Prosegue il dibattito sull'assetto urbanistico di Pinerolo.
La scorsa settimana abbiamo pubblicato l'intervista al dott. Chiabrando e all'ing. Bruera, del gruppo Progetto per Pinerolo. Nei prossimi giorni pubblicheremo l'intervista all'arch. Luca Barbero capogruppo del PD pinerolese in Consiglio Comunale.
L'associazione "Osservatorio 0121", la sezione pinerolese del Forum "Salviamo Il Paesaggio" hanno indirizzato all'amministrazione pinerolese una lettera aperta sul tema urbanistico.
La pubblichiamo concedendoci la libertà di evidenziare passaggi che riteniamo importanti.
Infine, i commenti alla lettera giunti proprio dai consiglieri che abbiamo intervistato, Andrea chiabrando e Luca Barbero
"Osservatorio 0121 "
"Salviamo Il Paesaggio"
Al Sindaco
Agli Assessori
Al Presidente del Consiglio comunale
ai Consiglieridella Città di Pinerolo
È in discussione presso la Commissione
Urbanistica del nostro comune una deliberazione contenente criteri e procedure
di valorizzazione urbanistica delle aree industriali in dismissione. La
decisione di adottare un tale atto ci preoccupa grandemente per i motivi di
seguito illustrati.
La crisi, innescata dalla speculazione,
viene alimentata dalla sovrapproduzione di beni che, poi, restano invenduti.
Ciò è particolarmente evidente nell’edilizia. Si è costruito tanto, troppo
e, dal punto di vista della qualità architettonica e del risparmio delle
risorse energetiche, in modo, a dir poco, disastroso. Sono molte le case
invendute ed i capannoni vuoti: non trovano acquirenti e questo ne riduce il
valore di mercato, vanificando la garanzia a copertura dei mutui.
I prezzi scendono ma non abbastanza da compensare l’impoverimento che
la crisi ha prodotto, soprattutto su chi vorrebbe comprar casa. Difficoltà
che aumentano mancando la sicurezza data da un posto di lavoro stabile. In
questo quadro Pinerolo non fa eccezione, sono migliaia, infatti, in città vani
non utilizzati: un grande spreco di risorse reso possibile anche da un Piano Regolatore, che alla luce dei
fatti è risultato fortemente sovradimensionato. Fu un errore di
pianificazione (o forse il preciso mandato del “partito trasversale del cemento”) che da più parti è stato
successivamente riconosciuto, ma senza che si sia posto ancora mano ad una
seria revisione.
Nonostante l’evidenza dei danni che, l’eccessivo consumo di suolo e la sua
impermeabilizzazione hanno creato al territorio italiano, la legge 106/ 2011, la cui applicazione viene in questi giorni discussa
in Comune, rende più agevole costruire ancora. Come? Con le deroghe al P.R.G.C.
Si parte con le aree industriali che la proprietà vuole dismettere (una
richiesta, in tal senso, è già pervenuta al Comune dalla P.M.T. – ex Beloit). In genere, l’elemento essenziale per
convincere tutti è il ricatto
occupazionale. Anche se, l’esperienza mostra, che l’aggiornamento degli impianti
produrrà altri esuberi. A seguire verranno: la realizzazione di volumetrie
aggiuntive in deroga al piano regolatore, il mutamento di destinazione in atto
(non solo per quella industriale), la demolizione e la ricostruzione degli
edifici anche con modifica di sagoma. Tutte operazioni che l’articolo 5 della
legge prevede possano sovrapporsi al P.R.G.C. Già si parla, in Città, di varie possibili iniziative simili, che porterebbero
ad aggiungere nuove costruzioni a quelle previste da un piano regolatore che,
nei propositi elettorali della maggioranza, sarebbe dovuto “dimagrire”.
La legge, peraltro, secondo noi, è
scritta male. La terminologia fantasiosa quanto generica (“razionalizzazione
del patrimonio edilizio esistente”, “tessuti edilizi inorganici o incompiuti”,
“destinazioni tra di loro compatibili e complementari”, “armonizzazione
architettonica con gli edifici esistenti”, …) si presta a diverse
interpretazioni e può generare scelte “disinvolte”. E’ facile prevedere contenziosi. “Valorizzazione”, “perequazione”e “contrattazione”, apparentemente,
sembrano strumenti messi a disposizione dell’urbanista ma, in realtà, sono il
grimaldello con il quale viene scardinato il processo di pianificazione con il
risultato di subordinare l’interesse pubblico a quello privato. E’ del
tutto evidente che si sostituisce, al sistema delle regole certe, una
contrattazione nella quale emerge, come soggetto “forte”ed unico interlocutore
della “politica”, chi detiene una proprietà fondiaria. Ad esempio “valorizzare”, come appare in tutta
chiarezza, dalla proposta di delibera della Giunta, significa “regalare” valore
ad alcune aree. In cambio una parte del ricavabile verrebbe acquisita dal
Comune che, in tempo di crisi e di “tagli”, è in grave difficoltà finanziaria .
