BOLOGNA 2 AGOSTO 1980
Il Dovere della memoria. Oggi, dopo 35 anni Silvana Ancillotti su La Repubblica ricorda l'esplosione nella sala
d'aspetto della stazione. Quel giorno era con due amiche e la piccola
Angela Fresu, tutte morte. Era la più vicina al tritolo ma nessun giudice ha
mai ascoltato il suo racconto ( leggi qui)
Morti innocenti, delitti oscuri perpetrati da mani a cui abbiamo dato il nome di mafie, bande, terroristi, servizi segreti deviati, golpisti. E’successo e forse potrebbe succedere ancora: delitti commessi pensando che, in Italia, potesse servire “a qualcosa e a qualcuno” spargere sangue innocente, seminare paure e insicurezza per annientare persone, idee, valori.
Morti innocenti, delitti oscuri perpetrati da mani a cui abbiamo dato il nome di mafie, bande, terroristi, servizi segreti deviati, golpisti. E’successo e forse potrebbe succedere ancora: delitti commessi pensando che, in Italia, potesse servire “a qualcosa e a qualcuno” spargere sangue innocente, seminare paure e insicurezza per annientare persone, idee, valori.
Sul Fatto Quotidiano, lo scorso anno, Emiliano Liuzzi aveva scritto parole dure gettando luce su coloro che, anch'ese vittime della Strage, sono stati dimenticati: I feriti, i feriti a morte: "(...) che sono rimasti nell’illusione che il sacrificio sotto a quelle macerie servisse come sacrificio, appunto. Come vergogna".
Non
c'è il sentimento della vergogna in quei "pezzi" dello Stato Italiano
che, a distanza di vent'anni, consente che anche questa la strage
rimanga senza i colpevoli maggiori.
Anche per la Strage di Bologna valgono le parole di Roberto Scarpinato: (...)“La
storia insegna che quando un segreto dura nel tempo, sebbene condiviso
da decine e decine di persone, è il segno che su quel segreto è imposto
il sigillo del Potere”.
La strage alla Stazione e le sue vittime innocenti
Cortometraggio
disponibile per gentile concessione dell'Associazione tra i familiari
delle vittime strage alla stazione di Bologna del 2 Agosto 1980.
fonte del testo:
ASSOCIAZIONE TRA I FAMIGLIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA 2 AGOSTO 1980
Il 2 agosto 1980, alle ore 10,25, una bomba esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna.
Lo
scoppio fu violentissimo, provocò il crollo delle strutture sovrastanti
le sale d'aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli
uffici dell'azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina. L'esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario.
Il
soffio arroventato prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i
destini di persone provenienti da 50 città diverse italiane e straniere.
Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti.(testimonianze di Biacchesi e da "Il giorno")
La violenza colpì alla cieca cancellando a casaccio vite, sogni, speranze.
Marina Trolese,
16 anni, venne ricoverata all'ospedale Maggiore, il corpo devastato
dalle ustioni. Con la sorella Chiara, 15 anni, era in partenza per
l'Inghilterra. Le avevano accompagnate il fratello Andrea e la madre
Anna Maria Salvagnini. Il corpo di quest'ultima venne ritrovato dopo ore
di scavo tra le macerie. Andrea e Chiara portano ancora sul corpo e
nell'anima i segni dello scoppio. Marina morì dieci giorni dopo
l'esplosione tra atroci sofferenze.
Angela Fresu, la vittima più giovane della strage |
Torquato Secci, impiegato
alla Snia di Terni, venne allertato dalla telefonata di un amico del
figlio Sergio, Ferruccio, che si trovava a Verona. Sergio lo aveva
informato che a causa del ritardo del treno sul quale viaggiava,
proveniente dalla Toscana, aveva perso una coincidenza a Bologna e aveva
dovuto aspettare il treno successivo.
Poi non ne aveva più saputo nulla.
Solo
il giorno successivo, telefonando all'Ufficio assistenza del Comune di
Bologna, Secci scoprì che suo figlio era ricoverato al reparto
Rianimazione dell'ospedale Maggiore.
"Mi
venne incontro un giovane medico, che con molta calma cercò di
prepararmi alla visione che da lì a poco mi avrebbe fatto inorridire",
ha scritto Secci, "la visione era talmente brutale e agghiacciante che
mi lasciò senza fiato. Solo dopo un po' mi ripresi e riuscii a dire solo
poche e incoraggianti parole accolte da Sergio con l'evidente, espressa
consapevolezza di chi, purtroppo teme di non poter subire le
conseguenze di tutte le menomazioni e lacerazioni che tanto erano
evidenti sul suo corpo".
Nel 1981 Torquato Secci diventò presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage.
La città si trasformò in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti.
I vigili del fuoco dirottarono sulla stazione un autobus, il numero 37, che si trasformò in un carro funebre.
E' lì che vennero deposti e coperti da lenzuola bianche i primi corpi estratti dalle macerie.
Alle 17,30, il presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò in elicottero all'aeroporto di Borgo Panigale e si precipitò all'ospedale Maggiore dove era stata allestita una delle tre camere mortuarie.
Per
poche ore era circolata l'ipotesi che la strage fosse stata provocata
dall'esplosione di una caldaia ma, quando il presidente arrivò a
Bologna, era già stato trovato il cratere provocato da una bomba.
Incontrando
i giornalisti Pertini non nasconse lo sgomento: "Signori, non ho
parole" disse,"siamo di fronte all'impresa più criminale che sia
avvenuta in Italia".
Ancora
prima dei funerali, fissati per il 6 agosto, si svolsero manifestazioni
in Piazza Maggiore a testimonianza delle immediate reazioni della città.
Il giorno fissato per la cerimonia funebre nella basilica di San Petronio, si mescolano in piazza rabbia e dolore.
Solo 7 vittime ebbero il funerale di stato.
Il 17 agosto "l'Espresso" uscì con un numero speciale sulla strage. In copertina un quadro a cui Guttuso ha
dato lo stesso titolo che Francisco Goya aveva scelto per uno dei suoi
16 Capricci: "Il sonno della ragione genera mostri". Guttuso ha solo
aggiunto una data: 2 agosto 1980.
Cominciò una delle indagini più difficili della storia giudiziaria italiana.
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