mercoledì 31 luglio 2013

Difendere Nino di Matteo vuol dire anche fare memoria e onorare Rocco Chinnici

Le notizie trapelate nei giorni scorsi su di un possibile attentato contro il giudice Nino Di Matteo  hanno allarmato forze dell'ordine, magistratura e tutti coloro che si impegnano contro le mafie. Spontanee e forti, iniziative e manifestazioni in sostegno del giudice si sono svolte in molte città italiane. Manifestazioni  ispirate soprattutto grazie all'azione del Popolo delle Agende Rosse , il movimento nato dalle battaglie che Salvatore Borsellino porta avanti da anni per fare piena luce sulla morte del fratello  Paolo. Al giudice Di Matteo sono così giunte lettere e testimonianze di solidarietà  da tutta Italia. 
Quella che riportiamo è la sua Lettera Aperta di ringraziameno.
E' l'occasione anche per fare memoria e onorare la figura di un altro giudice, Rocco Chinnici di cui il 29 luglio scorso ricorreva l'anniversario dell'uccisione. Di Rocco Chinnici riportiamo un breve ritratto, dopo la Lettera di Nino Di Matteo

Fonte: Blog di Salvatore Borsellino


LETTERA APERTA da Nino Di Matteo

Quando ho appreso che tanti cittadini, da ogni parte d’Italia, stavano organizzando le manifestazioni di oggi, mi sono sinceramente commosso ed ho immediatamente provato un profondo sentimento di riconoscenza e gratitudine nei confronti di tutti Voi.

Per me e per i miei familiari il Vostro sostegno e la Vostra solidarietà sono di grande conforto e rappresentano una splendida iniezione di forza ed entusiasmo in un momento difficile.

Non solo per la fiducia e la stima che dimostrate di nutrire nei confronti del mio lavoro ma, ancor più, perché la vostra passione civile, la sete di verità e giustizia, la voglia di non cedere alla indifferenza, rappresentano il punto di riferimento più autentico per ogni cittadino che, nutrendosi dei valori della Costituzione, non si rassegna a vederne quotidianamente calpestati i sacri valori di libertà, democrazia, eguaglianza di tutti davanti alla legge.

Il Vostro entusiasmo, il Vostro impegno per l’affermazione e l’applicazione concreta dei valori costituzionali, contagerà la parte la parte sana del nostro Paese, e prevarrà sui tanti che purtroppo hanno dimenticato che l’esercizio di un ruolo politico, pubblico, istituzionale, qualunque esso sia, deve innanzitutto ispirarsi alla logica del servizio nei confronti del cittadino, specie del più debole e del più povero.
Vi ringrazio perché la Vostra solidarietà e la Vostra sacrosanta aspirazione alla giustizia, sono e saranno più forti, e per me più importanti, dei tanti ed assordanti silenzi istituzionali.
Vi ringrazio perché la tensione morale e l’attenzione con la quale seguite il nostro lavoro ci ricordano l’essenza più autentica ed entusiasmante del nostro impegno di magistrati: la ricerca della verità, l’affermazione del diritto come servizio alla collettività, garanzia di uguaglianza ed unica strada per arrivare alla vera libertà.
Porterò sempre in me il significato profondo della Vostra solidarietà.
Ciò che avete fatto oggi mi rende sempre più convinto ed orgoglioso di continuare a servire il mio Paese, cercando di indossare con dignità la stessa toga di chi ha sacrificato perfino la sua vita per amore della GIUSTIZIA.
Palermo, 29 luglio 2013
Nino Di Matteo



Rocco Chinnici viene ucciso il 29 luglio 1983
la strage provocata dall'esplosione
Un auto imbottita di esplosivo viene piazzata in via Pipitone Federico a Palermo, dinanzi all'abitazione del giudice. Nell'attentato, oltre al giudice Chinnici muoiono Stefano Li Sacchi,  il portiere dello stabile   nel quale Rocco Chinnici abitava,  il maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta.
Col giudice Rocco Chinnici, Procuratore Capo della Procura di Palermo, era nettamente cambia to l'atteggiamento tenuto sino ad allora da larga parte dalla magistratura siciliana nei confronti di "cosa nostra". Con l'operato di Rocco Chinnici a Palermo, sembrano lontane le dichiarazioni ufficiali nei quali si affermava che la mafia non esiste, o era manifestazione quasi  "folcloristico " della cosiddetta sicilianità, oppure era una organizzazione criminale oramai in in via di estinzione.
L'efficacia del lavoro svolto attraverso la sua direzione è testimoniata da una dichiarazione dell'epoca dello stesso Rocco Chinnici: "Un mio orgoglio particolare è la dichiarazione degli americani secondo cui l'Ufficio Istruzione di Palermo è diventato il centro pilota della lotta antimafia, un  esempio per le altre magistrature".
Ma la risposta violenta di cosa nostra aveva già provocato le prime cosiddette "vittime eccellenti". 

A tale proposito così ebbe a dire Rocco Chinnici: "(...) anche se cammino con la scorta, so che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. per un magistrato come me è normale consdiderarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non mpedisce, nè a me nè ad altri giudici, d continuare a lavorare". 
Parole che sembrano una profezia: altri giudici, allora ancora sconosciuti avevano  iniziato davvero a lavorare insieme a Rocco Chinnici e ne avrebero portato avanti l'opera avviata nel segno dell'etica e dell'onestà professionale. Fra quei giudici, due giovani figure stavano allora emergendo: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino 

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