L'impegno nel riutilizzo dei beni confiscati alle mafie è uno dei cardini dell'attività di LIBERA. I beni confiscati alle mafie in Piemonte comprendono 168 immobili e 13 aziende. Fra questi, "Cascina Caccia " a san Sebastiano da Po e "Cascina Arzilla" a Volvera
Fonte: La Repubblica Torino
Tanto miele e orti per bambini
nelle cascine confiscate alla mafia
A San Sebastiano Po e a Volvera due dei casali sottratti ai boss ospitano le attività di Libera. "Vogliamo dimostrare che la legalità produce lavoro, anche se non potrà mai eguagliare i proventi delle attività illegali"
di ROSITA FATTORE e GIORGIO RUTA
Nella collina più alta di San Sebastiano da Po, 30 chilometri da Torino, viveva il boss Domenico Belfiore e la sua famiglia. Oggi quella stessa cascina che ospitava summit della 'ndrangheta è diventata un'opportunità di lavoro per cinque ragazzi dell'associazione Acmos: producono miele, ospitano matrimoni, organizzano corsi di pittura e accolgono studenti per iniziative educative.
Nella cantina hanno aperto una mostra. Ci sono più di 900 faldoni polverosi, ognuno rappresenta un morto ammazzato dalla mafia. Su uno di questi c'è scritto "Bruno Caccia". E proprio al magistrato ucciso dalla 'ndrangheta a Torino e alla moglie Carla è intitolata la cascina.
I Belfiore arrivarono in Piemonte dalla Calabria negli anni '60. Domenico, uno dei figli, si impose ben presto nel traffico di droga e nel gioco d'azzardo. Ma qui per tutti era una famiglia rispettabile: dal paese salivano per andare a fare il pane nel forno di questo fortino circondato da un ettaro di terra.
Noemi laureata in architettura vive e lavora qui con Matteo, il suo ragazzo. Condividono la casa con Valeria, Marco e Enzo e il cane Cenere. Hanno tutti 27 anni, tranne Enzo che ne ha 35.
Noemi ci fa da guida: "Produciamo una tonnellata di miele l'anno. L'idea è venuta al mio ragazzo che ha studiato agraria. Abbiamo 44 famiglie di api e presto speriamo di averne di più per entrare nei circuiti della grande distribuzione". Ci sono altri animali: asini, galline, papere, capre. Oltre
allo spazio dedicato alle mostre, i ragazzi di Acmos hanno allestito una sala per le feste in quello che una volta era il fienile e garantiscono 30 posti letto per i campi estivi.
Il bene è stato confiscato nel '98 a Salvatore Belfiore, fratello di Domenico. Nel 2007 la cascina è stata affidata ad Acmos. "Abbiamo lavorato molto per rendere di nuovo utilizzabile questo luogo. La famiglia nonostante la confisca è rimasta a vivere qui fino al 2006 e, poi, prima di andarsene ci ha fatto un bel regalo: ha distrutto tutto", racconta Noemi.
A Volvera, 70 chilometri da San Sebastiano da Po, un'altra cascina. L'hanno chiamata Arzilla quando nel 2010 è stata riaperta. Era proprietà di Vito Riggio, narcotrafficante. Lui voleva abbatterla e costruirci delle villette. La magistratura arrivò prima. Oggi più di dieci ragazzi animano questo spazio. Elena, 25 anni studente di Scienze sociali a Torino, è la responsabile. Corre da un punto all'altro della cascina per far andare tutto al meglio. Ci sono più di cento bambini che disegnano, curano l'orto con piccole zappe, e intanto imparano che cos'è la mafia. "Tenendo aperta questa struttura abbiamo voluto fare un regalo al territorio - spiega Elena - è un luogo per tutti i cittadini di Volvera, il simbolo della condivisione e della legalità. E soprattutto oggi è davvero arzilla e non è più una proprietà frutto della droga".
Maria José Fava è la referente regionale di Libera. Insieme ad altri volontari ha fatto una mappatura dei beni confiscati alle mafie in Piemonte: 168 immobili e 13 aziende. "Quasi tutti sono già stati assegnati - spiega Maria Josè - ora punteremo sul riutilizzo delle imprese. Dimostrare che la legalità produce lavoro è molto importante. Anche se non è facile realizzare utili con attività che prima prosperavano a grazie a proventi illegali".
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