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giovedì 23 ottobre 2014

Don Luigi Ciotti: le mafie sono tornate forti e a dirlo è la loro diffusione, la loro presenza

Prende il via a Roma "Contromafie". 
Ricordiamo l'nvito di don Ciotti a non parlare più di "antimafia" poichè tanti hanno costruito costruite maschere e carriere al'insegna del "professionismo" dell'antimafia. 
Non parliamo di "antimafia", parliamo di piuttosto di Responsabilità, di Impegno , di Coraggio, di Sevizio a favore bene lungimirante delle comunità. Questo lo scriviamo noi ma , ne siamo certi, lo direbbe don Ciotti. 
"Le mafie sono tornate forti  -  spiega don Ciotti  -  e a dirlo non sono tanto le minacce dei boss, quanto la loro diffusione, la loro presenza. Presenza materiale, che incide nei processi economici e politici. (...) lotta alla criminalità organizzata vuol dire soprattutto lavoro, scuola e casa."


Fonte La Repubblica

Antimafia, da giovedì gli stati generali. Don Ciotti: "Organizzazioni criminali avanzano"


ROMA - "È il momento di fermarsi a riflettere. Molti parlano di antimafia, ma questa non è una carta d'identità, dovrebbe essere una scelta di responsabilità. Sono in tanti ad aver scelto una legalità malleabile" riflette il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. Dal 23 al 26 ottobre a Roma ci saràContromafie, la terza edizione degli stati generali dell'antimafia. "Non sarà una passerella", precisa don Ciotti, ma quattro giorni di confronto tra le realtà, italiane e europee, impegnate contro le diverse forme di criminalità organizzata. Oltre 3000 partecipanti, centinaia di associazioni, sei aree tematiche, 30 gruppi di lavoro con il contributo di più di 200 relatori tra educatori, operatori sociali, magistrati, docenti universitari, forze di polizia, imprenditori e sindacalisti.

Sono passati cinque anni dall'ultima edizione e tante cose sono cambiate: "Le mafie sono tornate forti  -  spiega don Ciotti  -  e a dirlo non sono tanto le minacce dei boss, quanto la loro diffusione, la loro presenza. Presenza materiale, che incide nei processi economici e politici. In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo le organizzazioni criminali hanno tanto denaro e lo investono, lo riciclano". E crescono da sud a nord, in maniera trasversale: "In tutt'Italia non si percepisce la gravità del fenomeno, non ci si può fermare. Non possiamo permettercelo. Le cose che abbiamo fatto sono state importanti, ma non bastano" ragiona il presidente di Libera. 

Si parte il 23 ottobre con GiovaniContromafie, al Centro Sportivo Valentina Venanzi, nel quartiere Corviale, dove sarà allestito un campus che ospiterà 300 giovani. L'apertura dei lavori, invece, sarà venerdì all'Auditorium della Conciliazione con un intervento di Roberto Saviano e la relazione introduttiva di Luigi Ciotti. Alla fine sarà elaborato il "Manifesto degli Stati generali dell'antimafia".



Tanti i rappresentanti delle istituzioni che parteciperanno a Contromafie: da Laura Boldrini a Stefania Giannini, da Pietro Grasso a Andrea Orlando.


E proprio alla politica che don Ciotti lancia una sfida. "Non riusciamo ad avere una legge completa sulla corruzione, aspettiamo il ritorno del falso in bilancio. Ci sono troppi compromessi al ribasso, come quello sulla legge anti riciclaggio. Ci viene detto ogni giorno che con la crisi non ci sono soldi e si spende meno per la sicurezza di chi contrasta la mafia. Non si investe sul welfare: lotta alla criminalità organizzata vuol dire soprattutto lavoro, scuola e casa. Guardiamoci attorno, c'è un mondo di giovani che non studia e non lavora. La politica può fare molto di più della magistratura". 

Contemporaneamente ai lavori, ci saranno in giro per Roma spettacoli teatrali,  proiezioni di documentari, film, inchieste televisive. "Non possiamo più fare finta di niente. Dobbiamo riflettere e rilanciare" è l'invito di don Ciotti.


mercoledì 10 settembre 2014

Don luigi Ciotti:"I malavitosi non sarebbero nessuno se una parte dell’imprenditoria o della politica non permettesse loro di entrare nel tessuto sano della società».