Apparentemente ci guadagnano tutti
(privati proprietari delle aree ed Istituzione). Alla lunga, però, a perderci è
la città che viene privata della possibilità fare scelte urbanistiche sulla
base dell’interesse pubblico.
Per dare una base giuridica a
queste politiche urbanistiche “contrattate”
si sono inventati i “diritti edificatori” spostabili da un’area all’altra e,
con l’iscrizione in un apposito registro, trattabili tra i privati. L’edizione
aggiornata de : “Le mani sulla città”.
Vi è un ulteriore rischio : nell’attuale situazione di riduzione
dell’utile d’impresa e di scarsa liquidità , ad avere interesse a costruire è,
soprattutto, chi dispone di capitali non proprio “puliti”. Sappiamo da tempo che le infiltrazioni malavitose in Piemonte
hanno trovato nell’edilizia il loro cavallo di Troia.
Infine vogliamo sottolineare che adottare come “normale” l’uso del regime
delle deroghe previsto dalla Legge 106/2011, con un’apposita deliberazione
di indirizzo , fa sì che lo si renda, di fatto, alternativo allo strumento
delle varianti al Piano Regolatore, facendo
così cadere quel poco di partecipazione e di controllo democratico che i
cittadini possono esercitare tramite le osservazioni. Accettare o meno il
ricorso a questi meccanismi è una scelta politica. Il Consiglio Comunale non ha
alcun obbligo di far ricorso allo strumento della” valorizzazione” delle aree,
né tantomeno di adottare “criteri generali” che finirebbero per condizionare
pesantemente le scelte future. La deroga
ai normali strumenti di gestione urbanistica dovrebbe avere alla base solo
l’interesse pubblico (non limitato alla riqualificazione dell’area o al
versamento di oneri, ma ad esempio nel caso di pericolo) e l’eccezionalità
dell’intervento.
Quello che, a nostro parere, serve alla Città è ben altro. I
consiglieri, delegati dai cittadini a rappresentarli, ma anche soggetti alla
responsabilità che questo comporta, dovrebbero aprire, con tutti i mezzi a disposizione, un dibattito sul futuro
urbanistico di Pinerolo. Sono necessarie chiare, indipendenti e ulteriori
indagini conoscitive, incontri con la popolazione (anche, e soprattutto, nei
quartieri sede di stabilimenti in dismissione) per conoscere i bisogni reali
dell’area, confronto con altre esperienze , concorsi di idee, coinvolgimento
delle scuole. Occorre elaborare insieme
il progetto di una città inserita in un mondo che sta cambiando, anche come
conseguenza della crisi in atto . Ciò ci induce, diversamente che nel passato,
al risparmio di suolo e alla riqualificazione dell’esistente da attuare con
scelte attente e partecipate. Non si può
rispondere al nuovo con le vecchie politiche.
Il futuro, che ci piaccia o no,
sarà necessariamente altro.
Chiediamo perciò all’Amministrazione di non adottare la deliberazione
relativa alle linee guida per lavalorizzazione delle aree industriali in
dismissione avviando invece il confronto con i cittadini per la revisione del
P.R.G.C.
Salviamo il paesaggio.
Difendiamo i territori.
Osservatorio 0121
Pinerolo 18 ottobre 2012
Andrea Chiabrando:
Buongiorno,
vi ringrazio per il prezioso contributo.
Mi pare che le posizioni che abbiamo pubblicamente espresso fin dall'inizio del
bibattito siano in linea con quanto da voi sottolineato.Vi allego in proposito
la lettera da noi inviata al Consiglio e vi rimando al link sul nostro sito per
tutto il materiale.
http://www.progettopinerolo.it seguendo poi i link da post
Valorizzazioni
Cordiali saluti,
Andrea Chiabrando
Luca Barbero:
Due brevissime riflessioni. Non avendo la Regione Piemonte
adottato nessun provvedimento normativo o legislativo entro i termini contenuti
nell’art. 5 della 106-2011
mi sembra indiscutibile che l’applicazione della deroga
dovrebbe avvenire solamente ai sensi dell’art. 14 del testo Unico sull’edilizia
n. 380 e quindi in quei casi dove si manifesti un interesse pubblico.
Stabilire in modo oggettivo però cosa significhi interesse pubblico
diventa non facile. Nella prima parte della lettera si evidenzia come le scelte
urbanistiche degli ultimi anni a Pinerolo siano state dettate da un non meglio
identificato partito trasversale del cemento. Essendo io stato segretario del
PDS-DS dal 1998 al 2007, e quindi per buona parte degli ultimi mandati
amministrativi, vorrei che mi venisse spiegato meglio cosa intendete per
partito trasversale del cemento e chi ne sarebbero i “titolari” passati e
presenti. Alla fine, anche se per ragioni in parte diverse, condivido però che,
probabilmente, sarebbe preferibile non deliberare nulla sull’applicazione o
sull’applicabilità di quanto contenuto nella 106 e condivido anche che sarebbe
opportuno aprire un confronto ampio sul futuro urbanistico di Pinerolo.
Luca
Barbero