Abbiamo accolto con piacere l'invito dell''Associazione Teatrale Pathos" ad essere presenti alla rappresentazione teatrale de “Fuga dall'inferno”, certi che la cultura possa e debba svolgere un ruolo fondamentale nel ri-creare le fondamenta di comunità che riscoprano i principi della conoscenza, dell'accoglienza, della solidarietà, del confronto, del perseguimento di “stili di vita” equi, solidali e sostenibili.Oggi ci vuole coraggio anche solo per sentirsi “comunità”: esseri umani parte di una unica, grande, variegata, famiglia.
Raccogliendo
l'appello lanciato da don Luigi Ciotti, lo scorso 7 luglio 2018 anche a
Pinerolo si era svolta la manifestazione “Una maglietta rossa per
per fermare l’emorragia di umanità” Numerosi erano accorsi
in Piazza Facta indossando una "maglietta rossa". Una
maglietta dello stesso colore, lo ricordiamo, di quella che le mamme
della tragedia della migrazione fanno indossare ai loro figli,
bambine e bambine, per attraversare un mare sconosciuto e "il
buio della coscienza dell'Occidente", per raggiungere la
speranza di vita negata nella loro terra-madre. (vedi qui il racconto di quella giornata).
L'auspicio
del presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo era stato tuttavia
quello che l'evento di sabato 7 luglio, "la maglietta
rossa", potesse e dovesse costituire-costruire un cammino
di conoscenza, di consapevolezza, di assunzione di responsabilità di
ciascuno anche nei confronti di una questione epocale quale quella
delle migrazioni. Lo dobbiamo alle vittime di questa “terza guerra
mondiale, combattuta "a pezzi"”, come ha denunciato papa
Francesco. Una guerra combattuta nel modo più subdolo e
vergognoso, spesso nell'indifferenza, nel silenzio, delle coscienze
dell'Occidente, avendo come vittime i più deboli della Terra.
“Fuga dall'inferno”
Quando
dal mare raggiungono la nostra terra, i profughi vengono identificati
e mandati in uno dei diversi centri d’accoglienza
dislocati sull’intero territorio nazionale, ma per molti di
questi disperati questi stessi centri diventano
veri e propri luoghi di detenzione. Da una sommossa in un
centro di accoglienza che inizia la fuga del protagonista, Il
suo obbiettivo è arrivare in Svezia per raggiungere la famiglia, ma
la sua corsa in mezzo ai boschi, s’interrompe davanti ad un
precipizio.
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