Visualizzazione post con etichetta Nicolò Gratteri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nicolò Gratteri. Mostra tutti i post

venerdì 20 ottobre 2017

"Cannabis Education!". Opportunità e problematiche di una pianta dimenticata: la canapa


Dopo il successo della precedente edizione, che ha coinvolto i migliori esperti italiani della canapicoltura, torna a Pinerolo "Cannabis Education!", l'evento pinerolese interamente dedicato alla pianta "proibita"! Troppo spesso infatti la pianta della canapa viene associata esclusivamente alla droga leggera che se ne può ricavare dalla varietà  che contiene a livelli elevati il principio HTC.
Proprio per riflettere sulla problematica dell'uso delle droghe leggere, sulle ipotesi di depenalizzazione o legalizzazione, all'evento sarà presente anche il presidio LIBERA "Rita Atria". Il contrasto alle mafie vede infatti nella legalizzazione della "cannabis" uno dei punti su cui si è appuntata la riflessione si molti: i pareri sono contrastanti e affatto univoci. Si va da "Sì" di F. Roberti ( procuratore nazionale antimafia) al "No" di N. Gratteri (procuratore a Catanzaro.
Negli spazi di Stranamore Pinerolo sarà quindi analizzata la pianta della canapa ed i suoi molteplici utilizzi. Saranno presenti esperti qualificati, ospiti d'eccezione, accanto a stand dove sarà possibile assaggiare e toccare con mano i prodotti ricavabili dalla canapa per riportare alla memoria la lunga tradizione che lega il nostro paese a questa pianta. Il tutto accompagnato da mercatini, arte, teatro e musica.
Contrariamente a quanto riportato nella locandina, l'intervento di A. Francesco Incurato, referente del presidio  LIBERA "Rita Atria",  avrà luogo alle ore 20.30


Eppure , così leggiamo dal sito di Assocanapa: "Per molti secoli la canapa e' stata la pianta da fibra piu' coltivata nei nostri paesi per l'impiego della fibra che si ricava dalla sua corteccia in cordami, filati e tessuti di resistenza insuperabile. Fino alla meta' del secolo scorso dipendevano da corde, cordami e spaghi di ogni dimensione, gli attacchi di carrozze, carri, attrezzi agricoli mentre rista, fili, robusti teli di canapa venivano utilizzati nell'economia domestica e in quella artigianale/proto industriale di tutti i settori (idraulici, elettricisti, fabbri, meccanici, macellai, panettieri, barbieri per citare gli artigiani ma anche carri ferroviari, sellerie e simili). Nell'abbigliamento da lavoro il tessuto di canapa era il piu' diffuso. In tutti i paesi delle latitudini temperate la produzione tessile da fibra di canapa era imponente(...) Dopo la seconda Guerra Mondiale la diffusione in Europa di filati e tessuti di cotone meno costosi e dei filati sintetici di origine petrolifera (nylon, poliestere ecc) decretò il decadimento ed il progressivo abbandono delle coltivazioni della canapa. Ma le vere cause dell'abbandono della coltivazione in Europa vanno ricercate nella normativa della nascente UE: la canapa venne considerata soltanto piu' in quanto pianta da cui si poteva ricavare "droga", ignorando non solo gli importanti usi tessili e cartari ma anche quelli alimentari e terapeutici, noti da millenni e fino ad allora ammessi e riconosciuti ufficialmente in tutto il mondo. La normativa "antidroga" sopravvenuta dagli anni Settanta del secolo scorso in tutta Europa, ad imitazione di quanto avvenuto negli USA fece poi ritenere ai piu' illecita non solo la coltivazione della canapa "da droga" ma di tutta la canapa in genere. 

Solo recentemente la coltivazione della canapa sta tornando a farsi spazio, attraverso un rinnovato interesse sociale ed economico. Negli spazi di Stranamore Pinerolo sarà analizzata questa realtà insieme ad esperti qualificati ed ospiti d'eccezione, accanto a stand dove sarà possibile assaggiare e toccare con mano i prodotti ricavabili dalla canapa per riportare alla memoria la lunga tradizione che lega il nostro paese a questa pianta. Il tutto accompagnato da mercatini, arte, teatro e musica.


mercoledì 9 luglio 2014

Nicola Gratteri: ”E’ ora di finirla con la retorica delle parole e incominciare a prendere provvedimenti con chi ha violato le regole della Chiesa e le parole di Papa Francesco”.

