"E' bene che si sappia cosa è stata la resistenza(...) la rivelazione di ciò che un popolo può fare quando prende in mano il destino del paese nelle sue mani." Giorgio Bocca
Quest'anno, le parole di Giorgio Bocca, giornalista e partigiano, sono state scelte per sottolineare il momento suggestivo del fuoco che percorrerà vie cittadine, fermandosi nei luoghi dove sono poste lapidi a memoria di coloro che hanno sacrificato la vita per l'affermazione degli ideali della Resistenza.
Mettiamo insieme le parole di coloro che hanno dato vita a quel "risorgimento italiano" per liberare il Paese dalla barbarie fascista e nazista! Mettiamole insieme ai principi di quella Costituzione Italiana che, con poco utile orgoglio diciamo essere una delle più belle carte costituenti che mai siano state scritte. Se davvero compissimo quell'atto ci accorgeremmo quanto abbiamo dilapidato in questi anni: valori, principi che dovevano essere alla base della vita sociale, politica, culturale italiana, sono stati cancellati, oscurati, negate nei fatti, da coloro che sono stati chiamati a guidare ( in quale direzione? verrebbe da chiedersi) le sorti del popolo italiano.
Mettiamo insieme le parole di coloro che hanno dato vita a quel "risorgimento italiano" per liberare il Paese dalla barbarie fascista e nazista! Mettiamole insieme ai principi di quella Costituzione Italiana che, con poco utile orgoglio diciamo essere una delle più belle carte costituenti che mai siano state scritte. Se davvero compissimo quell'atto ci accorgeremmo quanto abbiamo dilapidato in questi anni: valori, principi che dovevano essere alla base della vita sociale, politica, culturale italiana, sono stati cancellati, oscurati, negate nei fatti, da coloro che sono stati chiamati a guidare ( in quale direzione? verrebbe da chiedersi) le sorti del popolo italiano.
Ricordiamoci altre parole! Questa sera, partecipando alle celebrazioni a memoria di quei giorni del 1945 , domani 25 Aprile festa della Liberazione, ricordiamoci anche altre parole: la parole che Piero Calamandrei pronunciò davanti agli studenti milanesi nel 1956. Di seguito ne riportiamo alcuni stralci.Siano quelle parole motivo di riflessione e di chiamata ad una nuova assunzione di responsabilità per ciascuno di noi, a prescindere dal credo partitico.
"(...) L’Italia
è una Repubblica democratica fondata sul lavoro(...) fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di
studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere
da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul
lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in
cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una
uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una
democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado
di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior
contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a
contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la
società.
E
allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà,
ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma,
un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete
da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!
(...)Però, vedete, la costituzione
non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La
costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché
si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna
metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse,
la propria responsabilità. Per questo una delle offese
che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo
uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani.
”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”:
quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella
vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti,
due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante (...) c’era una
gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora
questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in
pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra
mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice:
“Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora
affonda!”. Quello dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è
l’indifferentisno alla politica.(...) Quindi,
quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta,
questo è un testamento, un testamento di centomila morti.
Se voi
volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione,
andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove
furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un
italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani,
col pensiero
perché lì è nata la nostra Costituzione."
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