Lo scioglimento per contiguità mafiosa del comune di Reggio Calabria suscita commenti differenti.
Mettiamo a confronto la lettera indirizzata al ministro Cancellierida Pippo Callipo, imprenditore calabrese, e le dichiarazioni di Angelino Alfano, segretario nazionale del PdL.
La lettera di Pippo Callipo
( fonte: Sole 24 ore - rubrica "Guardie e Ladri" di R. Gallullo )
Pippo Callipo
Ci voleva un governo tecnico per
mettere finalmente a nudo un sistema di potere che per anni ha imperversato
nella città più importante della Calabria, emblema insieme dei mali e delle
virtù di un’intera Regione. Ci voleva un governo tecnico per fare quello che
nessun esecutivo politico avrebbe mai osato fare, mettendosi contro colleghi e
sodali politicamente troppo in vista. Certo ci saremmo aspettati che questa decisione fosse giunta ben prima e con
maggiore determinazione, poiché è noto che il “sacco” di Reggio Calabria non è
certo maturato nei diciassette mesi della consiliatura che oggi viene sciolta,
ma tant’è.
E allora grazie caro Ministro
Cancellieri. Grazie a nome dei tanti calabresi onesti per questa decisione che,
ci auguriamo, possa contribuire a liberare questa città dai ceppi ai quali era
vincolata, con uno slancio che possa, magari, contagiare l’intera Regione. Si
perché con il tanto decantato “Modello
Reggio” che oggi vede la sua impietosa deriva giuridica, viene bollato conil marchio dell’infamia un intero sistema
politico: quello che va per la maggiore in questa Regione. Basato com’è sulle clientele, sulle
interessenze, sulle commistioni tra zone più o meno grigie, lobby
affaristico-mafiose, consorterie di ogni risma.
Dunque, caro Ministro, non
dimentichi che se il “Modello Reggio”
frana oggi miseramente, rimane ancora in piedi un ben più deforme “Modello
Calabria”il quale ha, per molti
versi, aspetti identici se non più aberranti di quelli in uso nella città dello
Stretto. Ce lo dicono già molte inchieste giudiziarie, il lavoro
encomiabile della magistratura, gli avvisi di garanzia, gli arresti in seno al
Consiglio regionale. Ecco, caro
Ministro, il suo lavoro in questo senso è ancora all’inizio…trovi lei nella sua autonomia politica e
decisionale quel coraggio che ad altri, guidati dalle logiche di consenso, è
mancato evitando così alla Calabria onesta e all’Italia tutta l’agonia di
un’intera Regione.
Pippo
Callipo
Le dichiarazioni di Angelino Alfano
( fonte : La Repubblica)
"Il provvedimento assunto
dal governo riguardo loscioglimento
del consiglio comunale di Reggio Calabria 1, penalizza e condanna
un'intera comunità e non rafforza la presenza dello stato in questa parte di
Paese". Così il segretario del Pdl, Angelino Alfano. La decisione di
azzerare il consiglio è stata presa nei giorni scorsi dal ministero
dell'Interno a causa di contiguità con la 'ndrangheta.
Alfano ha espresso la sua solidarietà "a tutti quegli amministratori
che, col sindaco di Reggio, Demetrio Arena, hanno fatto della trasparenza,
della moralità e della legalità, elementi cardine dell'azione politico
amministrativa in questi anni". L'ex ministro della Giustizia ha aggiunto
che "il Pdl si stringe ancora una volta attorno ai cittadini reggini,
consapevole che quanto accaduto, anche in termini di proiezione mediatica, non
rende giustizia del grande processo di crescita avuto negli ultimi dieci
anni".
Secondo il segretario del Pdl la città "dal governo di centrodestra, ha
ricevuto sempre sostegno", mentre lo stesso "non si può dire di
coloro che, orfani di consenso popolare, hanno tifato cinicamente per lo
scioglimento, incuranti del bene della citta".
