lunedì 26 marzo 2018

Si parla di Olimpiade ma si nasconde il problema vero: Pinerolo e la sua mancanza di identità.


Nel suo ultimo numero il giornale Vita diocesana ospita la "riflessione-lettera aperta" del presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo sul tema delle "seconde Olimpiadi". Abbiamo l’impressione che a Pinerolo si parli di giochi olimpici per non parlare invece del problema vero che si pone sul tavolo ma che si ha qualche remora a dichiarare apertamente: la mancanza di identità di Pinerolo. Pinerolo ci appare come una città, una comunità, che “non sa che copione recitare”, che “non ha un copione da recitare” e per il quale impegnarsi sulla ribalta della vita reale e quotidiana.  Agli occhi di coloro che seguono con passioni le vicende della comunità la querelle sulla seconda Olimpiade rischia di configurarsi come una paradossale auto-denuncia: ricercare l’evento straordinario per la rinascita di un territorio non fa che sottolineare la mancanza di una visione complessiva a medio-lungo termine, il famoso “quadro-progetto”, che pare sempre latitare, non esistere,  non solo nel dibattito della comunità pinerolese ma soprattutto nella sua classe dirigente. 

Lettera aperta alla comunità: “La seconda Olimpiade a Pinerolo? 
A noi viene alla mente Pirandello ed i suoi celebri personaggi”!
Da qualche settimana si dibatte sul tema “seconda Olimpiade” (a Pinerolo, a Torino, in Val Susa, a Milano?). Agli osservatori più attenti, ma anche a noi che ci siamo detti “sentinelle del territorio”,  non è sfuggito il dettaglio di come il dibattito sia stato strategicamente acceso a partire da aree periferiche quasi a suggerire che la riflessione sul tema “olimpiade” provenisse dalla base delle comunità. In realtà  non ci risulta che vi siano stati movimenti, associazioni o gruppi, ma neppure assemblee stimolate da amministratori locali, a resuscitare un tema che non sembra appartenere  alle priorità delle comunità. Tuttavia, in un “crescendo rossiniano”, dai consigli comunali periferici la querelle “Olimpiade” è approdata alla sala del Consiglio Comunale di Torino.
Si parla di Olimpiade ma si nasconde il problema vero
Abbiamo l’impressione che si parli di giochi olimpici per non parlare invece del problema vero che si pone sul tavolo ma che si ha qualche remora a dichiarare apertamente e pertanto lo si camuffa rivestendolo con l’olimpica bandiera. Rifacendoci al dramma pirandelliano, se non sappiamo ancora quanti siano i “personaggi” coinvolti nella vicenda di certo ci accorgiamo che, metaforicamente parlando, “uno dei personaggi in cerca di autore”, “il problema” che si cerca di nascondere,  è proprio “il pinerolese”, o “il torinese”, intesi come territori. Anzi, per quanto ci riguarda, potremmo dire che il problema è proprio Pinerolo: una città, una comunità, che “non sa che copione recitare”, che “non ha un copione da recitare” e per il quale impegnarsi sulla ribalta della vita reale e quotidiana. E quando “un personaggio” è in cerca di un copione-autore, quel che spera di trovare (o di ritrovare) è essenzialmente la propria stessa identità! Parliamo di come ri-trovare l’identità di Pinerolo non di “seconda Olimpiade”!
Cesana. Pista di bob
Un altro elemento ci lascia perplessi: proprio alcuni fra coloro che sono stati “colpevoli” della mancanza del metaforico copione e della più concreta identità” (le classi politiche-dirigenti locali) oggi dibattono su “seconde olimpiade” come occasione di possibile rilancio del territorio. Che l’Olimpiade possa ancora essere considerata “motore di rilancio” economico è questione assai dubbia. Basta infatti rileggere la storia del “day-after” delle varie edizioni, estive o invernali, per comprendere con quali scenari ci si debba realisticamente confrontare. Nella maggioranza dei casi, il lascito dei Giochi ai territori organizzatori è stato negativo: costi che sforano le previsioni con conseguenti indebitamenti gravanti sulla collettività; sconvolgimenti del territorio dovute alle opere-impianti a quelle connesse; strutture spesso poi inutilizzate, sotto-utilizzate o lasciate in rovina; fallimenti di ditte esecutrici, per non finire a parlare di ruberie e corruzione
E non vogliamo qui trattare della presenza dei clan mafiosi, da sempre interessati e implicati nei grandi eventi e “grandi opere” nostrane. (leggi qui Villaggio Olimpico di Torino 2006 costruito dal re del riciclaggio ). E neppure tratteremo della polemica spesso suscitata dal confronto fra gli investimenti destinati ai “luoghi-cartolina”, comparate col presunto abbandono a cui vengono destinate le aree periferiche della città e dei territori ospitanti i Giochi.
Pare l’esatto copione di quanto accaduto anche con i Giochi invernali di Torino 2006: un’edizione che,  se è servita a rivalutare l’immagine della città, ha pure lasciato una pesante eredità fatta di debiti, scandali e aspettative disattese.

