martedì 3 luglio 2012

LA DENUNCIA DEL GIUDICE ANTONIO INGROIA


Ingroia sull'inchiesta trattativa:
"Dalle istituzioni nessun sostegno"

Secondo il magistrato: non tocca alla magistratura appurare la verità storica. La politica dovrebbe anche individuare responsabilità storiche e responsabilità politiche, non certo le responsabilità penali, e invece questo in Italia non è avvenuto
Fonte: La Repubblica

Le istituzioni non hanno sostenuto, "almeno finora", l'azione della magistratura volta ad accertare la verità giudiziaria sulla trattativa tra Stato e mafia. Lo afferma, in un videointervento sul blog di Beppe Grillo, il procuratore aggiunto alla procura distrettuale antimafia di Palermo, Antonio Ingroia.

"In un Paese normale - afferma Ingroia - di fronte a questa azione della magistratura, il paese delle istituzioni e la società si stringerebbero attorno ai magistrati, li si sosterrebbe in questo compito difficile, anzi ciascuno cercherebbe di fare la propria parte. La politica dovrebbe occuparsene, accertando quello che alla politica tocca accertare rispetto al passato, la verità politica, la verità storica. Non tocca alla magistratura appurare la verità storica. La politica dovrebbe anche individuare responsabilità storiche e responsabilità politiche, non certo le responsabilità penali, e invece questo in Italia non è avvenuto".

"Almeno fino a oggi non è avvenuto - prosegue Ingroia - perché per esempio tante e tante commissioni parlamentari antimafia si sono avvicendate in questi vent'anni, ma nessuna di queste ha messo al centro della propria attenzione, al centro della propria indagine, l'accertamento della verità su quel terribile biennio 92/93, che è poi il biennio sul quale è nata questa Repubblica. Perché questa Seconda Repubblica affonda letteralmente i suoi pilastri nel sangue di quelle stragi, in quella trattativa"

E, prosegue il pm, "non solo la politica non ha fatto questo, ma nè dalla politica, nè dal mondo dei mass media, è venuto un sostegno nei confronti della magistratura, anzi queste iniziative di verità, di realtà giudiziaria, sono state accolte con freddezza, fastidio, a volte con ostilità come se questo Paese la verità non la volesse, come se ci fosse una grande parte del Paese che preferisce vivere in quell'eterno presente immobile senza conoscere le proprie origini, forse per la paura di scoprire qualcosa di cui vergognarsi nella propria vita".

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