"Caro Luigi,
dirti soltanto auguri per i tuoi settanta anni è poca
cosa. La grande famiglia di Libera vuole piuttosto dirti grazie per la
tua voce che non ha mai smesso di denunciare il male e di incoraggiare
tutti a un impegno e una corresponsabilità che non ci fanno sentire mai
estranei in questo mondo. A te, prete convertito dalla strada, vogliamo
dire grazie perché ci insegni a stare sulle grandi questioni sociali e
globali del nostro tempo e contemporaneamente accanto alle
persone. Perché tu ogni giorno continui a dire, innanzitutto con la tua
vita e con le tue scelte, che esiste un punto di osservazione
privilegiato per guardare alla vita: quello delle vittime. E non c'è
indignazione e passione, sogno e progetto, che non sia partorito da
questa radicale scelta di parte. Grazie, Luigi, per aver dato vita e
anima a Libera, una realtà diffusa, composita e radicata che si è fatta
grido e speranza, segno e presenza su sfide cui la società civile
sembrava condannata al silenzio.
Gli amici di Libera e di Libera Terra
Gli auguri e i ringraziamenti del presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo
Nel giorno in cui don Luigi Ciotti compie settanta anni, anche noi del presidio LIBERA "Rita Atria" vogliamo ringraziarlo. Vogliamo ringraziarlo invitando a riflettere su una parola, sul concetto, che anche Luigi Ciotti ha avuto il merito di ricollocare al posto che merita nella scala dei valori su cui deve essere fondata una comunità: GIUSTIZIA. Al contrario, "ereticamente", "in tempi non sospetti si potrebbe dire, Luigi Ciotti denunciò il pericolo dell'uso "retorico"di certe parole, svuotate oramai di ogni significato concreto. Luigi Ciotti ebbe così il coraggio di dire che non si doveva più parlare di "Antimafia": Il termine “antimafia”? "Una di
quelle parole «una volta nobili e ora snaturate da un uso superficiale che le
ha rese inservibili. Parliamo invece di Responsabilità!». Erano ancora da venire i giorni dello scandalo di Mafia Capitale e dei cosiddetti "paladini" dell'antimafia, alcuni di coloro che su quella parola svuotata hanno costruito carriere e curriculum, addirittura inquisiti per collusioni con la criminalità organizzata. Nel maggio dello scorso anno, intervenendo al congresso nazionale di Slow Food, don Ciotti iniziò il suo discorso sottolineando più volte il concetto, la necessità, di GIUSTIZIA, di GIUSTIZIA SOCIALE: "(...) c’è bisogno di giustizia nel nostro Paese, una giustizia che deve essere costruita(...)".

Quanto sia fondamentale il concetto di Giustizia lo comprendiamo ancora di più se consideriamo la riflessione che su quel concetto hanno avuto due "pietre" su cui si fonda il patrimonio morale di questo Paese: Primo Levi e Paolo Borsellino. Così Primo Levi, ricercando le motivazioni che portarono all'abisso della Shoa giunge ad isolare, nella tempesta disumana di quei giorni, la parola, il concetto, PRIVILEGIO. "Privilegio" esprime l'esatto contrario del concetto di GIUSTIZIA. Tratto da "I SOMMERSI E I SALVATI": “Il privilegio per definizione difende il privilegio. (…)
L’ascesa dei privilegiati, non solo nel Lager ma in tutte le convivenze
umane, è un fenomeno angosciante ma immancabile: essi sono assenti solo
nelle utopie. E’ compito dell’uomo giusto fare la guerra ad ogni
privilegio non meritato, ma non si deve dimenticare che questa è una
guerra senza fine(...)". Sul privilegio si fondano i mali del nostro Paese.
Dal lascito morale immenso di Paolo Borsellino estraiamo poche parole dalla sua ultima lettera, quella che lui scriveva a poche ore dalla sua uccisione, all'alba del 19 luglio 1992, rispondendo alla preside di un liceo di Padova presso il quale avrebbe dovuto recarsi nel gennaio di quell'anno. In quella lettera ( qui il testo integrale) Paolo Borsellino risponde anche ad alcune domende che gli erano rivolte dagli studenti, fra queste, :"(...)Cosa
Nostra tende ad appropriarsi delle ricchezze che si producono o
affluiscono sul territorio principalmente con l'imposizione di tangenti
(paragonabili alle esazioni fiscali dello Stato) e con l'accaparramento
degli appalti pubblici, fornendo nel contempo una serie di servizi
apparenti rassembrabili a quelli di giustizia, ordine pubblico, lavoro
etc, che dovrebbero essere forniti esclusivamente dallo Stato.(...) ogni esigenza di giustizia è soddisfatta dalla mafia mediante una corrispondente ingiustizia".
