lunedì 17 giugno 2013

Rapporto Ecomafie: crescono illegalità e corruzione

Nel nostro paese il settore della corruzione e della illegalità non incontra crisi.



Il paese-Italia è al declino: "Impensabile come sia potuto accadere(...) Mentre una schiera di economisti arroganti e politici tremebondi lasciava sfiorire il capitale umano e produttivo del nostro paese". Così scrive Edoardo Nesi nel suo libro "Storia della mia gente"

Ma un sistema simile a quello mafioso permette fatturati miliardari a coloro che, come bestie "saprofite", vivono sottraendo ricchezze e risorse alle comunità: gli insospettabili, i colletti bianchi, la solita triade "cosche -cricche-caste" 


 

Fonte:  Libera Informazione


Rapporto Ecomafie: crescono illegalità e corruzione

di redazione il Lazio
I clan “fatturano” quasi 17 miliardi di euro// . “Va sviluppata la più attenta vigilanza da parte delle istituzioni affinché, attraverso il ricorso a tutti i più efficaci mezzi di indagine e coordinamento investigativo, sia assicurato il massimo contrasto delle attività illecite contro l’ambiente”.  Con un messaggio inviato dal Quirinale, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fa sentire la propria voce alla presentazione annuale del Rapporto Ecomafie, curato dall’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente che si tenuta questa mattina  a Roma. Alla presentazione del rapporto presenti molti esponenti delle istituzioni, associazioni e giornalisti: il Presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e il responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente Enrico Fontana, il Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso, il Ministro degli Interni Angelino Alfano, il Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, il presidente della Commissione Ambiente Ermete Realacci e il presidente della Commissione Giustizia Donatella Ferranti.
Quella delle ecomafie” –  ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza –  ”è l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali continuano ad essere quasi esclusivamente contravvenzioni, un po’ come le multe per chi passa con il rosso, e di abbattimento degli edifici quasi sempre non si parla. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si è aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive”. Anche quest’anno le irregolarità nel ciclo del cemento – su tutte l’abusivismo – e quella della gestione dei rifiuti sono le due “voci” del rapporto ecomafie che fanno aumentare e stabilizzare il fatturato complessivo delle mafie a danno dell’ambiente e dell’economia legale. «Per combattere l’ecomafia è necessario ricostituire la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e approvare la legge che introduce i reati contro l’ambiente nel nostro codice penale, due iniziative sulle quali mi sono attivato si dall’avvio della Legislatura» – ha osservato Ermete Realacci, presidente Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camere.  «La vera piattaforma per combattere la criminalità penso oggi debba essere la Calabria che insieme all’area di Caserta, la cosidetta Terra dei fuochi, ha bisogno di un segnale forte di presenza dello Stato» – afferma il ministro Andrea Orlando parlando di reati contro l’ambiente nel corso della presentazione del rapporto. «Lì, in quei luoghi, c’è stata un’evoluzione di illegalità ambientale – osserva Orlando – e la forza criminale sul territorio significa che c’è debolezza dello Stato. Serve un rafforzamento dei controlli – aggiunge – dopo esserci andato all’inizio del mio mandato giovedì tornerò là, per annunciare anche qualche iniziativa con la collaborazione di Legambiente». Per il ministro «la rimonta dello Stato, in questi territori spogliati della legalità, non si realizza solo con una visita o con un decreto ma con la costanza e la presenza». Si sta preparando, fa sapere Orlando, un gruppo di lavoro su questi temi che opererà in sinergia con gli altri interlocutori coinvolti.