La domanda essenziale:A cosa servirebbe una seconda Olimpiade a Pinerolo?”
Una prima risposta (realistica): a fornire un poco di sollievo ad un territorio che appare esangue, affaticato-stremato da un decennio di crisi, con tenui speranze di ripresa se non in specifici e peculiari settori. L’Olimpiade quindi come salutare occasione-iniezione di capitali freschi e lavoro (..forse! e a tempo ben “determinato”); ma pure incarichi, commissioni, consulenze, nomine,  tutte “a tempo” ma per alcuni “soliti noti” foriere di possibili, magnifiche future carriere.
Una seconda risposta (romantica, utopica) alla domanda posta: rifacendoci a quanto detto prima, a ri-trovare, a ri-costruire l’identità di Pinerolo e dintorni! Ma davvero pensiamo di ricostruire l’identità del territorio partendo dalla “seconda Olimpiade a Pinerolo”? Piuttosto, forse, l’Olimpiade potrebbe essere il fine, non certo il mezzo col quale provare a ri-costruire quell’identità.
Agli occhi di coloro che seguono con passioni le vicende della comunità tutto questo rischia di configurarsi come una paradossale auto-denuncia: ricercare l’evento straordinario per la rinascita di un territorio non fa che sottolineare la mancanza di una visione complessiva a medio-lungo termine, il famoso “quadro-progetto”, che pare sempre latitare, non esistere,  non solo nel dibattito della comunità pinerolese ma soprattutto nella sua classe dirigente. E allora,  poiché non si inventa nulla, l’Olimpiade ci appare strettamente imparentata col “Panem e circensem” di tempi andati che tornano poi sempre “di moda.