Lo ha denunciato più volte Luigi Ciotti, ne siamo convinti e così ne abbiamo scritto: " Privilegio, corruzione, mafie e mala-politica sono facce della stessa
medaglia. O si combattono quelle battaglie o non si combatte niente". Allora, Auguri a don Luigi Ciotti! E a noi tutti, l'augurio di saper e voler combattere la battaglia di cui parla
Primo Levi, impegnandoci, cercando di essere tra coloro che vogliono costruire
"Giustizia sociale" in questo Paese. E lo ringraziamo perchè, con l'esempio della sua vita, ci ricorda l'importanza, la necessità, di essere eretici per costruire Giustizia!
Don Luigi Ciotti"(...) Vi auguro di essere eretici perché eresia dal greco significa scelta.
Eretico è la persona che sceglie. L’eretico è colui che più della
verità ama la ricerca della verità. L’eresia dei fatti prima di quella
delle parole. L’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi.
L’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della
responsabilità, dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria
libertà al servizio degli altri, chi impegna la propria libertà per chi
ancora libero non è. Eretico è colui che non si accontenta dei saperi di
seconda mano, chi studia chi approfondisce chi si mette in gioco in
quello che fa chi crede che solo nel “noi” l’”io” possa trovare una
realizzazione. Chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si
rassegna alle ingiustizie, chi non pensa che la povertà sia una
fatalità. Chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza
che sono le malattie spirituali della nostra epoca."
Intervento di Don Luigi Ciotti il 10/05/2014 al Congresso di Slow Food Italia :
"Siate eretici"
Sono molto emozionato e vi porto tutta la mia amicizia
[…] Nell’invito che mi avete mandato, Roberto Burdese ha scritto per me
una frase che io vi riconsegno e che voi conoscete molto bene: «Il sogno
condiviso di un sistema alimentare ispirato dai principi del buono,
pulito e giusto».
Sì, c’è bisogno di giustizia, vi prego c’è bisogno
di giustizia nel nostro Paese e non solo: dobbiamo uscire anche dai
nostri recinti, dobbiamo guardare a questa mondialità, guardare alla
vergogna della fame che travolge milioni, miliardi di persone.
In Italia
il problema non è solo l’insufficienza di giustizia, ma la scarsa
perseveranza nel costruire giustizia. I ragazzi che noi accogliamo al
gruppo Abele arrivano con storie pesanti e non ricevono 4 ore alla
settimana in alternativa alla pena. Io non voglio giudicare nessuno, ma
c’è bisogno di giustizia nel nostro Paese, una giustizia che deve essere
costruita. Da anni in Italia c’è una guerra silenziosa, che non è
combattuta con le armi militari, ma con quelle economiche. È questa la
guerra silenziosa che sta avvenendo nel mondo. È in atto un gigante
furto di lavoro, di giustizia e di speranza. Bisogna guardare
alle nostre realtà, ma essere anche un po’ strabici e rivolgerci oltre
per fermare questa guerra che sta assassinando la speranza di milioni di
persone. Per ogni minuto che passa, la spesa militare nel
mondo è uguale a 3.000.000 $, e non ci sono i soldi per la giustizia e
la dignità delle persone. Abbiamo bisogno di giustizia. Ci sono
9.000.000 di persone in povertà relativa in Italia, 5.000.000 in povertà
assoluta, ma tra chi ha perso lavoro, chi cerca lavoro, chi vive forme
di precariato, chi è in cassa integrazione, chi è sfruttato, noi abbiamo
7.000.000 di persone nel nostro Paese, che vivono il disagio
lavorativo. Non è possibile, e la cosa che ancora di più mi sconcerta, è
che mentre noi sediamo al tavolo delle grandi potenze, l’Italia ha
6.000.000 di persone analfabete […]. Noi siamo qui per riflettere
insieme, per unire i nostri pensieri, le nostre esperienze, i nostri
vissuti, perché abbiamo bisogno di giustizia, di dignità, di lavoro. E
il vostro grido è un grido di dignità per voi e anche per quelli che
fanno più fatica. L’Italia è tra i primi posti tra i paesi europei per
la corruzione pubblica e non riusciamo ad avere una legge completa di
contrasto alla corruzione, la stessa che l’Europa ci chiede dal 1999. La
corruzione è una ferita dentro di noi, non è un problema marginale:
inquina l’economia e la politica. Deve farci stare male questa
situazione.
Gli affari sporchi delle mafie interessano ormai tutta la filiera agroalimentare e con sofferenza vi devo dire che
le mafie sono tornate forti.
