mercoledì 15 ottobre 2014

Elvio Fassone, senatore e giudice:“ La classe politica non è mai all’altezza"

Scriviamo col pensiero rivolto agli ultimi disastri che in questi giorni hanno colpito Genova, la Maremma e tante zone d'Italia. Cordoglio per coloro che hanno perso la vita, condanna per coloro che hanno permesso che ciò avvenisse.
Disastri che solo in parte sono da addebitarsi agli eventi metereologici: la colpa maggiore risiede nelle azioni di coloro che, amministrando quei territori, ne hanno sconvolto gli equilibri e le caratteristiche.
Disastri annunciati, provocati da politiche urbanistiche davvero censurabili, perseguite da frotte di amministratori e classi dirigenti la cui unica preoccupazione pare essere il procacciamento del Potere e il suo mantenimento.  l cosiddetti "beni comuni" - il territorio, il paesaggio, la salute delle comunità- non è (quasi mai) una priorità per la classe dirigente del Paese mentre si preferisce più spesso creare e "gestire" (non significa affatto risolvere"!) le "emergenze": il dissesto idrogeologico, la casa, il lavoro, le "grandi opere"...
La presenza delle organizzazioni mafiose in quei territori è poi un filo conduttore che potrebbe spiegare tante delle cose che accadono in questo Paese. 

Una riflessione, a partire da "una intervista coraggiosa"
Alla luce di queste premesse, continuiamo  iniziata lo scorso anno qui quanto avevamo  scritto ) grazie al contributo del sen. Elvio Fassone e del sostituto procuratore Ciro Santoriello, sul legame che dovrebbe essere imprescindibile fra Legalità, le regole che diventano le Leggi di una comunità, e la Giustizia, i Principi su cui fondare una comunità.

Sen. Elvio Fassone
Una intervista “coraggiosa”di Elvio Fassone
Il giornale Pinerolo Indialogo, nel numero di settembre 2014, riporta una intervista al Sen. Elvio Fassone ( qui il testo integrale dell'intervista). A nostro parere, si tratta di una intervista “coraggiosa” , poiché il il sen. Fassone esprime, fra le altre cose, un giudizio  sugli “eletti”, su coloro che in uno stato democratico sono chiamati a guidare la comunità. Interrogato sulla classe politica (pinerolese) Elvio Fassone dice:“(…) La classe politica non è mai all’altezza. Purtroppo infatti la politica non riesce ad attrarre chi dovrebbe. (…)”.
Aldilà del riferimento alla classe politica "locale", pensiamo  che il concetto espresso dal sen. Fassone debba sollecitare una riflessione più ampia e generale.

Una nazione:"una nave"!
Parliamo per metafora: se una nazione–comunità fosse rappresentata da "una nave", la classe politica-dirigente potrebbe essere il comandante e l’equipaggio di quella nave e noi, comuni cittadini, i passeggeri. Se dovessimo giudicare il comandante e l’equipaggio della nave, di certo saremmo rassicurati dal sapere che –comandante ed equipaggio- hanno dato prova di saper condurre egregiamente la nave soprattutto quando il mare si ingrossa
Le cose sono  ovviamente più complesse. Anzitutto, il comandante della nave-Italia spesso “schettina”. La figura di quel comandante rappresenta egregiamente quegli italiani ( e non solo italiani) che aspirano a posizioni di comando per potersene poi avvantaggiare: sfoggio di divise, abiti di fine sartoria, cene eleganti, battute spiritose. I fatti dimostrano che, sotto il vestito, spesso vi è poca sostanza-capacità. Ma  andiamo a vedere anche gli altri. Nell'equipaggio (la classe dirigente) così come tra i passeggeri (i cittadini) troviamo persone molto diverse tra loro: ci sono persone per bene e persone per male, eroi e farabutti, come anche le indagini sulla tragedia della "Concordia" hanno messo in luce. Osserviamo ora più attentamente l'equipaggio: possiamo distinguere la ciurma dai graduati e concordare nel dire che se il comportamento riprovevole di uno della ciurma è sì disdicevole -ma è difficile che provochi un gran danno- il comportamento scorretto di un ufficiale o un sottufficiale può provocare un danno enorme, perché più si sale nella catena di comando, più si hanno responsabilità e più si dovrebbe avere un alto senso morale, essere i "migliori"!

Ma quali sono le persone migliori? Cosa è "morale" nel Paese-Italia che abbiamo costruito?
La realtà: abbiamo costruito una società che si fonda oramai sull'interesse del “singolo” il quale deve perseguire a qualsiasi costo i propri, personalistici, interessi. Il successo, il denaro, il potere,  paiono essere il solo metro di valutazione, mentre i valori etici e morali vengono piegati -o accantonati- per il  raggiungimento di quegli obbiettivi. "Padroni e padrini” spadroneggiano" alla grande: si distruggono “risorse umane” -i destini degli individui-  e le ricchezze della Terra pur di ottenere privati ed esclusivi vantaggi per la famosa triade: caste-cricche-coste.
Se così è, allora  per certuni “i migliori” sono ovviamente quelli che riescono meglio in simili attività.

Chi sono per noi “i migliori”? 
Per noi i migliori sono quelli che per onestà di comportamento, aderenza a valori etici e morali, capacità di individuare percorsi e progetti corretti e sostenibili, volontà di impegno a favore delle comunità, possono offrire un contributo alla comunità stessa. Servizio e non Potere! Questi sono coloro che, a nostro parere, dovrebbero essere chiamati a guidare le comunità.
Un cammino che ci era stato indicato nei Princìpi Fondamentali della nostra Costituzione. In quel documento, pure frutto di un compromesso necessario fra le varie componenti che ne avevano determinato i cardini, i Principi, il sogno di un Paese per il quale tanti italiani avevano sacrificato la vita. Una Costituzione che, ancora oggi, richiederebbe anzitutto di essere attuata, prima che riformata!