Nicola Gratteri: ”E’ ora di finirla con la retorica delle parole e incominciare a prendere provvedimenti con chi ha violato le regole della Chiesa e le parole di Papa Francesco”.
L'indignazione del giudice da sempre impegnato nella lotta contro la 'ndrangheta, all'indomani di quanto avvenuto durante la processione della Madonna delle Grazie a Oppido Mamertino, paese tristemente noto a causa di una faida sanguinaria che ha provocato un centinaio di morti.


Fonte: La Repubblica
A Oppido Mamertina durante la processione l'omaggio davanti la casa dI Giuseppe Mazzagatti, vecchio capo clan di 82 anni, già condannato all'ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso. I carabinieri abbandonano il corteo per protesta. Il Comune si difende: "La 'ndrangheta non c'entra"
di GIUSEPPE BALDESSARRO

OPPIDO MAMERTINA (Reggio Calabria)Ci sono i preti che lottano contro la 'ndrangheta e ci sono quelli che davanti ai boss ancora s'inchinano e fanno inchinare pure i santi in processione. E successo ancora, è successo in Calabria, dove Papa Francesco solo due settimane addietro aveva tuonato contro i mafiosi scomunicandoli pubblicamente, davanti a 200 mila persone che erano andati ad ascoltarlo a Cassano. 
E' successo mercoledì scorso, a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio, dove il vescovo Giuseppe Fiorini Morosini per combattere i boss, la scorsa settimana ha chiesto di sospendere per 10 anni la figura dei padrini ai battesimi e alle cresime. E' successo, e succede ancora spesso. Solo che questa volta i carabinieri non hanno solo fatto una relazione di servizio ai loro superiori, ma hanno lasciato  platealmente la processione del paese, sottolineando come lo Stato, o almeno lo Stato da loro rappresentano, davanti ai boss non s'inginocchiano.
La notizia è stata diffusa dal Quotidiano della Calabria, a firma Michele Albanese, che fa la cronaca di quanto avvenuto a Oppido, città nota per una delle più cruente guerre di mafia. Una faida che contò quasi cento morti ammazzati, non risparmiando neppure donne e bambini.

L'inchino della statua. Come da tradizione, mercoledì era in corso la processione della Madonna delle Grazie. Un rito secolare particolarmente sentito dai fedeli della parrocchia che si trova nella frazione Tresilico. La processione ad un certo punto è stata clamorosamente abbandonata dal comandante della stazione dei carabinieri di Oppido e da due militari. Il maresciallo Andrea Marino e i suoi uomini ha fatto marcia indietro dopo aver assistito a una scena ritenuta intollerabile per chi porta la divisa. La statua della Madonna delle Grazie, preceduta dai sacerdoti, ma anche da mezzo consiglio comunale, arrivata all'incrocio tra Corso Aspromonte e via Ugo Foscolo, era stata fatta fermare da alcune decine di portatori davanti alla casa del boss del paese. 

Il boss: Giuseppe Mazzagatti. Uno stop di meno di un minuto, seguito da un inchino dell'effigie alla dimora di Giuseppe Mazzagatti, capo clan di 82 anni, già condannato all'ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso. Un padrino temuto e ancora potente, che da tempo si trova ai domiciliari per motivi di salute. Assistendo all'episodio, il maresciallo ha immediatamente ordinato a suoi carabinieri che si trovano ai lati della statua di abbandonare la cerimonia. Un gesto clamoroso è fatto in maniera plateale, proprio a marcare le distanze con quanto accaduto.

