lunedì 20 maggio 2013

Forse ( certamente) di quella Agenda Rossa alzata al cielo cominciano ad avere paura.

Noi cittadini italiani siamo spettatori (impotenti, ignavi, complici) di un dramma che continua a consumarsi sotto i nostri occhi. Un dramma che ha visto vittime, esecutori e mandanti.di una strage, quella di Via D'Amelio,  nella quale uno stato nazionale non ha saputo impedire che si uccidesse, dopo Giovanni Falcone, l'uomo che ne aveva raccolta l'eredità professionale ed etica. 
A distanza di ventuno anni, sabato scorso, il quotidiano La Repubblica riportava una immagine di quella che veniva detto essere l'Agenda Rossa di Paolo Borsellino. Di seguito riportiamo la lettera con cui Salvatore Borsellino, commenta e replica al presunto "scoop giornalistico".
"Non avrei avuto intenzione di commentare in alcuna maniera lo squallido preteso "scoop" di Francesco Viviano sulla identificazione dell'Agenda Rossa di Paolo Borsellino trafugata in via D'Amelio, pubblicato ieri su Repubblica. Non lo avrei fatto se non avessi letto oggi sul Giornale un ancora più squallido articolo di Giancarlo Chiocci nel quale si prende a pretesto questo presunto "ritrovamento" per vomitare tutta una serie di accuse contro i magistrati che avrebbero, andando "a caccia di fantasmi", per anni "linciato" Giovanni Arcangioli soltanto perchè era stato fotografato e filmato mentre, con la borsa di Paolo in mano di allontanava dal luogo della strage. Quella borsa, nella quale, per concorde testimonianza della moglie e dei figli di Paolo, quest'ultimo aveva sicuramente riposto la sua agenda prima di partire da Villagrazia di Carini per il suo appuntamento con la morte. La borsa venne poi riposizionata da qualcuno sul sedile posteriore della macchina blindata di Paolo ma in tanto l'agenda era stata trafugata.
Seguento fedelmente il copione predisposto da Viviano, lo pseudo giornalista del "Giornale" da per scontato che l'agenda che compare nel video, secondo lui fotografata vicino al cadavere di Paolo, fosse quella appartenente al giudice. Non gli passa neanche per la mente di verificare che non del cadavere di Paolo si tratta, ma di quello che resta di Emanuela Loi, che la pretesa agenda di trova in una posizione assolutamente incompatibile con la reale posizione del cadavere di Paolo, che è stato sbalzato dall'onda d'urto dell'esplosione all'interno di quello che resta del giardinetto antistante l'edificio di Via D'Amelio. E come potrebbe un oggetto che Paolo avesse tenuto sotto il braccio trovarsi invece nella direzione opposta a quella dove era stata piazzata la imbottita di Semtex? La Citroen che compare nel video di trova infatti sulla via, dall'altro lato del marciapiede. Ma per vomitare le sue accuse, per affermare che l'agenda non possa altro che essere stata "portata via dall'azienda addetta alla pulizia della strada" a Chiocci, dimenticando che non di "pulizia della strada" si trattava, ma dalla raccolta dei pezzi di carne disseminati sul selciato in mezzo a fiumi di sangue, non passa neppure per la testa di verificare nella foto le reali dimensioni dell'oggetto spacciato per l'Agenda Rossa di Paolo. Lo abbiamo fatto noi, confrontandolo semplicemente con le dimensioni di una scarpa dato che nel video la si vede spostata da una persona che indossa dei mocassini. Non di un'agenda si tratta, come appare dalla nostra fotografia ma di un piccola agendina che oltretutto, se fosse stata tenuta sotto il braccio o in mano da Paolo non potrebbe essere nelle condizioni cui si trova ma dovrebbe essere, se non carbonizzata, almeno annerita dal fumo come lo era il viso di Paolo quando Lucia lo deterse con un fazzoletto scoprendo il suo sorriso che non riuscirono a cancellare sotto i baffi anneriti dal fumo.
Ma questo non è importante per Chiocci, il copione prevede soltanto di potere utilizzare queste falsità per sollevare la nebbia, i dubbi, il fumo, attorno a quello che ancora, nei precedenti processi che non erano mai arrivati alla fase dibattimentale, bloccati sul nascere da altra nebbia, altri dubbi, altro fumo, non era mai accaduto. L'esame in dibattimento di testi quali il caposquadra dei vigili, Farina, il capo scorta di Ayala, Farinella, l'allora capitano dei Carabinieri, Arcangioli, l'allora parlamentare, Ayala. Da queste deposizioni, se non fossero infarcite, almeno quelle degli ultimi due, di "non ricordo", "non posso ricordare", di assurdi richiami, almeno per il secondo, a pretesi "clamorosi errori di verbalizzazioni", si potrebbero finalmente fare dei passi avanti sulla strada della verità. Ma a Chiocci interessa soltanto attaccare e denigrare chi fa "dibattiti, cortei e manifestazioni con agende rosse al cielo". A Chiocci interessa soltanto spargere dubbi, depistare. Forse di quella Agenda Rossa alzata al cielo cominciano ad avere paura.

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