domenica 29 luglio 2012

29 luglio 2012. Anniversario della morte di Rocco Chinnici, Salvatore Bartolotta, Mario Trapassi

da destra: Rocco Chinnici insieme a Giovanni Falcone
e al commissario Ninì Cassarà
Rocco Chinnici viene ucciso il 29 luglio 1983
Un auto imbottita di esplosivo viene piazzata in via Pipitone Federico a Palermo, dinanzi all'abitazione del giudice. Nell'attentato, oltre al giudice Chinnici muoiono Stefano Li Sacchi,  il portiere dello stabile   nel quale Rocco Chinnici abitava,  il maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta.
Col giudice Rocco Chinnici, Procuratore Capo della Procura di Palermo, cambia l'atteggiamento tenuto sino ad allora da larga parte dalla magistratura siciliana nei confronti di "cosa nostra": sembrano lontane le dichiarazioni ufficiali nei quali si affermava che la mafia non esiste.
L'efficacia del lavoro svolto attraverso la sua direzione è testimoniata da una dichiarazione dell'epoca dello stesso Rocco Chinnici: "Un mio orgoglio particolare è la dichiarazione degli americani secondo cui l'Ufficio Istruzione di Palermo è diventato il centro pilota della lotta antimafia, un  esempio per le altre magistrature".
Ma la risposta violenta di cosa nostra aveva già provocato le prime cosiddette "vittime eccellenti". 
A tale proposito così ebbe a dire Rocco Chinnici: "(...) anche se cammino con la scorta, so che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. per un magistrato come me è normale consdiderarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non mpedisce, nè a me nè ad altri giudici, d continuare a lavorare


3 commenti:

  1. Grazie a gente cosí intrapresi gli
    studi di giurisprudenza. Oggi sono avvocato e le parole di Rocco, di Giovanni, di Paolo e Ninni,sono ancora l'essenza della mia pur misera esistenza...vi voglio bene! Antonio

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  2. Morire solo perchè si svolge il proprio lavoro è una cosa assurda. Onore a tutti i magistrati e forze dell'ordine ma non solo che hanno sacrificato la loro vita per gli alti valori in cui credevano.

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  3. Come è successo a te, Antonio, riconoscersi nelle parole di uomini come Giovani Falcone e Paolo Borsellino -loro per tutti coloro che hanno sacrificato la vita per i valori fondanti della nostra democrazia- costituisce un impegno tacito che molti hanno accolto nelle loro vite.
    A noi continuare il cammino nella direzione indicata da quegli uomini, veri "maestri di vita".
    Arturo Francesco

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