Il territorio…e Pinerolo alla ricerca dell’identità perduta

Lo si dice spesso: la crisi del territorio-comunità pinerolese è legata in qualche misura anche ad una "crisi di identità" accentuata dalla difficile congiuntura economica e da riorganizzazioni di sedi istituzionali dovute pure, ma questo non lo si dice quasi mai, a malfunzionamenti di quelle pinerolesi, ad esempio la vicenda del trasferimento del  tribunale di Pinerolo.  A tutto questo fa da contraltare un fatto che salta agli occhi: mentre la comunità pinerolese è alla ricerca di un "brand" che connoti la città (città della Cavalleria? Città degli Acaja? Del panettone? Della Maschera di Ferro? Città di frontiera? Città pre-montana?...di fine-pianura? Della seconda Olimpiade?) "centri minori" del suo territorio sono stati però capaci di creare -a vari livelli- immagine identitarie-culturali differenti ma pure riconoscibiliTorre Pellice si è inventata "Una Torre di Libri"; Cavour è riconosciuta capofila del settore agricolo (da "Tuttomele" alle carni prodotte dai suoi allevatori); Vigone è diventata, oltreché terra del mais, rinomato centro di allevamento-cavalli
E Pinerolo? Pinerolo conserva ancora almeno una “centralità scolastica" nel territorio: scuole di tutti gli ordini e gradi, una vicina sede universitaria, addirittura un Politecnico! Ma quanta di questa istruzione-cultura formale ha nutrito la città degli ultimi decenni? A guardare al territorio e alla città stessa di Pinerolo, apparentemente, poco o nulla. Quel che vediamo è infatti una città, un territorio, che appare spesso svilito da pratiche e politiche decennali che non hanno certo avuto a cuore la conservazione e la valorizzazione delle peculiarità del territorio stesso. Basta percorrere e guardare ai luoghi della nostra vita quotidiana per comprendere ed evidenziare errori culturali e materiali di un passato che altrove, in altri luoghi, ha avuto al contrario esempi virtuosi di gestione del bene Paesaggio-Territorio, delle sue risorse e peculiarità. I riferimenti d’obbligo li conosciamo tutti e dovrebbero essere considerati esempi da avvicinare-imitare piuttosto che paragoni da scostare.
Eppure sul territorio di Pinerolo esistono-resistono ancora situazioni di relativa “eccellenza” in differenti settori (architettonico-urbanistico, paesaggistico, industriale, manifatturiero, servizi…) ma queste non hanno avuto la capacità, l’opportunità, il supporto necessario, né per creare sinergie di “sistema” ma neppure per inorgoglire di sé il territorio stesso, la sua comunità, poiché ad altre figure e ad altre “storie” sono riservate le luci della ribalta mediatica e della riflessione politico-sociale. Per ultimo, l’Olimpiade.
La querelle delle “seconde Olimpiadi” rischia pertanto di essere l’ennesimo rinvio della questione-madre: la necessità di costruire una identità culturale-economica-produttiva-sociale attraverso un processo (culturale e politico) che informi di sé il territorio nel suo insieme; un sentimento di identità, di appartenenza, che sia capace di concretizzare visioni e situazioni riconoscibili e peculiari, riconducibili ad “un sistema di eccellenze” territoriali (culturali-economiche-produttive-sociali) degno di essere valorizzato.
Ricercare identità valorizzando capacità e merito; stabilire relazioni. Tutto il resto, anche la “seconda olimpiade” a Pinerolo, a Torino, in Val Susa, è (un poco) noia!...come disse “il poeta”.
Arturo Francesco Incurato
Referente presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo


lunedì 19 marzo 2018

XXIII "Giornata della Memoria e dell'Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie"


Promossa dall'Associazione Libera e “Avviso Pubblico”, il prossimo 21 marzo 2018 si celebrerà la XXIII edizione nazionale della "Giornata della Memoria e dell'Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie".
La Giornata è l'occasione per ricordare i nomi e le storie di coloro che la violenza mafiosa ha portato via ai loro cari e alla nostra democrazia. Sono oltre 800 nomi: cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell'ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali. Morti per mano delle mafie perché colpiti inermi, senza colpa alcuna; morti per mano delle mafie perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere. “Ma da questo terribile elenco - sottolinea Libera - mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e da contare”. 
Simultaneamente a quanto accadrà a Foggia, località simbolo scelta quest'anno, anche a Pinerolo e in tanti luoghi d’Italia verranno letti, uno per uno, tutti i nomi delle Vittime Innocenti: persone che non vogliono semplicemente essere ricordate, ma che chiedono di vedere realizzati gli ideali e le speranze per le quali hanno speso la vita.


“Terra, solchi di verità e giustizia”: sono le parole -manifesto scelte per ribadire l’importanza di saldare la cura dell’ambiente e dei territori con l’impegno per la dignità e la libertà delle persone valori possibili solo dove vi è verità e giustizia. 

