasone che, già in passato, aveva subito una serie di minacce.

lunedì 16 febbraio 2015

I Falò della Libertà del popolo Valdese, simbolo di dialogo fra i popoli

Questa sera, alle ore 21,00 anche a Pinerolo, in Piazza D'Armi,  si accenderà il falò dei valdesi in ricordo dei fuochi di gioia per la firma delle "Lettere Patenti" , avvenuta il 17 febbraio 1848, con le quali il Re Carlo Alberto concedeva, per la prima volta nella storia del Piemonte, i diritti civili alla minoranza valdese e, qualche giorno dopo, anche alla minoranza ebraica. 
Libertà e fratellanza sono insiti nell'accensione del falò, "fuoco della libertà", simbolo gioioso di comunione e dialogo tra popoli, culture e fedi diverse.
La festa, da sempre, non ha un carattere religioso - sebbene i valdesi siano oggi ancora riconoscenti al Signore per la libertà ottenuta - ma civile. Intorno al falò si raduna tutta la popolazione al di là delle differenziazioni politiche, culturali, religiose, per una grande festa popolare.  

Fonte: Chiesa Evangelica Valdese

SIGNIFICATO DEI FALO'
È consuetudine che la sera del 16 febbraio nei villaggi e nelle borgate delle Valli valdesi si accendano dei fuochi di gioia in ricordo della firma delle "Lettere Patenti" , avvenuta il 17 febbraio 1848 con le quali il Re Carlo Alberto concedeva, per la prima volta nella storia del Piemonte, i diritti civili alla minoranza valdese e, qualche giorno dopo, anche alla minoranza ebraica.
Questa sera, alle ore 21,00 anche a Pinerolo, in Piazza D'Armi,  si accenderà il falò. La festa, da sempre, non ha un carattere religioso - sebbene i valdesi siano oggi ancora riconoscenti al Signore per la libertà ottenuta - ma civile. Intorno al falò si raduna tutta la popolazione al di là delle differenziazioni politiche, culturali, religiose, per una grande festa popolare.
Libertà e fratellanza sono insiti nell'accensione del falò, "fuoco della libertà", simbolo gioioso di comunione e dialogo tra popoli, culture e fedi diverse.
Quest'anno e, speriamo ancora di più l'anno prossimo, l'auspicio è che quante più persone, provenienti anche da paesi diversi, si uniscano alla gioia della popolazione locale per la libertà che è dono e conquista ad un tempo.
Celebrare oggi quell'evento non vuol dire solo ricordare un momento del passato, ma soprattutto essere consapevoli che la libertà di coscienza è una delle libertà fondamentali di uno stato democratico come del resto viene anche affermato nella Carta costituzionale della Repubblica Italiana. 

"Lettere Patenti": con questo atto il Regno del Piemonte non solo poneva fine ad una secolare discriminazione nei confronti di una parte dei suoi sudditi, ma avviava anche un processo di modernizzazione che lo poneva al livello degli altri stati europei e alla testa del movimento del Risorgimento italiano.
Impossibile dire quanti siano i falò che si accendono la sera del 16 febbraio sui fianchi delle colline del pinerolese e per le pendici dei monti della Val Pellice, della Val Chisone e della Val Germanasca. Qua e là, spontaneamente si formano delle fiaccolate che precedono l'accensione dei falò.
Alle ore 21,00 anche a Pinerolo, in Piazza D'Armi  si accenderà  il fuoco, il falò intorno ai quali la gente si riunisce per cantare, ascoltare brevi messaggi e riscaldarsi con un bicchiere di "vin brulé" generosamente offerto dalle associazioni locali. Suggestivo è lo spettacolo dei tanti fuochi che illuminano la notte.

giovedì 12 febbraio 2015

L'appello di Arci, Cgil, Libera e Uil dopo le ultime stragi nel Mediterraneo

L'ppello di Arci, Cgil, Libera e Uil dopo le ultime stragi nel Mediterraneo


A Federica Mogherini 
perché si adoperi per l’apertura di canali d’ingressoumanitari.
A Matteo Renzi 
perché riattivi l’operazione Mare Nostrum

