Mentre è in corso il processo di primo grado originato dall'"Operazione Minotauro" (giugno 2011), nuovi elementi si aggiungono e rafforzano l'idea di quanto sia stata "poco visibile", spesso sottovalutata, la penetrazione della 'ndrangheta calabrese in Piemonte
fonte : LA Stampa
Ville
e terreni, sequestrati beni
per 20 milioni ai Marando
Sequestrata anche una cascina con terreni
Colpo alla famiglia
Marando: dal feudo di Volpiano a tutta Italia
CLAUDIO
LAUGERI
TORINO
La Giustizia ha
colpito ancora una volta i beni della famiglia Marando. Case, terreni, auto per
un ammontare di 20 milioni di euro, tra Piemonte, Lombardia, Lazio e Calabria.
La Direzione
investigativa antimafia (Dia) di Torino guidata da Sergio Molino ha raccolto il
materiale utilizzato dal procuratore aggiunto Alberto Perduca per ottenere
dalla Sezione «misure di prevenzione» del tribunale torinese il sequestro di quei
beni. Tutto collegato all’operazione Marcos, conclusa nel 2010 con 8 arresti.
Un’indagine sul riciclaggio delle ricchezze legate al traffico internazionale
di droga, il business che finanziava la cosca.
La
famiglia
Da anni, i Marando
sanno di essere nel mirino delle forze dell’ordine. Per questo, utilizzavano
prestanome come intestatari di case e terreni. Ma già due anni fa gli
investigatori avevano messo le mani sulle ricchezze della famiglia. «Quello era
un sequestro legato a un procedimento penale. Oggi è una misura di prevenzione
legata alla pericolosità sociale dei personaggi in questione, oltre alla
sproporzione tra i loro redditi e i patrimoni posseduti» spiega il procuratore
aggiunto Alberto Perduca. Uno strumento legale per contrastare in modo efficace
la criminalità organizzata, più rapido di quello penale.
Il
feudo di Volpiano
L’attenzione degli
inquirenti si è concentrata su Volpiano, «feudo» dei Marando. La ricostruzione
delle ricchezze della cosca ha portato a scoprire 12 fabbricati (appartamenti e
garage) e due terreni a Volpiano, altri due alloggi e un terreno a Leinì, ma
anche una «mega-cascina» con 19 terreni a Rivarossa. Quella proprietà
(intestata alla società «Green Farm») è costata il coinvolgimento
nell’inchiesta a Mario Loi, conosciuto come «padre Rambo», sacerdote che
gestisce la comunità «Speranza 2000» alla Falchera, che per alcuni anni sarebbe
stato - secondo le accuse - intestatario della società, prima di cederla a un
prestanome dei Marando.
La
casa
In mezzo all’elenco di
appartamenti e terreni finiti sotto sequestro c’è anche una villa nelle
campagne di Nettuno, ottenuta dai Marando come saldo per il prestito di 50 mila
euro fatto a un ex compagno di carcere: lui non riusciva a restituire i soldi e
ha ceduto la villa, poi intestata al fratello dell’educatrice carceraria
complice della cosca. Lei aiutava la famiglia a tenere i contatti con
l’esterno, i Marando l’hanno ricompensata.
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