Il 21 marzo 2018 anche in Piemonte legheremo la memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie all’impegno quotidiano per combattere ogni forma di sfruttamento, l'emarginazione dei più poveri, per sostenere percorsi di giustizia sociale, accoglienza e integrazione. La comunità di Saluzzo, città principale della Giornata in Piemonte, da anni si confronta con il fenomeno dei  migranti che arrivano per la raccolta stagionale della frutta, migranti che vivono spesso in condizioni alloggiative molto precarie, vittime anche di episodi di sfruttamento e caporalato.Comunità libere dalle mafie, dallo sfruttamento, dalla corruzione, si costruiscano attraverso l'impegno che  ciascuno può dare, attraverso percorsi di co-responsabilità.
In Piemonte si farà memoria in particolare del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro dell’agente di scorta Domenico Russo uccisi il 3 settembre 1982;
di Amedeo Damiano, già presidente dell’USL63 di Cuneo, uomo uomo corretto e onesto, vittima di un vile atto intimidatorio il 24 marzo1987, morto dopo dopo 100 giorni di agonia. Una storia dimenticata, quella di un padre, di un amministratore pubblico assassinato perché stava faceva bene il suo lavoro cercando di riportare la legalità e il rispetto delle regole all'interno dell'ospedale di Saluzzo. Una storia giudiziaria complicata a portato a conoscere gli esecutori materiali e il movente, ma non i mandanti. Puoi vedere qui la testimonianza di Giovanni, figlio di Amedeo e di Sergio Anelli, autore di un romanzo su questo assassinio

venerdì 16 marzo 2018

Il dovere della Memoria. La strage di via Fani: l'uccisione di Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera, Domenico Ricci. Il rapimento di Aldo Moro

Furono davvero "solo" le Brigate Rosse ad uccidere gli agenti di scorta e, successivamente, a volere la morte di Aldo Moro?
Alle ore 9:00 circa in via Mario Fani, quartiere Trionfale, l'auto con a bordo il senatore Aldo Moro e quella della scorta furono bloccate all'incrocio con via Stresa: un gruppo di terroristi aprirono immediatamente il fuoco, uccidendo in pochi secondi i cinque uomini della scorta e sequestrando Aldo Moro. 
Sull'auto in cui viaggiava Aldo Moro vengono uccisi l'autista, appuntato dei carabinieri Domenico Ricci (42 anni), ed il responsabile della sicurezza, il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi (52 anni). Sull'auto di scorta muoiono la guardia di P.S. Giulio Rivera (24 anni) e il vicebrigadiere di Pubblica sicurezza Francesco Zizzi (30 anni). Un solo agente riesce ad uscire dall'auto , impugnando la pistola: rimane riverso supino sul piano stradale, vicino all'auto,  il corpo della guardia di P.S. Raffaele Iozzino, 24 anni
in alto Oreste Leonardi, in basso da sinistra: Raffaele IozzinoFrancesco ZizziGiulio RiveraDomenico Ricci.
Lo abbiamo detto in altre occasioni: "(...) Morti innocenti, delitti oscuri perpetrati da mani a cui abbiamo dato il nome di mafie, bande, terroristi, servizi segreti deviati, golpisti. E’ successo e potrebbe succedere ancora: delitti commessi pensando che, in Italia, potesse servire “a qualcosa e a qualcuno” spargere sangue innocente, seminare paure e insicurezza per annientare persone, idee, valori.(...)"
Tanti , troppi dubbi permangono ancora sul reale svolgimento di quell'attentato che fu, come lo definisce La Repubblica, "Oltre l'immaginabile": un attacco al cuore delle istituzioni democratiche italiane. Furono solo componenti delle "Brigate Rosse" ad uccidere gli agenti di scorta e, successivamente, a volere la morte di Aldo Moro?

lunedì 12 marzo 2018

Giuseppe Costanza autista fidato di Giovanni Falcone: "Non siete venuti per assistere ad uno spettacolo ma per ascoltare una denuncia".


Nella serata del 9 marzo scorso, al Teatro Sociale di Pinerolo, Giuseppe Costanza autista fidato di Giovanni Falcone, ha potuto ricevere l'omaggio di un teatro "al completo", tanti sono stati i pinerolesi accorsi a sentire la sua testimonianza. 