Si apre con una nuova tragedia il 2015 nel Mediterraneo, con centinaia di profughi morti, assiderati o annegati. Una tragedia che non può essere attribuita soltanto al cinismo di chi ha costretto queste persone a imbarcarsi nonostante il freddo invernale e le condizioni avverse del mare.
Questa ennesima strage poteva essere evitata se il governo italiano non avesse deciso di sospendere Mare Nostrum, sostituendo un’azione dedicata alla ricerca e al soccorso in mare con l’operazione Triton, le cui finalità sono tutt’altre, e cioè il controllo e la sicurezza delle frontiere entro un raggio assai limitato.      
Ricordando le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento, su cosa debba intendersi per emergenza umanitaria, chiediamo all’Unione Europea, e facciamo appello in particolare alla vice Presidente della Commissione Federica Mogherini affinché promuova l’attivazione di canali d’ingresso regolari in grado di mettere in salvo i profughi, consentendo loro di rivolgersi agli Stati e non ai trafficanti.
Facciamo appello anche al Governo italiano affinché scelga la protezione delle persone anziché quella delle frontiere.
Chiediamo al Presidente del Consiglio Matteo Renzi di riattivare l’operazione Mare Nostrum in attesa che gli Stati dell'UE modifichino le loro politiche,  consentendo l’accesso regolare e in sicurezza alle nostre frontiere a chi fugge da guerre e persecuzioni.
Questa è anche l’unica via per per contrastare efficacemente la criminalità e i trafficanti di essere umani.   


Roma, 11 febbraio 2015

lunedì 9 febbraio 2015

“I nodi sono molto grossi, le armi appaiono spuntate: spero di farcela, e presto”

Il dovere della MEMORIA. Dall'elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, una fotografia in bianco e nero (scattata da Letizia Battaglia, la più importante fotografa italiana) lega la storia del neo- Presidente alla fine tragica di suo fratello Piersanti, ucciso da "cosa nostra" il giorno dell'Epifania del 1980. 
Ma sono le parole pronunciate dai due fratelli nei due momenti cruciali della loro storia che dovrebbero farci riflettere: le parole pronunciate dal primo - da Piersanti-  a poche ore dalla sua uccisione; le parole  di Segio Mattarella nel suo discorso di insediamento alla carica di Presidente della Repubblica, nel passaggio che riguarda il cancro della corruzione e delle mafie. 
Se accostiamo quelle parole, trentacinque anni di storia drammatica di questo paese sembrano essere trascorsi invano, tanto simili sono i riferimenti, i concetti espressi. Accostando quelle parole comprendiamo che troppo poco è stato fatto per vincere la battaglia contro la corruzione, le mafie, la mala-politica. 
O si combattono quelle battaglie o non si combatte niente.
Piersanti Mattarella lo aveva capito e per questo è stato ucciso.
Auguriamo al presidente Sergio Mattarella di combattere le battaglie per sconfiggere corruzione, mafie e mala-politica.
Giuseppe Fava così scriveva di Piersanti Mattarella ne "I cento padroni di Palermo":   
"(...) Indossò tutta la dignità che dovrebbe avere sempre un uomo; dignità significa intransigenza morale, nitidezza nel governo, onestà nella pubblica amministrazione. Piersanti Mattarella fu capace di pensare in grande e pensare in proprio. Figurarsi la società palermitana degli oligarchi, i cento padroni di Palermo. Come poteva vivere un uomo così, e per giunta vivere da presidente? (...)"