Ieri, La notizia dello
scioglimento del comune di Reggio Calabria ha catturato, stancamente, le prime
pagine dei quotidiani italiani.
"cartolina" di Reggio Calabria"
Ci sono
voluti oltre cento anni per riportare l’orologio della storia calabrese al
punto in cui si trovava, oltre un secolo fa: il Comune di Reggio Calabria infatti
era già stato sciolto , per “camorra”, nel 1869. Allora il termine “camorra”
era usato per intendere l’estorsione organizzata, giacché la parola ‘ndrangheta
comparirà solo nel 1948, nella rivista settimanale di criminologia Crimen.
Per comprendere cosa è avvenuto a
Reggio Calabria basta leggere attentamente le prime parole che accompagnano i
titoli cubitali comparsi ieri sui quotidiani. La parola chiave è “contiguità mafiosa”: non si parla di “infiltrazioni”
ma di contiguità, termine che ha un significato ben più grave e profondo. Questo
significano i 41 dirigenti, funzionari del comune di Reggio, che hanno parentele
e frequentazioni con ambienti mafiosi. E sono almeno 9 i consiglieri che hanno “parenti boss”
o che intrattengono rapporti stretti con quelli.
Storia vecchia, si dirà. Una
storia vecchia segnata da un orologio, quello della storia calabrese, che sembra
girare perennemente al contrario.
Una storia che vede terre e comunità
devastate, quelle calabresi, dove il coraggio delle “donne sindaco” di cui abbiamo
parlato nei giorni scorsi affoga nello squallore di case e opere orrendamente incompiute,
o nella luccicante paccottiglia dei centri commerciali di cui quelle terre sono
oramai disseminate; nella complicità di una classe dirigente di stampo “medioevale”;
nel silenzio -un misto di rassegnazione e complicità- di una società incapace, aldilà delle debite eccezioni, di trovare la forza di un riscatto che deve essere anzitutto morale perché, come si vedrà: “Abbiamo sempre, tutti , una scelta".
Ieri, anzicché riportare gli
articoli di questa o quella testata giornalistica, su segnalazione di una “calabrese
svegliata”, abbiamo ri-ascoltato “in podcast” la trasmissione di Rai Radio Tre “Tutta la città ne Parla”, condotta da Giorgio Zanchini. Nella trasmissione, intitolata
“CHIUSO PER MAFIA”, il conduttore ha
dato voce a donne e uomini che vivono in Calabria. Fra quelle voci ne abbiamo
scelto due, le voci e le parole di Antonella e di Alessandro.
Infine, imparando da Peppino Impastato, vogliamo irridere "la montagna di merda" con l'aiuto di Antonio Albanese, o meglio di “Cetto La
Qualunque” ( la maschera fin troppo realistica di "politico calabrese" inventato dal comico) alle prese con un “sogno
bellissimo.”
L’intervento di Antonella , una ascoltatrice di Palmi (RC)
il lungomare " Italo Falcomatà"a Reggio Calabria
“Abbiamo sempre, tutti , una
scelta…
Le responsabilità non possono
essere sempre solo dello Stato, del magistrato dell’uomo politico. Le
responsabilità sono spalmate ugualmente su tutti. Certo, ci vuole coraggio! E
io mi chiedevo, ascoltandovi, dove è andato a finire il sentiero che Italo Falcomatà aveva aperto in questa “giungla”? Perché La ‘ndrangheta c’era anche quando governava Italo Falcomatà.
E’ stato un grande sindaco, che
ha messo d’accordo destra sinistra, Centro, Nord, Sud…A Reggio Calabria erano
tutti molto contenti di votarlo. La sua eredità, il sentiero che aveva aperto
si è perso così…Gli abbiamo intitolato il lungomare… Ma se non fosse morto per
la maledetta leucemia lo avrebbero fatto fuori? Questo mi chiedo!