Giuseppe Costanza, ringraziando il pubblico e gli amministratori presenti, ha tuttavia tenuto a sottolinearlo: "Non siete venuti per assistere ad uno spettacolo ma per ascoltare una denuncia". La "denuncia" di Giuseppe Costanza è la stessa richiesta di Verità e Giustizia pronunciata pure da Salvatore Borsellino: "La mafia, i mafiosi, sono solo dei manovali. Ancora non siamo arrivati alle menti raffinatissime ( le parole usate da Giovanni Falcone ad indicare gli ideatori - mai scoperti- del fallito attentato all'Addaura), ai mandanti che hanno organizzato le stragi. Falcone poteva essere ammazzato "facilmente" a Roma, dove si muoveva senza scorta...Invece, l'hanno ammazzato in Sicilia. E allora chi è stato?...facile la risposta: la mafia!". 
Lo sappiamo: non è stata sola la mafia, "cosa nostra", a volere la morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Giuseppe Costanza, come tanti altri, chiede Verità e Giustizia per scoprire i "mandanti" di quelle stragi, di tutte le stragi e di tutte le morti oscure (senza Verità e Giustizia) che infangano la storia di questo paese, l'Italia, "bellissimo e disgraziato".
Riportiamo il resoconto dei giovani di "Ok. Parliamone", grazie ai quali è stata possibile avere a Pinerolo la preziosa testimonianza di Giuseppe Costanza. 
"Un bagno di folla venerdì 9 marzo al teatro Sociale: 548 persone hanno deciso che Giuseppe Costanza meritasse di essere ascoltato e si sono presentate ad un appuntamento prima di tutto con essi stessi. 
"Ok, Parliamone" (Rebecca Marsura, Pietro Vello, Asia Morosinotto, Sandro Baridon) ringrazia nuovamente il pubblico, lo staff che ha lavorato in modo eccellente per rendere possibile la realizzazione del nostro piccolo sogno, il Comune di Pinerolo ed ovviamente ringrazia Giuseppe Costanza, con la speranza di avergli regalato, nei tre giorni di permanenza a Pinerolo, delle emozioni che gli ricordino che non è stato abbandonato e dimenticato proprio da tutti. Ci teniamo a precisare che Costanza svolge questa attività senza alcun tornaconto economico, prendendo in considerazione anche tutto il tempo che dedica agli incontri e che inevitabilmente è sottratto alla sua vita privata. Il fatto che un uomo che ha servito lo Stato, mettendo a disposizione la propria vita, continui a dedicare moltissimo tempo ad un'attività che ha l'obiettivo di rendere lo stesso Stato che lo ha abbandonato un posto migliore, dovrebbe farci comprendere che un dovere grava su tutti noi. Essendo una persona eccezionale non poteva che lasciare dentro ognuno di noi un pezzo di lui, che ci porteremo dietro per tutta la vita.
Noi ce l'abbiamo messa tutta e ci siamo ripromessi che quello che per noi inizialmente sarebbe stato un punto d'arrivo, lo avremmo fatto diventare il nostro punto di partenza. 
E' questo il momento di alzare la testa e rendersi conto che l'orizzonte non è poi così lontano e lo si raggiunge solamente camminando e continuando a guardalo".

Alla fine della "testimonianza" di Giuseppe Costanza, in tanti hanno voluto salutarlo e ringraziarlo personalmente.

Giuseppe Costanza ha incontrato gli studenti delle classi seconde e terze della scuola Puccini di Pinerolo

Come abbiamo già scritto, grazie ai giovani del gruppo "Ok Parliamone" la città di Pinerolo ha potuto accogliere Giuseppe Costanza, l’autista di Giovanni Falcone, sopravvissuto alla strage di Capaci, vivendo così due giorni di riflessione sul tema delle mafie e del "pensiero mafioso".
Nella mattina del 9 marzo scorso, prima dell'incontro pubblico che si sarebbe svolto nella serata al Teatro Sociale, Giuseppe Costanza ha incontrato gli studenti delle classi seconde e terze della scuola secondaria Puccini di Pinerolo e i rappresentanti della scuola media di San Secondo di Pinerolo.
Riportiamo le parole e l'articolo pubblicato da Voce Pinerolese "(..) E’ stato un incontro emozionante per gli studenti e gli insegnanti. Per gli studenti, in particolare, è stata l’occasione per ascoltare dal “vivo” cos’é la mafia, comprendere e valorizzare il sacrificio dei servitori dello Stato e come proseguire nella lotta contro la criminalità organizzata.

