Noi cittadini italiani siamo spettatori (impotenti, ignavi, complici) di un dramma che continua a consumarsi sotto i nostri occhi. Un dramma che ha visto vittime, esecutori e mandanti.di una strage, quella di Via D'Amelio, nella quale uno stato nazionale non ha saputo impedire che si uccidesse, dopo Giovanni Falcone, l'uomo che ne aveva raccolta l'eredità professionale ed etica.
A distanza di ventuno anni, sabato scorso, il quotidiano La Repubblica riportava una immagine di quella che veniva detto essere l'Agenda Rossa di Paolo Borsellino. Di seguito riportiamo la lettera con cui Salvatore Borsellino, commenta e replica al presunto "scoop giornalistico".
"Non avrei avuto intenzione di
commentare in alcuna maniera lo squallido preteso "scoop" di
Francesco Viviano sulla identificazione dell'Agenda Rossa di Paolo Borsellino
trafugata in via D'Amelio, pubblicato ieri su Repubblica. Non lo avrei fatto
se non avessi letto oggi sul Giornale un ancora più squallido articolo di
Giancarlo Chiocci nel quale si prende a pretesto questo presunto
"ritrovamento" per vomitare tutta una serie di accuse contro i
magistrati che avrebbero, andando "a caccia di fantasmi", per anni
"linciato" Giovanni Arcangioli soltanto perchè era stato fotografato
e filmato mentre, con la borsa di Paolo in mano di allontanava dal luogo della
strage. Quella borsa, nella quale, per concorde testimonianza della moglie e
dei figli di Paolo, quest'ultimo aveva sicuramente riposto la sua agenda prima
di partire da Villagrazia di Carini per il suo appuntamento con la morte. La
borsa venne poi riposizionata da qualcuno sul sedile posteriore della macchina
blindata di Paolo ma in tanto l'agenda era stata trafugata.
Seguento fedelmente il copione
predisposto da Viviano, lo pseudo giornalista del "Giornale" da per
scontato che l'agenda che compare nel video, secondo lui fotografata vicino al
cadavere di Paolo, fosse quella appartenente al giudice. Non gli passa neanche
per la mente di verificare che non del cadavere di Paolo si tratta, ma di
quello che resta di Emanuela Loi, che la pretesa agenda di trova in una
posizione assolutamente incompatibile con la reale posizione del cadavere di
Paolo, che è stato sbalzato dall'onda d'urto dell'esplosione all'interno di
quello che resta del giardinetto antistante l'edificio di Via D'Amelio. E come
potrebbe un oggetto che Paolo avesse tenuto sotto il braccio trovarsi invece
nella direzione opposta a quella dove era stata piazzata la imbottita di
Semtex? La Citroen che compare nel video di trova infatti sulla via, dall'altro
lato del marciapiede. Ma per vomitare le sue accuse, per affermare che l'agenda
non possa altro che essere stata "portata via dall'azienda addetta alla
pulizia della strada" a Chiocci, dimenticando che non di "pulizia
della strada" si trattava, ma dalla raccolta dei pezzi di carne
disseminati sul selciato in mezzo a fiumi di sangue, non passa neppure per la
testa di verificare nella foto le reali dimensioni dell'oggetto spacciato per
l'Agenda Rossa di Paolo. Lo abbiamo fatto noi, confrontandolo semplicemente con
le dimensioni di una scarpa dato che nel video la si vede spostata da una
persona che indossa dei mocassini. Non di un'agenda si tratta, come appare
dalla nostra fotografia ma di un piccola agendina che oltretutto, se fosse
stata tenuta sotto il braccio o in mano da Paolo non potrebbe essere nelle
condizioni cui si trova ma dovrebbe essere, se non carbonizzata, almeno annerita
dal fumo come lo era il viso di Paolo quando Lucia lo deterse con un fazzoletto
scoprendo il suo sorriso che non riuscirono a cancellare sotto i baffi anneriti
dal fumo.
Ma questo non è importante per
Chiocci, il copione prevede soltanto di potere utilizzare queste falsità per
sollevare la nebbia, i dubbi, il fumo, attorno a quello che ancora, nei
precedenti processi che non erano mai arrivati alla fase dibattimentale,
bloccati sul nascere da altra nebbia, altri dubbi, altro fumo, non era mai
accaduto. L'esame in dibattimento di testi quali il caposquadra dei vigili,
Farina, il capo scorta di Ayala, Farinella, l'allora capitano dei Carabinieri,
Arcangioli, l'allora parlamentare, Ayala. Da queste deposizioni, se non fossero
infarcite, almeno quelle degli ultimi due, di "non ricordo",
"non posso ricordare", di assurdi richiami, almeno per il secondo, a
pretesi "clamorosi errori di verbalizzazioni", si potrebbero
finalmente fare dei passi avanti sulla strada della verità. Ma a Chiocci
interessa soltanto attaccare e denigrare chi fa "dibattiti, cortei e
manifestazioni con agende rosse al cielo". A Chiocci interessa soltanto
spargere dubbi, depistare. Forse di quella Agenda Rossa alzata al cielo
cominciano ad avere paura.
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