I numeri del rapporto. Cresce l’incidenza dell’abusivismo edilizio e soprattutto la piaga della corruzione con il raddoppio delle denunce e degli arresti. Un giro di affari che si attesta sui 17 miliardi di euro. Questa la fotografia scattata  nel rapporto ecomafie, prefazione di  Carlo Lucarelli ed edito da Edizioni Ambiente, in merito alle illegalità ambientali nel nostro Paese. Nel mercato delle costruzioni abusivismo e illegalità ha portato un aumento di incidenza che va dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Mentre le nuove costruzioni legali sono crollate da 305.000 a 122.000, quelle abusive hanno subito una leggerissima flessione: dalle 30.000 del 2006 alle 26.000 nel 2013. Variano, chiaramente i costi di mercato, quindi  a fronte di un valore medio del costo di costruzione di un alloggio con le carte in regola pari a 155.000 euro, quello illegale si realizza con un terzo dell’investimento, esattamente 66.000 euro. Una ondata di cemento abusivo  si è abbattuta sul nostro paese: dal 2003 al 2012 sono state 283.000 le nuove case illegali, con un fatturato complessivo di circa 19,4 miliardi di euro. Ma la criminalità ambientale, oltre a coltivare i soliti interessi, sa anche cogliere tutte le nuove opportunità, offerte dall’economia: l’Ufficio centrale antifrode dell’Agenzia delle dogane segnala che i quantitativi di materiali sequestrati nei nostri porti nel corso del 2012 sono raddoppiati rispetto al 2011, passando da 7.000 a circa 14.000 tonnellate grazie soprattutto ai cosiddetti cascami, cioè materiali che dovrebbero essere destinati ad alimentare l’economia legale del riciclo, che invece finiscono in Corea del Sud (è il caso dei cascami di gomma), Cina e Hong Kong (cascami e avanzi di materie plastiche, destinati al riciclo o alla combustione), Indonesia e di nuovo Cina per carta e cartone, Turchia e India, per quelli di metalli, in particolare ferro e acciaio. Sotto il profilo dei reati tracciabili Legambiente conta 34.120  reati, 28.132  persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan, 6 in più rispetto a quelli censiti lo scorso anno. La “tradizionale classifica delle illegalità ambientali” colloca il  45,7% dei reati nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) seguite dal Lazio, con un numero di reati in crescita rispetto al 2011 (+13,2%) e dalla Toscana, che sale al sesto posto, con 2.524 illeciti (+15,4%). Prima regione del Nord Italia, la Liguria (1.597 reati, +9,1% sul 2011). Da segnalare per l’incremento degli illeciti accertati anche il Veneto, con un +18,9%, e l’Umbria, passata dal sedicesimo posto del 2011 all’undicesimo del 2012. Crescono nel 2012 anche gli illeciti contro gli animali e la fauna selvatica (+6,4% rispetto al 2011), sfiorando quota 8mila, a una media di quasi 22 reati al giorno e ha il segno più anche il numero di incendi boschivi che hanno colpito il nostro paese: esattamente +4,6% rispetto al 2011, un anno orribile per il nostro patrimonio boschivo dato che aveva fatto registrare un picco del 62,5% rispetto al 2010. È la Campania a guidare anche quest’anno la classifica dell’illegalità ambientale nel nostro paese, con 4.777 infrazioni accertate (nonostante la riduzione rispetto al 2011 del 10,3%), 3.394 persone denunciate e 34 arresti. Posizione che la vede capofila sia per il ciclo dei rifiuti che per quello del cemento. Per quel che riguarda il “Made in Italy” in particolare della filiera alimentare sono stati accertati  ben 4.173 reati penali, più di 11 al giorno, con 2.901 denunce, 42 arresti e un valore di beni finiti sotto sequestro pari a oltre 78 milioni e 467.000 euro. Per quanto riguarda la tutela del nostro patrimonio culturale alla minaccia dei clan si sommano altri interessi criminali: secondo l’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam-Cnr), la perdita del patrimonio culturale ci costa circa un punto percentuale del Pil, calcolando il solo valore economico e non anche quello culturale che non può essere calcolato. Nel corso del 2012 le forze dell’ordine hanno accertato 1.026 furti di opere d’arte (891 a opera dei carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale), quasi tre al giorno, con 1.245 persone indagate e 48 arrestate; e ancora 17.338 oggetti trafugati e ben 93.253 reperti paleontologici e archeologici recuperati, per un totale di oltre 267 milioni di euro di valore dei beni culturali sequestrati.
Corruzione, fenomeno in crescita. Secondo la relazione al Parlamento della Dia relativa al primo semestre 2012, le persone denunciate e arrestate in Italia per i reati di corruzione sono più che raddoppiate rispetto al semestre precedente, passando da 323 a 704. In Campania 195 persone denunciate e arrestate, segue la Lombardia con 102 casi e la Toscana a quota 71, solo dopo  Sicilia (63), Basilicata (58), Piemonte (56), Lazio (44) e Liguria (22). Dal primo gennaio 2010 al 10 maggio 2013, sono state ben 135 le inchieste relative alla corruzione ambientale, in cui le tangenti, incassate da amministratori, esponenti politici e funzionari pubblici, sono servite a ‘fluidificarè appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche e discariche di rifiuti. La Calabria è, per numero di arresti eseguiti (ben 280), la prima regione d’Italia, ma a guidare la classifica come numero d’inchieste è la Lombardia (20) e al quinto posto della classifica, dopo Campania, Calabria e Sicilia, figura la Toscana. Nel corso del 2012 il numero dei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa è salito a 25 (erano 6 nel 2011), il record nell’ultimo anno.

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