Ancora una volta, un articolo pubblicato da La Stampa riprende le parole pronunciate da  Luigi Ciotti in uno dei tanti appuntamenti a cui, infaticabilmente, il sacerdote torinese partecipa cercando di rompere muri di ipocrisie e di convenienze. Per l’ennesima volta, Luigi Ciotti ritorna sul concetto scomodo che “la mafia siamo noi”. Riprende e ripete il concetto scolpito nelle pagine del diario di quella ragazzina siciliana che si chiamava Rita Atria, quella ragazzina che proprio quest’anno avrebbe compiuto i suoi quarant’anni: “(…) la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci.”
Ancora una volta , Luigi Ciotti denuncia che la la mafia siamo noi perche “(…) I malavitosi non sarebbero nessuno se, una parte dell’imprenditoria o della politica, non permettesse loro di entrare nel tessuto sano della società».  
Una imprenditoria che non si cura della provenienza di capitali e che non si preoccupa del fatto che investimenti e progetti siano a favore del bene delle comunità.
Una politica che sceglie e "pesa" i suoi uomini sulla base del “pacchetto di voti” di cui ciascuno è portatore. Una politica che, ad ogni tornata elettorale, ripropone “professionisti” e “opportunisti”, volti e maschere, immutabili o di “gattopardiana” memoria.
Proprio in occasione della Giornata della memoria dello scorso 21 marzo 2014, dal palco di Latina don luigi Ciotti urlò:Basta leggi e più  Legge!”. Basta leggi!..più Giustizia! Questo il significato di quelle parole, proprio mentre era in discussione la ri-definizione dell’articolo 416-ter, articolo che avrebbe dovuto punire efficacemente il reato di scambio politico-mafioso. Lo sentimmo personalemte Luigi Ciotti tuonare contro “leggi che sono frutto di accordi sottobanco fra i partiti”, leggi finiscono col favorire mafiosi e delinquenti e di cui il nostro paese ha triste e lunga esperienza: leggi “ad personam”, reati depenalizzati, parole svuotate di significato -legalità e giustizia, antimafia , "parole una volta nobili e ora snaturate da un usosuperficiale che le ha rese inservibili".
Proponiamo l’articolo anche e soprattutto per un altro motivo: quanto riportato, pare confermare pericolosamente le critiche e le perplessità che hanno accompagnato la nuova formulazione del 416-ter, l'articolo che doveva dare efficacia alla persecuzione del reato del voto di scambio scambio politico-mafioso Si paventava che la nuova formulazione dell’articolo e la riduzione delle pene previste. fossero provvedimenti ancora una volta frutto di quegli accordi sottobanco che in questi decenni, di fatto, hanno spuntano le armi di inquirenti e forze dell’ordine. Leggi poco chiare, lungaggini, provvedimenti che riducono ”uomini e risorse” all’azione di prevenzione e di repressioni. Azione che non è certo sufficiente a debellare le mafie ma che, comunque, è azione necessaria, indispensabile.
Pesano, e chiamerebbero a riflessioni e azioni profonde, le parole di Luigi Ciotti: "I malavitosi non sarebbero nessuno se una parte dell’imprenditoria o della politica non permettesse loro di entrare nel tessuto sano della società».  


Fonte: La Stampa

“Sulla ’ndrangheta non si deve tacere”

Don Ciotti: non si può demandare la lotta alle forze dell’ordine

07/09/2014
GIANNI GIACOMINO
Don Luigi Ciotti non lo dimentica che «alcuni Comuni della Valchiusella furono i primi in Italia a sistemare sui cartelli il logo di Libera e della lotta alle mafie. E anche per questo vengo qui molto volentieri». La gente di questa valle lo accoglie con grande calore. Ieri mattina, centinaia di persone, hanno assiepato il salone polivalente di Alice Superiore, per incontrare don Ciotti, invitato dall’associazione «Mastropietro onlus», coordinato dall’infaticabile Gigio Costanza. C’erano anche diversi sindaci e amministratori di quel Canavese che, tre anni fa, fu squassato dall’operazione «Minotauro», operazione condotta contro la ’ndrangheta e  che svelò come sul territorio erano attivi, da tempo, i locali di Cuorgnè, San Giusto, la «bastarda» di Salassa e i vicini della cosca di Volpiano, da sempre considerata dagli investigatori una delle più pericolose.  