Il primo incontro con Costanza è avvenuto nel cortile della scuola “Puccini” e “Lauro” dove nel 2016 è stato piantumato, grazie alla collaborazione della scuola con il Presidio di Pinerolo “Libera” intitolato alla memoria di Rita Atria (la giovane testimone di giustizia siciliana morta il 26 luglio 1992) un ulivo in ricordo del giudice Giovanni Falcone. (...)".
Giuseppe Costanza davanti all'Albero di Falcone
Giuseppe Costanza ha potuto così visitare i locali della scuola che aderisce a LIBERA. Accompagnato dalla dirigente scolastica dott.ssa Roberta Martinno e dalle professoresse Teresa Saieva e Daniela Carano, Giuseppe Costanza ha potuto rendersi conto della peculiarità della scuola: sulla porta di ogni aula è riportata una frase significativa di Vittime Innocenti delle mafie: fra le altre, le parole di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Rita Atria, ricordano agli giovani studenti importanti figure di riferimento, esempi mirabili, di persone che hanno vissuto e lottato affinché i valori di Giustizia e Libertà fossero i valori concreti a fondamento della nostra italia.



Ritornando alla figura di Giuseppe Costanza il suo è uno di quei nomi che sono stati "messi da parte", sconosciuto ai più ("rottamati o scomodi testimoni?") così come lo sono i nomi degli altri tre agenti che viaggiavano sulla terza Croma, le auto della scorta di Giovanni Falcone: Paolo Capuzza, Gaspare Cervello, Angelo Corbo,
Ringraziamo infine I due giornali pinerolesi, "L'eco del Chisone" e "Voce Pinerolese", che hanno voluto seguire l'incontro di Giuseppe Costanza con gli studenti..
Riportiamo uno stralcio della testimonianza di Giuseppe Costanza pubblicato da "L'eco del Chisone" :

Qui anche il servizio di Voce Pinerolese di cui abbiamo riportato alcune fotografie dell'incontro.

venerdì 9 marzo 2018

Giuseppe Costanza, l'autista del giudice Falcone, questa sera a Pinerolo

Questa sera, alle ore 21.00, al Teatro Sociale, Pinerolo ospita Giuseppe Costanza, autista e collaboratore del giudice Giovanni Falcone. Giuseppe Costanza era con il giudice il 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci nella quale, oltre a  Giovanni Falcone, vennero uccisi sua moglie Francesca Morvillo, e tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani.

In una intervista rilasciata lo scorso anno Giuseppe Costanza così rifletteva"Al risveglio, dopo l'esplosione, pensavo di aver vissuto il giorno più brutto della mia vita, il 23 maggio 1992". Giuseppe Costanza, l'autista del giudice Giovanni Falcone scampato alla strage di Capaci, scuote la testa. "No, mi sbagliavo. Non era quello il giorno più brutto della mia vita. Restare in vita è stato peggio. Quasi una disgrazia, una condanna.(...)". 
Lo sconforto di Giuseppe Costanza nasceva dal fatto di essere stato "rottamato", come dice lui stesso, messo da parte . 
"Rottamato" o "scomodo testimone"?
Negli ultimi anni Giuseppe Costanza offre volontariamente la sua testimonianza nelle scuole ed in incontri pubblici, percorrendo l'Italia per parlare del "suo" giudice e degli anni difficili a Palermo. Ancora le parole di Giuseppe Costanza, facendo memoria di quel giorno: "C'eravamo sentiti telefonicamente la mattina di quel 23 maggio, per organizzare l'arrivo a Punta Raisi. Alle 17,45 sono all'aeroporto assieme alla scorta. Il giudice ha due borse nelle mani. "Strano", penso. "Non ha il suo computer". Lo portava sempre con sé, lo riempiva di annotazioni. Eppure, l'hanno trovato vuoto, ma questo l'ho saputo molto tempo dopo". 

Ringraziamo i giovani del gruppo "OK: PARLIAMONE" per essersi adoperati affinché fosse possibile avere a Pinerolo la preziosa testimonianza di Giuseppe Costanza 

Anche il presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo partecipa e invita 
all'incontro con Giuseppe Costanza



lunedì 5 marzo 2018

Piera Aiello, testimone di giustizia è stata eletta in Parlamento!