La raccomandazione. Vicenda grave anche perché sembra che prima della processione, Marino - forse avendo avuto sentore di qualcosa – avesse incontrato i componenti della commissione della festa avvertendoli di non effettuare gesti particolari o inchini durante il tragitto. Una raccomandazione rimasta evidentemente inascoltata. Una brutta scena insomma, che ha scosso i militari, ma non gli altri presenti. Tant'è che quando i carabinieri hanno lasciato la processione nessuno tra le autorità civili e religiose presenti sembra li abbiano seguiti. E questo nonostante fossero chiare le ragioni del gesto. Tutti presenti e tutti consapevoli dunque. Tutti ossequiosi. Qualcuno per paura, qualcuno per complicità. Con il Rosario in mano e la Madonna sulle spalle, a riverire i boss che Papa Francesco vorrebbe scomunicare


Una lunga nota del Comune: facciamo così da anni, la 'ndrangheta non c'entra. In serata, il sindaco di Oppido Mamertina Domenico Giannetta ha rilasciato un lungo comunicato per spiegare l'accaduto: "Ci sentiamo  come Amministrazione Comunale indignati e colpiti nel nostro profilo personale  e istituzionale. Era presente al corteo religioso tutta la Giunta Comunale, il Presidente del Consiglio Comunale, il Comandante della Polizia Municipale e il Comandante della Stazione dei Carabinieri  di Oppido. Giunti all'incrocio tra via Ugo Foscolo e Corso Aspromonte, nel seguire il Corteo religioso tutti i predetti camminando a piedi svoltavamo  a sinistra, circa 30 metri dietro di noi vi erano i presbiteri e ancora dietro la vara di Maria SS. Delle Grazie. Mentre tutti procedevamo a passo d'uomo  la vara si fermava all'intersezione predetta  e veniva girata in direzione opposta al senso di marcia del Corteo, come da tradizione.
Peraltro, nell'attimo in cui i portatori della vara hanno espletato tale rotazione, improvvisamente il Comandante della Stazione locale dei Carabinieri che si trovava alla destra del Sindaco si e' distaccato dal Corteo, motivando che quella gestualità era riferibile ad un segno di riverenza verso la casa di Mazzagatti. Sentiamo dunque con sobrietà di condannare il gesto se l'obiettivo era rendere omaggio al boss, perché ogni cittadino deve essere riverente alla Madonna e non si debba verificare al contrario che per volontà di poche persone che trasportano in processione l'effigie, venga dissacrata l'onnipotenza divina, verso cui nessun uomo può osare gesto di sfida.  Dal canto nostro nell'immediatezza del fatto, nel dubbio abbiamo agito secondo un principio di buon senso e  non abbiamo abbandonato il Corteo per non creare disagi a tutta la popolazione oppidese ed ai migliaia di fedeli che giungono numerosi da diversi paesi ed evitare il disordine pubblico.

Scossi dall'accaduto,  dopo 10 minuti circa  a conclusione della Processione il sindaco, nella consapevolezza che il percorso della Processione e' stabilito dalle autorità religiose si e' recato da uno dei sacerdoti presenti alla processione a chiedere delucidazioni circa l'atteggiamento posto in essere dai portatori riguardo al fatto specifico. La risposta ricevuta dal Sindaco e' stata che tale ritualità di ruotare la vara verso il Corso Aspromonte e' prassi consolidata da oltre trent'anni. Pertanto non e' dato capire come mai l'episodio di qualche giorno fa ha assunto un significato diverso rispetto ai precedenti, a tal punto di  arrivare ad additare le Istituzioni presenti e la popolazione Oppidese accondiscendente  alla 'Ndrangheta".



Al carcere di Larino. E sempre oggi, a distanza di centinaia di chilometri, un altro segnale nei confronti dell'anatema di Papa Francesco contro i mafiosi: lo sciopero della messa di duecento detenuti nel carcere di Larino

domenica 23 febbraio 2014

Il caso Gratteri: il ministro “sicuro” stoppato da Napolitano?