Questo non deve farci dimenticare la stima e la riconoscenza per quel
coraggio e quell’impegno di molti segmenti della magistratura e delle
forze di polizia, delle istituzioni, non deve farci dimenticare quella
positività che anche insieme abbiamo costruito sui beni confiscati. Le
sottolineo queste positività che danno dignità e speranza, ma devo
ricordare che negli ultimi 20 anni in cui abbiamo lavorato insieme per
fare crescere la legalità, è cresciuta di più l’illegalità nel nostro
Paese.
Già perché non è sufficiente quello che facciamo quando
dall’altra parte c’è chi ha fatto leggi ad personam, quando non
si fanno leggi come si dovrebbe, quando non riusciamo ad avere una
legge sulla corruzione adeguata, quando da 21 anni chiediamo una legge
che metta nel codice penale i reati contro l’ambiente e non riusciamo
ancora a ottenerla, perché i venti contrari, gli interessi contrari ci
sono e sono puntuali.
Le mafie sono ritornate forti, ve lo dico con
estrema cognizione di causa, ma anche con tanta fatica. Hanno tanto
denaro liquido in questo momento di grande crisi e comprano, investono,
acquistano loro i terreni. Partono proprio dall’acquisto dei terreni e
compongono tutta la filiera, fino ad arrivare ai centri commerciali.
Matteo Denaro Messina aveva una percentuale alta in una catena di
supermercati Italia ed è latitante da parecchi anni. La mafia ce la
troviamo sulle nostre tavole, 34 ristoranti e pizzerie a Roma
sequestrati dalla magistratura perché in mano all’ndrangheta calabrese.
[…].
C’è una violenza in guanti bianchi, una violenza anonima, del denaro
che circola solo per produrre dell’altro denaro uccidendo il lavoro di
tante persone. Le mafie prestano denaro attraverso pseudo società
finanziarie a piccole-medie imprese in difficoltà, sono forme di usura. E
in questo momento di fatica di tanta gente, inconsapevolmente molti
vengono strangolati in questa situazione, ma il grande dato è la
mafiosità. C’è una mafiosità diffusa che è il vero patrimonio delle
mafie e dei corrotti, prima ancora del patrimonio economico e non sono
io a dirlo, ma lo ha affermato in una sua relazione un paio di anni
addietro la Banca d’Italia: questi personaggi mafiosi “siedono nei
consigli di amministrazione di Enti pubblici”. Allora amici vi esorto
nella gratitudine delle cose cha abbiamo costruito in questi anni
insieme, quella raccolta di firme, 1.000.000, per sottrarre ai mafiosi i
patrimoni e restituirli alla collettività, ci siamo inventati insieme
le cooperative sui beni confiscati. Oggi la legge deve cambiare. Questi
anni hanno permesso di vedere le ombre, i ritardi, la burocrazia del
sistema, ma nonostante questo abbiamo costruito insieme qualcosa. Io
ricordo la prima pasta che faceva schifo, era scotta, biologica, ma
scotta e il primo vino diciamo che era buono per non umiliare i ragazzi.
Poi siete arrivati voi con la vostra competenza e professionalità e poi
sono arrivati gli altri amici, Cia e Coldiretti, perché bisogna stare insieme perché quello è un nemico, la mafia è un nemico.
E allora è stato tutto possibile. Il vino oggi è buono e in quel vino c’è anche un pezzo di voi, di chi si è messo in
gioco per dare una mano. E lo so che è una piccola cosa quella che
abbiamo fatto, quanto di più si potrebbe fare qui e altrove. E abbiamo
lavorato perché qui e in Europa, dove l’ultimo dato parla di 3600
organizzazioni criminali, ci sia una direttiva di confisca dei beni a
livello europeo e la restituzione alla collettività. Prepariamoci
dunque a dare una mano in territori più difficili sparsi per il mondo,
per accompagnarli ricchi di questa esperienza, con i nostri limiti e le
nostre fatiche, ma coscienti del fatto che insieme è possibile.
Le mafie non rimangono in silenzio e proprio in questi giorni c’è
rappresaglia, dopo che il Papa ha voluto ricevere e sentire quei nomi
incessanti di tutti i familiari delle vittime di mafia, ma se siamo
uniti è il bene che vince, non vince il male e non vince la violenza e
chi copre le mafie, perché i mafiosi sono nessuno. La mafia è forte, ma la forza della mafia non è dentro, ma sta fuori dalla mafia.
Libera è in tutti i processi come costituzione di parte civile contro
la famiglia di Matteo Denaro Messina, nel processo stato e mafia, siamo
in tutti i processi contro le slot machine che mafia e camorra
gestiscono. Siamo cittadini che mettono la loro faccia. Vi prego non chiamiamoci più società civile perché è come l’acqua bagnata, chiamiamoci società responsabile
perché non si può essere cittadini a intermittenza, come sono tanti. E
non facciamo come quelli che si commuovono per Lampedusa e poi non si
vedono più, perché non basta commuoversi, ma bisogna muoversi di più tutti.