Ogni volta che raccontiamo la storia di Rita Atria, testimone di giustizia, sottolineiamo il fatto che la storia di Rita molto probabilmente non sarebbe stata quella che conosciamo se non ci fosse stato l'esempio di Piera Aiello,  anche Lei -e prima di Rita- testimone di giustizia per aver denunciato gli assassini di suo marito Nicola Atria, il fratello maggiore di Rita. 
Ogni volta che raccontiamo quella storia diciamo che di Piera Aiello non possiamo mostrare il volto perchè, ancora oggi, per motivi di sicurezza Piera Aiello vive sotto protezione, in una località segreta e con false generalità.
Quando l'abbiamo conosciuta, confidò che il suo sogno era quello di potere riavere il suo nome vero. Oggi quel sogno si avvera perché Piera Aiello è stata eletta deputata al Parlamento, proprio nella terra dell’ultimo padrino di mafia latitante, Matteo Messina Denaro: nel collegio uninominale di Marsala, nel Trapanese, Piera Aiello ha raccolto oltre il 51 per cento delle preferenze.
Anche da parte del presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo, un abbraccio, complimenti all'Onorevole Piera Aiello e auguri di buon lavoro a servizio del bene lungimirante del nostro Paese.

Piera Aiello con una fotografia di Rita Atria
  

Sicilia, Piera Aiello eletta con il M5S Stravince la candidata «senza volto»

Testimone di giustizia nella terra di Messina Denaro si afferma con il 51% delle preferenze, raccolte proprio nella terra del padrino mafioso latitanteIl M5S stravince in Sicilia e porta in Parlamento anche Piera Aiello, candidata che fa il pieno di nonostante in campagna elettorale non si sia mai potuta esporre mettendoci la faccia, nel senso letterale dell’espressione. Negli incontri pubblici parlava senza mostrare il suo volto, e la sua foto non era nemmeno sui fac-simile delle schede elettorali e i “santini” per la propaganda: solo il nome, accanto al simbolo del Movimento. Piera Aiello ha sempre dovuto nascondere il suo volto per ragioni di sicurezza, perché è stata testimone di giustizia nella terra dell’ultimo padrino di mafia latitante, Matteo Messina Denaro. Ed è proprio in quelle zone, precisamente nel collegio uninominale di Marsala, nel Trapanese, che è stata eletta, raccogliendo oltre il 51 per cento delle preferenze e distaccando di 20 punti Tiziana Pugliese di Forza Italia e l’uscente Pamela Orrù del centro sinistra, ferma al 13,5 per cento. 

Nuora di un boss.

Rita Atria

Piera Aiello, vedova del figlio di un boss e cognata della collaboratrice di giustizia Rita Atria, morta suicida, si è ribellata alla mafia denunciandone traffici, affari e delitti dopo l’omicidio del marito. «Mi sono ritrovata a essere testimone di giustizia quasi per caso», ha raccontato, «quando ho iniziato a parlare con il capitano dei carabinieri di Montevago, il paese dove vivevo, un far west». Poi c’è stato l’incontro con Paolo Borsellino, e la decisione del magistrato di tutelarla facendola trasferire lontano dalla Sicilia, con la sua bambina. La testimone di giustizia ha vissuto immersa nell’anonimato, in una località protetta, per 26 anni. Della sua storia, raccontata anche nel libro «Maledetta mafia» scritto con il giornalista Umberto Lucentini, si è occupato anche The Guardian e molte tv nazionali. Ora Piera Aiello potrà mostrarsi in Parlamento, e il suo volto piano piano diverrà noto, ma le misure di sicurezza resteranno alte.


venerdì 2 marzo 2018

Salvatore Borsellino e la lezione negata, nascosta, di suo fratello Paolo Borsellino.

