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venerdì 12 ottobre 2012

LA LEGALITA' E' UN'OPINIONE? La lettera di Pippo Callipo, imprenditore calabrese, e le dichiarazioni di Angelino Alfano, segretario nazionale del PdL.


Lo scioglimento per contiguità mafiosa del comune di Reggio Calabria suscita commenti differenti. 
Mettiamo a confronto la lettera indirizzata al ministro Cancellieri da Pippo Callipo, imprenditore calabrese, e le dichiarazioni di Angelino Alfano, segretario nazionale del PdL.

La lettera di  Pippo Callipo 
( fonte: Sole 24 ore - rubrica "Guardie e Ladri" di R. Gallullo )


Pippo Callipo

 Ci voleva un governo tecnico per mettere finalmente a nudo un sistema di potere che per anni ha imperversato nella città più importante della Calabria, emblema insieme dei mali e delle virtù di un’intera Regione. Ci voleva un governo tecnico per fare quello che nessun esecutivo politico avrebbe mai osato fare, mettendosi contro colleghi e sodali politicamente troppo in vista. Certo ci saremmo aspettati che questa decisione fosse giunta ben prima e con maggiore determinazione, poiché è noto che il “sacco” di Reggio Calabria non è certo maturato nei diciassette mesi della consiliatura che oggi viene sciolta, ma tant’è.
E allora grazie caro Ministro Cancellieri. Grazie a nome dei tanti calabresi onesti per questa decisione che, ci auguriamo, possa contribuire a liberare questa città dai ceppi ai quali era vincolata, con uno slancio che possa, magari, contagiare l’intera Regione. Si perché con il tanto decantato “Modello Reggio” che oggi vede la sua impietosa deriva giuridica, viene bollato con il marchio dell’infamia un intero sistema politico: quello che va per la maggiore in questa Regione. Basato com’è sulle clientele, sulle interessenze, sulle commistioni tra zone più o meno grigie, lobby affaristico-mafiose, consorterie di ogni risma.
Dunque, caro Ministro, non dimentichi che se il “Modello Reggio” frana oggi miseramente, rimane ancora in piedi un ben più deforme “Modello Calabria” il quale ha, per molti versi, aspetti identici se non più aberranti di quelli in uso nella città dello Stretto. Ce lo dicono già molte inchieste giudiziarie, il lavoro encomiabile della magistratura, gli avvisi di garanzia, gli arresti in seno al Consiglio regionale. Ecco, caro Ministro, il suo lavoro in questo senso è ancora all’inizio… trovi lei nella sua autonomia politica e decisionale quel coraggio che ad altri, guidati dalle logiche di consenso, è mancato evitando così alla Calabria onesta e all’Italia tutta l’agonia di un’intera Regione.
 Pippo Callipo 


 Le dichiarazioni di Angelino Alfano 
( fonte : La Repubblica) 

"Il provvedimento assunto dal governo riguardo lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria 1, penalizza e condanna un'intera comunità e non rafforza la presenza dello stato in questa parte di Paese". Così il segretario del Pdl, Angelino Alfano. La decisione di azzerare il consiglio è stata presa nei giorni scorsi dal ministero dell'Interno a causa di contiguità con la 'ndrangheta.
Alfano ha espresso la sua solidarietà "a tutti quegli amministratori che, col sindaco di Reggio, Demetrio Arena, hanno fatto della trasparenza, della moralità e della legalità, elementi cardine dell'azione politico amministrativa in questi anni". L'ex ministro della Giustizia ha aggiunto che "il Pdl si stringe ancora una volta attorno ai cittadini reggini, consapevole che quanto accaduto, anche in termini di proiezione mediatica, non rende giustizia del grande processo di crescita avuto negli ultimi dieci anni".
Secondo il segretario del Pdl la città "dal governo di centrodestra, ha ricevuto sempre sostegno", mentre lo stesso "non si può dire di coloro che, orfani di consenso popolare, hanno tifato cinicamente per lo scioglimento, incuranti del bene della citta".