Allora non rassegniamoci a questa convivenza, non rimaniamo a
guardare, dobbiamo ribellarci all’impotenza per fare in modo che a esser
normale non sia l’illegalità e la corruzione, le mafie e la furbizia,
ma che a diventare normale con l’impegno di tutti, sia la trasparenza.
Io credo che si debba sempre distinguere per non confondere, che è
importante valorizzare quanti nei vari ambiti sono onesti, puliti e
trasparenti. Anche in politica c’è della bella gente che ci crede e
s’impegna, pertanto bisogna evitare le facili generalizzazioni che ogni
tanto si sentono, perché è il sistema che deve cambiare. Ovvio ci sono
anche i lazzaroni che magari vanno a occupare il Ministero dell’Interno.
Lasciatemi dire quello che diceva Giuseppe Dossetti, uno dei padri
della Costituzione italiana e poi monaco, chiuso a Montesole nel
silenzio della parola e che quando ha visto che qualcuno voleva mettere
in discussione la Costituzione, sempre da monaco ha ripreso la parola
dicendo: «che senza il rinnovamento profondo e radicale e delle
coscienze e delle persone responsabili della vita amministrativa e
politica, il rinnovamento sarà più apparente che reale».
È la responsabilità la spina dorsale della democrazia e della nostra Costituzione e la nostra Costituzione è
fondata sull’etica della responsabilità.
E la prima parte della Costituzione non deve essere cambiata, ma attuata.
E allora la responsabilità è un sentimento morale che nasce dal
rapporto vivo con la propria coscienza. Cedere la propria responsabilità
è rinunciare alla nostra libertà. Siamo chiamati oggi più che mai tutti
a scelte coraggiose. Il coraggio di fare scelte anche scomode e di
rifiutare i compromessi. Bisogna prendere posizione e decidere ancora
più oggi da che parte stare. Dobbiamo uscire dai nostri recinti. Cito le
parole di Papa Francesco nel documento che ha mandato per la Giornata
mondiale della pace il 1° gennaio, e i contenuti della telefonata che
poi ha avuto con Carlo Petrini. In quella telefonata al di là dei
riferimenti che qua ognuno rappresenta c’eravate anche voi, il vostro
impegno, le vostre scelte che hanno permesso di graffiare la coscienza
di tanta gente nell’arco di questi anni. E il Papa in quel documento
parla della natura, dell’ambiente, dell’agricoltura, cioè parla di voi
quando dice: «la fraternità aiuta a custodire e coltivare la natura in
particolare il settore agricolo e il settore produttivo primario con la
vitale vocazione di coltivare e custodire le risorse naturali per
nutrire l’umanità». Allora qui dobbiamo uscire, sui nostri orti, sui
lavori meravigliosi fatti sui beni confiscati e non dimentichiamo che è
proprio l’umiltà la derivazione della parola humus che vuol dire terra. Essere umili vuol dire terra.
La terra ci invita a essere persone umili. Io credo che sia giusto
riconoscere il bene che c’è introno a noi per valorizzarlo e
promuoverlo. Io sono nato in montagna a Pieve di Cadore e in posti così
ami la natura, non puoi non amarla, il bisogno di quella dignità, di
quelle vacche. Ci siamo incontrati di recente con gli amici della
Coldiretti del Piemonte che ci hanno proposto le asine per il latte,
perché abbiamo bisogno di dare dignità al lavoro dei ragazzi. E allora
stiamo insieme con la capacità di riconoscere il bene che c’è attorno a
noi per valorizzarlo, promuoverlo e sostenerlo. Anche voi siete un segno
concreto di questo bene a partire de quella meraviglia di Terra Madre,
perché la terra è la madre che ci dice che cosa è la speranza. C’è un
grande bisogno di speranza e noi dobbiamo essere un segno di speranza
curando tra noi alleanze e fiducia, stupore e accoglienza reciproca.
Speranza è la consapevolezza che solo unendo le forze degli onesti la
richiesta di cambiamento diventa forza di cambiamento.
Vi auguro di essere eretici perché eresia dal greco significa scelta.
Eretico è la persona che sceglie. L’eretico è colui che più della
verità ama la ricerca della verità. L’eresia dei fatti prima di quella
delle parole. L’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi.
L’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della
responsabilità, dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria
libertà al servizio degli altri, chi impegna la propria libertà per chi
ancora libero non è. Eretico è colui che non si accontenta dei saperi di
seconda mano, chi studia chi approfondisce chi si mette in gioco in
quello che fa chi crede che solo nel “noi” l’”io” possa trovare una
realizzazione. Chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si
rassegna alle ingiustizie, chi non pensa che la povertà sia una
fatalità. Chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza
che sono le malattie spirituali della nostra epoca.