«Ma non è finita»  
Ammonisce con forza, don Ciotti che il boss Totò Riina vorrebbe morto. «Invece siamo preoccupati per segnali che arrivano da altri contesti» ammette sibillino il sacerdote, fondatore del Gruppo Abele e di Libera. «Nel Torinese è stato dimostrato che la ’ndrangheta esiste, è in mezzo a noi, è trasversale. Molte di quelle che io chiamo “verità” le vediamo passeggiare per i paesi, notiamo delle frequentazioni, sappiamo delle cose. Per questo occorre un senso di corresponsabilità da parte di ognuno di noi. Non si deve aver paura e non si può delegare tutto alle forze dell’ordine». Don Ciotti ammette che: «Anche qui le mafie hanno rialzato la testa potendo contare su grande liquidità di denaro in questo periodo di crisi. Ma, il vero problema, non sono le organizzazioni criminali. I malavitosi non sarebbero nessuno se, una parte dell’imprenditoria o della politica, non permettesse loro di entrare nel tessuto sano della società».  

Leggi poco chiare  
Tra le sentenze di primo grado del processo Minotauro e l’Appello, si infila ora il nuovo articolo 416-ter del Codice penale sul voto di scambio tra mafia e politica.
In sintesi, secondo la recente interpretazione della legge (applicata pochi giorni fa dalla Cassazione nei confronti di un politico siciliano), è necessario provare l’impegno diretto delle organizzazioni criminali nell’intimidire l’elettore. Una lettura che potrebbe avere risvolti anche sulla posizione dell’ex sindaco di Leini Nevio Coral e sull’ex segretario del Comune di Rivarolo, Antonino Battaglia. Il primo è stato condannato a dieci anni per concorso in associazione esterna. Per i magistrati, Coral avrebbe messo i suoi cantieri a disposizione delle cosche e avrebbe elargito denaro per raccogliere voti. Sia in favore del figlio Ivano, candidato alle provinciali del 2009, sia per se stesso, quando tentò di diventare primo cittadino di Volpiano nel 2011. «La nuova formulazione del 416-ter potrebbe alleggerire la posizione del mio assistito – non nasconde l’avvocato Roberto Macchia – Coral non è mai stato dimostrato avesse la consapevolezza che, le persone attivate in occasione delle campagne elettorali, facessero parte o fossero vicine a organizzazioni criminali. E non mi risulta che nessuno sia mai stato intimidito». 

«Chiarezza sul voto di scambio»  
Il processo d’appello a Battaglia (due anni per voto di scambio semplice in favore del vecchio sindaco di Rivarolo, Fabrizio Bertot) è fissato per il prossimo 15 dicembre. E la Procura ha inoltrato ricorso proprio perché venga rivista la sua posizione in base al 416-ter. «Non si è mai provata l’erogazione di denaro a mafiosi da parte di Battaglia e, infatti, il primo grado ha accolto la nostra versione – evidenziano l’avvocato Franco Papotti, che difende Battaglia con il collega Cesare Zaccone –. Ma abbiamo presentato ricorso perché riteniamo che non ci sia nemmeno stata la promessa di denaro».
Riflette don Ciotti: «La legge sul voto di scambio e sulla corruzione deve essere chiara e categorica perché quello che mi distrugge sono proprio le lungaggini di questi provvedimenti. E, così, il 35% dei processi finisce in prescrizione». Scuote la testa: «Il decreto sulla confisca dei beni alle mafie è fermo da due anni, capite? Due anni. E questo blocca ben 55 mila beni sequestrati, è assurdo». 


martedì 25 febbraio 2014

Anche noi siamo non Nino Di Matteo. La fotografia

Al Liceo "M. Curie", la seconda fotografia a sostegno di Nino Di Matteo 
Lo scorso 14 novembre, con una lettera aperta don Luigi Ciotti ha espresso la vicinanza di Libera  al giudice Nino Di Matteo e agli altri giudici che conducono il processo sulla “trattativa”, minacciati di morte da Totò Riina. Accogliendo le parole di don Luigi Ciotti, anche noi del presidio Libera “Rita Atria” Pinerolo vogliamo manifestare la nostra attenzione  e la nostra vicinanza a Nino Di  Matteo e agli altri giudici. Pertanto,  dopo aver letto la lettera di don Ciotti,  chiediamo agli studenti che condividono le parole di don Ciotti di scattare una fotografia.