Ci chiediamo: la Legalità è un'opinione?


giovedì 11 ottobre 2012

REGGIO CALABRIA: “CHIUSO PER MAFIA” ovvero : “QUANTU ZUCCHERU VOLITI?…ONOREVOLE”

Ieri, La notizia dello scioglimento del comune di Reggio Calabria
ha catturato, stancamente, le prime pagine dei quotidiani italiani.  

"cartolina" di Reggio Calabria"
Ci sono voluti oltre cento anni per riportare l’orologio della storia calabrese al punto in cui si trovava, oltre un secolo fa: il Comune di Reggio Calabria infatti era già stato sciolto , per “camorra”, nel 1869. Allora il termine “camorra” era usato per intendere l’estorsione organizzata, giacché la parola ‘ndrangheta comparirà solo nel 1948, nella rivista settimanale di criminologia Crimen.
Per comprendere cosa è avvenuto a Reggio Calabria basta leggere attentamente le prime parole che accompagnano i titoli cubitali comparsi ieri sui quotidiani. La parola chiave è contiguità mafiosa”: non si parla di “infiltrazioni” ma di contiguità, termine che ha un significato ben più grave e profondo. Questo significano i 41 dirigenti, funzionari del comune di Reggio, che hanno parentele e frequentazioni con ambienti mafiosi. E  sono almeno 9 i consiglieri che hanno “parenti boss” o che intrattengono rapporti stretti con quelli.
Storia vecchia, si dirà. Una storia vecchia segnata da un orologio, quello della storia calabrese, che sembra girare perennemente al contrario.
Una storia che vede terre e comunità devastate, quelle calabresi, dove il coraggio delle “donne sindaco” di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi affoga nello squallore di case e opere orrendamente incompiute, o nella luccicante paccottiglia dei centri commerciali di cui quelle terre sono oramai disseminate; nella complicità di una classe dirigente di stampo “medioevale”; nel silenzio -un misto di rassegnazione e complicità- di una società incapace, aldilà delle debite eccezioni, di trovare la forza di un riscatto che deve essere anzitutto morale perché, come si vedrà: “Abbiamo sempre, tutti , una scelta".
Ieri, anzicché riportare gli articoli di questa o quella testata giornalistica, su segnalazione di una “calabrese svegliata”, abbiamo ri-ascoltato “in podcast” la trasmissione di Rai Radio Tre “Tutta la città ne Parla”, condotta da Giorgio Zanchini. Nella trasmissione, intitolata “CHIUSO PER MAFIA”, il conduttore ha dato voce a donne e uomini che vivono in Calabria. Fra quelle voci ne abbiamo scelto due, le voci e le parole di Antonella e di Alessandro.
Infine, imparando da Peppino Impastato, vogliamo irridere "la montagna di merda" con l'aiuto di Antonio Albanese, o meglio di “Cetto La Qualunque” ( la maschera fin troppo realistica di "politico calabrese" inventato dal comico) alle prese con un “sogno bellissimo.”

L’intervento di Antonella , una ascoltatrice di Palmi (RC)
il lungomare " Italo Falcomatà"a Reggio Calabria 
“Abbiamo sempre, tutti , una scelta…
Le responsabilità non possono essere sempre solo dello Stato, del magistrato dell’uomo politico. Le responsabilità sono spalmate ugualmente su tutti. Certo, ci vuole coraggio! E io mi chiedevo, ascoltandovi, dove è andato a finire il sentiero che Italo Falcomatà aveva aperto in questa “giungla”? Perché La ‘ndrangheta c’era anche quando governava Italo Falcomatà.
E’ stato un grande sindaco, che ha messo d’accordo destra sinistra, Centro, Nord, Sud…A Reggio Calabria erano tutti molto contenti di votarlo. La sua eredità, il sentiero che aveva aperto si è perso così…Gli abbiamo intitolato il lungomare… Ma se non fosse morto per la maledetta leucemia lo avrebbero fatto fuori? Questo mi chiedo!
Allora, se continuiamo a fare dei bilanci senza mettere in conto che il fatto che persone come Falcomatà non possono essere isolate o degli eroi e che comunque...Se dopo Falcomatà, si è deciso di votare Scopelliti, questa è nostra responsabilità!
Il sentiero di Falcomatà perché è andato a morire così miseramente?

