giovedì 26 giugno 2014

La Commissione Parlamentare Antimafia oggi è in Piemonte. E non a caso!

Le mafie al Nord. Nando dalla Chiesa: "Di fronte a questo fenomeno, molti continuano a vivere nel paese delle nuvole. Devono capirlo tutti, compresi i politici e alcuni magistrati».
La Commissione Parlamentare Antimafia oggi è in Piemonte, a Torino. Ci auguriamo che le parole di Nando Dalla Chiesa e questa visita servano a dare coraggio e stimolo a quella società responsabile, sempre  invocata da don Luigi Ciotti, che tante volte si rivela timida e paurosa,  incapace di agire come "sentinella".  
E' una nostra colpa, una nostra responsabilità.
Torino. Piazza Castello e la sede della Prefettura
Del resto, è servito a poco anche l'appello lanciato dallo stesso Gian Carlo Caselli, allora Procuratore capo di Torino, nella conferenza stampa che seguì l'operazione "Minotauro" del giugno 2011. In quella occasione, Caselli auspicava che proprio la società civile e la politica piemontese fossero capaci di agire - prevenire e isolare- prima ancora dell'intervento della Magistratura. Così si esprimeva poi Gian Carlo Caselli a riguardo delle relazioni esterne ( anche non penalmente rilevanti) tra esponenti della ’ndrangheta e alcuni politici piemontesi , relazioni emerse dalle indagini e dal processo che ne è seguito: "(...) E quando qualcuno, in assoluta buona fede, pretende che quando queste vengono fuori e non sono penalmente rilevanti, siano necessari gli omissis, siamo di fronte a una fatto controproducente. Le relazioni esterne sono la spina dorsale della ’ndrangheta. Senza di esse sarebbe gangsterismo e da tempo sarebbe stato sconfitto». 

Accadrà ancora quanto avvenuto nelle ultime tornate elettorali nelle quali "carrieristi" (anche della cosiddetta "antimafia")  e "opportunisti" sono stati ancora proposti e ri-proposti, eletti e ri-eletti?
L'incontro di oggi servirà anche a dare rilievo a quanto emerge da uno studio condotto dallo staff di Nando Dalla Chiesa sulle mafie al Nord. 
Nando Dalla Chiesa
La Lombardia è la pecora nera: «Le ultime indagini giudiziarie hanno mostrato un sistema politico e istituzionale sempre più permeabile alle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose e un’imprenditoria spesso omertosa, talvolta collusa». 
Il Piemonte «è una tra le regioni del Nord più penetrate, benché in forme e a livelli assai diseguali, dal fenomeno mafioso».  
Occorreva forse ricordare l'insegnamento di Paolo Borsellino, parole spesso dimenticate, accantonate, come quelle di Carlo Alberto Della Chiesa quando "svelava" che la mafia andava cercata e combattuta "fuori dal pascolo palermitano". 

 Fonte: La Stampa
La rete della ’ndrangheta

Da Locri e Platì verso Torino

Il report 2014 per la Commissione antimafia, da oggi in città

ANSA
Il piazzale davanti alla Prefettura, dove arriveranno oggi i componenti della Commissione parlamentare antimafia

La scelta di Torino come sede-vetrina parla da sola. Il primo dei quattro report 2014 sull’infiltrazione della criminalità organizzata nelle «sette regioni sorelle» del Nord sarà presentato proprio qui, oggi (e domani), con la Commissione parlamentare antimafia al gran completo. L’ha curata e redatta un pool di studiosi dell’università di Milano guidato dal professor Nando Dalla Chiesa che, appunto, mette subito le cose in chiaro. ’Ndrangheta? Cosa nostra? Camorra?: «La vera partita si gioca al Nord dove non c’è solo un’appendice, ma il cuore dello scontro, i soldi, e invece le si percepisce ancora come folklore».  

La mafia in Piemonte  
Quaranta facciate di questo lungo lavoro che per la prima volta nella sua storia non è semestrale, ma trimestrale, sono dedicate al Piemonte. «Si assiste a una netta prevalenza della ’ndrangheta rispetto ad altre forme di criminalità organizzata, evidenziata dalle recenti operazioni Minotauro e Alba Chiara. Grazie ad esse - si legge nel testo - è stato disvelato un radicamento molto forte soprattutto nella città di Torino e nella sua provincia ma anche nel basso Piemonte». Quindici le «locali» (strutture di base della malavita calabrese) menzionate nel rapporto agli atti del Parlamento. Attualmente sono 135 i beni confiscati in provincia di Torino, 51 nel resto della regione. «Il Piemonte, per numero di beni, è secondo solo alla Lombardia».  
Il team di Dalla Chiesa mette poi nero su bianco quello che tutti sanno ma che pochi dicono e cioè che «molti fattori portano a ritenere che la presenza della ’ndrangheta si registri comunque al di fuori dei teatri delle operazioni indicate». Traduzione: il fenomeno è men che mai sconfitto.  

Le «famiglie»  
«La trama dei nuovi poteri si sviluppa intorno alla forte presenza delle famiglie Pesce-Bellocco (Rosarno), Mazzaferro, Morabito, Bruzzaniti, Palamara (Africo), Barbaro di Platì, solo in parte evidenziati a seguito di Minotauro».La maggioranza degli arrestati proviene da Locri e Platì. Quale sia il poi il senso di questo studio, lo spiega il senatore Stefano Esposito, membro piemontese della commissione antimafia insieme al collega Davide Mattiello: «Questo documento servirà soprattutto a sindaci, assessori, consiglieri per conoscere nomi e cognomi Da oggi in poi non ci saranno più alibi per nessuno». Dalla Chiesa chiude: «Al Nord, i mafiosi se sono sconfitti arretrano e invece - spiega - vengono ancora percepiti come folklore, sottovalutati. Di fronte a questo fenomeno, molti continuano a vivere nel paese delle nuvole. Devono capirlo tutti compresi i politici e alcuni magistrati». 









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