Allora, se continuiamo a fare dei
bilanci senza mettere in conto che il fatto che persone come Falcomatà non
possono essere isolate o degli eroi e che comunque...Se dopo Falcomatà, si è
deciso di votare Scopelliti, questa
è nostra responsabilità!
Il sentiero di Falcomatà perché è andato a morire così miseramente?
L’intervento di Alessandro , un ascoltatore di S. Vincenzo la Costa (
CS)
Il sentiero di Falcomatà si è
perso a causa del fatto che la ‘ndrangheta non è un piccolo gruppo criminale
che agisce in una società pulita.
Il problema è il problema di una
mentalità diffusa in Calabria, che è una mentalità mafiosa e che appartiene
anche a chi mafioso non lo è e non ha mai commesso alcuna cosa…
Io lavoro all’Università, sono un
super precario dell’Università(…) La stessa Università della Calabria è impermeata
da logiche mafiose. Ma non sono logiche criminali: è appropriazione di ciò che
si pensa che sia proprio.
Non c’è nessun rispetto, né per
il proprio corpo né per quello degli altri. Né per la natura, né per
l’ambiente, per il paesaggio.Tutto è visto come proprietà privata, come “cosa
nostra” e quindi nella propria disponibilità… di poter essere deturpato, di
poter essere “voltato” a proprio favore. Una mentalità diffusa, questa della
‘ndrangheta!
E non è che questo si vede solo
nelle azioni criminali che fanno questi soggetti. Si vede anche su ciò che è
stato fatto sul territorio, su ciò che viene fatto nella società civile, su
come viene gestita la società civile in Calabria. Quindi secondo me è
perfettamente inutile portare tutte queste frotte di ragazzini a scuola e fargli
ripetere, come succede nelle scuole coraniche, il mantra della
Legalità….L’unica cosa che potrebbe risolvere questo problema -ma nel lungo
periodo- è “più lavoro”! (aggiungiamo noi: più lavoro vero, libero e onesto)
Cetto La Qualunque: ” Ho fatto un sogno bellissimo!
"Cari
amici, cazzu io, m’è capitata una cosa straordinaria!
M’è capitata ‘na cosa che
m’abbampau tuttu u cora, tutt’u pettu ( mi ha riscaldato tutto il cuore, tutto il petto): ho fatto un sogno bellissimo!
Io, che per anni avevo sognato di
femmine nude, che m’abballavano davanti cosparse solo di capitonata e ‘ndujia,
ho fatto un sogno diversu dall’atru (diverso dall'altro)…
Un giorno, ho sognato che mi trovavo
in una città bellissima:
una città bellissima dove le
macchine sfrecciavano veloci;
gli scarichi fognari defluivano
placidi verso il mare;
le case abusive crescevano
indisturbate;…case mai finite, coi ferri che
spuntavano timidi verso il cielo, sulle terrazze asfaltate “a catrame”;
amministratori
grassi, coperti solo col Rolex in oro montavano beati fra le buste di plastica
che galleggiavano in un mare color piombo…
Nel sogno, bellissimo, una musica
di mille martelli pneumatici si librava nell’aria satura di gas mentre bambini
correvano in giro per strade sventrate come pesci, mandando a quel paese le
mamme e prendendo a calci pacchetti vuoti di sigarette e lattine di Coca-Cola
…cazzu…iu!
Nel sogno, due ragazzi appoggiati
ad un muretto, guardavano un cadavere a lato della strada, parlando –
giustamente- da Juventus; un venditore di anguria all’angolo di una piazzetta
malmenava un extra-comunitario che voleva vendere borsette a fianco della sua
“onesta attività”…
Cazzu cazzu, iu,iu!
Poi, una voce come dal nulla: “Quantu
zzuccheru voliti? Onorevole…” (Quanto zucchero volete?)
Ihiiii, mi sbigghiai dallu
suggniu! ( mi svegliai dal sogno)
Era il barrista che mi portava il
caffè…E lì ho capito che ero a casa mia…cazzu!!!