L’intervento di Alessandro , un ascoltatore di S. Vincenzo la Costa ( CS)
Il sentiero di Falcomatà si è perso a causa del fatto che la ‘ndrangheta non è un piccolo gruppo criminale che agisce in una società pulita.
Il problema è il problema di una mentalità diffusa in Calabria, che è una mentalità mafiosa e che appartiene anche a chi mafioso non lo è e non ha mai commesso alcuna cosa…
Io lavoro all’Università, sono un super precario dell’Università(…) La stessa Università della Calabria è impermeata da logiche mafiose. Ma non sono logiche criminali: è appropriazione di ciò che si pensa che sia proprio.
Non c’è nessun rispetto, né per il proprio corpo né per quello degli altri. Né per la natura, né per l’ambiente, per il paesaggio. Tutto è visto come proprietà privata, come “cosa nostra” e quindi nella propria disponibilità… di poter essere deturpato, di poter essere “voltato” a proprio favore. Una mentalità diffusa, questa della ‘ndrangheta!
E non è che questo si vede solo nelle azioni criminali che fanno questi soggetti. Si vede anche su ciò che è stato fatto sul territorio, su ciò che viene fatto nella società civile, su come viene gestita la società civile in Calabria. Quindi secondo me è perfettamente inutile portare tutte queste frotte di ragazzini a scuola e fargli ripetere, come succede nelle scuole coraniche, il mantra della Legalità….L’unica cosa che potrebbe risolvere questo problema -ma nel lungo periodo- è “più lavoro”! (aggiungiamo noi: più lavoro vero, libero e onesto)

Cetto La Qualunque: ” Ho fatto un sogno bellissimo!



"Cari amici, cazzu io, m’è capitata una cosa straordinaria!
M’è capitata ‘na cosa che m’abbampau tuttu u cora, tutt’u pettu ( mi ha riscaldato tutto il cuore, tutto il petto): ho fatto un sogno bellissimo!
Io, che per anni avevo sognato di femmine nude, che m’abballavano davanti cosparse solo di capitonata e ‘ndujia, ho fatto un sogno diversu dall’atru (diverso dall'altro)…
Un giorno, ho sognato che mi trovavo in una città bellissima:
una città bellissima dove le macchine sfrecciavano veloci;
gli scarichi fognari defluivano placidi verso il mare;
le case abusive crescevano indisturbate;…case mai finite, coi ferri che spuntavano timidi verso il cielo, sulle terrazze asfaltate “a catrame”; 
amministratori grassi, coperti solo col Rolex in oro montavano beati fra le buste di plastica che galleggiavano in un mare color piombo…
Nel sogno, bellissimo, una musica di mille martelli pneumatici si librava nell’aria satura di gas mentre bambini correvano in giro per strade sventrate come pesci, mandando a quel paese le mamme e prendendo a calci pacchetti vuoti di sigarette e lattine di Coca-Cola …cazzu…iu!
Nel sogno, due ragazzi appoggiati ad un muretto, guardavano un cadavere a lato della strada, parlando – giustamente- da Juventus; un venditore di anguria all’angolo di una piazzetta malmenava un extra-comunitario che voleva vendere borsette a fianco della sua “onesta attività”…
Cazzu cazzu, iu,iu!
Poi, una voce come dal nulla: “Quantu zzuccheru voliti? Onorevole…” (Quanto zucchero volete?)
Ihiiii, mi sbigghiai dallu suggniu! ( mi svegliai dal sogno)
Era il barrista che mi portava il caffè…E lì ho capito che ero a casa mia…cazzu!!!