La Costituzione Italiana pone il tema del Lavoro ai primi quattro punti dei Principi Fondamentali. Rileggiamo quei Principi! Comprenderemo allora perché, alla luce delle vicende storiche passate e presenti, proprio il Lavoro in Italia sia stato usato come arma di ricatto dalle forme di potere -palesi e occulte- che dominano la storia di questo Paese. Anche contro questo, contro il ricatto del lavoro, manifestavano i contadini di quel I maggio del 1947 a Portella delle Ginestre.
Proprio in queste ore LIBERA vuole esprimere vicinanza e affetto ai familiari di Roberto Mancini, morto ieri a causa di un tumore per aver voluto svolgere con onore, coerenza e coraggio il suo lavoro. Roberto Mancini era Sostituto Commissario di Polizia a Roma e nella seconda metà degli anni '80 aveva iniziato ad occuparsi di ecomafie e traffici illegali di rifiuti.
Fu il primo ad accorgersi di cosa stava accadendo nella "terra dei fuochi".
la stele che ricorda la strage di Portella delle Ginestre avvenuta il 1 maggio 1947 |
Roberto Mancini, il poliziotto che scoprì cosa avveniva nella "terra dei fuochi" |
La connivenza, la complicità, fra mala-politica e mafie è poi un corollario drammatico, scandaloso, inequivocabile, provato. Scandaloso è vedere come i comportamenti del "potere" abbiano ricalcato esattamente i principi del potere mafioso: così come i capi-mafia siciliani distribuivano le terre ai contadini - ingiustamente, non per merito bensì per "appartenentza o contiguita", per ricatto!- così il "Potere" concede spesso il Lavoro. Da principio a fondamento di una nazione, il Lavoro è diventato merce di scambio, regalia per compensare e premiare amici e servi del potere: uno scambio che appare "ricatto"
Anche contro questo, contro il ricatto del lavoro, manifestavano i contadini di quel I maggio del 1947 a Portella delle Ginestre.
Roberto Mancini
Roberto Mancini era Sostituto
Commissario di Polizia a Roma. Nella seconda metà degli anni '80 iniziò ad
occuparsi di ecomafie e traffici illegali di rifiuti. Fu il primo ad accorgersi
di cosa stava accadendo nella "terra dei fuochi". Nel '95 consegnò
alla procura di Napoli il risultato delle sue indagini in una nota informativa,
se fosse stata presa in considerazione forse il disastro ambientale e umano che
tutti conosciamo si sarebbe potuto evitare. Nella sua vita professionale
Roberto si è sempre occupato di reati ambientali legati al ciclo di rifiuti. 15
anni di attività al servizio dello Stato che lo hanno esposto a gravissimi
rischi. La lunga e costante esposizione con materiali tossici e scorie
radioattive ha stroncato la sua volontà di consegnare alla giustizia i
delinquenti che avvelenano l'ambiente e la vita delle persone. Roberto Mancini
è morto ieri, 30 aprile 2014, a Perugia per un linfoma non Hodgkin contro cui ha
combattuto per anni. Una "malattia professionale" per la quale lo
Stato gli ha riconosciuto 5000 euro. Chiediamo alle Istituzioni che sia presto
riconosciuto l'alto valore della sua missione.
Non saremo mai abbastanza grati a
Roberto Mancini per il suo prezioso lavoro al servizio della comunità, portato
avanti a rischio della vita, anche accanto a Legambiente. A lui dedicheremo il
prossimo Rapporto Ecomafia.
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