A nostro parere, nelle ultime ore sono avvenuti due fatti inquietanti sul tema della Giustizia ( non parliamo di Legalità!): la denuncia del testimone di (in)giustizia, Ignazio Cutrò, di cui abbiamo riportato l'intervista da lui rilasciata, e la mancata nomina di Nicolò Gratteri a ministro della Giustizia nel neo-nato governo-Renzi
Così  si legge nell'articolo che riportiamo sotto: "(...) Napolitano avrebbe detto: “Dottor Renzi, Gratteri è troppo caratterizzato“.  Nicola Gratteri non è iscritto ad alcuna corrente della magistratura, né ha mai preso parte a iniziative politiche. L’unica cosa che lo “caratterizza” è la determinazione nella lotta alla mafia.(...)" 
E’ questo “il troppo” che ha impedito a Nicolò Gratterie di essere nominato ministro della Giustizia? Facciamo nostro quanto chiede Riccardo Iacona: "Ora il presidente del consiglio spieghi "



Fonte: Il Fatto Quotidiano

Governo Renzi, il caso Gratteri: il ministro “sicuro” stoppato da Napolitano

"Tutto può succedere tranne che arrivi questa richiesta", aveva profetizzato il pm anti-ndrangheta intervistato lunedì a Presadiretta. Il no del Colle dopo le rassicurazioni dell'entourage del premier sulla nomina alla Giustizia. Ma il motivo del veto è ancora tutto da chiarire. Iacona: "Ora il presidente del consiglio spieghi"