Lo scorso lunedì 26 febbraio 2018 , a Pinerolo, la testimonianza di Salvatore Borsellino a fare memoria del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della scorta uccisi nella strage di Via D'Amelio: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Eddie Valter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio TrainaA Salvatore Borsellino è stata  pure consegnata la pergamena della Cittadinanza Onoraria di Pinerolo a Nino Di Matteo. Il giudice Nino Di Matteo, lo ricordiamo, ha condotto a Palermo il processo sulla cosiddetta "trattativa Stato-mafia". Un processo "nascosto" all'opinione pubblica, un processo nel quale sono emersi elementi e coinvolgimenti inquietanti,  comprovanti una sorta di "patto" tra mafiosi e uomini delle istituzioni, patto al quale si sarebbe opposto il giudice Paolo Borsellino. 

Lo scandalo dell'uccisione di Paolo Borsellino costituisce una delle pagine fra le più vergognose del nostro Paese. Nell'ultima passeggiata sul lungomare di Carini il ricordo  di Agnese Piraino Leto, la moglie del giudice, è preciso: "Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul lungomare di Carini senza essere seguiti dalla scorta. In tale circostanza, Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere". 

Questo lo scandalo, fra gli altri, che pesa sulla storia del nostro Paese.

Tutti noi dovremmo avvertire quindi il debito morale che abbiamo nei confronti di uomini quali Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, le loro famiglie. Salvatore Borsellino è il fondatore del Movimento Agende Rosse, presenti all'incontro anche con la referente regionale Carmen Duca, e continua coraggiosamente la battaglia per ottenere Verità e Giustizia per una vicenda drammatica che getta ombre oscure anche sul nostro presente. Sono in molti a ritenere che l'agenda rossa di Paolo Borsellino -agenda scomparsa dalla borsa del giudice- contenesse appunti, nomi e circostanze che hanno permesso, a coloro che ne sono in possesso, di costruire quel sistema di ricatti e relazioni sulle cui fondamenta si regge  il sistema di intrecci vergognosi  fra mafie e "mala-politica".
Ma come ha detto e scritto Salvatore Borsellino: "(...)il sogno di Paolo non morirà mai, perché era soltanto un sogno d’amore. E non potranno mai intentare una bomba che uccida l’amore". Ed il sogno di Paolo Borsellino era davvero un sogno d'amore: quello di farci comprendere come tutti noi, ognuno per quello che può e quello che sa, possiamo contribuire a costruire un Paese più bello e più giusto. 
Un sogno d'amore" che ha emozionato i tanti giovani  che hanno partecipato all'incontro. 




La lezione di Paolo Borsellino
Guardando alla situazione della classe politica italiana, si comprende perchè uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino dovessero essere "eliminati", affinchè fosse possibile vivere i giorni che viviamo. Le mafie nascono e prosperano sulle "relazioni" che queste sono in grado di intrecciare con "pezzi" delle istituzioni e le mafie italiane, 'ndrangheta in testa, non sono mai state così ricche e potenti. Eppure, nella campagna elettorale che si sta per concludere le parole mafie-corruzione sono state opportunisticamente scansate dall'intera classe politica italiana. Nessun accenno, nessun impegno concreto contro mafie e corruzione (facce della stessa medaglia) è stato sventolato neppure dalle "maschere dell'antimafia" che affollano i palcoscenici della politica; cosicché indagati, impresentabili, opportunisti, sono presenti nelle liste elettorali dei partiti politici. Ricordiamolo sempre: mafiosi e amici dei mafiosi votano ma, soprattutto, fanno votare!
La lezione di Paolo Borsellino è stata quaindi cancellata, oscurata. La "lezione" a cui si facciamo riferimento è quella che il giudice Paolo Borsellino tenne davanti ai ragazzi dell'Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa, il 26 gennaio 1989. 


“(...) L'equivoco su cui spesso si gioca  è questo: si dice 'quel politico era vicino ad un mafioso', 'quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto'. 
E no! questo ragionamento non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: 'beh... Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria, che mi consente di dire quest'uomo è mafioso'. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi, che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: 'questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto'. Ma, dimmi un po, tu non ne conosci gente che é disonesta ma non é mai stata condannata perché non ci sono le prove per condannarlo, però c'è il grosso sospetto che dovrebbe quantomeno indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati.”