lunedì 9 febbraio 2015

“I nodi sono molto grossi, le armi appaiono spuntate: spero di farcela, e presto”

Il dovere della MEMORIA. Dall'elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, una fotografia in bianco e nero (scattata da Letizia Battaglia, la più importante fotografa italiana) lega la storia del neo- Presidente alla fine tragica di suo fratello Piersanti, ucciso da "cosa nostra" il giorno dell'Epifania del 1980. 
Ma sono le parole pronunciate dai due fratelli nei due momenti cruciali della loro storia che dovrebbero farci riflettere: le parole pronunciate dal primo - da Piersanti-  a poche ore dalla sua uccisione; le parole  di Segio Mattarella nel suo discorso di insediamento alla carica di Presidente della Repubblica, nel passaggio che riguarda il cancro della corruzione e delle mafie. 
Se accostiamo quelle parole, trentacinque anni di storia drammatica di questo paese sembrano essere trascorsi invano, tanto simili sono i riferimenti, i concetti espressi. Accostando quelle parole comprendiamo che troppo poco è stato fatto per vincere la battaglia contro la corruzione, le mafie, la mala-politica. 
O si combattono quelle battaglie o non si combatte niente.
Piersanti Mattarella lo aveva capito e per questo è stato ucciso.
Auguriamo al presidente Sergio Mattarella di combattere le battaglie per sconfiggere corruzione, mafie e mala-politica.
Giuseppe Fava così scriveva di Piersanti Mattarella ne "I cento padroni di Palermo":   
"(...) Indossò tutta la dignità che dovrebbe avere sempre un uomo; dignità significa intransigenza morale, nitidezza nel governo, onestà nella pubblica amministrazione. Piersanti Mattarella fu capace di pensare in grande e pensare in proprio. Figurarsi la società palermitana degli oligarchi, i cento padroni di Palermo. Come poteva vivere un uomo così, e per giunta vivere da presidente? (...)"


La sera di sabato 5 gennaio 1980 il Telegiornale regionale siciliano aveva mandato in onda  l'ultima intervista rilasciata da Piersanti Mattarella, allora presidente della Regione Sicilia. Il tema dell'intervista era "Sicilia: nel buio degli anni ’80". L'intervista viene pubblicata in una sintesi dal «Giornale di Sicilia» proprio nell'edizione del 6 gennaio, il giorno in cui Mattarella sarà ucciso. Il titolo scelto era: “I nodi sono molto grossi, le armi appaiono spuntate: spero di farcela, e presto”: sono le parole che Piersanti Mattarella pronuncia in un passaggio della stessa intervista. Riportiamo la parte finale dell'intervista, quando il giornalista incalza Piersanti Mattarella sule azioni messe in atto per contrastare la mafia

Stralcio dell'intervista di Piersanti Mattarella: 
“I nodi sono molto grossi, le armi appaiono spuntate: spero di farcela, e presto”
(...) Domanda. Il ’79 è stato l’anno in cui della mafia, dopo un crescendo di violenza, si è parlato dentro il palazzo. È riconosciuto che il fenomeno si alimenta di un malessere sociale per rispondere al quale sono necessari fatti politici, non solo misure di polizia. Ma quali fatti politici in tal senso la Regione ha prodotto, quali potrà produrre?


Risposta di P. Mattarella. «Fatti politici ci sono stati. Cito soltanto i due dibattiti in Assemblea regionale conclusi con voto unanime. Molte indicazioni concrete per far fronte al fenomeno sono state accolte dai recenti provvedimenti del Consiglio dei ministri in materia di ordine pubblico». 


D. Siamo sempre sul piano delle misure di polizia. I fatti politici riguardano il risanamento del costume pubblico. Il cardinale Pappalardo nell’ultima lettera pastorale ha detto che la mafia è pure quella sensazione di sicurezza prodotta dall’esser «protetti da un amico o da un gruppo di amici che contano». Questi gruppi si insediano pure dentro la classe dirigente.


R. «Il richiamo del cardinale è appropriato. Il problema esiste perché nella società a diversi livelli, nella classe dirigente non solo politica, ma pure economica e finanziaria, si affermano comportamenti individuali e collettivi che favoriscono la mafia. Bisogna intervenire per eliminare quanto a livello pubblico, attraverso intermediazioni e parassitismi, ha fatto e fa proliferare la mafia. Pure è necessario risvegliare doveri individuali e comportamenti dei singoli che finiscono con il consentire il formarsi di un’area dove il fenomeno ha potuto, dico storicamente, allignare e prosperare».

Stralcio del discorso di Sergio Mattarella nel giorno del suo giuramento

"(...) Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità.
La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato.Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci. 
L'attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».
E' allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti. Dobbiamo incoraggiare l'azione determinata della magistratura e delle forze dell'ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata. 
Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.(...)"

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