Nicola Gratteri
Tutto può succedere tranne che arrivi questa richiesta”. Era stato profetico il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, magistrato simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, ospite a Presadiretta su Raitre lunedì scorso, quando Riccardo Iacona gli aveva chiesto se fosse disponibile a diventare ministro della Giustizia nel nuovo governo Renzi. Lui si era detto disponibile: “Sì, se avessi la libertà di realizzare le cose che ho in testa”. Dopo l’esclusione dalla lista del nuovo esecutivo, Gratteri si è chiuso nel più assoluto silenzio e non ha ancora voluto spiegare, se mai lo farà, l’origine di tanto fondato pessimismo. Intanto sulla sua pagina Facebook ci pensa il grande amico e coautore Antonio Nicaso a far filtrare l’irritazione per il voltafaccia last minute di cui il magistrato è rimasto vittima: “Io e Gratteri continueremo ad andare nelle scuole, dove ci apprezzano di più”.
La cosa certa è che Gratteri era ministro della Giustizia quando Matteo Renzi è salito al Colle e non lo era più quando è sceso. 
Al suo posto, l’ex ministro Pd all’Ambiente Andrea Orlando, fama di “garantista”, noto per aver chiesto l’abolizione dell’ergastolo e la non obbligatorietà dell’azione penale (leggi il blog di Peter Gomez). Eppure, scrive oggi Il Fatto Quotidiano, l’entourage del premier aveva assicurato l’incarico al magistrato, per telefono, giusto ieri pomeriggio. Cosa confermata sempre al Fatto da tre fonti che hanno chiesto di restare riservate. Ma sono molte le  testate che oggi (con maggiore o minore evidenza) sollevano perplessità sulla reale motivazione dello stop a un magistrato che non solo ha coordinato le più importanti indagini contro la ‘ndrangheta degli ultimi anni, ma è anche autore di una serie di proposte per rendere più duro ed efficiente il contrasto a tutte le mafie. Proposte finite anche in un rapporto di 400 pagine consegnato appena il mese scorso al governo Letta. Non solo. Dato il peso internazionale della ‘ndrangheta, Gratteri è diventato un punto di riferimento fondamentale, per la polizia federale tedesca come per l’Fbi. La sua nomina al governo avrebbe lanciato il segnale di una vera svolta dell’Italia, spesso messa all’indice per il suo lassismo nella lotta alla criminalità e alla corruzione
IL COLLE STOPPA, BERLUSCONI FESTEGGIA. La versione semiufficiale è che Napolitano abbia fatto muro perché “c’è una regola non scritta, ma sempre rispettata: i magistrati in servizio non possono andare alla Giustizia“. La foto “rubata” di un appunto in mano a Renzi, dove compare la scritta riquadrata “magistrato in servizio”, è finita on line, quasi a suggellarla. E’ stato il Colle a fermare il pm, ma è altrettanto vero che il Giornale racconta di un Silvio Berlusconi “soddisfatto” di due ministeri soltanto, Sviluppo economico e, appunto, Giustizia. Mentre Libero festeggia in un titolo interno: “Orlando dall’ambiente ai tribunali: almeno niente pm”. Anche l’Unità osserva che la nomina di Gratteri avrebbe mandato “in fibrillazione Berlusconi e Alfano” (altri restroscena, però, smentiscono l’opposizione dell’Ncd all’ascesa ministeriale del magistrato calabrese).
Sul Corriere della sera, il principe dei quirinalisti Marzio Breda prende atto della smentita di Napolitano su un “braccio di ferro” con Renzi sulla lista dei ministri, ma, scrive, la lunghezza del colloquio tra il presidente della Repubblica e il premier “qualche sospetto potrebbe autorizzarlo”. Il Corriere cita come controversi il caso Bonino (silurata dagli Esteri) e Gratteri: “Poco difesi e quindi depennati senza troppo problemi? Sostituiti in extremis o mai davvero in corsa? Sacrificati sull’altare di una discontinuità anche generazionale?”, si chiede Breda. Oppure “candidature non del tutto potabili sotto il profilo degli equilibri politici?“.
MAGISTRATO GUARDASIGILLI? SULLA POMODORO NESSUNO HA FIATATO. In realtà sono due i magistrati che hanno occupato la poltrona di Guardasigili. Filippo Mancuso, giudice ormai prossimo alla pensione chiamato al governo da Lamberto Dini nel 1995, e Nitto Palma, entrato nel governo Berlusconi nel 2011 al posto di Angelino Alfano, ma dopo una carrierea parlamentare ormai decennale. Però, nei totoministri in vista del governo Renzi, è circolato con insistenza il nome di Livia Pomodoro, presidente in carica del Tribunale di Milano, e nessuno ha sollevato questioni di incompatibilità. Così i dubbi diventano legittimi. E’ stata davvero la discriminante dell’essere “in servizio” a sbarrare la strada a Gratteri? Ed è possibile che la “regola non scritta” sia venuta fuori solo all’ultimo momento, quando il nome del procuratore aggiunto di Reggio Calabria veniva fatto da giorni? O il veto è di altra natura? Sempre sul Corriere, è Maurizio Bianconi a domandarsi: “Come avrebbero reagito i berlusconiani? e gli avvocati?”. Da qui la “moral suasion” di Napolitano su Renzi.
Secondo Repubblica, Renzi è salito al Colle determinatissimo: “Per me è il candidato migliore, non voglio cedere. E’ il segnale più importante della discontinuità che intendo dare al mio esecutivo”. Ma Napolitano avrebbe risposto testualmente: “La regola non scritta per la Giustizia è mai una magistrato al ministero, mai. Questa è una regola insormontabile”. Il Secolo XIX va oltre. Secondo retroscena pubblicato oggi, Napolitano avrebbe detto: “Dottor Renzi, Gratteri è troppo caratterizzato“. Nicola Gratteri non è iscritto ad alcuna corrente della magistratura, né ha mai preso parte a iniziative politiche. L’unica cosa che lo “caratterizza” è la determinazione nella lotta alla mafia. Anche con soluzioni che certamente provocherebbero reazioni fortissime, come il drastico inasprimento delle pene per il 416 bis, l’associazione mafiosa, e la riduzione delle possibilità di patteggiare per ottenere condanne più miti. 
GIUSTIZIA, LE RICETTE DI GRATTERI CONSEGNATE A LETTA. Solo lunedì, Gratteri illustrava i suoi progetti di Riforma ospite di Riccardo Iacona a Presadiretta su Raitre, in una puntata dedicata al “Tesoro della mafia”. Oltre a raccontare di boss e colletti bianchi, Gratteri ha illustrato in modo molto concreto parte del rapporto “Per una moderna politica antimafia” consegnato a gennaio al governo Letta al termine del lavoro di una commissione che annoverava tra gli altri anche il collega Raffale Cantone (vedi sotto). Il rapporto contiene ricette per rendere più efficaci non solo i processi ai boss, ma anche le confische dei beni e la punibilità in tribunale del voto di scambio politico-mafioso. “Se davvero Renzi era così deciso a volere Gratteri al ministero della Giustizia,deve spiegarci pubblicamente perché ha accettato il diktat di Napolitano“, dice ora Iacona a ilfattoquotidiano.it. “Gratteri è un magistrato molto determinato sulla lotta alla mafia, ma nella nostra intervista è emerso anche il suo aspetto garantista, per esempio sul tema delle carceri”.