La sera di sabato 5 gennaio 1980 il Telegiornale regionale siciliano aveva mandato in onda  l'ultima intervista rilasciata da Piersanti Mattarella, allora presidente della Regione Sicilia. Il tema dell'intervista era "Sicilia: nel buio degli anni ’80". L'intervista viene pubblicata in una sintesi dal «Giornale di Sicilia» proprio nell'edizione del 6 gennaio, il giorno in cui Mattarella sarà ucciso. Il titolo scelto era: “I nodi sono molto grossi, le armi appaiono spuntate: spero di farcela, e presto”: sono le parole che Piersanti Mattarella pronuncia in un passaggio della stessa intervista. Riportiamo la parte finale dell'intervista, quando il giornalista incalza Piersanti Mattarella sule azioni messe in atto per contrastare la mafia

Stralcio dell'intervista di Piersanti Mattarella: 
“I nodi sono molto grossi, le armi appaiono spuntate: spero di farcela, e presto”
(...) Domanda. Il ’79 è stato l’anno in cui della mafia, dopo un crescendo di violenza, si è parlato dentro il palazzo. È riconosciuto che il fenomeno si alimenta di un malessere sociale per rispondere al quale sono necessari fatti politici, non solo misure di polizia. Ma quali fatti politici in tal senso la Regione ha prodotto, quali potrà produrre?


Risposta di P. Mattarella. «Fatti politici ci sono stati. Cito soltanto i due dibattiti in Assemblea regionale conclusi con voto unanime. Molte indicazioni concrete per far fronte al fenomeno sono state accolte dai recenti provvedimenti del Consiglio dei ministri in materia di ordine pubblico». 


D. Siamo sempre sul piano delle misure di polizia. I fatti politici riguardano il risanamento del costume pubblico. Il cardinale Pappalardo nell’ultima lettera pastorale ha detto che la mafia è pure quella sensazione di sicurezza prodotta dall’esser «protetti da un amico o da un gruppo di amici che contano». Questi gruppi si insediano pure dentro la classe dirigente.


R. «Il richiamo del cardinale è appropriato. Il problema esiste perché nella società a diversi livelli, nella classe dirigente non solo politica, ma pure economica e finanziaria, si affermano comportamenti individuali e collettivi che favoriscono la mafia. Bisogna intervenire per eliminare quanto a livello pubblico, attraverso intermediazioni e parassitismi, ha fatto e fa proliferare la mafia. Pure è necessario risvegliare doveri individuali e comportamenti dei singoli che finiscono con il consentire il formarsi di un’area dove il fenomeno ha potuto, dico storicamente, allignare e prosperare».

Stralcio del discorso di Sergio Mattarella nel giorno del suo giuramento

"(...) Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità.
La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato.Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci. 
L'attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».
E' allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti. Dobbiamo incoraggiare l'azione determinata della magistratura e delle forze dell'ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata. 
Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.(...)"

domenica 1 febbraio 2015

"Per Questo" vogliamo ringraziare!

"Per Questo". Vogliamo ringraziare il pubblico che venerdì sera, in un Teatro Incontro "tutto esaurito", ha assistito allo spettacolo "Per Questo"
Lo spettacolo presentato da "Nonsoloteatro" nell'ambito della rassegna "DiFesta Teatrando", scritto e recitato Eleonora Frida Milo, tratto dal libro “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando, è dedicato a Giovanni Falcone, alla storia del "pool anti-mafia", alla lotta a favore della Giustizia. 
Vogliamo ringraziare il pubblico per averci aiutato a vincere "la scommessa": riempire un teatro dove ragazzine e ragazzini "accompagnassero" genitori ed insegnanti per riflettere -a partire dal mostro del bullismo che diventa "mafia e pensiero mafioso"- su parole e valori quali la Speranza,  la Giustiziala Libertà, il Coraggio. Valori incarnati da uomini come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Nini Cassarà e altri come loro.  


Per questo avevamo scritto: "il Teatro, lo spettacolo, non dovrebbe mai essere "custode del sonno di una società in catene" ( Guj Deborge).  Il teatro infatti non è solo la magnificenza di "macchine e ingegni" fantastici; sin dalle sue origini, il Teatro è anche uno dei luoghi ove proporre, anche attraverso la satira e il sorriso,  Storie e Idee che aiutino a riflettere, a ricercare e scoprire i valori su cui fondare la comunità nella quale vogliamo riconoscerci."

Eleonora Frida Milo e l'orsacchiotto Bum