Quali sono "i migliori" per il sistema politico italiano?
Il sistema partitico italiano pare perseguire strade ben diverse da quelle che abbiamo indicato prima. Divenuto  una sorta di “corporazione” di cui si è chiamati a farne parte per “cooptazione”, i partiti che lo compongono producono i cosiddetti "nominati”, di cui tanto sentiamo parlare da quando i cittadini sono costretti ad eleggere soggetti appunto "nominati-indicati" dagli stessi capi-partiti. Come sottolinea il sen. Fassone, cosa grave è che questa chiamata non sempre riguarda “ i migliori” della comunità. La storia (la cronaca) ci insegna che spesso la scelta, la nomina, ricade piuttosto su coloro che si dimostrano fedeli e accondiscendenti ai “desiderata” ( non sempre "ideali") dei “capi del sistema" stesso. Non solo: il “sistema” è poi capace di  legare a sé coloro che ne fanno parte attraverso tutta una serie di privilegi che, alla luce di quanto oramai sappiamo, sono tratto peculiare (e a nostro parere scandaloso) della cosiddetta “casta politica” italiana, una fra tante. Costoro, nominati e privilegiati, sono fra coloro che guidano il Paese! 
Come guideranno la nave-Paese? In quale direzione?

Perché "i migliori"non si fanno avanti? (..."migliori" secondo i parametri  del sen. Fassone e forse anche nostri)
Nel passaggio relativo alla classe politica, Elvio Fassone sottolinea un altro punto fondamentale:”(…) Le elezioni dovrebbero servire, nel senso antico del termine (eligere) a selezionare i migliori. Tuttavia questi dovrebbero farsi avanti, e ciò quasi mai accade.(…)
Ci permettiamo di dire che  è questa una considerazione che abbiamo manifestato sin dall’inizio della nostra ancor breve esperienza condotta come presidio “Rita Atria”: "(...) a fronte della mole di servizio reso alla collettività da associazioni e gruppi di volontariato (...)colpisce la scarsa possibilità di questi di incidere poi realmente negli indirizzi politici della collettività (...)".  ( qui "Esiste la società civile?", l'articolo nel quale ponevamo la questione).
A nostro parere, coloro che ritengono di poter offrire un contributo di idee e di capacità alla propria comunità,  in buona fede e senza mire di tornaconto personale,  alcuni ( molti?) di quei "migliori" spesso preferiscono agire nel mondo del lavoro, del volontariato, dell’associazionismo, piuttosto che entrare in una competizione, in un "sistema", che ha dato ampia prova di saper trovare mezzi e modi per eliminare (o almeno ridurre  in secondo piano) coloro che non si adeguano al sistema stesso o che, addirittura, quel sistema vorrebbero cambiare, visto il suo decadimento.

Sarà colpa della "questione morale"
Non vorremmo "chiudere il cerchio" in maniera troppo frettolosa ma pensiamo che una parziale spiegazione della ritrosia di quei “migliori" a farsi avanti  sia da ricercare nella cosiddetta questione morale”."Questione " irrisolta e anzi spesso accantonata dal patrimonio ideale e reale di tanta politica-partitica italiana. Inutile negarlo: col pensiero andiamo alla celebre intervista  che Enrico Berlinguer  rilasciò a Eugenio Scalfari nel 1981...o alla diversità perduta? Rileggendo quell'intervista, anzicchè "analisi datata" del mondo dei partiti dell'epoca,  le parole di Berlinguer appaiono come "il copione" seguito poi da "pezzi" della nazione, in cui varie componenti "colludono"  in uno scambio di reciproci favori e omissioni, barattando "doveri e diritti", facendo strame dei principi fondativi della nazione stessa.
Il primo passo che oggi porta a dire che "la politica "non è mai all'altezza"?


Arturo Francesco Incurato
Umberto Ottone
Stefano Ruffinatto

2 commenti:

  1. Dario Seglie, direttore del CESMAP Pinerolo, invia alla nostra mail una sua riflessione all'articolo pubblicato. Ringraziandolo per il contributo, la riportiamo sul blog, come da suo invito.

    "Il tema che scandagliate e la similitudine della nave e del nocchiero che non è all'altezza e "schettina" è affascinante. Forse occorre mettere in campo anche altre metafore, considerando che -fortunatamente- il nostro regime attuale di governo non è strettamente monocratico, ma è -purtroppo- difettosamente democratico con una rappresentanza dei cittadini ( citoyens come io amo chiamarli giacobinamente) che è mal congegnata.

    L'Italia è fragile nel suo scheletro geologico, è fragilissima nel suo apparato di beni culturali di ogni epoca ed in ogni parte del territorio, dai boschi della Sila alle pitture preistoriche della Rocca di Cavour. Ma di queste fragilità e possibilità di investire energie ed intelligenze per diventare il primo (o anche solo il secondo) Bel Paese nel mondo, pare che ci sia appena una piccolissima élite di intellettuali che vedono queste circostanze come punto di partenza e come piattaforma per costruire il futuro.

    E sarà probabilmente, more solito, anche così domani mattina ? Concordo con Elvio, "la politica non è mai all'altezza"; è evidente e normale che la politica (governo locale o nazionale) resti sempre un passo indietro rispetto alle istanze ed esigenze del territorio, perché queste evolvono in continuazione, mentre le decisioni normative procedono a scatti successivi.

    Però, appunto, un passo indietro, non anni luce di ritardo su vie obsolete, inagibili, sbagliate.
    A presto, cordialmente,
    Dario Seglie

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