lunedì 20 aprile 2020

Don Tonino Bello, il prete della “Chiesa del grembiule"

Il dovere della Memoria: Don Tonino Bello e la sua battaglia eretica per una “Chiesa del grembiule", una chiesa a servizio delle comunità per indicare la necessità di farsi umili e contemporaneamente agire sulle cause dell'emarginazione. Sin dagli esordi, il ministero episcopale fu caratterizzato dalla rinuncia a quelli che considerava segni di potere (per questa ragione si faceva chiamare semplicemente don Tonino) e da una costante attenzione agli ultimi: promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondò una comunità per la cura delle tossicodipendenze, lasciò sempre aperti gli uffici dell'episcopio per chiunque volesse parlargli e spesso anche per i bisognosi che chiedevano di passarvi la notte.

Il suo messaggio richiama ai valori di etica e responsabilità, ai doveri più alti nell'esercitare i diritti di cittadinanza: "(...) Se voi riuscirete a liberarvi dalla rassegnazione, se riporrete maggiore fiducia nella solidarietà, se la romperete con lo stile pernicioso della delega, se non vi venderete la dignità per un piatto di lenticchie, se sarete così tenaci da esercitare un controllo costante su coloro che vi amministrano, se provocherete i credenti in Cristo a passare armi e bagagli dalla vostra parte, non tarderemo a vedere i segni della risurrezione.(...)". 

Queste parole sembrano quasi il fondamento, il seme, dal quale scaturisce l'immagine bellissima di un altro siciliano "martire", il giudice Paolo Borsellino, nel discorso da lui pronunciato nel primo anniversario della Strage di Capaci, il cosiddetto "discorso dell'amore":"(...) La lotta alla mafia, primo problema da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità (....).Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera: facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che impongono sacrifici: rifiutando di trarne dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne (anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro), collaborando con la giustizia, testimoniando i valori in cui crediamo, in cui dobbiamo credere, anche dentro le aule di giustizia, troncando immediatamente ogni legame di interesse, anche quelli che ci sembrano innocui, con qualsiasi persona portatrice di interessi mafiosi, grossi o piccoli, accentando in pieno questa gravosa e bellissima eredità di spirito: dimostrando a noi stessi ed al mondo che Falcone È VIVO!"
 

” 

Nel 1985 don Tonino Bello venne indicato dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana a succedere a monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, nel ruolo di guida di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. In questa veste si ricordano diversi duri interventi: tra i più significativi quelli contro il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle, e contro l'intervento bellico nella Guerra del Golfo, quando manifestò un'opposizione così radicale da attirarsi l'accusa di istigare alla diserzione. 

Nel pomeriggio del 20 aprile 1993, a Molfetta, don Tonino Bello muore dopo una lunga malattia. Il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione

Di seguito riportiamo una lettera di don Tonino Bello

                                      LETTERA A COLORO CHE NON CONTANO NIENTE

Carissimi, sono un po’ triste, perché so che questa lettera forse non la leggerete. Quelli che non contano niente, di solito, giornali non ne comprano. (…) Voi non fate storia. Qualche volta fate cronaca: quasi sempre cronaca nera. Eppure, chi conosce la trama dei vostri giorni sfilacciati sa che avreste da raccontare tanta cronaca bianca, da far trasalire la città. Ma la cronaca bianca non fa notizia. Voi non fate storia. Perché non sapete parlare. E, anche quando vi sentite bruciare dentro le ingiustizie della terra, le parole vi muoiono in bocca. Anzi, vi capita di pensare che, forse, ad aver torto siete voi. Voi non fate peso. (…) La politica vi passa sulla testa. (…)Anche la religione vi passa sulla testa. (…) Ebbene, con la stessa sofferenza di Gesù che ebbe compassione delle folle, desidero rivolgermi proprio a voi.

A voi che non contate nulla agli occhi degli uomini, ma che davanti agli occhi di Dio siete grandi. Appunto, questa è la cosa più urgente che voglio dirvi: davanti agli occhi di Dio voi siete grandi. Coraggio! Dio non fa graduatorie. Non sempre si lascia incantare da chi sa parlare meglio. Non sempre, rispetto ai sospiri dignitosi del povero, dà la precedenza al canto gregoriano che risuona nelle chiese. Né sempre si fa sedurre dal profumo dell’incenso, più di quanto non si accorga del tanfo che sale dai sotterranei della storia. Desidero rivolgermi a voi, perché sono convinto che il rinnovamento spirituale può partire solo da coloro che non contano niente. (…) L’avvenire ha i piedi scalzi, diceva uno scrittore francese. E voleva intendere che il futuro lo costruiscono i poveri. Sì, il processo di conversione deve cominciare da voi.

Se voi riuscirete a liberarvi dalla rassegnazione, se riporrete maggiore fiducia nella solidarietà, se la romperete con lo stile pernicioso della delega, se non vi venderete la dignità per un piatto di lenticchie, se sarete così tenaci da esercitare un controllo costante su coloro che vi amministrano, se provocherete i credenti in Cristo a passare armi e bagagli dalla vostra parte, non tarderemo a vedere i segni della risurrezione.

Anche per la Chiesa verranno tempi nuovi. E dal domicilio dei poveri, si sprigionerà un così forte potenziale evangelizzatore, che la città traboccherà di speranza."

+ Don Tonino Bello (4 marzo 1990)


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