Visualizzazione post con etichetta Amore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Amore. Mostra tutti i post

mercoledì 26 agosto 2020

Per Amore più che per paura: dobbiamo cambiare!

Vito Mancuso: "È la Vita la divinità primordiale, ma noi lo stiamo dimenticando. Stiamo riducendo la Vita a una specie di centro commerciale in cui ordinare beni e prodotti con un clic. Il mare di Poseidone? È diventato una riserva di cibo e petrolio e una superficie da solcare con le barche. Le foreste di Artemide? Una riserva di legna da abbattere per seminare la soia con cui nutrire il bestiame da macellare al più presto per farne hamburger. L’arte di Apollo? Un grande business ricolmo di finzioni che valgono solo per la capacità momentanea di vincere la noia e di sorprendere con l’ennesima profanazione. L’amore di Afrodite? Un turpe mercato che si ciba di corpi, spesso anche di bambini. E il denaro come unico dio, osservando, in questo sì, un purissimo monoteismo. Qualcuno sostiene che la Natura, espressione suprema della Vita, si sia ribellata a questa devastazione e ci stia prendendo alle spalle, anzi ai polmoni, così da riportarci nella condizione di capire di nuovo che è lei a essere più forte e che noi la dobbiamo rispettare con religioso timore. È così? Io non lo so, quello che so è che la Vita è la grande dea e che la paura in questo caso è la sua prima messaggera. E il messaggio della paura è chiaro: dobbiamo cambiare!"

Invitiamo ad assistere alla proiezione dei due film in programma



giovedì 9 febbraio 2017

la Lettera di Michele. Interroghiamoci tutti!

La lettera di Michele viene pubblicata per volontà dei genitori, perché quanto accaduto a Michele possa servire a qualcosa. Quanto accaduto a Michele deve servire a ripensare la vita nelle nostre comunità, nella nostra società. La lettera di Michele deve servire a rompere "i muri" che ci separano dagli altri, muri che sembrano più alti e invalicabili quando la richiesta è quella di un aiuto per spezzare difficoltà che portano alla solitudine. 
La lettera di Michele viene pubblicata per volontà dei genitori, perché la denuncia non cada nel vuoto. La mamma di Michele: «Di Michele ricorderemo il suo gesto di ribellione estrema e il suo grido, simile ad altri che migliaia di altri giovani probabilmente pensano ogni giorno di fronte ad una realtà che distrugge i sogni».

Interroghiamoci tutti!...e accogliamo la responsabilità di sentire la vita degli altri vicina e parte della nostra vita. 

Per questo Michele scrive la sua ultima Lettera


di MICHELE

Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte .
Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.
Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive. Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione. Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie. Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.
Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.

Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene. Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.

P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto.


tratto da "Principi fondamentali della Repubblica Italiana"

Art. 1 L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.


martedì 14 maggio 2013

L'omofobia si combatte a scuola ed è l'Amore che cambia il Mondo


L'Amore cambia il Mondo



Fonte: l'Espresso

L'omofobia si combatte a scuola

di Loredana Pianta
A pochi giorni dalla ricorrenza della giornata internazionale contro l'omofobia (17 maggio), in una scuola piemontese prende il via il primo esperimento di educazione alle diversità di genere. Lo spunto? Due ragazze lesbiche che si sono baciate in corridoio e le reazioni di docenti e compagni
(14 maggio 2013)
Due ragazze lesbiche che si danno un bacio nei corridoi della scuola, il rimprovero di un insegnante, la ribellione di alcuni studenti e i cartelloni di solidarietà nei confronti delle due ragazze appesi fuori dalle classi: tutto questo accadeva un anno e mezzo fa al Liceo G.F. Porporato di Pinerolo, nel torinese. Un episodio negativo si è però trasformato in una risorsa educativa per la scuola. Un gruppo misto di alunni e docenti lgbt e etero, infatti, ha dato vita al progetto "Welcome" contro l'omofobia.
Il modello è quello delle alliance americane e mira a diventare un esempio nazionale. Il team, dopo essere stato formato da esperti esterni sulle tematiche di genere, si occupa oggi di diffondere nelle classi una corretta informazione attraverso dibattiti e cineforum.
Gli incontri con gli studenti hanno avuto momenti di grande intensità emotiva. Nell'ambito degli incontri "Welcome", due ragazzi hanno fatto coming out davanti ai propri compagni. Una prova di fiducia nei confronti degli animatori del progetto, che oggi sognano di realizzarlo anche in altre scuole italiane.