"Non è sempre vero che la mafia si infiltra nella società civile. Ormai è vero anche il contrario». L'affermazione di Edmondo Bruti Liberati, capo della Procura di Milano, ribadisce la responsabilità gravissima di "pezzi" della società civile e della politica che hanno -da tempo- spalancato le porte alle mafie. «(...) Mi riferisco a quella cosiddetta area grigia che non è unitaria ma mutevole. La stabilizzazione dei capitali mafiosi non sarebbe possibile senza menti, più o meno raffinate.
Lo diceva già il generale Carlo Alberto Della Chiesa inviato -senza poteri- nella Palermo in balia della mafia, poco prima di essere ucciso. Da allora, poco, troppo poco è stato fatto per impedire l'azione di insospettabili "colletti bianchi", delle consorterie, delle complicità e collusioni che fondano l'intreccio mafia-politica-affari
Fonte: Corriere della Sera ,"Guardie e Ladri", Roberto Gallullo
“In Lombardia non esiste una sola grande opera pubblica che non sia (stata) infiltrata dalla mafie”. E' quanto afferma Alfonso Di Vito della Dia Milano
Non esiste grande opera pubblica
lombarda dalla quale non siano state espulse imprese in odor di mafia.
Nell’ultimo triennio – ha comunicato alla Commissione parlamentare antimafia
europea in trasferta a Milano il capo centro della Dia del capoluogo lombardo, Alfonso
Di Vito – sono stati compiuti 100 accessi nei cantieri, con oltre 5mila
imprese e 20mila soggetti sottoposti a controlli. Il risultato è che le
prefetture lombarde hanno emesso interdittive nei confronti di 180 imprese.
«Solo quest’anno – ha spiegato Di Vito alla presidente della Commissione antimafia europea Sonia Alfano e agli europarlamentari presenti – abbiamo effettuato 19 accessi, come sempre sulla base di una selezione accuratissima e i provvedimenti interdittivi emessi sono stati 22. Non c’è grande opera pubblica che non sia stata in questi anni interessata dall’allontanamento di imprese in qualche modo coinvolte con la criminalità organizzata. Expo, la tratta dell’Alta velocità Milano-Verona, Brebemi, Pedemontana, metropolitana di Milano, la Statale 42, l’Ospedale San Paolo, sono tutti cantieri che hanno vissuto infiltrazioni. Il dato da non nascondere è che aumenta il contenzioso davanti al Tar».
«Solo quest’anno – ha spiegato Di Vito alla presidente della Commissione antimafia europea Sonia Alfano e agli europarlamentari presenti – abbiamo effettuato 19 accessi, come sempre sulla base di una selezione accuratissima e i provvedimenti interdittivi emessi sono stati 22. Non c’è grande opera pubblica che non sia stata in questi anni interessata dall’allontanamento di imprese in qualche modo coinvolte con la criminalità organizzata. Expo, la tratta dell’Alta velocità Milano-Verona, Brebemi, Pedemontana, metropolitana di Milano, la Statale 42, l’Ospedale San Paolo, sono tutti cantieri che hanno vissuto infiltrazioni. Il dato da non nascondere è che aumenta il contenzioso davanti al Tar».
La rete di controlli sembra
funzionare e Di Vito ha sottolineato che l’attenzione mediatica è
tutta concentrata su Expo 2015 per la quale, ha spiegato, «la Dia ha
aperto 500 fascicoli su imprese e persone, giungendo a due interdittive, di cui
una azzerata dal Tar. L’attività di prevenzione è eccezionale ma il banco di
prova sarà il 2013, allorquando entrerà nel vivo l’appalto da 165 milioni per
la cosiddetta piastra».
Lo stato dell’arte sulla presenze
delle mafie al Nord – prima tappa del giro che ha portato la Commissione
antimafia europea a Palermo e a Roma - è molto preoccupante. Francesco
Greco, comandante provinciale della Guardia di finanza di Milano, ha posto il
dito sulla piaga: le attività di riciclaggio, che ormai sono a spettro sempre
più ampio. «Per queste operazioni – ha spiegato –basta un computer ma siamo
attrezzati per inseguire i criminali anche telematicamente».
Per capire quanto l’economia criminale stia assediando quella legale, alla commissione parlamentare europea è bastato decentrarsi rispetto a grandi città come Torino e Genova - oggetto delle relazioni dei sostituti procuratori Alessandro Ausiello e Nicola Piacente che hanno sottolineato l’evoluzione imprenditoriale della ’ndrangheta in quelle province - e fare un salto "virtuale" a Brescia.
Per capire quanto l’economia criminale stia assediando quella legale, alla commissione parlamentare europea è bastato decentrarsi rispetto a grandi città come Torino e Genova - oggetto delle relazioni dei sostituti procuratori Alessandro Ausiello e Nicola Piacente che hanno sottolineato l’evoluzione imprenditoriale della ’ndrangheta in quelle province - e fare un salto "virtuale" a Brescia.
Il sostituto procuratore della Direzione
distrettuale antimafia, Paolo Savio, ha infatti fatto piazza pulita delle
ipocrisie, parlando di stabilizzazione delle mafie al nord: «Nel settentrione –
ha affermato – la violenza di un tempo negli anni si è trasformata in
capacità commerciale. Gli strumenti a disposizione per contrastare la
criminalità sono complessi ma completi. Semmai quel che manca sono gli uomini.
Alla Dda di Brescia, che ha competenza anche su Mantova, Bergamo, Crema e
Cremona, siamo in tre».
La stabilizzazione dei capitali
mafiosi non sarebbe stata possibile in assenza di menti, più o meno raffinate,
che hanno spalancato le porte alle mafie. Edmondo Bruti Liberati, capo
della Procura di Milano, ha tirato una stoccata alla politica e alla società. «Anche
la recente operazione contro il clan Valle - ha detto – ha messo
in evidenza l’importanza del capitale sociale mafioso. Mi riferisco a quella
cosiddetta area grigia che non è unitaria ma mutevole. Non è sempre vero che la
mafia si infiltra nella società civile. Ormai è vero anche il contrario».
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